13 dicembre psicodramma nazionale Dal sito web Kelebek
Dal sito web kelebek
13 dicembre psicodramma nazionale
Come una piccola manifestazione a sostegno del popolo iracheno che resiste divenne uno psicodramma nazionale, finendo per coinvolgere affaristi politico-militari americani, un pianista di Forza Italia, ultrasinistri furenti, maccartisti militanti di destra, un cultore di Saddam Hussein, molti giornalisti e persino un derviscio rotante dal marcato accento romano.
MiguelMartínez 1 dicembre 2003
Il foglio, che chiedeva di aderire a un appello di sostegno al popolo iracheno che resiste, io firmai al Campo Antimperialista. Si trattava di un incontro che si svolgeva in un campeggio sopra Assisi, a fianco delle roulotte dei turisti tedeschi. Erano gli inizi di settembre del 2003. Il Campo è insieme un appuntamento annuale e una piccola organizzazione che raccoglie movimenti di sinistra in vari paesi, dall’Italia all’Ungheria, dalla Germania al Venezuela, dal Nepal alla Palestina in un coordinamento molto libero.
Mi avevano invitato a svolgere una relazione sul fondamentalismo insieme più dimenticato e più importante: quello americano.
Un ospite del Campo era Awni al-Kalemji, un distinto signore iracheno. Costretto all’esilio durante il regime di Saddam Hussein, si era trasferito in Danimarca, dove dirigeva il movimento di opposizione Alleanza Nazionale Patriottica. A differenza di altri, aveva rifiutato ogni tentazione collaborazionista, opponendosi al micidiale embargo contro l’Iraq. Quando l’invasione sembrava ormai inevitabile, il governo di Saddam Hussein aveva aperto negoziati con l’ANP.
Al-Kalemji riportò un successo inatteso: riuscì a convincere il governo della necessità di democratizzare il regime, legalizzando i partiti e la stampa libera. L’accordo sarebbe dovuto entrare in effetto con una nuova costituzione nel corso del 2003. Gli americani invasero il paese prima, forse anche per evitare che venisse tolto loro il pretesto di “combattere una dittatura”. Al-Kalemji e gli organizzatori del Campo concordarono su due iniziative: da una parte, una campagna di sensibilizzazione per raccogliere dieci Euro a testa per aprire un giornale della resistenza irachena; la somma sarà consegnata all’ANP. Dall’altra, una manifestazione, da svolgersi a Roma il 13 dicembre(la prima data, poi rinviata, fu in realtà il 6 dicembre).
Mentre la prima iniziativa sarebbe stata propria del Campo, la seconda sarebbe stata trasversale e aperta, organizzata da tutti coloro che firmavano l’appello e non monopolizzata da alcuna organizzazione.
Mi aspettavo che entrambe le iniziative facessero la fine di tutte le cose organizzate da persone con più buona volontà che mezzi: cioè che non se ne sarebbe accorto nessuno.
Uno dei potenti del pianeta scopre il “vero male”
Avrei dovuto capire che le cose sarebbero andate diversamente. Il 5 settembre uscì sul Washington Dispatch un articolo intitolato“The Assisi Cabal” (più o meno, “la cricca” di Assisi).
L’autore suonava il campanello d’allarme:
“Il Campo antimperialista si incontra ad Assisi per diffondere la parola tra i rivoluzionari di sinistra e altri estremisti su come fare scattare l’insurrezione armata e il terrorismo. […] La cosa che preoccupa particolarmente è che questa cricca cercherà di creare un’alleanza tra i gruppi marxisti, la sinistra anarchica e i fondamentalisti islamici.
[…] Il governo americano si è dotato di potenti strumenti per combattere il terrorismo, in particolare il USA PATRIOT Act […]. Questo campo mostra che l’Act serve davvero. […]
[…] Contrariamente a quanto pensano molti americani, il vero male non si trova solo tra i cattivi dei fumetti. Il male esiste davvero, e ci sono molte persone che vorrebbero mettere gli Stati Uniti in ginocchio. Un campo come questo rende evidente il male nella vita reale, e ogni americano dovrebbe rendersi conto che il male e il suo sottoprodotto – l’insensata distruzione di vite innocenti – può venire consegnato loro direttamente a casa“.
