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10 mila in piazza: «Fini, facci fumare in pace»
by dal manifesto Monday, Feb. 23, 2004 at 12:42 PM mail:

Centri sociali, operatori pubblici e privati sfilano a Roma per contestare la legge sulle droghe voluta da Alleanza nazionale. Un carnevale di strada contro il proibizionismo e la guerra. Don Gallo: il governo non ha consultato il 90 per cento delle comunità e favorisce San Patrignano.

Improvvisamente, tra le bandiere arcobaleno con al centro la foglia di marijuana, spunta un drappo con i colori di Forza Italia. Possibile che i rapporti all'interno della maggioranza siano così logori che qualche liberista-libertario berlusconiano abbia voglia di sfilare con il popolo tecno-rasta dei centri sociali o giù di lì pur di far torto ai cugini di An? Passi per qualche liberal-liberista-libertario radicale che volantina, dall'alto di un impegno trentennale sul tema, ma cosa c'entra il partito di Berlusconi? Il giochino non regge molto, «sono l'unico di Forza Italia che non si fa di cocaina ma fuma solo canne», e il giovane in giacca e cravatta è costretto a confessare: «E' carnevale, ragazzi, svegliatevi». Travestimento efficace e provocazione ben riuscita, se l'effetto sbigottimento ha impedito i pur probabili insulti. E via si parte, con appena un'ora e mezza di ritardo sull'orario previsto e puntuali per le prime gocce d'acqua che piovono dal cielo. Nonostante mezza Italia sotto la neve e l'altra mezza sotto la pioggia e lo scirocco, si presentano all'appuntamento romano, a piazzale dei Partigiani, in non meno di 10-15 mila, il popolo dei piccoli consumatori di hascisc e marijuana che rischia la galera più che degli operatori del servizio pubblico e delle comunità private che lavorano sulla prevenzione e sulla riduzione del danno. Età media molto giovane come di solito accade per street parade del genere, atmosfera di festa carnevalizia con vestiti a tema, pochi politici e bandiere di partito, fatta eccezione per i «soliti» Paolo Cento, Elettra Deiana e Giovanni Russo Spena, leggi Verdi e Rifondazione, e tanto movimento, leggi studenti e centri sociali. In testa al corteo, la Cgil nuovi diritti con la segretaria confederale Morena Piccinini e il responsabile droghe Giuseppe Bortone. «E' la prima volta che sfiliamo tutti insieme, sindacato, operatori, comunità e movimento. E non sarà l'ultima», promette. Don Andrea Gallo è avvolto in una bandiera della pace e la foglia a cinque punte, simbolo della no war, no war on drugs, e sentenzia: «La marijuana fa bene, Fini fa male», che è anche il titolo di un libro di Guido Blumir. «Questo è il movimento dei movimenti che continua», dice come un fiume in piena. Poi attacca il governo, «perché per il ddl Fini non hanno consultato il 90 per cento degli operatori sociali e hanno sentito solo San Patrignano?», ma anche l'ulivista Rosi Bindi, «perché parla di consumo zero? Ma se le droghe legali non sono perseguite...». La sua comunità di San Benedetto al Porto, nata nel lontano 1974, è qui a Roma insieme ai giovani del centro sociale Zapata e del laboratorio Buridda, che inneggiano al «diritto di resistenza» e ricordano la data del 2 marzo, giorno di inizio del processo ai 26 manifestanti del G8 imputati di devastazione e saccheggio. Al suo fianco Vittorio Agnoletto, «ci battiamo per salvare delle vite perché con il proibizionismo aumenteranno le morti per overdose, ma anche perché ognuno decida come vivere», Paolo Cento che rilancia la proposta ai sindaci di consentire l'apertura nelle città di coffee shop, e Giovanni Russo Spena, «con questa legge si diffonderà il modello delle comunità-carcere come San Patrignano».

