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http://italy.indymedia.org/news/2005/08/859022.php Nascondi i commenti.

Austria:seminaristi con tonnellate di materiale pedopornografico
by AK-47 Friday, Aug. 26, 2005 at 12:24 AM mail:

http://www.fisicamente.net/index-799.htm

MARCO POLITI
CITTA' DEL VATICANO - Un altro colpo per papa Wojtyla. Dopo la serie infinita dei processi per pedofilia nelle diocesi USA, sono arrivate fino in Vaticano le ondate fangose dello scandalo del seminario austriaco di Sankt Poelten, in Austria, dove gli inquirenti hanno trovato materiale pornografico in quantita' industriali mentre sui giornali sono finite le foto del rettore Ulrich Kuechl (dimessosi il 5 luglio) e del vicedirettore Wolfgang Rothe, ritratti in atteggiamenti "inequivocabili" ognuno con un seminarista diverso.
Ad aumentare la vergogna sono state le prime dichiarazioni del vescovo di Sankt Poelten, monsignor Kurt Krenn - un ultra conservatore che si e' sempre proclamato fedele del pontefice ad oltranza - che aveva definito alla tv austriaca tutta la vicenda esagerata e montata, sostenendo che il bacio in bocca del vicedirettore Rothe con un allievo (foto pubblicata dal settimanale "Profil") andava considerato solo un momento di gioia natalizia. "Era una festa di Natale - ha detto testualmente monsignor Krenn - e alla fine si sono dati un bacio. Non ha niente a che fare con l'omosessualita'"
Papa Wojtyla sembra meno tranquillo. Ieri ha inviato ufficialmente nella diocesi un visitatore apostolico, l'equivalente di un commissario straordinario, con l'incarico di indagare particolarmente sul seminario, la diffusione di materiale pedo-pornografico (sono state trovate quarantamila foto e parecchi video), relazioni erotiche ed eventuali abusi sessuali. Per la Chiesa austriaca lo scandalo e' una disgrazia che segue di pochi anni l'altro scandalo a sfondo sessuale, che coinvolse negli anni Novanta l'arcivescovo di Vienna cardinale Hans Groer, poi dimessosi nel 1998 e morto ritirato nel 2003. Nei giorni scorsi il cancelliere austriaco Wolfgang Schuessel aveva dichiarato pubblicamente: "in Austria Stato e Chiesa sono separati, per questo non ho alcun diritto di prendere posizione come cancelliere... ma come credente e cattolico voglio una spiegazione immediata e sincera".
L'invio di un visitatore apostolico, cioe' di un alto commissario-inquirente vaticano, e' un atto rarissimo. La persona incaricata dal pontefice, mons. Klaus Kung, vescovo di Feldkirch, si e' detto consapevole che si tratta di una responsabilita' "delicata e difficile", ma ha sottolineato di voler "procedere in maniera approfondita e immediata per rafforzare la fiducia che i fedeli nutrono nei confronti della Chiesa e del Santo Padre".
La procura austriaca, dal canto suo, ha gia' iniziato ad indagare. E' stata annunciata l'incriminazione per possesso di materiale pedofilo e pornografico di un novizio polacco ventisettenne, che peraltro e' gia' stato allontanato dal seminario. In stato di stallo sono invece le indagini su otto altri seminaristi, poiche' per ora non e' stato possibile scoprire - data la molteplicita' di password di accesso - chi abbia effettivamente visionato siti pedofili e pornografici su un computer dove furono trovate scaricate migliaia di immagini porno. "Di questa vicenda - aveva dichiarato una settimana fa alla rivista "News" il vescovo Krenn - alla conferenza episcopale non deve importare un accidente". Piu' di quanto potesse tollerare il Vaticano.


Certo che se il Kung vuole veramente andare a fondo sulla quantita' "industriale" del materiale rinvenuto, ci vorranno parecchi anni; tutti gli anni necessari e sufficienti per far passare la cosa nel dimenticatoio.
Non sarebbe stato meglio, invece di un visitatore apostolico, inviare una di quelle squadre di disinfestazione specializzate nel risanamento delle fogne?


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origini pedofili dell´europa
by ... Friday, Aug. 26, 2005 at 12:52 AM mail:

meno male che non hanno messo nella costituzione europea le origini pedofili dell´europa

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ma wojitila nn era morto?
by ...... Friday, Aug. 26, 2005 at 1:26 AM mail:

............ma woitila nn era morto?

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....
by .... Friday, Aug. 26, 2005 at 7:08 AM mail:

-meno male che non hanno messo nella costituzione europea le origini pedofilE dell´europa-

E' per quello che l'Olanda l'ha bocciata...

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UN VESCOVO ARGENTINO HA RINUNCIATO DOPO AVER AMMESSO UNA RELAZIONE OMOSESSUALE DI 2 ANNI
by Sergio Rubin Friday, Aug. 26, 2005 at 4:05 PM mail: srubin@clarin.com

UN VESCOVO ARGENTINO...
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EL PAPA BENEDICTO XVI LE ACEPTO LA DIMISION DE INMEDIATO

Un obispo renunció después de admitir una relación homosexual

Es Juan Carlos Maccarone, de Santiago del Estero. La relación había trascendido.
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Un nuevo escándalo sexual salpica a la Iglesia. A menos de tres años de que el arzobispo de Santa Fe, monseñor Edgardo Storni, renunciara ante las acusaciones de haber acosado sexualmente a un seminarista, el obispo de Santiago del Estero, monseñor Juan Carlos Maccarone, dimitió luego de haber admitido ante sus superiores una relación homosexual con un joven mayor de edad. Pese a estar de visita en Alemania, el papa Benedicto XVI le aceptó en el acto la renuncia.

El caso se precipitó en los últimos días después de que circularan insistentes versiones sobre la supuesta relación íntima del obispo con otro hombre. Incluso, se decía que existían indicios certeros de esta situación. Acaso para evitar un escándalo mayor, Maccarone —ante el requerimiento de sus superiores— reconoció la relación y elevó su renuncia. Según algunas fuentes, el obispo dejó la provincia y se desconoce dónde vive actualmente.

La Nunciatura Apostólica (embajada del Vaticano) se limitó a informar ayer que Benedicto XVI le había aceptado la renuncia a Maccarone, quien la presentó apelando el inciso 2 del canon 401, que alude a enfermedad u otra "causa grave". El anuncio causó sorpresa entre los observadores eclesiásticos ya que el obispo de Santiago del Estero, de 64 años, está lejos de la edad límite para dimitir (75 años) y nada hacía suponer una decisión así.

Con el paso de las horas, varias fuentes calificadas fueron trazando ante Clarín un cuadro coincidente sobre las causas de la dimisión. Los informantes, al tiempo que lamentaron profundamente esta situación, no descartaron que los indicios concretos sobre la relación íntima hayan sido procurados por enemigos políticos del obispo. Al parecer, el propio compañero del obispo habría sido quien reveló la relación y colocó al religioso en una situación sin salida.

A diferencia de Storni, Maccarone es un hombre muy querido en la Iglesia y de una trayectoria eclesiástica destacada. De un progresismo moderado —otra diferencia con Storni, de cuño muy conservador—, el saliente obispo de Santiago del Estero se ganó también enemigos poderosos. Entre ellos, el varias veces gobernador de la provincia Carlos Juárez, quien dominó la provincia junto a su mujer Nina Aragonés, desplazada del cargo hace dos años por una intervención federal que habría apoyado el obispo.

Con todo, no es la primera vez que la conducta sexual de Macca rone es, cuanto menos, puesta en duda. En su cargo anterior, como obispo de Chascomús, habría estado en la mira de la Justicia por un presunto caso de acoso sexual a otro joven mayor de edad. Pero sus allegados solían decir que las acusaciones no tenían fundamento y eran producto de una venganza política.

La Conferencia Episcopal no formuló comentarios sobre la dimisión de Maccarone. "No hay ningún comentario que hacer", dijo a Clarín un vocero. La cúpula del Episcopado celebrará la semana que viene su reunión de mediados de año, donde se descuenta que analizará el tema. Pero se desconoce si se pronunciará entonces. O, incluso, si lo haría antes dada la repercusión pública del tema.

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...
by ak-47 Friday, Aug. 26, 2005 at 4:08 PM mail:

i preti omosessuali sono costretti a ritirarsi,quelli pedofili invece stanno lì anni e anni tranquilli...GLAB!..

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nemesi incombente
by angel exterminador Friday, Aug. 26, 2005 at 4:09 PM mail:

ma ora il diluvio viene per sommergerli: muoiano così tutti i pervertiti devoti all'incularella plurima.

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video porno di un vescovo cattolico argentino
by e la morale ? PROUDE TO BE GAY ! Friday, Aug. 26, 2005 at 4:11 PM mail:

video porno di un ve...
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CONMOCION EN LA IGLESIA : EN LA CINTA HABRIA IMAGENES COMPROMETEDORAS DEL RELIGIOSO CON UN JOVEN DE 23 AÑOS

Un video íntimo precipitó la renuncia del obispo Maccarone

Se lo hicieron llegar a las autoridades de la Iglesia. Esto provocó la inmediata dimisión del jefe de la Curia de Santiago del Estero, de 64 años, y su rápida aceptación por parte del papa Benedicto XVI.
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Un video que mostraría una relación íntima del obispo de Santiago del Estero, monseñor Juan Carlos Maccarone, con un joven mayor de edad provocó la renuncia esta semana del religioso, que disparó un nuevo escándalo sexual en la Iglesia argentina. Fuentes seguras revelaron a Clarín que la cinta fue entregada en los últimos días a las autoridades eclesiásticas, quienes —al comunicarse con Maccarone— recibieron de parte de éste la admisión del hecho y su propósito de renunciar.

La existencia y entrega del video abona la principal especulación sobre las razones que desataron el escándalo: una venganza política. Pero, ¿de parte de quién o quiénes? Hasta anoche no pudo establecerse si la cinta fue entregada por una persona o de un modo anónimo. Pero la existencia del video no era puesta en duda, ya que varias fuentes coincidieron en el relato de algunas situaciones que se mostraban allí. De hecho, el papa Benedicto XVI aceptó en el acto la dimisión.

Aunque nadie acusó en los medios eclesiásticos a una persona o a un sector político, todos recordaron que Maccarone tenía enemigos políticos de temer. Por caso, se mencionó que el obispo tenía una pésima relación con el caudillo santiagueño Carlos Juárez, cuya esposa, Nina Aragonés, fue desplazada hace dos años de la Gobernación por una intervención federal bendecida por Maccarone. Pero no existe hasta ahora una sola prueba de que éste estuvo detrás.

Con el paso de las horas, Clarín también pudo saber que la relación de Maccarone con el joven llevaría unos dos años. La identidad del muchacho —que tendría 23 años— tampoco se conoce. E, incluso, se cree que ya no estaría en la provincia (Maccarone estaría, presumiblemente, en la provincia de Buenos Aires). Aunque no son pocos los allegados al caso que especulan con la posibilidad de que el joven haya sido "comprado" para filmar al obispo en la intimidad.

El viernes la Nunciatura Apostólica (Embajada del Vaticano) informó, sorpresivamente, que el Papa le había aceptado la renuncia a Maccarone. En las razones, se citaba el inciso 2 del canon 401 del Código de Derecho Canónico (legislación eclesiástica). Ese artículo dice que "se ruega encarecidamente al obispo diocesano que presente su renuncia de su oficio si, por enfermedad u otra razón grave, quedase disminuida su capacidad para desempeñarlo".

La dimisión sorprendió porque Maccarone está lejos de los 75 años, la edad en la que los obispos deben elevar la renuncia (tiene 64 años). Tampoco se conocía que tuviera graves problemas de salud. Además, Maccarone es un religioso destacado, dueño de un gran nivel intelectual y apreciado por sus allegados. Aún se recuerda su paso como observador del Episcopado en la Convención constituyente del 94 o su participación en el Diálogo Argentino.

También llamó la atención la velocidad con la que la cuestión se resolvió. Fue en una cuestión de días, donde la presencia del Papa en Alemania —acababa de llegar— no impidió que fuera consultado. Paralelamente, se resolvió que el arzobispo de Tucumán, monseñor Luis Villalba, fuera designado administrador apostólico de la diócesis santiagueña (una especie de interino) hasta que se nombre al sucesor de Maccarone.

La Conferencia Episcopal —que no se pronunció hasta ahora sobre el hecho— celebrará esta semana su reunión de mediados de año, donde analizará el tema.