Il piccolo incontro tra le tende di Assisi, dove qualche turista si lamentava del volume della musica dei suoi politicizzati vicini, è così entrato nella storia come raduno dei “veri cattivi” e come giustificazione della legge più repressiva della storia americana,il Patriot Act.
Chi conosce l’America resta sbalordito dalla firma dell’articolo. L’autore è Paul Weyrich, che sul proprio sito si vanta di essere una delle cento persone più influenti a Washington. Negli anni Settanta, fu il primo a creare quella coalizione tra fondamentalismo religioso, think tank, interessi industriali e militari che sta trasformando il mondo in un incubo. È il fondatore della Heritage Foundation,finanziata da imprese come la Gulf Oil, General Motors, Ford Motors, Proctor and Gamble, Chase Manhattan Bank, Dow Chemical, Reader’s Digest, Mobil Oil. Fu la Heritage Foundation a preparare nel 1980 il testo che stabilì le linee guida del governo Reagan, mentre oggi ha il compito di controllare l’affidabilità politica delle persone nominate dall’amministrazione Bush.
Weyrich dirige anche la Free Congress Foundation, impegnata a rafforzare l’esercito, sostituire le scuole pubbliche con quelle private, difendere il libero uso delle armi da fuoco e abolire le restrizioni ecologiche alle imprese.
Quando una persona del genere passa una mezza giornata del suo tempo indubbiamente prezioso per scrivere su di te, vuol dire che hai colpito nel segno. Ma anche che bisogna stare molto, molto attenti.
Manguste e cobra
I primi problemi sorsero però nell’ambiente storico di riferimento del Campo, la sinistra antagonista.
Era intervenuto un fatto tutto italiano: le prime crepe nel governo Berlusconi, e la speranza della sinistra, da Prodi a Bertinotti, di tornare al governo. Ora, se non ti comporti come vuole il padrone di casa, non ti darà certamente le chiavi. E quindi, se la sinistra vuole arrivare al potere, deve liquidare ogni velleità di opporsi all’imperialismo.
La scusa per attaccare la manifestazione a sostegno della resistenza irachena fu trovata nella sua natura trasversale e aperta. Aperta, ad esempio, a persone come Franco Cardini, Padre Benjamin o esponenti islamici. Tanta gente doveva firmare un appello per la manifestazione e poi decidere come organizzarla. Non si era partiti con l’idea di affannarsi a raccogliere firme per poi impedire alla gente di firmare. Anche un macaco di Barberia di media intelligenza dovrebbe capire che il problema è l’invasione dell’Iraq, non le infinite sfumature di pensiero che caratterizzano un paese di persone litigiose e campaniliste come l’Italia.
“Aperto” e “trasversale” sono però due parole che a certi ambienti della sinistra paleolitica non piacciono per niente. Le manguste, notoriamente, dividono il mondo in manguste e cobra. Tutto il resto, tigri ed esseri umani compresi, non esiste. Quindi “aperto”, per le nostre manguste umane, deve significare “aperto” ai “non compagni”, di cui esiste un’unica specie interessante: i cobra “fascisti”. Ma siccome manguste e cobra nascono e muoiono tali, proprio come Dio li ha fatti, una roba del genere è un mostruoso delitto contro natura.
Come trovare un fascista nel pagliaio
Visto che tutti gli organizzatori della manifestazione venivano incontestabilmente da sinistra, un gruppo di commissari telematici ha compiuto il lavoro titanico di leggersi tutti i nomi dei firmatari: attualmente quasi duemila, pervenuti per la maggior parte via Internet. Fatica premiata dalla scoperta di sette o otto presunti “fascisti”. La definizione è dei commissari stessi; comunque nessuno era una personalità nota.
Qualcuno è riuscito a inserire anche me nell’elenco. Infatti, io avevo messo un articolo sul mio sito, che come tutti i miei scritti finiva con queste parole:
questo articolo può essere riprodotto liberamente, sia in formato elettronico che su carta, a condizione che non si cambi nulla, che si specifichi la fonte - il sito web Kelebek http://www.kelebekler.com - e che si pubblichi anche questa precisazione
Sembra che l’articolo sia stato ripreso in un opuscolo sulla Palestina, edito da una casa editrice che pubblica anche una rivistina della destra radicale dal nome Orion.
