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LA VENDETTA DI SION
by Le sordide imprese di Israele Saturday, Jul. 22, 2006 at 6:27 PM mail:

il miglior articolo apparso sulla situazione in Libano.........e non solo...



LA VENDETTA DI SION
Le sordide imprese di Israele
 
20 luglio 2006
 
"Prima di iniziare l'invasione  è necessario avere una chiara provocazione, che sia accettata da tutto il mondo"-
Alexander Haig, Segretario di Stato USA, ad Ariel Sharon alla vigilia dell'invasione israeliana del Libano nel 1982
 
I mass media hanno separato quasi completamente la popolazione dal mondo reale fuori del tubo catodico e sono diventati delle moderne Leni Riefenstal, rivedendo la realtà in un montaggio presentabile che rende le azioni degli assassini di massa non soltanto accettabili ma anche presentabili al grande pubblico. Per questi motivi la sordida storia del sionismo, lunga ormai oltre un secolo, e la natura razzista dello stato di Israele sono dei tabù assoluti. (v. anche art. "I quattro miti del sionismo")

Il sionismo ha infatti una caratteristica particolare, esso è allo stesso tempo un compito ed un progetto per eliminare il popolo palestinese dalla storia, rimuovere la sua esistenza organizzata e perseguitarlo in qualsiasi posto dove possa fuggire. Questo è ciò che è sempre accaduto dai tempi delle prime colonizzazioni sioniste in Palestina fino ai giorni nostri: espropriazione della terra e sterminio dei palestinesi sia in Palestina che nei campi profughi, in Libano per esempio.

Infatti, la volontà di Israele di arrivare alla pace è soltanto una bufala propagandistica, come quella sulla "sicurezza" come forza motrice della politica estera israeliana. A dimostrazione di questa affermazione, di tutte le prove esistenti basti citare il documento redatto dallo IASPS (Institute for Advanced Strategic and Political Studies) per il governo del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu nel 1996. Il documento dal titolo "A Clean Break: A New Strategy for Securing the Realm" sostiene testualmente che "Solamente l'accettazione incondizionata da parte degli arabi dei nostri diritti, specialmente nella loro dimensione territoriale, 'pace in cambio di pace' è una base solida per il futuro". Brevemente, Israele deve innanzitutto potersi appropriare di tutto il territorio che desidera per concedere la pace ai suoi vicini.

Mentre gli stenografi della propaganda si affannano nel disinformare sugli ultimi avvenimenti in Medio Oriente, la destra ed il centro-pseudosinistra manifestano solidarietà ai criminali gendarmi dell'imperialismo occidentale in Palestina e la cosiddetta "sinistra radicale" tenta ancora una volta di ingannare la gente con slogan come "contro la guerra e contro il terrorismo", ad ogni persona normodotata ed in buona fede appare del tutto evidente come l'ultima aggressione sionista non sia nè spontanea nè improvvisata nè di "autodifesa", bensì premeditata, pianificata e basata su di un pretesto, come tutte le guerre di aggressione della storia. Non è tantomeno da definirsi una "reazione sproporzionata" (anche se i sionisti sono notoriamente vendicativi) nel senso letterale del termine: se ai leader israeliani di dovessero applicare i principi di Norimberga e la Convenzione di Ginevra finirebbero tutti impiccati: guerra di aggressione, bombardamenti terroristici sulla popolazione, punizioni collettive, utilizzo di armi di distruzione di massa, distruzione di infrastrutture civili ecc., la lista è infinita.