Seguono un gruppetto di operatori dei Sert, comunità come il Parsec e la Tenda, i Pazienti impazienti cannabis che chiedono libertà di cura, e qualche proprietario di canapai che rischia di essere colpito dal proibizionismo. Il resto, cioè più di tre quarti del corteo, è movimento antiproibizionista. Apre lo spezzone no oil con una enorme bicicletta e tre livelli con la quale sono arrivati dal centro sociale Strike, via di Portonaccio, quartiere Tiburtino, «ma ci hanno fermato un sacco di volte». No oil vuol dire assolutamente ecologico, musica compresa, con i ritmi live dei Malamurga, e senza gli sfumiganti furgoni e camion con generatori e sound system. Quelli sono più dietro, almeno una ventina, dal camion del Forte Prenestino che pompa musica techno alla «chill out mobile» con bandiera europea con le immancabili foglioline al posto delle stellette, al ragga-ska dei Giovani comunisti. Molto divertente il flyer della Sinistra giovanile, con dei giocattoli Lego che preparano uno spinello e la scritta: «Costruzione inferiore ai 3 mila metri cubi. Condonala». «Da quando sono al governo le prime preoccupazioni di Berlusconi e della destra sono state favorire l'illegalità e la mafia con condoni edilizi e fiscali. Noi riproponiamo l'unico condono che contrasta la mafia e il narcotraffico: la legalizzazione delle droghe leggere», che sono il motivo principale per cui in tanti sfilano in corteo attraverso il viale Aventino fino alla Bocca della verità, dove dal palco parla una paziente «impaziente». Poi tanta musica, anche se in molti si sono persi per strada. Troppo invitante il prato del Circo Massimo.


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no al disegno di legge Fini sulla droga
by sole rosso Monday, Feb. 23, 2004 at 12:43 PM mail:


Approvato all'unanimita' dai ministri-gerarchi del governo Berlusconi per "mettere in riga" i giovani
Il Ddl Fini sulla droga all'insegna della repressione neofascista
Cancellata la differenza tra droghe leggere e pesanti, punito con il carcere l'uso, l'abuso e la tossicodipendenza, pesantissime sanzioni penali e amministrative per i consumatori, anche occasionali, di droghe; imposto il "trattamento sanitario obbligatorio" nelle "comunità" private parificate con i Sert pubblici, ristretto l'utilizzo terapeutico del metadone
Dopo la legge razzista, fascista, xenofoba e schiavista antimmigrati che porta il suo nome, il vicepremier Gianfranco Fini mette il suggello su di un altro disegno di legge (Ddl) da regime mussoliniano. La mannaia della repressione, sotto lo slogan della "tolleranza zero" si abbatte questa volta sui tanti giovani che fanno uso di "droghe leggere" e sui tossicodipendenti, entrambi considerati alla stregua di pericolosi criminali da rinchiudere. è quanto prevede il Ddl Fini, scritto in collaborazione con i ministri dell'Interno Giuseppe Pisanu e della "salute" Girolamo Sirchia, approvato all'unanimità dal Consiglio dei ministri della casa del fascio il 13 novembre e che dovrà passare ora all'esame del parlamento per una quasi certa approvazione da parte della maggioranza berlusconiana.
"Per questo governo le droghe sono tutte uguali, non c'è differenza tra quelle cosiddette leggere e pesanti, inoltre per le forze dell'ordine è praticamente impossibile distinguere il comportamento volto allo spaccio da quello cosiddetto dell'uso personale di droghe": con queste dichiarazioni, pronunciate il 24 settembre, il fascista Fini annunciava la imminente presentazione del suo nero e ultrareazionario disegno di legge che, stracciando tutta la letteratura scientifica internazionale e il risultato del referendum del 1993, abolisce ogni distinzione tra droghe leggere e pesanti nonché ogni distinzione tra uso occasionale, consumo, abuso, tossicodipendenza, spaccio, narcotraffico ed elenca una lista impressionante e generalizzata di misure repressive assolutamente identiche sia per l'uso che per lo spaccio di hashish, marijuana, Lsd, cocaina, eroina o ecstasy.