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LORO
by ateo Friday, Aug. 26, 2005 at 4:16 PM mail:

Predicano bene
razzolano male.


(o ... razzolano pene! ha ha ha).

Comunque sia io ai miei figli col cazz**** li affido alla diocesi .....

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Antes de renunciar, el obispo Maccarone reunió a sus sacerdotes y pidió perdón
by ha chiesto scusa ? Friday, Aug. 26, 2005 at 4:19 PM mail: srubin@clarin.com

EL EX OBISPO DE SANTIAGO DEL ESTERO FUE FILMADO EN UNA RELACION INTIMA CON UN JOVEN DE 23 AÑOS

Antes de renunciar, el obispo Maccarone reunió a sus sacerdotes y pidió perdón

Lo hizo "por los daños que podía causar a la Iglesia". Creen que es una venganza política.
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El ex obispo de Santiago del Estero, monseñor Juan Carlos Maccarone —quien fue filmado durante una relación íntima con un joven mayor de edad— pidió disculpas a sus más directos colaboradores "por los daños causados a la Iglesia". Maccarone se disculpó el jueves de la semana pasada en la capital santiagueña antes de abandonar la provincia y elevar su renuncia al Papa Benedicto XVI, quien se la aceptó en el acto.

Las fuentes consultadas por Clarín dijeron ayer que el religioso tuvo esta actitud —muy valorada por sus sacerdotes— en un encuentro con un pequeño grupo de sus asistentes y en conversaciones individuales. Así lo confirmó a radio América el padre José Lamberti, de la iglesia San José de la capital santiagueña. Pero no precisó las razones por las que el obispo pidió disculpas.

Maccarone presentó la renuncia al Papa hacia fines de la semana pasada, luego de que alguien —aún no se pudo precisar— hizo llegar a las autoridades de la Iglesia un video que mostraría al obispo en una relación íntima con un joven de 23 años. La cinta habría sido grabada en Santiago del Estero con la presunta complicidad del joven, cuya identidad aún se desconoce.

Con el video en sus manos, las autoridades eclesiásticas se comunicaron con Maccarone, quien admitió el hecho y comunicó su decisión de renunciar como obispo de Santiago del Estero. La situación fue analizada en El Vaticano y elevada al Papa quien —pese a que comenzaba su primer viaje fuera de Italia (estuvo hasta ayer en Alemania)— acepto sin demoras la dimisión.

La existencia de un video y su entrega a las autoridades de la Iglesia robusteció las especulaciones que hablan de una venganza política contra el obispo. Pero hasta ahora no hay un solo indicio sobre los instigadores. Maccarone es muy querido dentro y fuera de la Iglesia, pero que también tiene unos pocos enemigos, ciertamente poderosos.

Maccarone, por caso, tenía una pésima relación con el caudillo santiagueño Carlos Juárez, cuya esposa, Nina Aragonés, fue desplazada hace dos años de la gobernación por una intervención federal bendecida por el obispo. Ayer se decía en la Provincia que allegados a Juárez tendrían copia del video. Maccarone fue, además, un severo crítico del menemismo en los años 90.

Se afirma que también tuvo mala relación con un sector de la Policía bonaerense desde que, a finales de la década pasada, cuando era obispo de Chascomús, se sumó a una campaña para esclarecer la muerte de un joven, supuestamente a manos de un integrante de la fuerza. Fue denunciado por un abuso sexual a un varón, pero fue sobreseído.

El escándalo se precipitó el viernes, luego anunciarse que el Papa había aceptado la renuncia a Maccarone. La información oficial decía que había sido presentada por un artículo del código de derecho canónico que refiere a enfermedad o "causa grave" que dificulte sensiblemente el ejercicio del ministerio episcopal.

Estupor y dolor en Santiago



Los santiagueños todavía no salen de su asombro. La renuncia del obispo Juan Carlos Maccarone caló hondo en la feligresía y en una parte importante del presbiterio.

Un grupo de sacerdotes que tenía relación fluida con el obispo, aseguró a Clarín que no les sorprendió ni la renuncia ni la existencia de una presunta filmación. "Algunos le advertimos a Maccarone que si quería meterse en política, debía aceptar las reglas. Y la política es sucia", dijo uno de los sacerdotes del ala combativa de la Iglesia santiagueña. Se refería al rol activo que jugó Maccarone en el proceso de desintegración del gobierno de Nina de Juárez y a su abierto apoyo a la intervención federal de Pablo Lanusse.

Sí hubo sorpresa, y mucha, cuando se conoció la relación homosexual de Maccarone con un joven de 23 años. "Venía con el antecedente de Chascomús y sin embargo le dimos un voto de confianza dentro del presbiterio", confesó otro de los sacerdotes, que no quieren identificarse por prudencia.

Ayer siguió circulando en esta ciudad un rumor que indica que un canal de aire tiene el video donde aparecería el obispo junto al joven. La clase política prefirió el silencio prudente. Hasta ayer, tampoco se conocía el paradero de Maccarone. Algunos suponen que está "en algún lugar" de Buenos Aires.

Santiago del Estero. Corresponsal.

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ti vuoi confessare dei tuoi peccati omosessuali ?
by GAY Friday, Aug. 26, 2005 at 4:22 PM mail:

Fallo non in un confessionale ma in un porno-shop.
Beneinteso in quello più vicino alla tua diocesi di "fiducia", se il tuo pretino già nel confessorio non dispone come il mio di un vasto ed aggiornato catalogo di video gay, fruste e vibromassaggiatori, dildo e oggettistica erotiko sadomaso ... ; ))))

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La Iglesia se solidarizó con Maccarone y destacó su trabajo con los pobres
by cane non morde cane prete non mangia prete Friday, Aug. 26, 2005 at 4:29 PM mail: srubin@clarin.com

(Morale? ... cane non morde cane prete non mangia prete; lo ciuccia semmai!).


LE AGRADECIERON SU SERVICIO HACIA QUIENES "TIENEN LA VIDA Y LA FE AMENAZADAS"

La Iglesia se solidarizó con Maccarone y destacó su trabajo con los pobres







En el Episcopado crece la idea de que el ex obispo fue víctima de una venganza política.


La cúpula del Episcopado evitó ayer una crítica despiadada al ex obispo de Santiago del Estero, monseñor Juan Carlos Maccarone, denunciado, a través de un video tomado subrepticiamente, de haber tenido una relación intima con un joven mayor de edad. Si bien las máximas autoridades eclesiásticas argentinas dijeron "sentir en esta hora el dolor y el desconcierto de nuestro pueblo" por la situación en la que el religioso estaría involucrado, expresaron su "acompañamiento a nuestro hermano con afecto, comprensión y oración".

Más aún: el presidente del Episcopado, monseñor Eduardo Mirás, el vicepresidente primero, cardenal Jorge Bergoglio, y el vice segundo, monseñor Domingo Castagna, reivindicaron el compromiso social y religioso del obispo. "Queremos expresar nuestro agradecimiento a la labor de seis largos años (de Maccarone) al servicio de los pobres y de quienes tienen la vida y la fe amenazadas", subrayan. En ese sentido, se solidarizan "con el presbiterio y el pueblo de Santiago del Estero", que también destacaron la labor del religioso.

La posición de la cúpula eclesiástica fue fijada mediante una declaración de media carilla, donde se admite la conducta equivocada del obispo a la luz de la doctrina cristiana y las normas eclesiásticas, pero de un modo comprensivo. "La Iglesia, en la debilidad de sus hijos, es en el mundo signo de misericordia de Dios Padre en Jesucristo", se afirma. Siempre sin esquivar la situación denunciada en el video, se señala que "esto nos exige día a día una constante conversión y penitencia sin temer a la verdad ni pretender ocultarla".

El tono comprensivo puesto por los obispos deja entrever el enorme desagrado de las autoridades eclesiásticas por la actitud de quienes impulsaron la realización del video. Como también certifica la impresión de la cúpula de la Iglesia de que se estaría ante una venganza política por la línea del obispo, un hombre que cuestionó en los '90 el estilo de relación del menemismo con la Iglesia. Y que siempre se identificó con una Iglesia ajena a los beneficios del poder y las componendas políticas, tanto a nivel nacional como provincial.

El caso estalló el viernes luego de que se conoció, sorpresivamente, que el Papa Benedicto XVI —pese a encontrarse en Alemania— había aceptado la renuncia a Macarrone, a pesar de que éste, de 64 años, no había llegado a la edad de 75 en la que los obispos deben renunciar. En un escueto comunicado, se decía que la dimisión había sido presentada invocando un artículo del código de Derecho Canónico (legislación eclesiástica)" que refiere a una enfermedad o a "causas graves" que afecten el ejercicio del ministerio religioso.

Con el paso de las horas, Clarín pudo establecerse que Maccarone había renunciado luego de admitir ante las autoridades eclesiásticas una relación íntima con un joven de 23 años. Y que la Iglesia contaba con datos certeros en ese sentido. Finalmente, se supo que el ahora ex obispo de Santiago del Estero había sido grabado en una situación sexual con el joven y que el video había llegado a manos de la Iglesia argentina y del propio Vaticano. Como las pruebas eran concluyentes y el propio religioso lo había admitido, su salida fue fulminante.

Pero también, con el paso de los días, fue creciendo la sospecha de que el obispo fue víctima de una venganza política. Pero hasta anoche no estaba claro quienes eran sus autores. Maccarone —un progresista moderado muy apreciado dentro y fuera de la Iglesia— cuenta algunos enemigos de temer. Por caso, tiene una pésima relación con el caudillo santiagueño Carlos Juarez y su esposa, Nina Aragonés, desplazada hace dos años de la Gobernación por una intervención federal apoyada por Maccarone.

El ex obispo de Santiago del Estero también tiene mala relación con un sector muy conservador de la Iglesia, con buena llegada a la Santa Sede. En cambio, tiene una buena relación con el Gobierno, que lo eligió para que oficie el Tedéum de la celebración del 25 de Mayo pasado. Maccarone —de trayectoria destacada en la Iglesia— fue el observador del Episcopado ante la convención constituyente del '94 y miembro del Diálogo Argentino.

El modo comprensivo con el que la cúpula de la Iglesia trató al ex obispo de Santiago del Estero, monseñor Juan Carlos Maccarone, no parece sólo deberse a la fidelidad a los postulados cristianos, que apuntan a no ensañarse con el pecador y dar paso al perdón, especialmente si esa persona reconoce su yerro.

Es evidente que con su comunicado las máximas autoridades de la Iglesia buscaron no potenciar los efectos de la venganza política que los enemigos de Maccarone —un hombre comprometido con los pobres y distante de los beneficios del poder— tramaron al meter una cámara en su intimidad.

Pero ahora todo indica que comienza el segundo paso de la conducción del Episcopado. Los religiosos enfrentan el desafío de desenmascarar a quienes urdieron la venganza. La reunión de mediados de año que celebrará entre hoy y el jueves la comisión permanente de obispos avanzará en esta nueva fase.

Las sospechas de las autoridades eclesiásticas no se posan sólo en algunos personeros del juarismo, desplazados del poder en Santiago del Estero por una intervención federal bendecida por Maccarone. Los obispos empiezan a mirar a sectores católicos muy conservadores de muy buena llegada a la Santa Sede.

Tienen algo más que sospechas. Se asegura que conocen el nombre de quien hizo llegar el video a Roma —y quien, incluso, lo anticipó telefónicamente— y hasta cuánto se pagó por la operación. Pero necesitan estar bien seguros y tener el consenso de sus pares. Cuando sea así, harán tronar el escarmiento.

