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[g8] Testimoni, non pentiti, e rischiano ritorsioni
by g8 news Thursday, Jan. 22, 2004 at 1:54 PM mail:

Bolzaneto, la nuova indagine travolge Sabella e un generale Due agenti penitenziari confermano le violenze sugli arrestati in caserma. Ora tocca ai vertici della penitenziaria

Sono testimoni, non pentiti. Sono un agente e un sottufficiale della penitenziaria che erano in servizio per il G8 del luglio 2001 a Genova e con le loro rivelazioni, raccolte negli ultimi mesi dai magistrati, hanno gettato una luce nuova, ancor più sinistra, su quanto accadde nella caserma di Bolzaneto. Abusi sistematici. Violenze e umiliazioni generalizzate. Altro che «eccessi di singoli»! Dalle deposizioni dei due testimoni, sintetizzate ieri dal Secolo XIX, è nato un nuovo capitolo d'indagine che va a colpire i responsabili della polizia penitenziaria presenti nel capoluogo ligure e in particolare del Nucleo centrale traduzioni.

Ora a pagare - oltre ai 42 già destinatari di avvisi di conclusione indagini che preparano le richieste di rinvio a giudizio per abuso d'autorità su arrestati, violenza privata, in qualche caso lesioni, tra i quali quattro medici della penitenziaria, secondini, poliziotti e carabinieri (v. «Bolzaneto anatomia di un pestaggio», il manifesto del 21 settembre 2003) - potrebbero essere il generale Oronzo Doria (colonnello all'epoca del G8) e il dottor Alfonso Sabella, il magistrato che dirigeva la «spedizione» genovese del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap).

E c'è di più: mentre Prc, Verdi e Ds tornano a chiedere a gran voce la verità sul G8, almeno un altro agente penitenziario ha cominciato a parlare. Forse ce ne saranno altri, la procura protegge gelosamente le loro identità. Raccontano - checché ne dicano le destre e il sindacato autonomo Sappe della penitenziaria - di essersi dissociati fin dall'inizio dagli abusi dei colleghi, di aver segnalato tutto ai superiori e di aver ricevuto inviti più o meno bruschi a farsi gli affari loro. Rischiano ritorsioni, come i due infermieri che avevano detto la verità per primi.

Anche il sottosegretario alla giustizia Vietti (Udc) ieri riconosceva che quei fatti «se veri» sono «gravi». Doria e Sabella sono indagati, tremano anche due capitani e altri ufficiali. Dopo lunghe riunioni i magistrati della procura di Genova hanno iscritto anche Sabella, un loro collega, un pubblico ministero che si era fatto un nome nella lotta alla mafia e dopo il G8, sui giornali e in parlamento, difese a spada tratta la polizia penitenziaria, disse che a Bolzaneto tutto era filato liscio e che i no global si erano inventati le violenze. Fece di più, Sabella. Da capo dell'ispettorato del Dap pretese di dirigere l'indagine interna dell'amministrazione, concludendo naturalmente che a Bolzaneto non c'erano state violenze se non i consueti «eccessi di singoli». Mica male per un magistrato, che nel frattempo ha lasciato il Dap ed è tornato a fare il pm a Firenze.

I suoi colleghi genovesi Vittorio Ranieri Miniati e Francesco Albini Cardona l'avevano convocato nei giorni scorsi per l'interrogatorio, poi rimandato - ufficialmente per motivi di sicurezza - perché la notizia era apparsa su Repubblica. L'appuntamento è solo rinviato. Ma al di là della posizione del magistrato, l'intera indagine riceve un nuovo impulso, la procura sta ricostruendo il contesto in cui sono maturate le violenze più gravi (anche le dita di una mano divaricate a forza, fino a strapparle), un trattamento complessivo qualificato dai pm come abuso d'autorità su arrestati (ore e ore con la faccia al muro, poliziotti ai due lati del corridoio per colpire il malcapitato di passaggio) e orrori che hanno risvegliato a sinistra la battaglia per l'introduzione del reato di tortura. E' probabile, però, che i tempi si allunghino: molti dei 42 avvisi già recapitati dovranno essere notificati di nuovo.

Ci vorrà tempo anche per l'eventuale processo alle alte sfere della polizia per l'irruzione, il pestaggio e le false bottiglie molotov della scuola Diaz. Il fascicolo è ora in cassazione, nelle mani del sostituto procuratore generale Antonio Germano Abate che deve decidere sulla richiesta di trasferimento degli atti a Torino presentata dal capo dell'antiterrorismo Francesco Gratteri e da altri indagati «eccellenti».