Aggiungete poi che anni fa appartenevo a una setta chiamata Nuova Acropoli, e le sette, si sa, fanno paura più dei gatti neri. Non ne avrebbero mai saputo nulla, se non ne avessi href="http://www.kelebekler.com/cesnur/txt/migit.htm">parlato io stesso, in termini molto critici, sul mio sito. Comunque, sul sito di Controappunto io divento addirittura:
“il personaggio più inquietante del gruppo. Infatti se ci sono notevoli notizie del suo passato, che, daltronde [sic] lui stesso non lesina, non si sa quasi nulla del suo presente, se non che gestisce un suo sito, diventato famoso per l'inchiesta che [sic] contro alcune sette.”
Sul mio sito analizzo un testo del povero ex-giudice Carlo Palermo, che tira in ballo il Grande Complotto Islamico, i segreti di Fatima e la fantomatica "Società di Thule", scomparsa negli anni Venti e a cui sarebbero appartenuti alcuni dei primi nazisti tedeschi. Ecco come il commissario telematico utilizza questo fatto:
“Curioso il suo inalberarsi contro il giudice Palermo, quando questi stampa un libro, che si occupa della setta di Thule.”
In effetti, rimango sbalordito anch'io dalla coincidenza.
“l’Iraq vale forse un’Alessandra Colla?”
Alcuni commissari telematici hanno postato su vari forum lunghe catene di San McCarthy: qualcuno scrive su una rivista su cui ha scritto una volta una persona che ha anche scritto su una rivista su cui ha scritto anche un’altra persona che… Per finire con la domanda fondamentale: per una bazzecola come l’Iraq, pieno di donne velate e inaffidabili musulmani, “vogliamo forse sfilare in piazza accanto alla Colla”?
Alessandra Colla, per quei pochissimi che non lo sapessero, è una signora milanese, laureata in filosofia, con un bambino, un gatto e un cane, che fa da direttore responsabile di varie pubblicazioni tra cui Orion, un mensile diffuso tra la cosiddetta "destra radicale". Alessandra Colla non ci scrive e non partecipa in alcun modo alla redazione. La rivista non arriva in edicola e la leggono pochi appassionati. Eppure è nota almeno quasi quanto i Bambini di Satana di Marco Dimitri – il tizio che in un processo fu accusato tra l’altro di trasformarsi in lupo mannaro - e più o meno allo stesso modo.
Non solo: dalla valanga di post in cui viene attaccata, emerge che i commissari telematici trovano molto preoccupante il fatto che la signora sarebbe una "cultrice di Ipazia", la filosofa neoplatonica uccisa dai cristiani.
Per circa due settimane, Alessandra Colla è stata iscritta a una mailing list – “antiamericanisti” - aperta a tutti e dove si discuteva anche della manifestazione del 13 dicembre. Un suo post ha suscitato l’ammirazione di un altro iscritto alla lista: Fulvio Grimaldi, il giornalista cacciato da Liberazione per eccessivo culto di Fidel Castro, adoratore anche di Milošević e di Saddam Hussein. Con sintassi zoppicante, lui dice: “quanto scritto da Alessandra mi trova largamente d'accordo. Ce ne fossero.” Cosa che secondo una certa logica renderebbe Grimaldi automaticamente un fascista per contaminazione.
Fine del rapporto tra Alessandra Colla e la manifestazione. Ma non per i commissari telematici. Pur di esorcizzare la signora, sono dispostissimi ad allearsi con persone che evidentemente ritengono meno pericolose – come Paul Weyrich, oppure come vedremo, Edward Luttwak o Forza Italia.
Anche l’assenza di A. Colla diventa una prova della sua presenza. Così, sul Manifesto, Angelo Mastrandrea ci presenta la non-notizia dell’anno:
“Nell'appello di convocazione della manifestazione […] non risultano i nomi dei personaggi che animano la discussione sulla lista antiamericanista. Personaggi come […] Alessandra Colla, direttrice di Orion libri e costretta dopo numerose polemiche ad abbandonare la lista.”
Singolare, un complotto fascista basato sull’assenza di fascisti.