Infatti, un esame accurato dei fatti rivela che la tesi dell'"autodifesa" è una menzogna mentre quella della "risposta sproporzionata" è una diversione, come l'infame bufala della "spirale guerra-terrorismo", tendente ad ingannare la sinistra, che, a quanto pare, esiste soltanto nella mente e nella coscienza delle persone ma che nelle istituzioni, nella politica e nei mass media ha una rappresentanza scarsa o nulla. (v. anche art. "Lo Stato del terrore")

La politica dei sionisti israeliani nei confronti dei palestinesi è infatti analoga al piano della Wehrmacht per il Ghetto di Varsavia: fame, deportazione e genocidio. Infatti, i territori occupati da Israele sono come un campo di concentramento nazista, proprio come lo era il Ghetto di Varsavia dopo l'invasione tedesca della Polonia. Una simile analogia è assolutamente appropriata perché, quando si parla di sionismo non si possono dimenticare le collusioni del movimento sionista con il regime nazista nonché con i regimi più reazionari dell'Europa prebellica. (v. file audio "The Hidden History of Sionism")

E' semplice rilevare come Israele abbia sempre impedito la nascita di uno stato palestinese e quindi comprendere come i sionisti non lasceranno mai volontariamente i territori occupati e che la striscia di Gaza è loro necessaria per raggiungere la Cisgiordania. Infatti, il "ritiro" dell'estate del 2006 da Gaza è stato dettato più che altro da ragioni economiche ed accompagnato dalla sceneggiata della "rivolta dei coloni" a scopi propagandistici. L'obiettivo del "Grande Israele", la totale incorporazione dei territori occupati, che comprendono parte della Giordania, della Siria e del Libano sono ancora la principale preoccupazione dello stato sionista. Dunque, per continuare i massacri e completare la distruzione di ciò che rimaneva dell'amministrazione palestinese Israele aveva bisogno di un pretesto per l'opinione pubblica internazionale e questo è stato fornito dalla vittoria di Hamas, che del resto è una sua creatura, e del "rapimento" dei soldati dell'IDF.

Che la recente aggressione a Gaza derivi da un pretesto, oltre ad essere una semplice deduzione logica, proviene dal giornale israeliano Haaretz del 30 giugno 2006: "La detenzione dei parlamentari di Hamas nelle prime ore di giovedì mattina era stata programmata diverse settimane fa e mercoledì aveva ricevuto l'approvazione del ministro della giustizia Mazuz. Lo stesso giorno, il direttore dello Shin Bet Yuval Diskin ha presentato al primo ministro Ehud Olmert l'elenco dei funzionari di Hamas messi in lista per la detenzione".

In altre parole, Israele ha utilizzato l'attacco palestinese ad una postazione militare israeliana come una scusa per fare quello per cui stava cercando il pretesto, arrestare i rappresentanti del governo palestinese, tra l'altro democraticamente eletto, distruggere le infrastrutture civili di Gaza e continuare i massacri, il tutto chiaramente sotto l'occhio benevolo della "comunità internazionale".

Potremmo cinicamente affermare che mentre l'operazione a Gaza rientra più o meno nella "routine" dei crimini sionisti per la costituzione del "Grande Israele", l'aggressione al Libano presenta pure una più vasta portata internazionale. Possiamo essere certi che la decisione di attaccare il Libano non sia arrivata inaspettatamente, che sia stata programmata e viene eseguita in completo coordinamento con gli USA e, come nel 1982, coordinata con una parte dell'elite libanese.

Anche l'aggressione al Libano pare proprio essere l'esecuzione di un piano prestabilito. Da quando è iniziata questa sanguinaria carneficina, i media controllati hanno echeggiato l'ipocrita indignazione degli israeliani su come questi si stessero semplicemente difendendo dopo che la sovranità di Israele era stata violata, affermando che gli Hezbollah avevano "rapito" i soldati israeliani "attraverso il confine".

Ciò che sembra essere sfuggito all'attenzione della gente, a causa delle menzogne dei mass media, è il fatto che Israele occupa ancora una buona parte del Libano precisamente dove ha avuto luogo il combattimento tra  gli Hezbollah e gli israeliani.

Infatti, i media hanno convenientemente rivoltato il fatto che Hezbollah ha affrontato le truppe israeliane dalla parte libanese del confine. Come riferito da Asia Times, il 12 luglio i soldati israeliani sono caduti in una imboscata dalla parte libanese del confine con Israele. Gli Hezbollah li hanno immediatamente catturati mentre oltrepassavano il confine ed hanno arrestato due soldati israeliani, uccisi otto e feriti più di venti in attacchi all'interno del territorio israeliano.