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...
by ak Friday, Aug. 26, 2005 at 4:35 PM mail:

in questo topic si parla dei preti pedofili quindi evitate di insozzarlo coi vostri deliri omofobici,l'omosessualità è lecita e l'unico scandalo casomai è che la Chiesa obblighi i sacerdoti gay a nascondersi o a subire l'omertà mafiosa che le è propria

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va bene che siano omosessuali e che predichino contro l'omosessualita ma ....
by possono anche andare oltre ? Friday, Aug. 26, 2005 at 4:35 PM mail:

possono anche andare oltre ?

textCelebrando la Festa della Donna EBO 2005-03-08 10:24 PM
Nel giorno della Donna ricordiamoci dell'orrendo e pervertito crimine di Emanuela Orlandi (text/plain + 1 commento)

textSu Emanuela Orlandi ateo?cristo no! 2003-04-16 9:21 PM
ORRORI SUI BAMBINI E IMPERIALISMO SATANICO (text/plain + 5 commenti)

textEMANUELA ORLANDI,il satanismo,la P2,il mostro di Firenze,la 1 Bianca! Rippel 2002-12-16 9:09 PM
Jack lo Squartatore sarebbe stato in realtà l’avvocato Montague John Druitt,che morì,si disse,suicida.Nel 1964 lo scrittore Daniel Parson pubblicò una serie di prove,che attesterebbe che Druitt era adepto di una sètta satanica“Gli Apostoli”e che il suo non fu suicidio,ma un (text/plain + 5 commenti)

textA nessuno importa niente Di Emanuela Orlandi? cittadino qualunque 2002-12-14 1:16 PM
Bisogna farle GIUSTIZIA a lei ed a TUTTE le vittime della menzogna,morte grazie alle perversioni di sette spesso rifugiate in ambiti 'rispettabili'come chiese,logge massoniche,sette e monasteri:vi prego occupatevene (text/plain + 9 commenti)

commentEMANUELA ORLANDI:chi l'ha uccisa? pippo 2002-12-13 6:48 PM
EMANUELA ORLANDI:chi l'ha uccisa?

imageEMANUELA ORLANDI chi l'ha vista? 2002-12-13 4:34 PM
EMANUELA ORLANDI
satanismo,P2,magia nera,occultismo in vaticano? (image/gif + 1 commento)

 

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Declaración de la Comisión Ejecutiva del Episcopado
by loro sempre hanno ragione Friday, Aug. 26, 2005 at 4:38 PM mail:

loro sempre hanno ragione: non riconosceranno mai le loro "colpe morali" perchè hanno Dio a difenderli dalla loro parte; nel cubo ha ha ha ..........




Declaración de la Comisión Ejecutiva del Episcopado
con motivo de la renuncia de Mons. Juan Carlos Maccarone

La Comisión Ejecutiva de la Conferencia Episcopal Argentina se dirige al Pueblo de Dios con motivo de la renuncia de Mons. Juan Carlos Maccarone al obispado de Santiago del Estero.

La Iglesia, en la debilidad de sus hijos, es en el mundo signo de la misericordia de Dios Padre en Jesucristo. Esto nos exige día a día una constante conversión y penitencia sin temer a la verdad ni pretender ocultarla.

Sentimos en esta hora el dolor y el desconcierto de nuestro pueblo. Es el momento de renovar nuestra confianza en el poder de la gracia de Dios.

Nos solidarizamos con el presbiterio y el pueblo de Santiago del Estero y con ellos “queremos expresar nuestro agradecimiento a la labor de seis largos años de Monseñor Juan Carlos Maccarone al servicio de los pobres y de quienes tienen la vida y la fe amenazadas”. Acompañamos a nuestro hermano con afecto, comprensión y oración.

Que María, Reina de los Apóstoles, nos proteja y consuele en este momento de prueba.

Buenos Aires, 22 de agosto
Fiesta de María Reina

(SEGUE LISTA PEDOPORNOFILI!)

Mons. Eduardo Mirás
Presidente

Cardenal Jorge Mario Bergoglio
Vicepresidente 1º

Mons. Domingo Castagna
Vicepresidente 2º

Mons. Sergio Fenoy
Secretario General

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La Iglesia habla de una venganza política en contra de Maccarone
by Sergio Rubín Friday, Aug. 26, 2005 at 4:40 PM mail: srubin@clarin.com

CONMOCION EN LA IGLESIA: APUNTAN CONTRA EL SISTEMA DE PODER QUE SOBREVIVIO DEL JUARISMO

La Iglesia habla de una venganza política en contra de Maccarone

"Todo habla de eso", aseguró el presbítero Marcó, vocero del cardenal Jorge Bergoglio. Dijo que el video que muestra al obispo en un encuentro íntimo con un joven es resultado de un "aparato de inteligencia".

La Iglesia comenzó ayer a admitir públicamente la probabilidad de que el ex obispo de Santiago del Estero, monseñor Juan Carlos Maccarone —filmado subrepticiamente mientras mantenía una relación íntima con un joven mayor de edad—, haya sido víctima de una venganza política.

"Todo habla de eso", dijo el vocero del cardenal primado, Jorge Bergoglio, el presbítero Guillermo Marcó, al ser consultado por los periodistas sobre esa eventualidad. El Gobierno y la oposición —con matices— también suscribieron esta hipótesis.

Marcó consideró que la venganza contra el obispo podría estar relacionada con su compromiso pastoral con los pobres y los derechos humanos y su fuerte cuestionamiento al régimen del caudillo Carlos Juárez, que ejerció un poder omnímodo en Santiago. Eso fue así hasta que hace dos años su esposa, Nina Aragonés, fue desplazada de la Gobernación por una intervención federal apoyada por Maccarone, que bregaba por una renovación política en la provincia.

"Una persona que filma algo con alta tecnología... Un sistema de distribución del video... Suena a que fue armado por una suerte de aparato de inteligencia", evaluó el sacerdote. Pero desestimó que Maccarone haya sido víctima de una interna entre obispos conservadores y progresistas.

"Es una fantasía", dijo en relación a una supuesta maniobra de sectores eclesiásticos para abortar un eventual ascenso de Maccarone (se decía que podía suceder a monseñor Eduardo Mirás en el arzobispado de Rosario).

"Si una persona hace una operación de este tenor contra alguien, lo que comete en sí mismo es mucho más grave que lo que hizo Maccarone: le hace un daño a mucha gente y genera una situación muy grave", señaló. "Una jugada contra un hermano es una bajeza muy grande, algo que no se puede esperar de un obispo", redondeó.

El jefe de Gabinete, Alberto Fernández; el ministro del Interior, Aníbal Fernández, y la titular del ARI, Elisa Carrió —con distinto énfasis— abonaron la hipótesis. El vicario general del obispado de Santiago del Estero, Domingo Michelini, dijo que detrás del caso "hay intereses políticos y económicos y el que más tiene más quiere tener". "Detrás de todo esto hay una mano que obró, pero mentes que lo pensaron y el joven involucrado no creo que sea el único", apuntó.

El papa Benedicto XVI le aceptó el viernes la renuncia a Maccarone luego de que llegó a manos del Vaticano el video y de que el propio obispo admitió esta situación y presentó su dimisión. El episodio causó conmoción en la Iglesia no sólo por el hecho en sí mismo, sino porque Maccarone contaba con una trayectoria destacada. Culto e inteligente, había sido —entre otras cosas— observador del Episcopado ante la Convención Constituyente y miembro del Diálogo Argentino.

Pero, sobre todo, Maccarone era reconocido por su compromiso social y su distancia de los beneficios del poder. La propia cúpula del Episcopado evitó hacerle una crítica despiadada y destacó "su labor al servicio de los pobres y de quienes tienen la vida y la fe amenazada", en una declaración inusualmente comprensiva, acaso para no potenciar los efectos de la venganza política que muchos ven detrás.

Sin embargo, la postura de la conducción eclesiástica suscitó un discreto debate en los medios católicos, donde no faltaron quienes hubieran preferido una condena más severa hacia la falta cometida por el obispo, más allá de hablar de "una debilidad" y de compartir "el dolor y el desconcierto de nuestro pueblo".

Paralelamente, la conducción del Episcopado inició ayer su reunión de mediados de año y empezó a analizarse el tema. Hoy se sumará el arzobispo de Tucumán, monseñor Luis Villalba, designado interinamente en reemplazo de Maccarone.

Pero, al parecer, no volverían a difundir otra declaración mañana, al término del cónclave, sin perjuicio de que traten en el futuro de identificar a los autores de la venganza política.

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La intriga de la realidad
by Fernando Gonzalez Friday, Aug. 26, 2005 at 4:42 PM mail: fgonzalez@clarin.com

Hay en los argentinos un escepticismo natural que nos lleva a dudar de casi cualquier cosa. La decadencia nacional de las últimas décadas y las promesas incumplidas nos han acostumbrado a esperar del futuro siempre lo peor. Y el tiempo no tarda en otorgarle la razón a esos escenarios conspirativos.

Pero el escándalo de Maccarone supera la imaginación de cualquier observador escéptico. A la conmoción que generó el caso y al abrupto final de la carrera del obispo, se agrega ahora la posibilidad cada vez más cierta de una venganza política, con intrigas de palacio y mecanismos de inteligencia incluidos. Parece una película de suspenso pero sólo es un pedacito, otro, de la sorprendente realidad argentina de estos días.

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El espionaje, un sistema de control social del juarismo
by Silvina Heguy Friday, Aug. 26, 2005 at 4:44 PM mail: sheguy@clarin.com

CONMOCION EN LA IGLESIA: MACCARONE TENIA SU PROPIO EXPEDIENTE EN LOS ARCHIVOS DE LA POLICIA PROVINCIAL

El espionaje, un sistema de control social del juarismo

Las mañanas del feudo comenzaban de madrugada. A Mercedes "Nina" Aragonés, la gobernadora y esposa del caudillo Carlos Arturo Juárez, le costaba conciliar el sueño y a las 6 llegaba a la Casa de Gobierno para dar la primera orden del día: café con leche y un par de galletitas. La rutina indicaba que a las dos horas daría la segunda. Era cuando lo llamaba a Musa Azar, el jefe de la policía secreta y denunciado por violaciones a los derechos humanos. La gobernadora ya tenía el diario leído. "Venite para acá, Musita", le solía decir. Pero cuando estaba enojada se anticipaba y le daba el nombre del enemigo político que ese día le había despertado su peor humor. "Quería saber todo, cómo respiraba y con quién se acostaba", contó Musa desde la cárcel, ya caído en desgracia.

La práctica no era un invento de la gestión de Nina. Era una de las patas con las que el caudillo dominó a sus enemigos durante medio siglo. Las pruebas de este espionaje fueron encontradas el 5 de marzo; días después el presidente Néstor Kirchner ordenó la intervención de la provincia.

El hallazgo eran más de 30.000 carpetas con las intimidades de los que estuvieron en la mira de la pareja. Detalles que los propios interesados al leerlos se negaban a mostrar cuando se los pedían como prueba. La práctica —que ayer, para desestimar las sospechas de venganza contra el ex obispo Juan Carlos Maccarone, el abogado de los Juárez negó que les fueran propias— creó un estilo y una forma social de control.

Todos se sabían mirados. Maccarone tenía su propio expendiente. Una comisión de espías había viajado a Chascomús, su anterior destino, para recabar información sobre la denuncia de acoso sexual por la que el que sacerdote fue sobreseído.

Maccarone llegaba para ocupar el lugar de Gerardo Sueldo, una de las pocas figuras que se opusieron al caudillo. Había muerto en la madrugada del 4 de setiembre de 1998 en un accidente en la ruta. Días antes había dicho que llegaría al Vaticano para denunciar estas prácticas. El caballo con el que supuestamente chocó nunca apareció. La jueza que investigó el hecho, años después reconoció que el Gobierno le había "sugerido" cerrar la causa.

Además del archivo de Maccarone, en la policía secreta del juarismo había uno de Sueldo y otro detallando reuniones del Episcopado y seguimientos a los jóvenes católicos misioneros que llegaban desde Buenos Aires.

El fantasma del accidente de Sueldo también rozó a Maccarone cuando una madrugada se le cruzó un camión en la ruta.

En Santiago parecía que todo era susceptible de ser modificado. El doble crimen de La Dársena —el asesinato de Patricia Villalba y Leila Bshier Nazar—, también. Una mañana el teléfono de Musa sonó para la reunión diaria. Después él la recordó como el principio del fin. En la oficina de Nina estaba Gustavo Ick, quien junto a su padre, Néstorm maneja el grupo santiagueño más poderoso. Como metáfora de su poderío creado a la sombra del juarismo, se dice que los santiagueños nacen, viven y mueren en sus empresas.

Esa mañana, Nina dio otros nombres. A Musa le preguntó si era verdad que su hijo y el hijo de Darío Moreno, en ese momento vicegobernador, estaban en la fiesta donde murió Leyla. Musa salió enojado. Una llamada lo tranquilizó. Era el empresario, que le aseguró que todo "era una cama para Moreno".

Al otro día, el vicegobernador renunció. Una patrulla policial lo detuvo en una ruta tucumana. Lo hizo volver a Santiago. Le presentaron dos formularios para que eligiera: en ambos estaba escrita su renuncia. Así, el doble crimen se transformó en una crisis política que, sin calcularlo, saltó a los medios nacionales y meses después sacó a los Juárez del poder formal. Aunque en estos días muchos recuerdan sus prácticas informales y secretas y aseguran que están intactas.