Inasprita e generalizzata la repressione
Il Ddl sancisce infatti che il possesso di una qualsiasi delle sostanze che rientrano nella nuova unica categoria di "droga" è sempre vietato e severamente punito. Per ogni sostanza oggetto del disegno di legge è stato indicato un limite "quantitativo massimo tollerabile", superato il quale scattano le sanzioni penali: da uno a sei anni di carcere per i casi meno gravi, fino a un massimo di venti anni di reclusione (!). La sanzione penale scatterà per chi verrà trovato in possesso di più di 150 milligrammi di hashish (0,15 grammi) o di marjiuana, con più di 500 milligrammi di cocaina (2 dosi), con oltre 300 milligrammi di Mdma (ecstasy e pasticche), se si superano i 50 milligrammi di amfetamina, e i 200 milligrammi di eroina. Sotto questa soglia scattano invece pesanti sanzioni amministrative: chi viene trovato in possesso di una quantità al di sotto di quella "tollerabile" può essere punito con la sospensione per un anno della patente e il ritiro del passaporto. Il prefetto, nel caso in cui "si possa ipotizzare un pericolo per la sicurezza pubblica" o "nei confronti di persone condannate, anche non in maniera definitiva, per reati contro il patrimonio o la persona o in violazione della legge sugli stupefacenti, o sulla circolazione stradale", può disporre alcune "misure di sicurezza" quali "l'obbligo di presentarsi almeno due volte la settimana al posto di polizia o ai carabinieri locali", "l'obbligo di rientrare nella propria abitazione entro una determinata ora e non uscirne prima di un'ora prefissata", "il divieto di frequentare determinati locali pubblici", "il divieto di allontanarsi dal comune di residenza", "il divieto di condurre qualsiasi veicolo a motore".
L'obbligo periodico di firma e il divieto di allontanarsi dal comune di residenza scatta anche in caso di "recidiva", cioè ad esempio se si viene fermati per la seconda volta a fumare uno spinello. E per chi non osserva anche solo una delle disposizioni, scatta l'arresto da 3 a 18 mesi. Tutto questo sotto "la dose massima tollerabile" mentre con una dose, ad esempio di due o tre spinelli (una quantità che supera il limite di 150 mg di cannabis previsto dal testo) si incappa automaticamente, come detto, nella sanzione penale, nel carcere. Solo nel caso in cui il soggetto risulti essersi sottoposto con esito positivo ad "un programma terapeutico in comunità" , il prefetto o il ministero della Giustizia può revocare l'applicazione dei provvedimenti presi, e ridurre la pena carceraria al massimo di sei anni. In alternativa al carcere o al ricovero in comunità, per chi commette "fatto di lieve entità" scatta l'obbligo di svolgere un "lavoro di pubblica utilità" per la durata della pena a cui è stato condannato.
Ma non è finita perché nel testo è esplicitamente incentivata la "delazione" nei confronti dei consumatori e dei tossicodipendenti, sono previsti infatti sconti "per chi pur acquistando droga, aiuti le indagini" per scovare altri tossicodipendenti: un "privilegio" non limitato alla polizia giudiziaria ma esteso ora anche ad "ausiliari e interposte persone". Misure insomma da regime di polizia tanto che il ministro Gasparri (AN) ha affermato che l'obiettivo è quello di "fare in modo che le forze dell'ordine possano agire seguendo parametri certi", ovviamente contro i giovani e non certo contro i mercanti di morte. Nessuna misura seria è infatti prevista per la lotta al narcotraffico e al riciclaggio del denaro sporco, nonché per snidare i "santi protettori" politici del mercato mafioso della droga che evidentemente, come testimoniano anche le scandalose vicende del cocainomane viceministro dell'economia Micciché e dell'inchiesta sul giro di stupefacenti nella "Roma bene" che ha coinvolto un altro sottosegretario e il senatore a vita Colombo, si annidano ai vertici del palazzo.