Altri invece hanno creato direttamente i fascisti di cui avevano bisogno. Come quando hanno telefonato ad alcuni firmatari dell’appello, militanti di Rifondazione, informandoli che alla manifestazione aveva aderito… Francesco Storace. Qualcuno, invece, ha mandato un’e-mail con “l’entusiasta adesione” di un’inesistente sezione di Forza Nuova, nella (vana) speranza che venisse poi pubblicata.
Il culmine lo raggiunse proprio Fulvio Grimaldi, che abbiamo già incontrato nel ruolo di ammiratore di A. Colla, e che era stato tra i primi firmatari dell’appello per la manifestazione. Ecco come descrive la manifestazione in un messaggio del 26 settembre 2003:
«Ebbene dietro a questa fetida impresa della manifestazione per l'Iraq del 6 dicembre sta tutto il rottame nazifascista degli anni'60 e '70, erede della X Mas, di Ordine Nuovo, di Terza Posizione, di Freda, di Avanguardia Nazionale, Rauti, Delle Chiaie, ora nobilitato dalle fumisterie post destra-sinistra del "filosofo" identitarista delle piccole patrie (vedi Lega) Costanzo Preve.”
Costanzo Preve è uno dei più noti filosofi marxisti d’Italia, e non si è mai sognato di esaltare piccole patrie leghiste.
Evidentemente Grimaldi doveva rifarsi da un incidente simile occorso proprio a lui due anni prima. Infatti, qualche commissario telematico in passato aveva denunciato proprio Grimaldi per la sua amicizia con un esponente serbo di estrema destra, Dragoš Kalajić. Scrive un irato Andrea Ferrario:
"Ora in piu' sappiamo che Grimaldi ha continuato a frequentare il neofascista e a esserne amico pur sapendo da tempo che e', per l'appunto, un neofascista. E sempre sapendo che e' un neofascista lo ha portato, con apprezzamenti positivi, sull'organo di Rifondazione Comunista. Di fronte al mio articolo nel quale venivano rilevati i suoi rapporti con un estremista di destra, Grimaldi non ha trovato di meglio che raccontare tre maldestre bugie, circondandole nella nebbia di lunghe tirate retoriche. Ogni altro commento mi sembra superfluo."
Come l’ospite inattesa che sconvolge il villaggio nel film Dogville, la manifestazione ha portato alla luce notevoli patologie nella sinistra. Il terrore di essere contaminati dal diverso e che qualche firma telematica potesse portare irrimediabili sventure. Come gli ebrei che avvelenano i pozzi, gli zingari che rubano i bambini nei centri commerciali, anche i fascisti immaginari occupano una nicchia tra gli incubi del mondo in cui viviamo.
Un certo Mickscopa su Indymedia si indirizza così agli organizzatori della manifestazione:
“infami siete infami che se la fanno con i nazi levatevi di torno!!!
Pezzo di merda lurido bastardo carogna schifosa verme in mezzo ai vermi fascisti!
Mi fai troppo schifo, troppo!
E quindi ora è chiaro che vuoi mettere insieme un'org. NAZIONAL-BOLSCEVICA!
SPARISCI TU E IL TUO CAMPO ANTIMPERIALISTA DI MERDA DA QUESTA LISTA, PORCO!
p.s.:io ti PISCIO addosso e PISCIO su tutti i fasci che si metteranno con te in qualunque org, NAZIONAL-BOLSCEVICA, cioè NAZISTA.(piscio comunque su tutti i fasci e nazi dovunque siano).”
Il Pinocchio d’Egitto all’attacco
Ma sulla manifestazione incombevano nubi assai più pericolose di qualche nevrotico estremista.
Il 13 ottobre, il Corriere della Sera, il principale quotidiano italiano, dedicò quasi tutta la pagina sei a una notizia terrificante:
«L’Occidente per noi è un nemico: Così gli estremisti ora si alleano. Il rischio di un fronte comune tra integralisti religiosi e gruppi di neofascisti e di ultrasinistra. Sottoscrizioni per la resistenza irachena, campi di indottrinamento e manifesti pro kamikaze”
Autore dell’articolo, Magdi Allam, definito da Valerio Evangelisti il Pinocchio d’Egitto per la maniera in cui aveva scritto una presunta biografia di Saddam Hussein. Meno divertente la sua proposta di statalizzare l’Islam italiano, facendo formare gli imam direttamente dal Ministero degli Interni.