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CONMOCION EN LA IGLESIA: PRIMERA EXPRESION PUBLICA DESPUES DE SU RENUNCIA
by Sergio Rubín Friday, Aug. 26, 2005 at 4:50 PM mail: srubin@clarin.com

Maccarone les pidió perdón a los obispos y denunció una extorsión

En una carta que envió ayer al encuentro episcopal, se disculpó por el escándalo ocurrido en Santiago. Pero advirtió que las imágenes de intimidad con un joven fueron preparadas "por intereses e inteligencia".

En una carta dirigida a los demás obispos del país, el ex obispo Juan Carlos Maccarone formuló "un pedido fraterno de disculpa y perdón", a raíz del escándalo suscistado por la aparición de un video donde se lo mostraba en situaciones de intimidad con un joven.

En su mensaje, el ex obispo de Santiago del Estero denunció además que fue víctima de un "proyecto de extorsión", que consideró probablemente armado por el juarismo, desplazado de la Gobernación de la provincia hace dos años por una intervención federal bendecida por el religioso.

De esta forma, el ahora ex obispo santiagueño certificó la hipótesis de la venganza política que manejan tanto las autoridades del Episcopado nacional como el clero de la provincia.

La entrega a las autoridades eclesiásticas de las imágenes que muestran a Maccarone con un joven de 23 años precipitó la semana pasada la renuncia del obispo y la inmediata aceptación por parte del papa Benedicto XVI. El hecho sigue causando conmoción en la Iglesia, donde el religioso gozaba de gran prestigio.

Maccarone —luego de reunirse con sus inmediatos colaboradores y pedirles también disculpas— abandonó el jueves pasado la provincia y se instaló en una localidad cercana a esta capital. El domingo redactó y envió la carta a sus pares, que ayer trascendió, y se convirtió en el primer pronunciamiento del religioso.

La nota fue leída durante la reunión de la conducción del Episcopado, que hoy finalizará su encuentro de mediados de años signada por este episodio.

El religioso no especifica en la carta —que les dirige a sus "queridos hermanos"— las circunstancias que derivaron en su renuncia. Pero tampoco niega taxativamente lo que mostraría el video.

"Un acontecimiento preparado por intereses y tecnología que implicaba un proyecto de extorsión, se aprovechó de mi buena voluntad y trajo como consecuencia herir la calidad moral de mi persona y la autoridad correspondiente", dice de entrada.

Tampoco acusa abiertamente al juarismo por la venganza política. Aunque afirma que la Iglesia en su provincia "es el bastión contra la prepotencia y la injusticia, contra las que luchamos los fieles, los religiosos y hombres y mujeres de buena voluntad, aun con riesgo para sus vidas". Y subraya, sugerente, que "esta actitud tiene costo, como puede ser esta situación dolorosa".

Maccarone les aclara también a sus pares que "mi vida no fue una misteriosa apariencia", sino que desde seminarista "obedecí a la Iglesia". Agrega que "siempre puse mi renuncia a disposición de la Santa Sede, que en esta ocasión aceptó". Dice, además, que "a raíz del doloroso momento que me toca vivir, siento una gran liberación de la angustia que me provocó este hecho".

En la parte final, reconoce "los problemas que puedo dejar a la Iglesia en Santiago y las iglesias que ustedes presiden, que no podrán comprender las cosas de manera completa ni conocer mis sentimientos". Añade que "a la Iglesia de Santiago y a Santiago del Estero los quiero mucho y me entregué a servirlos en todo lo que podía hacer: merecen un buen pastor pronto".

La cúpula del Episcopado había expresado el lunes "dolor y desconcierto" por lo revelado por el video, pero reivindicó el compromiso social y religioso de Maccarone y expresaron su "acompañamiento a nuestro hermano con afecto, comprensión y oración".

Esta posición fue considerada en ciertos medios católicos como excesivamente comprensiva.

Ayer, el vocero del Episcopado, padre Jorge Oesterheld, aclaró que la declaración "no fue de apoyo, sino de acompañamiento. La declaración no es complaciente, sino que apunta a darle una palabra de aliento a la gente que está muy perpleja", redondeó.

Una marcha en la provincia



Asociaciones de derechos humanos, partidos políticos provinciales y de izquierda marcharán mañana, a la mañana y a la noche, "en desagravio" al ex obispo Juan Carlos Maccarone, por la supuesta "extorsión" a la que habría sido sometido cuando se difundió un video en el que mantenía relaciones íntimas con un joven.

El Frente Multisectorial, que nuclea al Partido Socialista, organizaciones de derechos humanos y sectores docentes, anunció la marcha y movilización para mañana a las 20.

Mientras tanto, el MST-Teresa Vive, con el convencional constituyente Mario Castillo a la cabeza, y Olga Villalba, la madre de una de las víctimas del doble crimen de La Dársena, también promueven una "reivindicación" para el ex obispo, con duras críticas al empresario Néstor Ick, a quien responsabilizan por presuntos hechos de espionaje en su contra.

Ick y su hijo Gustavo son los empresarios poderosos en Santiago, que ganaron casi todas las licitaciones de empresas de servicio durante el gobierno de Carlos Juárez. Maccarone siempre fue muy crítico con ellos.

"Estamos convencidos de que este ataque tiene que ver con la fortaleza de Maccarone. Quiere una Iglesia diferente, y eso molesta a determinados sectores", dijo la profesora Nora Loto, del Frente Multisectorial.

SANTIAGO, CORRESPONSAL

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...satanismo in vaticano e cose del genere!
by Assurditá? Friday, Aug. 26, 2005 at 4:53 PM mail:

A proposito dei sacrifici a satana
L’OMICIDIO DI SAMUELE E L’IPOTESI ESOTERICA
http://cosco-giuseppe.tripod.com/esoterismo/samuele.htm

Jack lo Squartatore e il Mostro di Firenze: inquietanti analogie
http://cosco-giuseppe.tripod.com/esoterismo/jack_lo_squartatore.htm

IL MOSTRO DI FIRENZE:la pista esoterica
http://cosco-giuseppe.tripod.com/esoterismo/il_mostro_di_firenze.htm
http://www.aspide.org/sommario.htm


INDAGINE SUL SATANISMO IN CALABRIA
http://cosco-giuseppe.tripod.com/mitologia/doc19.htm

C’E’ UN LEGAME TRA EFFERATI OMICIDI SERIALI E LE IDEOLOGIE SATANICHE? FORSE SI.
http://cosco-giuseppe.tripod.com/mitologia/serial_killer.htm
http://italy.indymedia.org/news/2002/12/132384.php

-----------------------------------
http://cosco-giuseppe.tripod.com/mitologia/sesso.htm
Intervista a Giuseppe Cosco tratta da "Il Quotidiano" (della Calabria) di mercoledì 10

http://italy.indymedia.org/news/2002/12/132625.php

Altri crimini atroci !
Nei quali sarebbero coinvolte logge maSSoniche,cosche malavitose (la banda della 1 bianca),P2,serVIZI segreti(servi dei loro stessi VIZI a quanto pare:e poco segreti,tanto poSSono agire in tutta e sfacciata impuni´tá!) ;o(

Leggetevi i seguenti articolini dai:

http://italy.indymedia.org/news/2002/12/132340_comment.php#132572

Affiora un mosaico di orrori
http://italy.indymedia.org/news/2002/12/132433.php

EMANUELA ORLANDI
http://italy.indymedia.org/news/2002/12/132442.php

Vi piacciono le notizie 'forti'?
http://www.lapadania.com/1998/giugno/26/260698p02a3.htm
http://italy.indymedia.org/news/2002/12/132433.php

volete una notizia 'schok'?
http://www.strano.net/stragi/tstragi/relmp2/index.html
http://italy.indymedia.org/news/2002/12/132366.php

A proposito di p2,servizi segreti,massoneria ... satanismo in vaticano e cose del genere!Assurditá?Leggere please!

A proposito dei sacrifici a satana
L’OMICIDIO DI SAMUELE E L’IPOTESI ESOTERICA
http://cosco-giuseppe.tripod.com/esoterismo/samuele.htm

Jack lo Squartatore e il Mostro di Firenze: inquietanti analogie
http://cosco-giuseppe.tripod.com/esoterismo/jack_lo_squartatore.htm

IL MOSTRO DI FIRENZE:la pista esoterica
http://cosco-giuseppe.tripod.com/esoterismo/il_mostro_di_firenze.htm
http://www.aspide.org/sommario.htm


INDAGINE SUL SATANISMO IN CALABRIA
http://cosco-giuseppe.tripod.com/mitologia/doc19.htm

C’E’ UN LEGAME TRA EFFERATI OMICIDI SERIALI E LE IDEOLOGIE SATANICHE? FORSE SI.
http://cosco-giuseppe.tripod.com/mitologia/serial_killer.htm
http://italy.indymedia.org/news/2002/12/132384.php
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http://cosco-giuseppe.tripod.com/mitologia/sesso.htm

STREGONERIA E POTERE POLITICO E MILITARE
http://cosco-giuseppe.tripod.com/storia/stregoneria.htm

ORRORI DI UNA SCIENZA ASSERVITA AL MALE
http://cosco-giuseppe.tripod.com/storia/scienza.htm

PEDOFILIA, INTERNET E LA REALTA’ SPAVENTOSA DELLA FAMIGLIA
http://cosco-giuseppe.tripod.com/tendenze/pedofilia.htm

massoneria,P2,stragi di stato
http://www.strano.net/stragi/tstragi/relmp2/rel14p2.htm

I RAPPORTI INTERNAZIONALI
http://www.strano.net/stragi/tstragi/relmp2/rel20p2.htm

LA LOGGIA P2 E IL MONDO POLITICO
http://www.strano.net/stragi/tstragi/relmp2/rel21p2.htm
http://members.xoom.virgilio.it/desnaz/DestraNazionale.htm
http://italy.indymedia.org/news/2002/12/132366.php

http://italy.indymedia.org/news/2002/12/132340_comment.php#132572

http://italy.indymedia.org/news/2002/12/132340_comment.php#132572

http://italy.indymedia.org/news/2002/12/132340_comment.php#132572

http://italy.indymedia.org/news/2002/12/133006_comment.php



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vi dice niente questo nome:Emanuela Orlandi?
by squalo Friday, Aug. 26, 2005 at 5:03 PM mail:

ORRORI SUI BAMBINI E IMPERIALISMO SATANICO

Per quanto riguarda la fine, possibile, della povera ragazza, basta domandare a Joseph Ratzinger.

Era lui che faceva le fotografie a Emanuela ricattandola, e se viene definito "il pornografo del Vaticano" potete capire bene di che tipo di scatti si parla.

La ragazza non credo sia morta, probabilmente l'autorità ecclesiastica l'ha fatta "sparire" in qualche convento o monastero, con forti possibilità che questo si trovi in Francia.

Collegate questo alla morte della Guardia Svizzera, pensate che non avesse trovato nulla e niente volesse denunciare?

p.s.(sì, Polizia Statale): ma quando si parlerà della pedofilia all'interno del clero? Ma i bambini che negli U.S.A., ricordate che oltre a frasi di comodo e scuse viscide, il Papa abbia fatto un atto concreto per mettere in vista la verità? Eh, questi patteggiamenti... dai che tanti i soldi non gli mancano.