Spazio alle "comunità private", svilito il ruolo dei servizi pubblici (Sert)
Viene stabilita "la completa parificazione ai fini del recupero, delle comunità con i Sert", vale a dire che le cosiddette comunità terapeutiche, in prevalenza strutture private, for profit, no profit e di volontariato, vengono poste sullo stesso piano delle strutture pubbliche, potranno essere accreditate dalle Regioni e dal Ministero della Giustizia e ad esse potranno essere dirottati i finanziamenti pubblici. Le comunità non solo vedranno decuplicarsi i propri "clienti" grazie alla reintroduzione degli illegali "trattamenti sanitari obbligatori" (TSO) imposti dal prefetto a qualsiasi consumatore di droghe, ma potranno persino certificare autonomamente lo stato di tossicodipendenza e somministrare il metadone senza l'autorizzazione del "piano terapeutico" da parte delle strutture pubbliche come avveniva fino ad oggi. I Sert pubblici vengono invece esplicitamente attaccati come "strutture permissive" con l'obiettivo di prosciugarne i finanziamenti e in prospettiva di abolirli. Altro provvedimento illegale e incostituzionale è quello che vieta ai medici dei Sert la somministrazione di metadone in dosi che non siano "a scalare".
Anche su questo punto i gerarchi del neoduce Berlusconi, con in testa il barone Sirchia, si sono superati quanto a miopia ed ignoranza, negando di fatto ai tossicodipendenti il diritto alla cura, poiché è ben noto che in caso di tossicodipendenza da eroina la somministrazione di metadone va personalizzata, e all'inizio nella maggior parte dei casi questo farmaco sostitutivo deve essere preso in dosi anche crescenti fino a fare scomparire i sintomi della crisi di astinenza e successivamente è necessario un periodo più o meno lungo per stabilizzare la situazione, ridurre i danni da iniezione endovenosa di eroina e prevenire le ricadute. Ai medici, agli operatori dei Sert, alla comunità scientifica è ben noto infatti che proprio una somministrazione inefficace di metadone è la causa di molte ricadute e di un buon numero di morti per overdose.