L’articolo era costruito con il classico sistema della diffamazione per accostamento che lui ha già usato in passato contro immigrati di religione musulmana: c’era stato il Campo antimperialista, anzi il “campo di indottrinamento”, ad Assisi. Un minuscolo gruppetto neofascista, poi, aveva affisso manifesti a sostegno dell’intifada e avrebbe anche dichiarato la propria stima per la brigatista Nadia Lioce. Orion avrebbe pubblicato un articolo di Miguel Martinez, che era presente anche al Campo. Un certo Claudio Tullii avrebbe scritto su un forum che “anche il buon Hitler... non aveva tutti i torti...” In altre parole, il Grande Complotto Islamonazicomunista.
Conclude l’autore dell’articolo:
“si forgia un nuovo tipo di militante che ha una sola priorità: colpire l’America e Israele. Per ora siamo alle convergenze politiche. Ma il pericolo di degenerazioni non va sottovalutato».
“” sottintende il Duomo di Milano che viene giù con un botto di tritolo. Solo che l’autore non lo dice. Lo lascia pensare a lettori già ampiamente terrorizzati dai bambini Rom ai semafori e dall’assenza dei crocifissi nelle scuole.
In realtà, i vari protagonisti citati non avevano nulla in comune tra di loro. La Comunità politica di Avanguardianon aveva maiespresso simpatia per Nadia Lioce. Claudio Tullii - un noto attivista di sinistra - non aveva mai detto la frase a sostegno di Hitler.
Cosa rimane, quindi? Nulla, se non l’immagine nella mente dei lettori.
Una delle persone che ha telefonato a Magdi Allam per protestare si è sentita dire da lui che la sua fonte era Fulvio Grimaldi. Grimaldi ha pensato bene di pararsi dalle ricadute di ciò che lui stesso avrebbe trasmesso al giornalista egiziano:
“Date: Tue, 14 Oct 2003 12:12:04 +0200 Subject: Re: [Al-Awda-Italia]
Perchè non aggiungere che Allam è il più sporco disinformatore, trombettiere di Mossad e Cia, che si aggiri nei bassofondi della stampa italiana? Molti lo prendono per un "esperto", vista la sua bazza arabo-egiziana. Ogni sua affermazione può con facilità essere smentita e ricondotta alle veline degli uffici di guerra psicologica dei servizi segreti di mezzo Occidente imperialista.”
Strano. Appena un’ora e mezza prima Grimaldi aveva scritto a un’altra mailing list:
“From: Fulvio Grimaldi Sent: Tuesday, October 14, 2003 10:31 AM Subject: [aa-forum] Fw: porcherie
Inoltro un messaggio relativo a un articolo del Corriere della Sera in cui si parla, dal punto di vista opposto al nostro, ma con assoluta precisione di fatti, della grande manovra di infiltrazione condotta dai nazifascisti nei confronti di forze antimperialiste, mallevadori Costanzo Preve e il Campo Antimperialista, e contro la quela abbiamo aperto un efficace fuoco di sbarramento e demistificazione. Si menziona anche me, per una volta in positivo, visto che il Corriere non è Liberazione...
Fulvio”
Strage a Nassiriya
“NASSIRIYA - […] Davanti a me una scena apocalittica. 15 veicoli ostruivano la strada. Erano crivellati di pallottole. Alcuni avevano preso fuoco. In mezzo alle lamiere ho contato dodici civili morti, giacenti per terra o nei fossi. In piena notte avevano cercato di abbandonare la città, forse per paura di essere uccisi nel corso degli attacchi dagli elicotteri Usa o dal fuoco di artiglieria.
[…] Il dolore di Martin contrastava con l'amara soddisfazione di alcuni dei commilitoni. "Gli iracheni sono malati. Noi siamo la loro chemioterapia", ha commentato il caporale Ryan Dupre. "Sto cominciando ad odiare questo paese. Ma aspettate che catturi un fottuto iracheno... No, non lo catturerò. Lo ucciderò e basta.[1]
Ma non è del massacro di civili commesso a Nassiriya il 31 marzo 2003 dall’esercito americano che dobbiamo parlare. Dobbiamo parlare della strage di soldati italiani avvenuta sei mesi dopo nella stessa città. E che ha permesso a Massimo D’Alema di approvare l’occupazione.