Sesso anticattolico
Satanismo in vaticANO maSSoneriaP2,Gelli,Andreotti,Demita,Berlusconi


Sesso anticattolico
Cicciolina é stata candidata come deputata dal Partito Radicale Italiano ma ben pochi ne conoscono gli oscuri motivi e le ignare masse continueranno bovinamente a ignorarlo!La veritá é realmente sbigottente:sentitela dunque.I Radicali italiani hanno una forte tradizione politica ancorata alle ideologie gandhiane;il Mahatma Gandhi non fu un politico qualunque:egli infatti guidó l'India con un impeto ed una frenesia inaudite!Gandhi scrisse una opera titolata Gandhi commenta la Bhagavad Gita (publicata puntualmente dalla Edizione Mediterranee,come d'altronde usa fare con OGNI testo di una qualche TRADIZIONE SEGRETA!).Questo testo e molto Esoterico:é iniziatico pure! In india c'é il Tantrismo e la Magia Sessuale:i Massoni le hanno adottate entrambe ormai dalla fine del 1800 in forma pressoché uficiosa(oltre che ufficiale pure)ed é arci nota la filiazione di molti radicali,incluso lo stesso Marco Pannella,nei vertici della Massoneria di Piazza del Gesú(sí,hai capito bene,lo stesso luogo di dove il Veneralissimo Gran Maestro Del Grande Oriente dÍTALIA[TUTTO GRANDE!]Licio Gelli vendeva per mascherare la sua ILLECITA attivitá:niente di meno che materassi Permaflex!).
Ma perché vi dico tutto questo?
Dove voglio arrivare?
I massoni per arrivare ad imporre i loro DOGMI DOTTRINARI ILLIBERALI ALQUANTO ECCENTRICI che sono una mescolanza di esoterismo ereticale reazionariamente anti cattolico d'Occidente + magia sessuale e Tantrismo d' Oriente(da qui la dicitura delle loro"scuole di pensiero" Gran Oriente dítalia,di francia,di inghilterra ecc,ecc.) tentano di arruolare gente come Ilona Staller (e magari trasformarla in DEPUTATI per poter diffondere il loro stile di vita alcuanto stravagante e farne pratica comune:ma non se ne deve accorgere proprio NESSUNO !
Cosí facendo riusciranno a minare il livello della morale e dell'etica dei loro rivali antichi ed acerrimi nemici:I CATTOLICI e la loro sacra istituzione pontificale !!!

E TI POSSO ASSICURARE CHE IO POSSO ESSERE CONSIDERATO QUALUNQUE COSA MENO CHE NAZISTA:SONO UN GIOVANE PIQUETERO CAZEROLERO FILO ANARCHICO ED ANCHE UN PÓ SPARTAKISTA E TROTZKYSTA, TI GARBA?
QUI IN ARGENTINA tutti i partiti politici SENZA eccezzione alcuna ci hanno venduto alla logica degli intereSSi speculativi di stampo rapace delle multinazionali che di fatto....finanziano tutto lo spettro della politica indigena.


Chiesa & pedofilia
http://italy.indymedia.org/news/2003/04/262538_comment.php#568819

http://italy.indymedia.org/news/2003/04/262599_comment.php#319782

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...
by ak Friday, Aug. 26, 2005 at 5:08 PM mail:

ahahah,ma vuoi smetterla di rompere con questi deliri ??

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A nessuno importa niente Di Emanuela Orlandi?
by se non sono putti sono omicidi? Friday, Aug. 26, 2005 at 5:11 PM mail: dilloadonmatteo@terencehill.rai.it

Bisogna farle GIUSTIZIA a lei ed a TUTTE le vittime della menzogna,morte grazie alle perversioni di sette spesso rifugiate in ambiti 'rispettabili'come chiese,logge massoniche,sette e monasteri:vi prego occupatevene

Vi prego pubblicate un resoconto nella colonna centrale:
ecco alcune documentazioni che io ho trovate su indymedia ...

http://italy.indymedia.org/news/2002/12/132584.php


Emanuela Orlandi è scomparsa il 22 giugno 1983 dopo le 19.00. Figlia di Ercole Orlandi, un dipendente del Vaticano, al momento della scomparsa Emanuela aveva 15 anni, frequentava il liceo scientifico e, nel pomeriggio, la scuola di musica Ludovico Da Victoria in Piazza santa Apollinare.
Il pomeriggio del 22 giugno Emanuela arrivò a lezione di flauto in ritardo; un ritardo spiegato in seguito, alle ore 19, con una telefonata alla sorella, nella quale Emanuela riferisce di aver ricevuto un'offerta di lavoro da un rappresentante della ditta di cosmetici Avon per promuovere i prodotti in occasione di una sfilata. La sorella le suggerisce di parlarne con i genitori prima di prendere qualsiasi decisione in merito.
Emanuela avrebbe incontrato il sedicente rappresentante poco prima di recarsi alla lezione di musica. Al termine della lezione Emanuela si confida della questione anche con l'amica Raffaella Monzi, che si congeda da Emanuela alla fermata dell'autobus, lasciandola con una ragazza sconosciuta e mai in seguito identificata. Qualcuno l'avrebbe poi vista salire su una grossa auto scura. Da questo momento in Emanuela si perdono le tracce. I familiari lanciano subito appelli sui giornali. La città viene tappezzata dai manifesti con le foto di Emanuela. Comincia così un mistero che coinvolgerà anche il Vaticano e che è rimasto tuttora senza soluzione.

Il 14 maggio 2001, padre Giovanni Ranieri Lucci, il parroco della chiesa di San Gregorio VII a Roma, ha ritrovato nel confessionale un teschio chiuso in due buste; tra la prima e la seconda busta c'era un santino di Padre Pio. Il parroco, convinto che si trattasse di un macabro scherzo, si è rivolto comunque ai carabinieri.
Si trattava di un teschio piccolo, privo della mandibola, con i denti dell'arcata superiore mancanti. Il teschio, con ogni probabilità, era stato lasciato nella chiesa il giorno prima, il 13 maggio. Proprio quel giorno, a poche decine di metri, in piazza San Pietro, il Papa stava parlando alla folla di fedeli dell'attentato avvenuto esattamente vent'anni prima. Una semplice coincidenza o un segnale? Probabilmente un messaggio inviato a chi sa interpretare il linguaggio dei simboli nella vicenda che da vent'anni vede protagonista il Papa. Il primo simbolo è nella data: il 13 maggio 1917 è il giorno dell'apparizione di Fatima. In uno dei segreti di Fatima c'è la visione del vescovo vestito di bianco colpito a morte in una grande piazza. Chi ha ordinato l'attentato contro Carol Wojtyla - un Papa particolarmente devoto alla Madonna - proprio il 13 maggio 1981 doveva conoscere molto bene questi simboli.
Il rapimento di Emanuela Orlandi, unica cittadina minorenne del Vaticano, è stata probabilmente la più potente arma di ricatto che ignoti interlocutori potessero mettere in campo contro il Papa. Quello di Emanuela diventò presto un caso internazionale: messaggi, rivendicazioni e segnali lasciati soprattutto all'interno di diverse chiese romane, collegavano la vicenda al Papa e al suo attentatore. E ora c'è chi pensa che quel teschio ritrovato a San Gregorio potrebbe essere proprio quello della ragazza scomparsa diciotto anni fa, la cui abitazione, tra l'altro, si trova a poche decine di metri dalla chiesa.

Gli studi effettuati dal professor Francesco Bruno, criminologo, sulla vicenda Orlandi, portano a conclusioni allarmanti: "Penso che la ragazza sia morta allora - spiega il professore -. Quelli che sono arrivati al punto di rapirla, non hanno avuto certo alcuno scrupolo ad ucciderla. Non potevano rischiare di avere un testimone così importante e pericoloso. Non l'hanno rapita per avere in cambio dei soldi, ma per realizzare un ricatto morale potentissimo. Quasi tutti quelli che hanno agito in questa spedizione, sono poi morti, uccisi a loro volta: non potevano restare testimoni".

Dalla prima perizia effettuata sul cranio, viste le piccole dimensioni, si è supposto che potrebbe essere quello di una ragazza, forse morta quindici o venti anni fa. "Una data compatibile con l'eventuale morte di Emanuela - spiega Bruno -; il teschio sarebbe rimasto sepolto nella terra durante questi anni. I denti potrebbero essere stati estratti quando la ragazza era ancora in vita, o successivamente, nell'intento di non rendere possibile il suo riconoscimento. Il teschio potrebbe aver subìto dei colpi che forse hanno tramortito la vittima. Si tratta sicuramente di un corpo di reato: quella persona non è morta naturalmente".
Da un primo tentativo di comparazione tra la foto del teschio e quella del viso di Emanuela Orlandi risulterebbe una straordinaria coincidenza di caratteristiche. E' stato disposto l'esame del Dna e i genitori della giovane scomparsa, anche se sono convinti che non si tratti di loro figlia, si sono resi disponibili alla comparazione.

"Il teschio è stato scelto con attenzione - aggiunge il professore -: perché o si tratta di quello di Emanuela, oppure deve ricordarlo. Dietro a un'operazione apparentemente semplice c'è un'organizzazione complessa, di servizi segreti capaci di svolgere azioni come questa, con modalità che lasciano dei dubbi per sempre".

Una vicenda dunque volutamente ambigua: si è trattato di un macabro scherzo - come pensa padre Giovanni - o di un segnale molto serio?

http://www.chilhavisto.rai.it/CLV/Misteri/2001-2002/OrlandiE.htm

http://italy.indymedia.org/news/2002/12/133006_comment.php#749817

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CONMOCION EN LA IGLESIA: EL CASO MACCARONE
by Alfredo Gutiérrez Friday, Aug. 26, 2005 at 5:12 PM mail: agutierrez@clarin.com

El joven del video, con deudas muy sugestivas


El hombre que filmó en secreto al ex obispo Juan Carlos Maccarone en una situación íntima, y precipitó su renuncia, es un deudor bancario importante y emitió cheques sin fondos por más de 17 mil pesos desde diciembre de 2004.

Según la información oficial —en la página web del Banco Central—, Alfredo Sebastián Serrano le debe en este momento 7.900 pesos al Banco de Santiago del Estero S.A. Y otros 500 pesos al Banco Mercurio S.A., que emite la tarjeta de crédito Sol, que usan los empleados públicos de de Santiago del Estero.

Su situación como deudor es de categoría 3 y 4 respectivamente (a junio de este año), es decir casi al límite porque que no pagaba al menos desde febrero. La categoría 5 es "incobrable". La información se puede ver en el link "central de deudores y cheques rechazados" del BCRA.

Hay datos curiosos. Por ejemplo, el 16 de febrero emitió un cheque sin fondos —que fue rechazado— de $ 1.100. El 30 de diciembre de 2004, otro por $ 5.000. Y un día antes, otro "cheque volador" de $ 1.000. En cambio, el 2 de diciembre el banco pagó $ 3.000 de otro cheque sin fondos. En realidad, Serrano —quien en un video adujo falta de dinero para su "venganza" contra Maccarone— parece moverse mucho con su chequera. Entre diciembre y febrero emitió un promedio de un cheque cada cinco días, todos sin fondos.

Según el último informe, en el Banco de Santiago del Estero tiene cheques rechazados por $ 12.820. En el Mercurio por otros rechazos 4.685 pesos, lo que suma engaños por 17.505 pesos.

Además, Serrano tendría otra cuenta con giros en descubierto en otro importante banco de capitales norteamericanos, aunque esta información no está aún en la página del BCRA

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Cómo llegó al Vaticano el video del obispo Maccarone en tiempo récord
by Julio Algañaraz. ROMA CORRESPONSAL Friday, Aug. 26, 2005 at 5:14 PM mail: jalganaraz@clarin.com

CONMOCION EN LA IGLESIA: HISTORIA SECRETA: COMO SE RESOLVIO LA SITUACION DEL OBISPO ARGENTINO

Cómo llegó al Vaticano el video del obispo Maccarone en tiempo récord

Nadie quiere hablar y el que dice algo apenas lo susurra al oído del cronista después de exigir el anonimato con la tradicional frase a la italiana: "Yo no estaba, y si estaba, dormía". El obispo Juan Carlos Maccarone fue —renunciado— por el Papa, que se encontraba en su natal Alemania, tras un proceso muy rápido, que duró pocas horas. El día clave fue el jueves 18.

No está claro si todo ocurrió el jueves o si los hechos comenzaron a enlazarse desde el miércoles. El 18 fue el día en que comenzó la visita del nuevo Papa, Benedicto XVI, a Colonia, en su tierra germánica, en una peregrinación apostólica que duró incluso hasta el domingo 21, con motivo de la Jornada Mundial de la Juventud.

Clarín estaba también en Colonia, donde no hubo ni el menor atisbo de que un escándalo comenzaba a estallar en la lejana Argentina, y que sus efectos habían llegado a las máximas cumbres de la Iglesia.

He aquí la reconstrucción, inevitablemente parcial e imprecisa, de los hechos:

MANOS NEGRAS. El miércoles o el jueves temprano en Buenos Aires, Mano Negra Uno (se trataría de un laico, ex diplomático, con buenos contactos en el clero), le entregó al nuncio apostólico, monseñor Adriano Bernardini, embajador del Papa en nuestro país, la casete con el video del escándalo que envolvió a Maccarone.