Le reazioni
Le reazioni contrarie alla "svolta di 180 gradi" promossa da Fini sono state numerose: "Non si può dire che le droghe sono tutte uguali, non c'è nessun concetto scientifico che può sostenere una simile affermazione", commenta Guelfo Guelfi, medico psichiatra, presidente della Società italiana di tossicodipendenza: "Stiamo regredendo rispetto alla legislazione attuale, in modo purtroppo significativo e importante. Solo chi affronta il problema della droga in chiave repressiva può esserne soddisfatto. Non lo è di certo chi si occupa di tossicodipendenza in chiave pedagogica". Lucio Babbolin, presidente del Cnca (coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza) si chiede "Ma come si fa a equiparare le droghe leggere a quelle pesanti. La differenza c'è ed è enorme... il governo sostiene che dall'uso di hashish e marijuana si passa alla tossicodipendenza da eroina? l'esperienza ci insegna invece che questo passaggio è tutto da dimostrare. Uno studio dell'Osservatorio europeo sulle droghe e tossicodipendenze, relativo al 2003, dice che a fronte di una popolazione europea del 25-30 per cento che dichiara di aver fatto uso saltuario di cannabis, solo l'1% è passato all'uso costante". Leopoldo Grosso del gruppo Abele la definisce: "Una proposta inaudita. Vengono azzerati tutti gli strumenti terapeutici applicati e sperimentati in tutti questi anni che non necessariamente passano attraverso la comunità terapeutica della quale in realtà mi pare si faccia un uso assolutamente strumentale".
"Questa legge va rispedita al mittente" è il parere di Edo Polidori, responsabile del Sert di Faenza, "occorre essere repressivi contro il traffico internazionale non contro il singolo" ma "finché non ci si mette in testa che la tossicodipendenza da eroina è una malattia non si potrà mai affrontare il problema". "Gli spinelli il primo gradino verso la tossicodipendenza? Questa è una teoria vecchia, ma oggi è veramente molto difficile continuare a sostenerla", dice Alfio Lucchini, segretario della Federserd, la Federazione che raggruppa gli operatori dei Servizi pubblici di tossicodipendenza. E poi spiega: "Se fosse vera questa teoria avremmo milioni di persone in cura presso i Sert, visto che tanti sono i consumatori di cannabis. Ma fortunatamente non è così".
"Si confermano le peggiori aspettative", ha affermato il presidente del Forum Droghe, il Verde Franco Corleone. "Il programma terapeutico verrà ora previsto non solo nei Sert, ma anche nelle strutture private. Conseguenza di ciò, il fatto che anche per aver fumato uno spinello, ci si dovrà ricoverare in uno di questi istituti, anche privati. Si prevede poi la possibilità di imporre misure di sicurezza, come la firma negli uffici di polizia, o l'obbligo di rimanere nella propria abitazione entro una certa ora. Se c'è poi la violazione anche solo di una di queste prescrizioni, scatta subito l'arresto per un periodo che va da 3 a 18 mesi. Anche in questo caso si registra la moltiplicazione delle sanzioni e la triplicazione delle pene. è solo proibizionismo assurdo e dannoso".
Il movimento antiproibizionista sottolinea invece: "La `guerra alla droga' ha una base di riferimento ideologica costituita da un intreccio di oscurantismo e nuovi sistemi del controllo sociale... costituisce uno dei tanti strumenti con cui progressivamente, attaccando i diritti delle categorie sociali più deboli, si restringono i diritti di tutti" aggiunge.
"Un progetto terrificante" per Daniele Farina del movimento di massa antiproibizionista (Mdma) . "Perché fa a pezzi la sperimentazione che è stata fatta in tutta Europa negli ultimi anni". "Si fa un passo indietro di trent'anni almeno - spiega Toy Racchetti della Lila di Catania - Il referendum del '93 aveva segnato una direzione positiva da intraprendere. Aveva affrontato il problema attraverso un approccio multidisciplinare, l'unico da considerare quando si affronta il problema droghe. Contro la legge si sono schierati anche numerosi cantanti, prontamente bacchettati dal sottosegretario Mantovano, come Vasco Rossi che ha definito "fascista" la politica del governo. Nessuna defezione invece tra gli esponenti della casa del fascio che hanno appoggiato in pieno il pupillo di Almirante, che ha avuto il sostegno "di padre e cittadino" del presidente della Camera Casini e di quello del Senato Pera nonché di don Oreste Benzi, il prete-padrone di numerose comunità in Italia e all'estero che ha affermato "è veramente molto buona l'idea di abolire la distinzione tra le droghe leggere e le droghe pesanti. Ormai lo sappiamo, ed è provato, che il Thc (il principio attivo della cannabis) produce danni notevoli al cervello e all'organismo, danni che a volte possono essere superiori a quelli provocati dall'eroina o dalla cocaina" (sic!). Secondo don Benzi la marijuana e l'hashish rappresentano il primo passo per entrare in quel tunnel senza uscita che è la tossicodipendenza. Un'opinione più volte condivisa da Andrea Muccioli, padre padrone della comunità di San Patrignano, ma anche da don Pierino Gelmini, il fondatore della comunità Incontro di Amelia, una congrega oscurantista che Fini scelse per annunciare le sue misure neofasciste.