La Associated Press il 12 luglio 2006 ha riferito che gli Hezbollah hanno distrutto un carro armato israeliano mentre tentava di attraversare il confine con il Libano e che lo stesso giorno truppe di terra israeliane sono entrate nel sud del Libano per cercare i soldati catturati in precedenza quel giorno dagli Hezbollah.

Infine, un rapporto del 13 luglio sul Jerusalem Post si dimostra molto illuminante. Questo afferma che "Solamente poche settimane fa, una intera divisione della riserva è stata richiamata per addestrarsi ad una operazione come quella che l'IDF sta pianificando in risposta agli attacchi degli Hezbollah di mercoledì mattina alle forze dell'IDF lungo il confine settentrionale".

La realtà è che Israele viola da diversi anni la sovranità libanese, molto tempo dopo il suo cosiddetto ritiro parziale dal sud del Libano del maggio del 2000. Gli israeliani violano il territorio e lo spazio aereo libanese. Rapiscono pastori e pescatori in questa area e li ammazzano a loro piacimento.

Dai giorni della Dichiarazione di Balfour (1914) attraverso la costituzione di Israele nel 1948 e quindi la Guerra di Suez nel 1956, la guerra dei Sei Giorni nel 1967 ed infine la guerra dello Yom Kippur del 1973, Israele si è dimostrato un leale veicolo degli obiettivi imperialisti occidentali. Che abbia anche degli obiettivi che siano in qualche misura indipendenti dagli interessi di USA e Gran Bretagna è materia di dibattito.

Nel quadro geostrategico del Medio oriente, Israele può cercare di ottenere ciò che è possibile, non ciò che è impossibile. Infatti, come nazione è un fallimento (tasso di povertà 35%) e sopravvive solamente grazie ai finanziamenti degli USA. Per esempio, quando Israele ha tentato di vendere alla Cina delle armi a tecnologia avanzata, gli USA hanno bloccato l'affare in un attimo, dissipando così ogni nozione sull'"indipendenza" d'azione di Israele.

E' da dubitare che gli USA si interessino del "Grande Israele" a meno che questo non li assista nel raggiungere i loro obiettivi. E' noto come gli USA abbiano dato la loro pubblica benedizione al barbaro assalto al Libano ed al genocidio dei palestinesi. Probabilmente per accertare quali sarebbero state le reazioni, ed azioni, di paesi come Siria ed Iran (le masse iraniane) e naturalmente della Russia. Pare che finora il gioco stia pagando e, d'altra parte, Israele ha degli scopi comuni che si adattano ai maggiori obiettivi strategici degli USA, come l'insediamento di governi amici, cioè fantocci, degli USA in Siria e Libano (taluni dicono anche Iran, ma è già stato ampiamente dimostrato che la "rivalità" USA-Iran è una charade finché al governo del paese rimarranno gli ayatollah).

L'Iran ha in vari modi facilitato l'occupazione USA di Afghanistan ed Iraq mentre la Siria ultimamente coopera (pipeline petrolifere) con l'occupazione USA in Iraq. Se venissero per ipotesi attaccati, entrambe questi paesi potrebbero rendere la situazione peggiore per gli USA, il che spiega la riluttanza, che nasconde ben altro, di Washington ad appoggiare attacchi contro di essi.

Su un livello più strategico, la sconfitta di Hezbollah e della resistenza palestinese sono parte integrante del progetto israelo-americano per la sottomissione del Medio Oriente. Il Washington Post del 16 luglio 2006 ha fatto notare che la recente crisi è una cospirazione internazionale/regionale per implementare la risoluzione 1559 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU. Ceratmente è anche corretto affermare che Israele può camminare dove gli USA temono andare, così, in questo senso, Israele agisce come un "classico" proxy per gli USA.