Por otro lado, Mano Negra Dos (negra color sotana en este caso, porque se trataría de un obispo) le anticipó por teléfono a la Secretaría de Estado del Vaticano el contenido del video y la gravedad del caso.

EL CAMINO DEL VIDEO. El nuncio Bernardini habló por teléfono con monseñor Maccarone, quién admitió la existencia del video y sus culpas. Quedaron de acuerdo en encontrarse en la Nunciatura el viernes 19, es decir, 24 horas después.

Tras ese diálogo, el embajador del Papa preparó un largo y minucioso informe contando el caso. Más tarde, avisó al Vaticano que por correo diplomático viajaban el video y el documento completo que había escrito.

UN MENSAJE A COLONIA. Con las debidas precauciones, monseñor Bernardini mandó también el cable cifrado a la Secretaría de Estado con el texto del informe. No se sabe exactamente si habló por teléfono con sus superiores que estaban en Colonia, el secretario de Estado, cardenal Angelo Sodano; con el "canciller" vaticano, monseñor Giovanni Lajolo; o con el Sustituto, el arzobispo argentino Leonardo Sandri.

En concreto, el jueves por la tarde, el Prefecto de la Congregación para los Obispos —el "ministerio" vaticano encargado de los nombramientos, renuncias y problemas de los episcopales— cardenal Giovan Battista Ré, llevó la documentación al Papa.

—Si está todo completo, adelante...—, se limitó a decir Benedicto XVI. De inmediato firmó la aceptación de la renuncia.

UN ENCUENTRO TENSO. El viernes 19 por la mañana, fue borrascoso, dicen, el encuentro en Buenos Aires entre el nuncio Bernardini y monseñor Maccarone, quién se enteró allí en la Nunciatura que "su dimisión ha sido aceptada por el Santo Padre".

Ese mediodía, el gobierno argentino fue notificado oficialmente, de acuerdo al protocolo, que monseñor Maccarone no era más el obispo de Santiago del Estero por propia decisión del Sumo Pontífice.

A las cinco de la tarde, en los quioscos de la ciudad, comenzó a venderse la edición cotidiana del Osservatore Romano.

El diario vaticano, nada menos que en su primera página, traía la noticia de que el Papa había aceptado la renuncia presentada por el obispo argentino.

Como el periódico francés Le Monde, que también es un vespertino, la edición del "Osservatore Romano" lleva la fecha del día siguiente, en este caso la del sábado 20, lo que causa a veces un poco de confusión.

Pero todo había terminado para las cinco de la tarde del viernes 19 de agosto. A esa hora, el dato sobre la dimisión de monseñor Maccarone ya había tomado estado público.

El dato sobre el video que complicaba al obispo le llegó al nuncio el jueves 18. Ese día se enteró el Papa, quien desde Alemania dio la orden de aceptar la renuncia.

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Los personajes clave de la trama vaticana
by prima mons milingo, ora questo maccherone ? Friday, Aug. 26, 2005 at 5:22 PM mail:

prima monsignor milingo, ora questo vescovo maccherone argentino?
Ma che cercano?
Cosa vogliono? E soprattutto: dove diavolo se li vanno a cercare ?, nell' acquasantiera non ci dovrebbe essere posto per questi santi indemoniati !!!

CONMOCION EN LA IGLESIA

Los personajes clave de la trama vaticana
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Juan Carlos Maccarone era hasta la semana pasada obispo de Santiago del Estero y presidente de la Comisión de Catequesis del Episcopado argentino. Gozaba de gran prestigio ya que fue uno de los impulsores del Diálogo Argentino, en la crisis del 2001, y fue observador de los obispos en la Convención Constituyente de 1994.

El nuncio apostólico Adriano Bernardini fue quien recibió la noticia sobre el video de Maccarone que desató el escándalo. Es el embajador del Papa en la Argentina y su perfil diplomático es muy reconocido en el país.

Hay otros dos personajes fundamentales que aparecen en esta historia, pero que ninguna de las fuentes consultadas acepta mencionar con nombre y apellido. Al nuncio Bernardini le habría enviado el video —donde aparece Maccarone— un laico y ex diplomático de sólidos vínculos en la Iglesia local y El Vaticano.

Además de esa gestión, en la historia también aparece otro personaje enigmático. Se trataría de un obispo, quien habría hecho un llamado al Vaticano para informarles de la existencia del video y del contenidoque complicaba seriamente a Maccarone.

Estos personajes tendrían posicionamientos políticos e ideológicos diferentes de los expresados por Maccarone, a quien los analistas eclesiásticos le asignaban posibilidades de ascender en la estructura clerical. Y su renuncia como obispo le despejaría el camino a esos sectores.

El Papa Benedicto XVI, quien aceptó el jueves 18 la renuncia de Maccarone, fue elegido Pontífice en abril, en reemplazo del fallecido Juan Pablo II. Nacido en Alemania y con un perfil ideológico conservador, Joseph Ratzinger es considerado un "guardián de doctrina".

Giovanni Battista Re fue quien la avisó al Papa sobre la situación de Maccarone. Es el presidente de la Congregación de los Obispos y uno de los hombres clave de la nueva cúpula vaticana.

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Maccarone ha avuto veramente il coraggio di confessare?
by booooooh Friday, Aug. 26, 2005 at 5:43 PM mail:

Messo alle strette dall'evidenza del filmino porno non ha potuto smentire NULLA !!!

La cosa più grave è che ha OBLIGATO quel povero disgraziato a delle prestazioni sessuali da più di un ano e mezzo perchè da più di due anni gli andava promettendo un posto di lavoro ...
bene bene: ha abusato della sua posizione e veste vescovile il bel porco vile, ha predicato contro l'omosessualità quale infermità e cancro sociale, ha più volte e spudoratamente attaccato la contraccezione e l'impiego di preservativi sostenendo che l' AIDS era un flaggello divino contro le perversioni e promiscuità sessuali ....

... magari potesse avere contratto lui, il primo moralista del mio reame, sifilide aids e gonorrea il porco vescovo vile, moralista del sacro ovile ...

Maccarone sumó un nuevo respaldo
El obispo de Santa Fe, José María Arancedo, dijo que el prelado santiagueño tuvo el valor de reconocer su error y expresó que "su vida no fue una mentira"



SANTA FE (Télam).– El obispo de Santa Fe, monseñor José María Arancedo, aseguró hoy estar "dolido y asombrado" por lo ocurrido con su par santiagueño, Juan Carlos Maccarone, de quien destacó que siempre trabajó "al servicio de la comunidad y de la gente mas necesitada".

"El trabajo de Maccarone es permanente, pero este hecho demuestra la fragilidad de los hombres. Maccarone tuvo la honestidad de recoonocerlo y de dar un paso al costado", destacó el prelado en declaraciones realizadas esta mañana a una radio de la capital santafesina.

En este sentido, Arancedo dijo estar "asombrado" por lo ocurrido y aseveró que "el comunicado que hemos sacado los obispos demuestra el pensar de los sacerdotes frente a este caso".

El obispo de Santiago del Estero, Juan Carlos Maccarone decidió renunciar a su puesto luego de que llegara a las autoridades eclesiásticas un video que lo registraba en una escena íntima con un joven de 23 años.

En el marco de las repercusiones generadas por la renuncia de Maccarone indicó que si bien se sentía "dolido", se debe "seguir trabajando desde el evangelio y desde la misericordia".

Además, el obispo santafesino dijo que Maccarone "ha sido un gran sacerdote y un gran obispo que ha prestado servicio con sinceridad".

"Su vida no ha sido una mentira. Para mí este hecho no nos dice todo lo que está pasando", planteó el obispo de Santa Fe en sus declaraciones.

http://buscador.lanacion.com.ar/Nota.asp?nota_id=732986&high=maccarone

http://www.lanacion.com.ar/cultura/nota.asp?nota_id=732986

La renuncia de monseñor Maccarone El Gobierno, preocupado por las versiones de "venganza"

“Si ocurrió algo así, es preocupante”, aseguró Alberto Fernández; ayer, el vocero del arzobispado había dicho que el caso sonaba "a algo bastante armado"

La renuncia del obispo de Santiago del Estero, Juan Carlos Maccarone generó hoy nuevas reacciones, tanto en el ámbito político como en el eclesiástico.

El jefe de Gabinete, Alberto Fernández, juzgó hoy como "preocupante" la posibilidad de que haya sido una "venganza política" la filmación de un video que muestra al renunciante obispo con un joven de 23 años en una relación íntima.

Las declaraciones de Marcó. "Si algo así ha ocurrido es preocupante y no es bueno que eso pase tampoco", expresó Fernández al ser consultado acerca de las declaraciones hechas ayer por el padre Guillermo Marcó -vocero del Arzobispado de Buenos Aires- quien dijo que el video que provocó el alejamiento de Maccarone "suena" a algo "bastante armado por una especie de sistema de inteligencia".

Dentro de la Iglesia. En declaraciones formuladas a radio Rock & Pop, el jefe de ministros sostuvo que todo lo sucedido con monseñor Maccarone "es un tema que ha transcurrido muy dentro de la Iglesia", por lo que el gobierno nacional "no" conoce "más de lo que se dice públicamente".

En ese sentido, señaló que, "cuando el vocero (por Marcó) habla, parece que habla con un conocimiento" que él no tiene, tras lo que reiteró que, "de todos modos, si algo así ha ocurrido es preocupante".

Investigados. Las declaraciones de Fernández se conocieron luego de que se informara que el gobierno que encabezaban los Juárez investigaba , a través de un organismo de inteligencia, a la mitad de los sacerdotes de Santiago del Estero. .

Desde el Episcopado. Mientras continúan las deliberaciones de la comisión permanente de la Conferencia Episcopal Argentina, el vocero del Episcopado, Jorge Oesterheld, apoyó la explicación esbozada ayer por Marcó al aseverar que "todo parece indicar que hubo una operación" contra Maccarone, "porque la cosa es muy sofisticada y compleja".

De todos modos, si bien abonó la teoría de una venganza política contra Maccarone, Oesterheld aclaró, en declaraciones a radio 10, que el tema "no fue abordado por los obispos de esta manera", en el marco de las deliberaciones de la comisión permanente del Episcopado.

Carta. El obispo renunciante envió ayer una carta a ese cuerpo, de la que no trascendió el contenido, tal como consigna LA NACION en su edición de hoy .

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Il vostro vescovo Maccarone non sarebbe il solo ..........................................
by almeno la metà sono dei ricchioni Friday, Aug. 26, 2005 at 5:45 PM mail:

El caso Maccarone Investigaban en Santiago a la mitad de los sacerdotes
Los espiaba el organismo de inteligencia de Musa Azar



SANTIAGO DEL ESTERO.­– Algo queda claro: el video que muestra al obispo Juan Carlos Maccarone manteniendo una relación íntima con un joven de 23 años es el último eslabón de una serie de investigaciones, escuchas telefónicas y operaciones intimidatorias que han sufrido, en esta provincia, unos 25 sacerdotes durante los últimos ocho años, con el poder en manos del matrimonio Juárez.

Cuando hace algo más de un año, el 2 de abril de 2004, el entonces interventor provincial Pablo Lanusse desarticuló la Dirección de Informaciones, conocida como D-2, se descubrió que el organismo había acumulado en los últimos 20 años más de 40.000 carpetas con información personal de ciudadanos, políticos opositores, militantes y curas.

Más de la mitad de los 47 sacerdotes que hay en Santiago del Estero tenía su propia foja en los archivos de esta organización, a la que llaman “la Gestapo juarista”. La D-2 era comandada por el comisario general (retirado en 1978) Antonio Musa Azar, que fue denunciado por la Comisión Nacional sobre la Desaparición de Personas (Conadep) y por la Comisión de Derechos Humanos de la Cámara de Diputados de la Nación. Y que ahora se encuentra en prisión.

Uno de los primeros sacerdotes en ser investigado por el D-2 fue el padre Marcelo Trejo. El religioso era el titular de la Secretaría de Derechos Humanos, creada en 1997 por el obispo Gerardo Sueldo, que falleció en un dudoso accidente automovilístico el 4 de septiembre de 1998.

“Durante nuestras misas los fieles se acercaban y nos relataban cómo el poder político los investigaba. El que se oponía a los Juárez era destituido, marginado o echado de su empleo. Sueldo vio esa injusticia y fundó la Secretaría de Derechos Humanos. Allí empezamos a contener a toda la gente que tenía miedo”, dijo a LA NACION el padre Trejo.