Devastanti conseguenze
Per noi marxisti-leninisti il Ddl Fini se dovesse essere approvato avrà conseguenze devastanti poiché:
1) Con la scusa della "guerra alla droga" affida ai prefetti, alle "forze dell'ordine", alla magistratura gli strumenti legislativi operativi per spiare, intimidire e soprattutto reprimere praticamente senza limiti le masse giovanili e studentesche (soprattutto quelle più combattive), aumentando l'asfissiante militarizzazione neofascista del territorio fin dentro le scuole e le case come è già avvenuto nel caso delle perquisizioni agli studenti del Virgilio di Roma. 2) Con vere e proprie retate apre le porte del carcere a milioni di giovani consumatori, anche occasionali, di droghe leggere, e di tossicodipendenti. 3) Sotto la minaccia del carcere, costringe una grande fetta di persone a trattamenti sanitari obbligatori in "comunità terapeutiche" stile S. Patrignano. 4) "Parifica" le comunità terapeutiche private gonfiandone i profitti tramite il finanziamento pubblico mentre i Sert pubblici verranno ulteriormemente depotenziati e a lungo andare cancellati. 5) Sottrae ai medici, agli operatori sanitari del servizio "pubblico", al SSN il compito e gli strumenti per la prevenzione, la diagnosi, la cura, la riabilitazione dei tossicodipendenti, scaricando questi ultimi nei gironi infernali delle Questure, del carcere, delle "comunità", dei "lavori forzati" oppure nell'emarginazione, nella clandestinità, nella ghettizzazione. 6) Di fatto mette sullo stesso piano i carnefici, ossia narcotrafficanti e grandi spacciatori di eroina e cocaina con le loro vittime, i tossicodipendenti, ingigantendo di conseguenza il monopolio della mafia, della camorra, della `ndrangheta sul commercio delle droghe. 7) Stravolge la giurisprudenza mettendo in pratica la teoria craxiana e mussoliniana secondo la quale "la norma penale è lo strumento principe di prevenzione" sociale.

Respingere la linea sulla droga del governo del neoduce Berlusconi
Si tratta quindi di un disegno di legge, largamente peggiorativo della già persecutoria legge Iervolino-Vassalli del '90 (istitutiva della "dose media giornaliera" o "modica quantità") estremamente pericoloso e reazionario, un'autentica mostruosità sul piano politico, culturale, scientifico, giuridico e sociale che deve essere assolutamente affossato. Siamo di fronte infatti ad una legge che sprizza fascismo da tutti i pori e si ispira ad una concezione quanto mai repressiva, antidemocratica e liberticida dello Stato borghese, che intenderebbe risolvere il problema della droga imprigionando i tossicodipendenti e i consumatori di droghe leggere, alla stregua di Mussolini che voleva "eliminare" la povertà cacciando i mendicanti dalle strade. è una legge da seconda repubblica, quel nuovo regime che surrettiziamente, gradualmente e senza che nessuno l'abbia denunciato, ha di fatto abbattuto da destra la Costituzione del 1948 e con essa la Prima Repubblica uscita dalla Resistenza. Del resto la criminalizzazione, persecuzione e punizione dei tossicodipendenti e dei consumatori di droghe leggere rientra in pieno nella linea invocata esplicitamente nel cosiddetto "schema R" di Gelli per la seconda repubblica presidenziale. Essa va quindi inquadrata nel tentativo, ormai completato dal neoduce Berlusconi, di rimettere la camicia nera all'Italia.
Un motivo in più per buttarlo giù quanto prima con la mobilitazione generale di massa e di piazza di tutte le forze antifasciste, democratiche e progressiste del paese. La lotta va comunque estesa al capitalismo che costituisce la causa principale dell'espansione del mercato della morte e dell'uso degli stupefacenti.


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Articolo de "Il Bolscevico" organo del Partito Marxista-Leninista Italiano

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Manco contare sapete...
by Pensatore Monday, Feb. 23, 2004 at 1:19 PM mail:

Dall'articolo:

"in non meno di 10-15 mila"

Tra 10.000 e 15.000 c'è una differenza di 5.000 persone.

Sbagliare di 2.000 persone è accettabile, 5.000 persone su 10.000 no!!!

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per pensatore
by LHR Monday, Feb. 23, 2004 at 1:36 PM mail:

alla prossima manifestazione ti chiamiamo così ci vieni a contare uno per uno...