Israele non vuole solamente attuare la risoluzione 1559 per disarmare Hezbollah, ma vuole anche, come fece nel 1982, aprire la strada per l'insediamento di fantocci degli americani come governanti del Libano. Questi piani non funzionano mai: tutti i grandi progetti per il Libano affondano a causa delle profonde divisioni settarie del paese. Inoltre, gli israeliani parlano della creazione, mediante bombardamenti terroristici sulla popolazione civile, di una "zona di esclusione" di 20 KM lungo il confine libanese-israeliano. Ciò comporta praticamente la rimozione obbligata di ogni essere umano e quindi lo spianamento dell'intera area, ciò che i nazisti chiamavano "tattica della terra bruciata" o Blitzkrieg. Fin qui, migliaia di persone sono state costrette a lasciare le loro case e poi bombardate mentre cercavano una via di fuga in lunghi convogli.

Si deve essere ignari o idioti per considerare che gli USA ed i loro satelliti, ONU compreso, la cosiddetta "comunità internazionale", siano interessati a far cessare l'attuale conflitto. Gli USA hanno chiaramente appoggiato una incondizionata aggressione israeliana al Libano ed alla Palestina. Gli USA lasceranno decidere ad Israele non soltanto il modo di uccidere arabi, ma persino di determinare il numero di arabi che Israele desidera uccidere.

Mentre pubblicamente gli USA negano qualsiasi ruolo nell'aver stabilito un calendario per gli attacchi israeliani, il Guardian del 19 luglio 2006 riferisce che delle fonti britanniche ed israeliane hanno rivelato che Bush ha dato ad Israele "luce verde" per degli attacchi limitati, gli USA danno ad Israele una finestra di una settimana per infliggere il massimo danno possibile agli Hezbollah prima di valutare le richieste internazionali per un cessate il fuoco in Libano.

La vera ragione per la guerra è dunque logicamente la presenza della resistenza e quindi il suo ruolo influente non soltanto nella politica libanese, ma ad un livello arabo in generale e palestinese in particolare. Le ondate di questa resistenza si sono allungate in Iraq sotto occupazione USA, dove il sacrificio della popolazione che resiste fornisce l'inestimabile lezione che solamente con l'unità si può ottenere la liberazione. Dalla lotta settaria, che USA ed Israele cercano in tutti i modi di provocare, derivano soltanto partizioni e frammentazioni.

Lo scopo che USA ed Israele vogliono raggiungere è recidere la testa del movimento di resistenza, il riuscito esempio della capacità di vincere, il faro i cui raggi raggiungono tutti gli angoli del mondo arabo ed anche oltre questo, perché la lotta di liberazione delle masse oppresse del mondo arabo contro  l'imperialismo è anche la lotta di liberazione delle masse del mondo occidentale e del terzo mondo.
La semplice verità è quella degli stati imperialisti che utilizzano, come hanno fatto per secoli, l'assoluta forza bruta per sottomettere tutti coloro che vi si oppongono, compresi i cittadini dei loro paesi costretti a pagare con il sangue ed i diritti socioeconomici e civili i profitti di quei pochi che fanno parte della elite che trae vantaggio dalla guerra e dal colonialismo.
La vendetta di Sion è la vendetta del capitalismo e dell'imperialismo contro la resistenza di tutti i popoli.

 

Freebooter 2006

 
The Hidden History of Zionism
di Ralph Schoenman


tutte le fonti e i video su
http://freebooter.da.ru/



 



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altro grande articolo
by altro articolo Saturday, Jul. 22, 2006 at 6:31 PM mail:

Quando il gioco si fa duro Repubblica non risparmia pagine. Di sciocchezze. Affidandole ai suoi sciocchezzatori di punta.