Un mese prima, l’ONU aveva concesso agli USA l’equivalente moderno delle lettere di corsa, quelle autorizzazioni che i re concedevano una volta ai pirati, appunto i corsari. Per cui la href="http://www.kelebekler.com/occ/comunisti.htm">coscienza di D’Alema era pienamente soddisfatta:
«Ora la presenza dei soldati italiani in Iraq, dopo il voto del Consiglio di sicurezza dell'Onu, è legittima». [2]
Silenzio alla sua sinistra. A destra si odono invece, letteralmente, squilli di tromba. Sul sito di Baget Bozzo, Pietro De Leo scrive
“Ci siamo sentiti tutti un po' fratelli dei nostri diciannove martiri. In fila a Roma, all'altare della Patria. Ai funerali di San Paolo, con le lacrime agli occhi, punti al cuore dagli squilli delle trombe che rendevano onore alle bare dei caduti. […].
E' impossibile non soffrire per il loro sacrificio, ma qualcuno ci riesce. E non dobbiamo, non possiamo accettarlo.
Come non possiamo che rimanere sconcertati di fronte all'iniziativa del "campo antimperialista", che dal suoi sito invita a versare "dieci euro per la resistenza irachena".
Il figlio ragazzino scoperchia la pentola del terrore
Porta a porta, 12 novembre 2003. Dialogo tra Edward Luttwak, Vespa e il ministro della difesa Frattini:
Luttwak: “Un amico qui a Roma che ha un figlio ragazzino che guarda in Internetha fatto presente che ci sono siti italiani fatti da italiani che parlano di resistenza e incoraggiano aizzano attacchi contro la coalizione. C’è un Arabmonitor.info,Campo Antimperialista… ma fatto ad Assisi da qualche parte. […] Ci sono Nuovimedia… Nuovimondimedia.it, Informationguerrilla.org. Questi dicono ‘andate in Iraq, lottate, uccidete la coalizione e gli italiani’”.
I siti o le frasi che invitano a viaggiare in Iraq sono ovviamente introvabili:
Luttwak: “Sono scomparsi, sono tolti tutt’oggi… ieri, se loro guardano ieri li troveranno perché il ragazzino di sedici anni li ha trovati”
Vespa: “Cioè dei siti che incitavano ad andare in Iraq a fare la guerra e ad attaccare anche gli italiani?”
Frattini: “Ce ne sono anche altri. Purtroppo ce ne sono anche altri. Ce ne sono alcuni dove ci sono una sorta di videogiochi in cui vince chi uccide un’altra persona, eh!”
Così il Campo Antimperialista, che ha un sito serissimo e un po’ noioso diventa parte di un’altra angoscia dei nostri tempi - “i videogiochi in cui vince chi uccide un’altra persona, eh” scoperti dal “figlio ragazzino dell’amico”.
Luttwak non sarà pericoloso quanto Alessandra Colla, comunque è responsabile per qualcosa che si chiama “diplomazia preventiva” del Center for Strategic and International Studies(CSIS), una tipica azienda americana di consulenza politico-militare con 190 dipendenti dedicati allo “sviluppo di nuovi metodi di controllo [governance] per l’era global”.
Le paranoie di Luttwak scatenarono una nuova tempesta. La BBC, la CBS, Libero, il Giornale, L’Opinione,la Nazione, il Riformista,Zona Rossa di Marco Taradash sono corsi a parlare della manifestazione e a intervistare Moreno Pasquinelli, portavoce del Campo Antimperialista.
Il tutto con un elegante gioco di sponda tra sinistra e destra. Il 20 novembre, Saverio Ferrari attacca su Liberazione, con il solito elenco di firmatari presunti “fascisti”. Cita ben 21 nomi. Di questi, sette non c’entrano assolutamente nulla con la manifestazione; poi troviamo un consigliere in una giunta di centrosinistra, un iscritto a Rifondazione, un anarchico, un signore entrato nel PCI nel lontano 1965 e un ex-dirigente di Democrazia Proletaria. Ferrari omette di precisare che lui stesso è stato condannato a cinque anni di carcere per tentato omicidio. Altri tempi, per carità, ma non è forse il miglior pulpito da cui stilare liste di proscrizione in base a ciò che le persone facevano o pensavano trent’anni fa.