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e NO al PMLI!
by un compagno Monday, Feb. 23, 2004 at 3:03 PM mail:

si può fare pubblicità ai partiti ?
è possibile che per ogni cosa ci dobbiamo sorbire la reclame del PMLI ?

non sarebbe da nascondere?
tanto dicono sempre le stesse cose...

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Proibito il proibizionismo
by da Liberazione Tuesday, Feb. 24, 2004 at 11:02 PM mail:

Migliaia in corteo contro il disegno di legge del governo sulle droghe
Proibiamo il proibizionismo


«Che bello due amici una chitarra e lo spinello...». Cantano a squarciagola, sotto una pioggerella incessante e sabbiosa, tirando un carretto multicolorato carico di birre e spinelli. L'allegro quartetto procede a zig zag tra il tir dei Giovani comunisti, il camion del Cso Forte prenestino, tra un uomo sandwich con la scritta "An Famoni" e un altro con il cartello al collo che afferma "Tutto fumo niente arresto". Non si lasciano scoraggiare neanche dalla potenza dei sound system che battono il tempo della marcia.

La street parade nazionale contro il proibizionismo è partita alle 15 da piazzale dei Partigiani, a Roma. Eloquenti gli slogan: "Ddl Fini, una casa garantita: er gabbio". E ancora "Fini, falla finita", e poi "Saperi tossici, studenti stupefacenti", "Liberi di scegliere, nessuna dipendenza". Il corteo è stato organizzato da "ConFiniZero" il cartello che mette insieme partiti della sinistra (Ds, Prc, Pdci, Verdi, Giovani comunisti, Sinistra giovanile), sindacati (Cgil nazionale e Cobas), amministratori locali, operatori del settore (Forumdroghe, Antigone, Lila, Parsec, La Tenda), associazioni (come l'Arci), centri sociali e reti antiproibizioniste di base (Mdma, Pic e il Gica). Ma anche don Luigi Ciotti del gruppo Abele e don Andrea Gallo. I partecipanti alla partenza sono almeno diecimila (ma cresceranno durante il percorso per diventare trentamila secondo gli organizzatori).

Un corteo festoso, coloratissimo. Diciotto i carri allegorici giunti da tutta Italia, uno anche dei canapai di Umbria, Toscana ed Emilia Romagna. Trenta i pullman speciali e diversi i treni da Milano, Bologna e Firenze e anche Matera. C'è infatti anche il popolo della Basilicata, quelli delle barricate contro il nucleare, i ribelli di Scanzano Jonico con Gianni Palumbo del coordinamento dei Comitati antiscorie. Tutti in marcia contro il proibizionismo. In piazza ci sono soprattutto giovani, il target che Fini vorrebbe punire, incarcerare, psicanalizzare: «Sono uno studente che fuma uno spinello, non sono un criminale» avverte un cartello.

«Giusto o sbagliato non può essere reato. No alla legge Fini sulle droghe» recita lo striscione che apre la sfilata di carri, spinelli, canne, cannoni e fili d'erba. Ai primi posti anche gli operatori dei Sert, quelli pubblici, che rischiano di essere soffocati dalle comunità private di recupero che nasceranno se passerà la legge Fini (fabbriche-carcere stile Muccioli, per capirci). Tra gli effetti collaterali, infatti, il ddl firmato dal vice premier svilisce il ruolo del servizio pubblico, scatenando una competitività sfrenata tra strutture pubbliche e private, umiliando e mortificando il lavoro e l'esperienza di chi, come gli operatori dei Sert e delle unità di strada, attraverso le strategie della riduzione del danno, limita gli effetti negativi dovuti al mercato nero e all'abuso di sostanze. Rispetto a metodi alternativi e alle sperimentazioni in atto negli altri paesi europei, invece di promuovere i servizi orientati a pratiche non coercitive, la legge "assume" pericolose falsità scientifiche come: la marijuana rende schizofrenici, non ha effetti terapeutici, il metadone nuoce ai tossicodipendenti. E mette tutti in galera.