Le sciocchezze di Sofri e Rampoldi - 22-7-06
  

Quando il gioco si fa duro Repubblica non risparmia pagine. Di sciocchezze. Affidandole ai suoi sciocchezzatori di punta. Caratteristica principale dello sciocchezzatore – quando non si libri nel vasto cielo delle bugie - è quella di aggrapparsi al dettaglio per divagare nel grande mare delle analogie.
Specialista di queste virtù è il noto Garton Ash, quello che credette sinceramente a tutte le panzane di Rumsfeld e di Colin Powell prima della guerra irachena, ricamandovi sopra intere vagonate di sciocchezze, per poi riconoscere l'abbaglio, ma anche per accusare contestualmente Saddam Hussein, reo (oltre che novello Hitler) di averci tutti tratti in inganno per non aver dichiarato per tempo che non le aveva, le armi di distruzione di massa.
Ma questa volta, si presume, Garton Ash non ha ancora scritto, e dunque ci si affida agli sciocchezzatori nostrani, cui si è aggiunto occasionalmente anche l'inedito Michele Serra. Per altro Sofri e Rampoldi fecero parte attiva, ai tempi delle guerre precedenti, nell'additare Saddam Hussein, come l'Hitler di turno. E non risulta che alcuno di loro si sia levato anche solo a suggerire che, magari, quella fialetta memorabile sollevata dal Colin al Consiglio di Sicurezza dell'ONU fosse piena d'inchiostro, o d'altre sostanze coloranti innocue di quelle che servono per rendere attraenti gli shampoo o le caramelle.
Sofri esordisce volando come un bombardiere, contro Gino Strada, ricordandoci che l'intervento della NATO fu “autorizzato e ora implorato dall'ONU”. Si è dimenticato che appena nel 1999, per strana ma provvida coincidenza, le regole della NATO furono cambiate a Washington, senza che nemmeno i parlamenti degli alleati fossero informati. Quello italiano nemmeno ne discusse. E non si trattava di un cambiamento da poco. Vogliamo ricordarglielo: la NATO estendeva, con le nuove regole, il suo campo d'azione a tutto il pianeta e, al contempo, si autorizzava a svolgere funzioni preventive (cioè ad agire solidarmente non più solo in caso di attacco contro uno dei membri, ma a prescindere, in base a valutazioni di altro genere, sicurezza, prevenzione, peace keeping, peace enforcing etc ). Si è dimenticato, lo sciocchezzatore Sofri, che l'intervento in Afghanistan fu deciso dall'Amministrazione Bush prima che l'ONU lo autorizzasse, anzi, per la precisione, ben prima dell'11 settembre 2001. E si è dimenticato anche che l'offensiva si chiamava inizialmente (quale lapsus!) “ Infinite War ” e poi “ Enduring Freedom ”. La tardiva autorizzazione dell'ONU non ha mai riguardato la partecipazione della NATO a Enduring Freedom . Infatti la NATO, di cui non tutti i membri sono gonzi, si limitò a inviare un contingente che aveva, all'inizio, funzioni di polizia limitate alla regione di Kabul e non abilitato a partecipare ad azioni di guerra. Senza dimenticare che noi non viviamo nell'empireo dei buoni sentimenti e che le Nazioni Unite, in questi anni, sono state bistrattate e violentate dai membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, per cui le loro decisioni sono anch'esse soggette allo scrutinio di legittimità. E può accadere (perché è accaduto più di una volta) che l'ONU abbia preso decisioni che contrastano perfino con il suo statuto.
Stiamo assistendo, per esempio, all'aggressione militare su larga scala da parte di Israele contro il Libano sovrano. E l'ONU cosa fa? Fa il Ponzio Pilato, di fronte alla violazione del suo statuto. E' questa la giusta posizione, cui fare riferimento? Niente affatto, non appena si capisca che l'ONU è costretta a riflettere anch'essa i rapporti di forza. E se, in queste condizioni, pronuncia un verdetto, dobbiamo sapere che esso altro non è che l'effetto dei rapporti di forza, non la verità ultima e inappellabile.