Con la llegada de Maccarone, en 1999, la Secretaría cobró más fuerza. “Desde sus homilías y sermones el obispo criticaba al poder político y económico. Marcaba un camino para los pobres e intentaba despertar una conciencia ciudadana y democrática entre todos los santiagueños”, dijo Juan Carlos Storniolo, actual camarista de Santiago del Estero y primer asesor letrado de la Secretaría de Derechos Humanos, en 1997.

Pero no sólo Maccarone criticaba al poder político económico. Sus sacerdotes, identificados con el ala progresista de la Iglesia, también exhortaban a sus fieles a ser conscientes del “cambio que se producía en la provincia”.

El padre Sergio Lamberti recuerda que al poco tiempo de llegar monseñor Maccarone comenzaron las escuchas telefónicas y los infiltrados en las reuniones de la pastoral social. “Había fieles y policías buenos que se acercaban después de la misa y me decían: Padre, cuídese que lo están escuchando. Lo vigilan día y noche. Transcriben sus homilías y lo graban durante las marchas”, recordó el sacerdote.

Para el obispo las escuchas telefónicas y las investigaciones policiales no eran algo nuevo. Poco antes de dejar Chascomús para llegar a la diócesis de Santiago del Estero, un grupo de espías del D-2, comandados presuntamente por el comisario José “Chupa” Ramírez, comenzó a investigar al prelado. En ese momento estalló el escándalo por el doble crimen de la Dársena y llegó la intervención federal que pondría fin al régimen juarista, que había dominado estas tierras por 30 años.

Maccarone hizo su descargo durante la intervención provincial. Y el prelado, junto con los sacerdotes Lamberti, Trejo, Rolando Tenti, Julio Sabat y otros 20 párrocos, presentaron un recurso de hábeas data para constatar si efectivamente en el D-2 había informes sobre ellos. Y había…

Inteligencia privatizada

“Me entregaron una carpeta con dos recortes de diario y una hoja con mis datos. Fue una cargada. Estoy seguro de que mi ficha sigue en manos de un grupo de espías que aún sigue actuando en Santiago. Pero con la desarticulación del D-2 y el encarcelamiento de Musa Azar, la inteligencia se privatizó. Toda esa gente que investigaba ahora trabaja en distintas agencias de seguridad privadas”, se lamentó Trejo.

Lamberti dijo que a él le entregaron una carpeta voluminosa con muchísimo material personal. “Había textos de mis homilías y material procesado de mi vida privada”, señaló el cura.

Una vez finalizada la intervención federal, la causa sobre las investigaciones del D-2, casi quedó en el olvido y en abril de este año los sacerdotes tuvieron que ampliar sus declaraciones. “El juez federal Angel Toledo quería cerrar la causa por falta de evidencias. Hay más de 40.000 carpetas y dice que faltan evidencias. Así se manejan las cosas aquí. Maccarone siempre estuvo preocupado por el espionaje en su curia. Aunque ya se había desarticulado la D-2, en marzo último contrató técnicos para que revisaran toda la catedral, el Arzobispado y verificaran las líneas de teléfono”, explicó Lamberti.

Y Trejo añadió: “Nos preocupa que la metodología de filmar un video íntimo que provocó la renuncia de Maccarone reedita viejas prácticas mafiosas y extorsivas que antes estaban en manos del poder político de los Juárez. Ahora están en manos del poder económico que todos conocemos”.

Por Jesús A. Cornejo
Enviado especial

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Ya no percibe un sueldo del Estado
by Maccarone senza soldo non lo stipendiano più Friday, Aug. 26, 2005 at 5:47 PM mail:

Ya no percibe un sueldo del Estado
Maccarone no pidió el beneficio para dignatarios retirados



Cuando renunció a su tarea de obispo en Santiago del Estero, monseñor Juan Carlos Maccarone cesó instantáneamente de percibir el haber que el Estado le paga por sus funciones y que alcanza los 4200 pesos mensuales. Así, además de su cargo en la diócesis santiagueña, el prelado dejó su salario, y hoy no cuenta con remuneración alguna.

Según confirmaron ayer a LA NACION en la Secretaría de Culto, que depende de la Cancillería, Maccarone no ha solicitado aún el beneficio económico que por ley disponen los dignatarios religiosos que alcanzan su rango y que pasan a la categoría canónica de eméritos por razones de edad o por motivos de otra índole.

Aunque está a tiempo de requerirlo, su decisión lo diferencia, al menos por el momento, de lo actuado por monseñor Edgardo Gabriel Storni, el ex arzobispo de Santa Fe que renunció en 2002 como consecuencia de una serie de denuncias sobre presunto abuso sexual a seminaristas, y que solicitó el beneficio apenas dimitió.

"No hemos recibido hasta ahora petición alguna de parte de monseñor Maccarone para acceder al beneficio económico del que disponen los obispos eméritos. Esto no significa que no pueda pedirlo después, pues no hay nada que se lo impida", dijo el secretario de Culto, Guillermo Oliveri.

Más allá de que no existen trabas legales, la tradición -explicaban ayer en la repartición que conduce Oliveri- indica que la requisitoria de los haberes sea formulada por los obispos casi en paralelo con la presentación de la carta de renuncia o de cese de actividades. Esto es justamente lo que no ha sucedido.

De acuerdo con lo que establece la ley 21.540, de 1977, que determina el régimen de asignaciones para los dignatarios religiosos, el beneficio que cabe a quienes se retiran o dimiten es por un monto equivalente al 70% del sueldo que corresponde a un juez en actividad. Esa cifra equivale a $ 3700.

Al beneficio pueden acceder arzobispos, obispos y auxiliares que hayan superado los 75 años de edad o presentado argumentos que demuestren incapacidad para ejercer la función pastoral. El caso de Maccarone encuadraría en este último punto.

Un ejemplo de renombre que no ha solicitado el beneficio es el arzobiso emérito de Paraná, monseñor Estanislao Karlic, ex presidente del Episcopado.

Lucas Colonna


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"Estoy solo en todo esto; no recibí un peso por el video"
by Gustavo Carabajal Friday, Aug. 26, 2005 at 5:49 PM mail:

El remisero Alfredo Serrano contó su versión a LA NACION



“El obispo Maccarone me engañó. Había prometido conseguirme trabajo y no cumplió, por eso decidí vengarme y lo filmé mientras teníamos un encuentro íntimo. No le tengo miedo a nadie. Soy bien católico.”

La frase pertenece a Alfredo Serrano, el remisero santiagueño de 23 años que provocó el escándalo que terminó con la renuncia del obispo de Santiago del Estero, Juan Carlos Maccarone.

“Yo no recibí ni un solo peso por el video. Tampoco tuve como objetivo extorsionar a nadie. Quería que se fuera Maccarone, que lo echaran. Mi intención tampoco fue atacar a la Iglesia como institución. Sólo quería que renunciara Maccarone, que todo el mundo supiera lo que me hizo”, expresó Serrano en un diálogo con LA NACION, en un bar de la zona de Congreso, a última hora de anoche.

Serrano, que no aceptó ser fotografiado, parecía muy nervioso; gesticulaba de forma exagerada y, por momentos, lo que decía era casi incomprensible. Aseguró que viajó a Buenos Aires para contratar a un abogado y llevar su caso a la Justicia. Afirmó que no tiene confianza en el sistema judicial de la provincia de Santiago del Estero.

“Hubo gente que me sugirió que podía pedir plata por el video en el que estoy con el obispo. Otros me aconsejaron que le pidiera plata al propio Maccarone. Pero no lo hice”, indicó, mientras, por un celular, hablaba supuestamente con un letrado santiagueño.

“En todo esto estoy solo. Dos abogados me acercaron a un empresario santiagueño. Yo les entregué el video porque ellos me dijeron que iban a guardarlo como garantía por si me ocurría algo. En realidad, lo que hicieron fue entretenerme, engañarme y, por lo que me enteré después, terminaron mandando el video a alguien en el Vaticano”, dijo Serrano, que se negó a identificar quiénes eran los abogados y el hombre de negocios a los que se refería.

El remisero afirmó que también grabó de manera subrepticia a los dos abogados y al empresario a los que les entregó el video.

–Algunas versiones indicaban que usted no estuvo solo. Que su encuentro con el obispo fue grabado con dos cámaras.

–Es mentira. Fui yo solo, con una cámara que oculté en un bolso. No me ayudó nadie. Aunque un amigo mío sabía lo que iba a hacer. El encuentro con Maccarone fue en su despacho del Obispado, hace tres semanas, después de las 21. Pero no fue el único encuentro. Hubo varios, durante casi cinco años.

–Usted dice que hizo todo por venganza...

–Pasaron cosas muy fuertes, que me dolieron mucho. Me había prometido trabajo y no cumplió. Hace quince años que falleció mi padre, que trabajaba en la administración pública. Por entonces, mi madre comenzó a reclamar que la incorporaran en lugar de mi padre. Pero no pasó nada. Hace cinco años nos acercamos con ese reclamo a Maccarone. El puesto podía ser para mí o para mi madre. Sabíamos que el obispo podía conseguir el nombramiento. Me lo había prometido. Pero no hizo nada. Mi mamá se encadenó tres o cuatro veces frente a la Casa de Gobierno y no ocurrió nada.

Serrano relató que hace cuatro meses le advirtió de sus planes a su madre. Esta le envió entonces una carta anónima a Maccarone, en la que le advertía que alguien había amenazado con divulgar fotos comprometedoras suyas con un joven que concurría regularmente al Obispado.

Según Serrano, su madre lo hizo con un doble propósito: advertir a Maccarone y disuadir a su hijo de seguir con el plan.

“Estoy a disposición de la Justicia para que investigue si recibí dinero o no por haber grabado el video. No tengo miedo, pero estoy muy mal por todo lo que pasó. Hace tiempo que no duermo bien, no estoy tranquilo y desconfío de todo el mundo. Yo sabía que lo que hice con el obispo se iba a conocer en todo el mundo”, concluyó Serrano, mientras no dejaba de hacer gestos.

Por Gustavo Carabajal
De la Redacción de LA NACION

Por TV





SANTIAGO DEL ESTERO (De un enviado especial).- Anoche, el Canal 7 de esta ciudad, propiedad del grupo Ick, tenía previsto emitir una entrevista con Alfredo Serrano, en el programa "Libertad de opinión". Sin embargo, la entrevista no fue puesta en el aire por decisión de la Dirección de Programación de esa emisora, según informaron fuentes del canal, aunque no precisaron los motivos que determinaron esa decisión.

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Benedicto XVI aceptó la renuncia del obispo de Santiago del Estero
by maccarone alla puttonesca ? Friday, Aug. 26, 2005 at 5:53 PM mail: piattoforte@vaticANO.org.vt

Benedicto XVI aceptó la renuncia del obispo de Santiago del Estero

Juan Carlos Maccarone no había alcanzado el límite de edad de 75 años



El nuncio apostólico, monseñor Adriano Bernardini, comunicó esta mañana que el Santo Padre Benedicto XVI aceptó la renuncia al gobierno pastoral de la diócesis de Santiago del Estero, presentada por monseñor Juan Carlos Maccarone, informó la agencia católica AICA.

Al mismo tiempo el Sumo Pontífice nombró administrador apostólico de dicha circunscripción eclesiástica a monseñor Luis Héctor Villalba, arzobispo de Tucumán y Metropolitano de Santiago del Estero.

Si bien el prelado santiagueño no alcanzó el límite de los 75 años que establece el Código de Derecho Canónico, alegó en su dimisión el inciso 2, del cánon 401, que refiere a enfermedad u otra "causa grave".

"Se ruega encarecidamente al obispo diocesano que presente la renuncia de su oficio si por enfermedad u otra causa grave quedase disminuida su capacidad para desempeñarlo", especifica la norma canónica.

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Bush, o la edad de la mentira
by la falsa morale del potere Wednesday, Aug. 31, 2005 at 1:01 AM mail:

El intelectual frente al «político»
Bush, o la edad de la mentira
por José Saramago*

Me pregunto cómo y porqué Estados Unidos, un país en todo tan grande, ha tenido, tantas veces, tan pequeños presidentes... George W. es quizá el más pequeño de todos. Inteligencia mediocre, ignorancia abisal, expresión verbal confusa y permanentemente atraída por la irresistible tentación del disparate, este hombre se presenta ante la humanidad con la pose grotesca de un cowboy que hubiera heredado el mundo y lo confundiera con una manada de ganado.... A continuación presentamos el prólogo completo de José Saramago, Premio Nóbel de Literatura, que apareció en el libro «El Nerón del Siglo XXI», la mejor obra biográfica de George W. Bush.
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El Estado es la forma superior de la moralidad.
«Política», Aristóteles

La carrera política y empresarial de George Walker Bush, hijo del director de la C.I.A. y, más tarde, 41º Presidente de los Estados Unidos, George Herbert Walker Bush, se encuentra narrada y documentada con minuciosidad y precisión en el libro de James Hatfield para el que estas palabras van a servir de modesto prólogo.