Tutto questo a pagina 8. Pagina 9 di Liberazione, invece, era tutta dedicata a parlare in termini esaltanti di un’altra manifestazione trasversale: quella tra ex-comunisti, ex-democristiani ed ex-fascisti contro il “terrorismo brigatista”.
Il giorno dopo, il neocon Paolo Mieli scioglie le briglie alla fantasia: sul Corriere della Sera, cita e supera il già creativo Ferrari, parlando di un “numero davvero considerevole di ultras di estrema destra” che si sarebbero distinti “chi per aver adottato come simbolo l'emblema delle SS italiane, chi per aver collaborato con Franco Freda, chi per aver aderito a questo o quel gruppo neonazista.” Mieli fa anche le sue congratulazioni al quotidiano di Bertinotti. Congratulazioni effettivamente meritate questa volta.
A questo punto entra nel coro un certo Angelo Mastrandrea sul Manifesto, con un titolo degno di Libero:
“Dai nazimaoisti ai repubblichini incalliti, passando per i fondamentalisti islamici. Di tutto di più in nome della resistenza irachena e del superamento della «dicotomia destra-sinistra»
La palla passa poi di nuovo a Paolo Mieli, che il 30 novembre elogia pelosamente addirittura i Centri Sociali. In sostanza, dice - visto che gli USA hanno "sconfitto il fascismo", chi si pone contro gli USA è fascista; e se la sinistra è "antifascista" per definizione, i compagni dovrebbero essere i primi a pilotare gli aerei che bombardano il Terzo Mondo.
Insomma, Mieli prende quelli di sinistra per deficienti. E in certi casi, ci azzecca.
Delatori destri per gente sinistra
Il curatore del blog di destra, Massimi Sistemi, è certamente un delatore, ma non è un idiota:
“Mi lascia perplesso il fatto che, secondo il Riformista, la polemica che ha investito gli antimperialisti riguardi solo la massiccia presenza di estremisti di destra fra le adesioni.”
Coglie benissimo il punto debole della sinistra ufficiale: come possono pretendere di avere la patente dall’imperialismo per governare, se permettono ai propri militanti di essere antimperialisti? Così stila una lista di proscrizione dei militanti di sinistra che aderiscono alla manifestazione. Anziché segnalarli a qualche squadra di giovani di Alleanza Nazionale, li denuncia astutamente ai loro stessi dirigenti, scrivendo lettere come questa a Bertinotti, Diliberto, Fassino e persino alle università di Genova e di Napoli:
”All'attenzione del segretario generale Guglielmo Epifani.
Gentile segretario,
ho appreso che fra i firmatari dell'appello del Campo Antimperialista, movimento che raccoglie fondi per la 'resistenza irachena', vi è una significativa adesione di esponenti della CGIL (cfr. http://www.iraqlibero.net/pag/ades.htm ). Intendo chiederle se l'adesione all'appello è tollerata dal sindacato. Grazie per la cortese attenzione.”
Primo della classe, Fausto Bertinotti in persona risponde ai piccoli maccartisti:
“Sabato 22 novembre 2003
per semplice chiarezza:
abbiamo chiesto con molta fermezza, a tutti i firmatari di quell'appello iscritti a rifondazione di ritirare la loro firma, sia se fosse a titolo personale e tanto più quando è in una veste in qualunque modo ufficiale di partito o istituzionale. una risposta semplice: no! non è compatibili l'adesione a rifondazione comunista con la sottoscrizione di documenti di questo tipo. cordialmente fausto bertinotti”
Interviene il pianista
Il vicepresidente dei senatori di Forza Italia, Lucio Malan, è noto soprattutto per una bella foto che lo ha colto mentre votava per due colleghi assenti; e per la sua risposta a chi lo aveva preso in castagna: “Se un collega va a fare la pipì, lo sostituisco. Perché, non dovrei?”