Adriano Sofri non lo sa? Ma se non lo sa perché scrive di cose che non sa? E se lo sa perché mescola criteri etici astratti a considerazioni di realismo politico spicciolo, usando gli uni e le altre come meglio gli fa comodo, volta a volta, per esercizio polemico?
La prima sciocchezza di Sofri è dunque palese. Parla di cose che non conosce, per sentito dire. Come gli sciocchi, appunto.
E che dire del titolo che il giornale ha dato all'intera paginata di Sofri? “Cari pacifisti, sulla guerra vi sbagliate”. E su cosa dovrebbero i pacifisti essere nel giusto o nel torto, se non sulla guerra? E se si sbagliano sulla guerra e sulla pace, che è il loro pane quotidiano, cosa resta loro se non il suicidio? Ma lasciamo perdere perché ci sarebbe da morire dal ridere se dovessimo fare il fascio completo delle bugie e delle sciocchezze e di tutti i loro autori.
Proseguiamo nell'arduo percorso. Subito dopo la prima perla, Sofri salta il fosso e passa apertamente sul terreno della destra più sfegatata: come mai non manifestaste contro i taliban? Solita scemenza di quelli che non manifestano mai, della maggioranza silenziosa dei menefreghisti più incalliti, che pensano solo ai fatti loro. Ma anche un furbesco ammiccare all'accusa del tipo di quelle che piacciono tanto a “Betulla”: voi siete amici, complici dei terroristi. Siamo già alle soglie del maccartismo.
Domanda, a lui e a Rampoldi: avete mai manifestato contro i taliban? Per quanto riguarda me, e molti altri pacifisti, la risposta è sì. Quando scrivemmo, ben prima della guerra afgana, che i taliban erano stati organizzati dai servizi segreti pakistani, che a loro volta agivano in combutta con la Unocal e la Delta Oil, compagnie petrolifere rispettivamente americana e saudita, che progettavano di far passare oleodotti e gasdotti dal Turkmenistan al Golfo Persico, via Afghanistan.
Di che si occupavano allora Sofri e Rampoldi? Non ricordo di avere letto loro infuocati commenti contro i servizi segreti pakistani e americani. Ma aggiungo un'altra domanda ai due sciocchezzatori: avete mai manifestato contro i mujaheddin? Sì, contro gli eroi democratici come Gulbuddin Hekhmatiar che eroicamente combatterono, con le armi e i dollari americani, per cacciare l'invasore sovietico? Questi li ricordo bene: gl'inni alla “resistenza popolare” afgana “contro il comunismo”. Salvo che poi, quando i sovietici se ne andarono, l'oblio più totale cadde sull'Afghanistan e nessuno si accorse (e naturalmente manifestò nelle piazze) del fatto che i mujaheddin si stavano scannando tra di loro, che ammazzavano i loro compatrioti come le mosche, che Kabul venne rasa al suolo dai cannoni delle diverse fazioni, che le donne che portavano la gonna sopra le caviglie venivano fucilate in piazza, eccetera, eccetera. Adesso Sofri ci parla del regime talibano come di una “tirannide oscena”, e accusa Strada di preferire i taliban a Karzai. Falsa, ovviamente l'accusa. Ma bugiarda l'argomentazione, perché Sofri salta a piè pari i misfatti dei mujaheddin, mettendo tutto in un sacco buio. Quando invece dovrebbe essere chiaro che i taliban arrivarono al potere, nel 1996, dopo quattro anni di scempi, i cui autori non furono i taliban, creati dagli americani, ma i mujaheddin (tra cui Osama bin Laden) alleati degli americani. Dov'erano Sofri e Rampoldi in quel periodo? Di quali farfalle si occupavano? E sono a conoscenza del fatto che alcuni di quei massacratori (pre-taliban) sono adesso al governo con il democraticissimo Ahmid Karzai, ex dipendente della Unocal? Non parliamo del crociato Rampoldi, che si spinge ad accusare i pacifisti (Fini o Calderoli non saprebbero fare di meglio) di volere che i talibani si riprendano l'Afghanistan e che Al Qaeda “riassuma il controllo delle più grandi piantagioni di papavero da oppio del pianeta, ricavandone abbastanza per finanziare