Nel corteo anche don Gallo, Vittorio Agnoletto del Forum mondiale, Mario De Luca dell'associazione la Tenda, Stefano Anastasia presidente di Antigone, Anubi D'Avossa Lussurgiu dei Disobbedienti, Sergio Boccadutri e Michele Palma dei Giovani comunisti e per Rifondazione Francesco Piobbichi responsabile Tossicodipendenze, Luigi Nieri assessore alle periferie del comune di Roma, Salvatore Bonadonna capogruppo in Regione Lazio, i parlamentari Elettra Deiana e Giovanni Russo Spena e il verde Paolo Cento.

Una manifestazione stupefacente. Il movimento di massa per la liberazione delle droghe leggere ha deciso di uscire allo scoperto per impedire che una nuova ondata di proibizionismo attacchi i nostri costumi. Ci sono tutti i simboli della generazione attuale a sfilare per le vie di Roma, dalla musica, techno soprattutto, più qualche sound reggae, alla canna passata al compagno vicino come segno di socializzazione. Termine della corsa antiproibizionista piazza Bocca della Verità, dove interventi e musica si sono alternati fino a notte fonda. Da tenere a mente: Fini metterebbe in galera decine di migliaia di persone che fumano marijuana o che ne assimilano il principio attivo per uso terapeutico. Fini metterebbe in galera tutti quelli che hanno preso parte alla manifestazione. Per questo la battaglia contro il proibizionismo si configura sempre di più come una battaglia di libertà.

Sabrina Deligia

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articolo sulla manifestazione di sabato
by da il corriere della sera Tuesday, Feb. 24, 2004 at 11:04 PM mail:

Migliaia di manifestanti hanno invaso pacificamente il centro, striscioni e slogan ironici

Maschere, spinelli finti e veri: corteo contro la legge Fini

Sullo striscione è scritto «Fini piantala», e, sostiene chi lo sorregge, «dice tutto». Poi ci sono grandi spinelli di cartapesta e quelli piccoli, fatti a mano con le cartine. C’è Don Gallo con i duecento ragazzi della sua comunità di recupero genovese. I giovani comunisti con le bandiere rosse. Le ragazze con gonne larghe e lunghe. Treccine rasta. Magliette con scritte che ricordano griffe sportive. «Adidashish». O un detersivo. «Dashish». Il deputato Paolo Cento, dei Verdi, che propone «di aprire i coffee shop nelle grandi città». E le maschere di Carnevale, anche. Un poco diverse dal solito. Arlecchino, ad esempio: nei rombi bianchi ha una foglia verde. Marijuana. Marciano da piazzale dei Partigiani alla Bocca della Verità. Musica e balli. Centrosinistra, Cgil, i movimenti: per la polizia sono ottomila, ma è una cifra da moltiplicare almeno tre volte per chi ha scelto di passeggiare contro il ddl Fini: «Una legge cupa e oscurantista», perché - ed è il titolo della manifestazione - «Giusto o sbagliato non può essere reato». Uno vestito di bianco tiene a precisare di non essere «in maschera»: operatore di Sert, «qui per ribadire che chi viene da noi deve essere aiutato, non criminalizzato, è una persona che chiede di guarire e il diritto alla salute non si punisce come vuol fare questa proposta di legge». Ci sono ragazzi arrivati anche da Milano. Dal centro sociale Leoncavallo. «Con questa legge bastano tre spinelli per beccarsi dai sei ai vent’anni di prigione, una pena più severa di quella che tocca ai mafiosi». I politici sono tra i pochi a non fumare, in questa manifestazione. Intorno, i ragazzi ballano e cantano, si toccano le mani per passarsi «il corpo del reato».
Bandiere della pace che, sui colori dell’arcobaleno, hanno il disegno verde della Marijuana. E poi studenti, tantissimi. Universitari e liceali. Una ragazza chiude una sigaretta dopo averla leccata, alza gli occhi e nota l’obiettivo della macchina fotografica. «Sì ma niente foto però, che poi mi riconosce mamma».

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