Ma Malan ha anche un lato più ligio al dovere. Il 19 novembre, ha denunciato Moreno Pasquinelli per non meglio precisati “reati”. Il 25 novembre ha aggiunto un’interpellanza al ministro dell’interno [3], attaccando il Campo Antimperialista, gli organizzatori della manifestazione e il sito internet http://www.iraqlibero.net/. Siccome tutto fa brodo, Malan ci infila anche una lettera, non si sa di chi, pubblicata su un “giornale locale piemontese”, in cui si parla bene della resistenza irachena.
Malan chiede l’applicazione dell’articolo 270-bis che colpirebbe le “associazioni con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell’ordine democratico”, punibile “con la reclusione da sette a quindici anni.” In più, minaccia la legge Mancino, “con la reclusione sino a tre anni”. Il pianista non spiega cosa c’entri una legge che punisce il razzismo con l’appoggio inter-nazionalista a un movimento di resistenza del Terzo Mondo.
Il derviscio rotante
La manifestazione del 13 dicembre ha generato un fronte trasversale straordinario. Da Weyrich a Bertinotti e da Malan a Grimaldi. Manca però la ciliegina sulla torta. Il 13 novembre, una sedicente “Associazione Musulmani Italiani” (AMI) ha messo in rete un comunicato in cui chiedeva che si mettessero fuorilegge il Campo Antimperialista, l’Unione delle Comunità e Organizzazioni Islamiche in Italia (UCOII) - l’unica struttura rappresentative dei musulmani in Italia - e una mailing list di amici della Palestina:
“Nessuno Stato può affrontare e vincere una guerra avendo al suo interno elementi che fanno propaganda a favore del nemico e che addirittura raccolgono fondi a suo favore. Chiediamo pertanto che si prendano i provvedimenti necessari a che le organizzazioni che hanno messo in atto palesi iniziative di fiancheggiamento del terrorismo iracheno, cioè l'UCOII, il cosiddetto "Campo antiimperialista" ed il gruppo antisemita "Al-Awda Italia" vengano dichiarate fuorilegge e sciolte. Chiediamo inoltre che i loro responsabili vengano perseguiti penalmente per il loro concorso nella strage dei militari italiani.”
Secondo un documentatissimo sito web, il segretario dell’AMI sarebbe un avventuriero romano di nome Massimo Palazzi, alias Dott Prof Maulana Shaykh Abdul Hadi Palazzi Abu Omar al-Shafi’i. Palazzi afferma di potersi fregiare del titolo di Prof grazie a una cattedra all’ateneo di Velletri, città priva però di università. Più credibile l’altro titolo vantato da Palazzi, quello di “Gran Cancelliere dell'Ordine e Gran Precettore per la lingua italiana del Supremo Ordine Salomonico dei Principi del Shekal”. Il presidente dell’AMI, invece
“è un noto esponente New Age, che afferma di essere stata la prima persona a scoprire come funziona veramente la mente umana. I due vicepresidenti si vantano invece con la stampa di lavorare per "l'Ufficio K" dei servizi segreti militari, il Sismi. Recentemente, entrambi sono stati coinvolti in una complessa vicenda in cui sono scomparsi i risparmi di migliaia di italiani.
Gli altri membri del gruppo di Palazzi sono alcuni somali, ex dirigenti del regime del sanguinario dittatore Siad Barre, implicati in complesse trame per la riconquista del potere nella loro patria perduta.”
Anche se non è chiaro di cosa campi, sembra che Palazzi tenga occasionalmente lezioni di danza sufi in una palestra New Age. Insomma, di mestiere fa il derviscio rotante.
Mi sembra che la foto di questo romano rotante agghindato con un turbante sia la migliore conclusione a questo straordinario psicodramma.
Note
[1] Marc Fianchetti, “Quel ponte di Nassiriya racconto di un massacro,” Sunday Times - la Repubblica 31 marzo 2003 [2] Citato sul Corriere della Sera, 17 ottobre 2003. [3] Senato della Repubblica XIV Legislatura - 66 – 494. Seduta 25 Novembre 2003 Assemblea.
questo articolo può essere riprodotto liberamente, sia in formato elettronico che su carta, a condizione che non si cambi nulla, che si specifichi la fonte - il sito web Kelebek http://www.kelebekler.com - e che si pubblichi anche questa precisazione
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