il terrorismo ovunque”. Untorello che non si accorge di scrivere quello che esattamente sta accadendo adesso, quando il governo Karzai sta in piedi fino a che farà comodo ai signori della guerra, controllori delle grandi piantagioni di papavero. E poiché dietro agli uni e all'altro sta l'ISI pakistano, possiamo essere certi che una parte grande di quei denari vada proprio a finanziare il terrorismo che gli Stati Uniti fingono di combattere. Ma, vien da chiedersi, questo Rampoldi, che pare non sapere come gira il mondo, ci fa o ci è? I pacifisti - per lo meno quelli che conosco io, ma forse Rampoldi ne frequenta altri - non hanno alcun bisogno di “volere a tutti i costi che la guerra americana si concluda con una sconfitta”. Non siamo noi a determinare l'esito della guerra americana, bastano gli americani stessi. Il nostro problema è che questi Stati Uniti, armati fino ai denti e determinati a vincere, rischiano di finire male loro stessi e, insieme, di far finire male tutti noi. Ecco la nostra preoccupazione.
Altra costante di tutti questi ragionamenti (si fa per dire), che accomunano Sofri e Rampoldi alla larga schiera di commentatori di destra e di centro, è l'accusa ai pacifisti di essere degli inguaribili moralisti, capaci soltanto di posizioni di principio, incapaci dunque di ogni realismo. Ma la cosa più curiosa è che questi fustigatori del moralismo sono poi i moralisti a oltranza, che leggono la politica mondiale come una successione di puri principi, dove s'invoca (di nuovo Sofri) l'uso di una “forza legittima e proporzionata e trasparente; il contrario della potenza tracotante e smisurata e opaca della guerra”. Come se non sapessero, ad esempio, chi ha armato l'UCK in Kosovo, preparando la guerra “umanitaria”; come non sapessero in che modo è stata preparata la guerra irachena; come non avessero mai sentito parlare dei dubbi, sempre più pesanti con il passare del tempo, su quell'11 settembre 2001 (per meglio dire: sulla versione ufficiale dell'evento tragico) che cambiò la storia del mondo e avviò la guerra infinita contro il cosiddetto terrorismo internazionale. Chi è il moralista ipocrita, qui? Chi ritiene, con ben fondati motivi, che ci troviamo nel bel mezzo, come scrive inorridito Sofri, di “una guerra globale asservita agli Stati Uniti”, oppure chi, anima bella, sembra ritenere che gli Stati Uniti stanno guidando il mondo verso la democrazia e la giustizia universale a colpi di cannone e di missile?
Ma Sofri, che predica realismo, pensa che viviamo nel mondo della “forza legittima e proporzionata e trasparente”. Proprio mentre è in corso, in Libano e in Palestina, sotto i nostri occhi, l'uso di una forza illegittima, sproporzionata, menzognera. Mentre i forti, che ammazzano i deboli che cercano di difendersi, vengono assolti per legittima difesa e, al massimo, si fa loro presente, con timidezza, che forse sarebbe utile che reagissero con meno violenza, ammazzando un po' meno civili innocenti, bambini, vecchi e donne.
Ci vuole davvero una bella faccia tosta per fare prediche ai pacifisti in una situazione come questa. Solo Magdi Allam potrebbe fare di peggio.
Nessuno o pochi, tra i pacifisti di mia conoscenza, dice o scrive che la Kabul di oggi è “peggio” di quella dei taliban. Ma è qui il trucco: nel proporre questo confronto. Siete voi che affermate che la Kabul di oggi “è meglio” di quella dei taliban. E qui vi sbagliate, o mentite, o, peggio ancora, vi arrogate il diritto di decidere prima e meglio degli afgani. Vi ricordo che un anno fa l'Afghanistan era dato per pacificato e le elezioni farsa che vi si tennero erano presentate come un grande passo avanti verso la democrazia. Oggi nemmeno voi riuscireste a fare un'affermazione del genere. Perché anche voi sapete che le cose stanno andando male, molto male, per gli