L'unico processo che marcia spedito è quello ai 25 manifestanti individuati come responsabili degli scontri di piazza, che a differenza dei vari responsabili delle forze dell'ordine sono arrestati o sottoposti a misure restrittive nel dicembre 2002. Il dibattimento si aprirà il 2 marzo, quel giorno diverse componenti del movimento manifesteranno a Genova.

ALESSANDRO MANTOVANI

Il Manifesto 22-01-04

http://www.ilmanifesto.it/oggi/art83.html

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la violenza sulle cose e la violenza contro le persone
by dfsa Thursday, Jan. 22, 2004 at 3:32 PM mail:

Le ultime righe delle dichiarazioni qui sotto sono molto, molto significative.







G8: COMITATO VERITA' E GIUSTIZIA,AMAREZZA PER PAROLE PORCELLI

Le dichiarazioni del pg di Genova, Domenico Porcelli, in merito alle inchieste sul G8, pronunciate ieri durante la relazione per l' apertura dell' Anno giudiziario "sorprendono e amareggiano" il Comitato Verita' e giustizia per Genova che, in una nota, chiede se la giustizia sia "una questione di contabilita', che si misura sul numero degli indagati fra due parti immaginate come contrapposte".

"Non pensiamo che la giustizia si misuri coi numeri, e non consideriamo le forze dell' ordine come avversario - si legge nella nota -: chiediamo che siano accertate le responsabilita' operative e politiche di chi violo' i diritti civili di migliaia di persone, di chi abuso' del proprio potere pestando decine di persone, di chi maltratto' i fermati".

Secondo il Comitato, il pg Porcelli ha posto "invece una questione di numeri: pochi manifestanti indagati rispetto agli agenti delle forze dell' ordine. Se la giustizia si misurasse cosi', cosa dovremmo aspettarci dall' inchiesta per la caserma Diaz? Per avere un processo per quella mattanza, dovremmo forse averne un altro a chi fu picchiato, umiliato, arrestato, sulla base di prove false costruite dalla polizia?".

"Il pg Porcelli - si legge nella nota - dovrebbe preoccuparsi del fatto che solo trenta persone sono indagate in quell' inchiesta, dirigenti e funzionari che guidarono la spedizione. Chi esegui' materialmente i pestaggi sfuggira' alla giustizia perche' non identificato".

Il Comitato chiede al pg Porcelli "come puo' un uomo che rappresenta a cosi' alto livello la giustizia fare dichiarazioni che sembrano mettere sullo stesso piano reati contro le cose compiuti da anonimi individui e reati gravissimi compiuti contro le persone e contro la legge (come le false prove alla Diaz) compiuti da uomini in divisa collocati ai piu' alti livelli gerarchici. Cosi' sta mettendo in gioco la credibilita' delle istituzioni e la tenuta delle regole democratiche".

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Tanto non cambia
by RE♥ Thursday, Jan. 22, 2004 at 4:05 PM mail:

Cosa mi cambia se ne arrestano anche una trentina, quando la mentalità dello sbirro resta?
Cosa ne arrestano a fare qualcuno per poi non fargli scontare la pena come meritano?
Credete che uno sbirro che passi anche un mese di galera per aver pestato dei comunisti venga trattato dalle guardie carcerarie come un compagno?
Credete che qualche arresto tra sbirri possa aprire la mentalità degli italiani dopo che le televisioni hanno fatto il loro lavoro di controinformazione?
L'unica realtà è che lo stato non pagherà mai veramente i danni che ha causato ai movimenti con quell'operazione fascista.

L'unicomodo di farsi giustizia è solo aumentare il livello dello scontro. Questa volta hanno esagerato, ma sono gli interlocutori internazionali a chiedere giustizia, non i politici italiani; compagni greci e tedeschi sono spariti per giorni e nessuno ne sapeva niente, finche sono tornati nei loro paesi pieni di mazzate e hanno raccontato quanto siamo fascisti in italia.

LOTTA CONTINUA , non ci facciamo rabbonire dallo stato borghese che si finge democratico tagliandosi le unghie con due fasci arrestati, mentre ai movimenti taglia la testa perseguitando i compagni, lasciando proliferare i fasci e proseguendo con la strategia della tensione.

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