occupanti. Dunque abbiate la prudenza di aspettare a formulare giudizi. Poi si vedrà qual'è l'Afghanistan “più fasullo”: quello di Gino Strada o quello di Guido Rampoldi. Potreste trovarvi presto nella condizione di Fassino, che esaltò la grande vittoria democratica delle elezioni irachene, con “oltre otto milioni e mezzo di votanti” (e ancora adesso c'è da chiedersi chi gli diede quella cifra). Con il solo, piccolo problema che ora l'Irak è in preda alla guerra civile e che, nel solo mese di giugno di quest'anno (cifre riferite da Le Figaro) si sono verificati oltre 1200 attacchi militari, mentre i media italiani, tra cui quello per cui voi scrivete, continuano a raccontarci solo la favole di Al Qaeda e dei suoi kamikaze.
Del governo e della sua sopravvivenza non voglio neppure parlare. Se non per ricordare a Sofri e a Rampoldi che il risultato elettorale dice una cosa inequivocabile: la vittoria contro Berlusconi è il frutto di una battaglia comune, alla quale hanno preso parte tutti, inclusi naturalmente i pacifisti. I numeri, invero risicati, dicono che ogni voto è stato utile anzi necessario. E, quindi, la responsabilità della tenuta del governo grava in misura eguale su tutte le sue componenti. Non c'è qualcuno “più responsabile” e qualcuno “meno responsabile” . Tanto meno la responsabilità può essere assegnata in modo inversamente proporzionale alla quantità di deputati, per cui coloro che sono in minoranza dentro la maggioranza dovrebbero cedere e accettare le valutazioni della maggioranza nella maggioranza. E chi ha mai stabilito questa regola?
E in base a quale criterio, imperante un sistema maggioritario demenziale che ha chiuso la bocca agli elettori, la minoranza pacifista (che, appunto stando ai recentissimi sondaggi d'opinione, è larga maggioranza nel paese), contraria al rifinanziamento della missione afgana, dovrebbe cedere, mentre gli altri, impegnati esclusivamente a garantirsi la benevola approvazione di Washington, non cercano neppure la strada di un compromesso?
Infine una piccola e banale considerazione. Il voto della destra, identico a quello del centro sinistra alla Camera dei Deputati, dice più e meglio di ogni altra considerazione che sul tema della guerra e della pace questo governo di centro sinistra ha mantenuto una continuità con quello di centro destra. So bene che, anche quando Berlusconi era al governo, e anche prima che vi arrivasse, spesso e volentieri, su queste questioni, i leader del centro sinistra adottarono una politica bipartisan, appoggiando, quando non promuovendo, opzioni belliche. Male allora, male adesso, quando la destra vota con il centro sinistra. Male per tutti, cari Sofri e Rampoldi. Male anche per voi, che siete così impegnati a giustificare le azioni del potere. Viene da chiedersi: ma pensate davvero che ve ne verrà gloria e merito?

di Giulietto Chiesa
http://www.megachip.info/modules.php?name=Sections&op=viewarticle&artid=2264
 



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Sofri? Ma ancora campa...
by rafgano Saturday, Jul. 22, 2006 at 7:23 PM mail:

Ma quanno schiatta sto fio de na mignotta...

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io amo freebooter
by io amo freebooter Sunday, Jul. 23, 2006 at 12:19 AM mail:

io amo freebooter e sono pure una bella gnocca.

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pienamente d'accordo
by forPalestine Friday, Aug. 04, 2006 at 6:50 PM mail:

pienamente d'accordo Israele usa un potere esistente da tempo e rispecchia in pieno il Capitale contro le masse(Palestinesi/Libanesi))
Il conflitto Israelo Palestinese è il conflitto tra Proprietari e Proletari
La Lotta di classe continua!
Questa è la verità
LA società borghese, tutta si schiera a favore di Israele perche è sua simile.


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