Pertenece al dominio de lo obvio que de una presentación como ésta (asumo la redundancia) nadie espera más que lo que la propia obra va a decirle. En general, lo que los prólogos hacen (y éste sólo confirma la regla) es simular que abren una puerta que ya estaba abierta... Siendo así, mi sincero consejo al lector interesado en conocer los avatares y caminos que acabaron sentando a George Walker Bush en el trono imperial y colonial de la Casa Blanca, es que se salte estas líneas sin pensárselo dos veces y entre directamente en el asunto.

Al lector fuera de lo común que, pese al consejo, haya decidido entretenerse unos instantes en estas páginas, me permito dejar aquí, en señal de gratitud, como resumido vademécum del ilustrativo viaje que va a iniciar, la relación de algunas de las principales etapas que marcaron la vida y milagros del actual (y fraudulento) presidente de Estados Unidos de América del Norte, George Walker Bush, a quien los amigos, en el tiempo de la juventud (y quién sabe si todavía hoy), llamaban cariñosamente W. Y como, según las mejores biografías autorizadas, George Walker, igual que Saulo cayendo del caballo en el camino de Damasco, recibió de las alturas la iluminación de la gracia que, en su caso, le hizo dejar el alcohol y arrepentirse de la vida disoluta en que se le estaba perdiendo el alma, me voy a permitir, tomando como piadoso ejemplo las estaciones del vía crucis cristiano, enumerar algunos pasos de la peculiar vía triunfalis que, por ser el hijo mayor de su señor padre, le habría de conducir hasta el ombligo del mundo, más conocido como Despacho Oval.

Helas aquí: En una primera estación se muestra hasta qué extremo influyó el peso político y empresarial paterno para que George W. fuese admitido y obtuviera diplomaturas en las universidades de Andover y de Yale; en una segunda estación se explican las maniobras y los artificios de que George W. se sirvió para que lo situaran en el número uno, de una lista de espera de miles, para inscribirse en la Guardia Nacional de Tejas y de esa manera tener una razón para no ir a la guerra de Vietnam; en la tercera estación se destapa el engranaje financiero con que fueron reflotadas las compañías petrolíferas de George W. cuando estaban al borde de la quiebra; en la cuarta estación se aclara el laberíntico proceso de venta de las acciones de la Harken Energy Corporation; en la quinta estación se describe la operación de adquisición del equipo de béisbol Texas Rangers y como la posterior venta de su parte (pese a ser minoritaria) hizo de George W. un multimillonario; finalmente, en la sexta y última estación se analizan en pormenor las campañas que, en dos ocasiones, elección y reelección, colocaron al hijo predilecto de George Herbert Walker Bush en el gobierno del estado de Tejas, el último escalón que le faltaba a W. para que, un día, ojos desafiando ojos, dispuesto para desenfundar el Colt de la pistolera, como en O.K. Corral, pudiese lanzarle a la cara de la estatua de Abraham Lincoln estas palabras que, en su boca, suenan como un insulto: «Yo también soy presidente de los Estados Unidos». Presidente de los Estados Unidos, sí, pero gracias al fraude, a la mentira, a la manipulación.

Peor aún que todo esto, y hablando alto y claro: George Walker Bush llegó a la presidencia de su país por obra de un golpe de estado perfectamente caracterizado, al que sólo le faltó el habitual retoque militar, aunque no, ciertamente, la aquiescente benevolencia del Pentágono.

La acción conjunta (y concertada) de cinco jueces de derechas del Tribunal Supremo de los Estados Unidos, del gobernador de Florida, Jeb Bush, hermano del candidato republicano, y de la mayoría abrumadora de los medios de comunicación social norteamericanos, con especial relevancia los informativos de televisión que, «controlados por las grandes corporaciones industriales y financieras, difunden la opinión directa del Estado-empresa», tuvo como consecuencia una de las más ignominiosas y descaradas usurpaciones de poder que los tiempos modernos tuvieron la desgracia de atestiguar.

El mundo asistió estupefacto a una exhibición de prestidigitación política que ha dejado para siempre en la sombra las artes manipuladoras de otro presidente norteamericano, Richard Milhous Nixon, aquél que entró en la Historia de los Estados Unidos con el expresivo apodo de Dick Trick, que significa algo así como embustero, farsante, impostor, tramposo (dejo al lector que elija el término que considere más adecuado).

Me pregunto cómo y porqué Estados Unidos, un país en todo tan grande, ha tenido, tantas veces, tan pequeños presidentes...
George W. es quizá el más pequeño de todos. Inteligencia mediocre, ignorancia abisal, expresión verbal confusa y permanentemente atraída por la irresistible tentación del disparate, este hombre se presenta ante la humanidad con la pose grotesca de un cowboy que hubiera heredado el mundo y lo confundiera con una manada de ganado.

No sabemos lo que realmente piensa, no sabemos siquiera si piensa (en el sentido noble de la palabra), no sabemos si en realidad no será un robot mal programado que constantemente confunde y cambia los mensajes que lleva grabados en su interior. Pero, honra le sea dada al menos una vez en la vida, hay en George Walker Bush, presidente de Estados Unidos, un programa que funciona a la perfección: el programa de la mentira.

Él sabe que miente, sabe que nosotros sabemos que está mintiendo, pero, por pertenecer a la tipología de comportamiento del mentiroso compulsivo, seguirá mintiendo aunque tenga delante de los ojos la más desnuda de las verdades, repetirá la mentira incluso después de que la verdad le haya estallado ante su mismo rostro.

Mintió para hacer la guerra contra Irak como ya había mentido sobre su pasado turbulento y equívoco, es decir, con la misma desfachatez. La mentira, en George W., viene de muy lejos, la trae en la masa de la sangre. Como mentiroso emérito, él es el corifeo de todos los mentirosos que lo han rodeado, aplaudido y servido como lacayos durante los tres últimos años. Ahora son menos los yes men, pero todavía sueltan sus gorgoritos embaucadores.

No había armas de destrucción masiva en Irak, las que existieron fueron destruidas tras la guerra del Golfo, en 1991. Pero Anthony «Tony» Blair y José María Aznar, los tenores preferidos de George W., continuaron, en su santo nombre, dándole vueltas al gastado y rayado disco de la amenaza que Sadam Hussein representaba para la humanidad... George Walker Bush expulsó la verdad del mundo para, en su lugar, inaugurar y hacer florecer la edad de la mentira.

La sociedad humana actual está impregnada de mentira como de la peor de las contaminaciones morales, y él es uno de los mayores responsables. La mentira circula impunemente por todas partes, se ha erigido en una especie de otra verdad.

Cuando hace algunos años un primer ministro portugués, cuyo nombre por caridad omito aquí, afirmó que «la política es el arte de no decir la verdad», no podía imaginar que George W. Bush, tiempo después, transformaría la chocante afirmación en una travesura ingenua de político periférico sin conciencia real del valor y del significado de las palabras.

Para George W. la política es, simplemente, una de las armas del negocio, y, tal vez la mejor de todas, la mentira como arma, la mentira como vanguardia de los tanques y de los cañones, la mentira sobre las ruinas, sobre los muertos, sobre las infelices y siempre frustradas esperanzas de la humanidad.

No es cierto que el mundo sea hoy más seguro que hace tres años, pero no dudemos de que sería mucho más limpio y tranquilo sin la política imperial y colonial del presidente de Estados Unidos de América, George Walker Bush, y de cuantos, conscientes del fraude que estaban cometiendo, le abrieron el camino para la Casa Blanca. Después de dispararle un tiro a Abraham Lincoln.


José Saramago
Premio Nobel de Literatura.
Los artículos de esta autora o autor

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La biografía no autorizada de George W. Bush
by José Saramago Wednesday, Aug. 31, 2005 at 1:17 AM mail:

Hay biografías de George W. Bush escritas por los encargados de la información y comunicantes propagandistas de la Casa Blanca. Hay aquellas escritas por periodistas «amigos» del presidente y existe: «El Nerón del Siglo XXI» de James Hatfield, la biografía no autorizada, la mejor biografía del inquilino de la Casa Blanca, la investigación que explora en detalle su vida, el entorno del presidente de los Estados Unidos, sus negocios, sus cambios da casaca, el financiamiento de sus campañas electorales, su adicción a la cocaína, al alcohol...Lanzamiento del libro en España

La edición castellana del libro «El Nerón del Siglo XXI» fue presentado al público español el día 3 de noviembre 2004 en Madrid, al mediodía, al mismo momento que se conocía la victoria de George. W. Bush para un segundo mandato en los EEUU. Para los conocedores no podía ser de otra manera.

La conferencia de prensa contó con las presencias del escritor José Saramago, Premio Nóbel de Literatura quien ha redactado el prólogo de esta biografía en su versión castellana, al igual que los investigadores Thierry Meyssan (Francia) y el periodista español Bruno Cardeñosa.


José Saramago (izquierda) premio Nóbel de Literatura quien ha escrito el prefacio del mejor libro biográfico del presidente estadounidense George W. Bush: «El Nerón del Siglo XXI» del desaparecido autor norteamericano James Hatfield (derecha).
Un fascinante libro con una historia doble

El libro tiene un doble contenido. Por un lado la sorprendente historia que nos cuenta Hatfield del personaje presidencial (orígenes, pasado y presente). Por otro la represión, la censura que conoció este libro y su autor en los Estados Unidos, hecho muy revelador del actual proceso social y político que vive este gran país. Hatfield nunca imaginó que su trabajo lo llevaría a la muerte.

James Hatfield, escritor norteamericano, fue el primero en investigar a fondo y de manera minuciosa la vida de George W. Bush hijo -y de su familia-, cuando éste era aún gobernador en el estado de Texas. Las relaciones de sus abuelos con el nazismo, la búsqueda y la ambición por el petróleo de sus padres, las relaciones de conveniencia con los Binladen, como evitó la Guerra del Vietnam de joven y mucho más. Todo esto hace que hoy en día sea el libro más exhaustivo y el trabajo investigativo más interesante sobre el gobernante estadounidense.

Al presentarse Bush por primera vez como candidato presidencial, James Hatfield pensó que era el mejor momento para dar a conocer la verdadera naturaleza de George W. Bush a la opinión pública americana, pero el lobby del candidato presidencial lanzó una poderosa campaña para desacreditarlo y amenazó a la casa editorial original de hacerle un proceso por difamación ante la justicia si publicaba ese libro.

El editor St. Martin Press se asusta de las amenazas y acepta de quemar los 80,000 libros que tenía listos para ser distribuidos en las librerías, a fin de evitar un conflicto con este poderoso lobby. James Hatfield es abandonado y Bush gana de manera fraudulenta las elecciones en 2001.

Primera edición en llegar a las librerías en los Estados Unidos

Hatfield pensaba que su carrera como escritor estaba terminada, cuando un pequeño editor de nombre Sander Hicks (Ediciones Soft Skull, New York) le dio una nueva oportunidad para volver a lanzar el libro. Habían encargado a la imprenta 45,000 ejemplares. Es en ese momento que Hatfield le cuenta que ha sido amenazado de muerte, -él, su esposa y su niña de dos meses-, por dos consejeros del presidente trabajando en la Casa Blanca, si insiste o mantiene la idea de publicar el libro.

Hatfield tiene miedo y quiere abandonar todo, pero su nuevo editor le asegura que ya está todo listo y que es muy tarde para bloquear el lanzamiento. Sin embargo una nueva y misteriosa queja ante la justicia paralizará la difusión y distribución del libro por un cierto tiempo.

La muerte de James Hatfield

James Hatfield será encontrado muerto en una habitación del motel «Days Inn» en Springdale (Arkansas), el 18 de julio 2001.

Según el parte policial se trata de un suicidio. Pero un amigo de Hatfield, el periodista David Cogswell, que conocía todas las dificultades y amenazas que tuvo que afrontar Hatfield, ha escrito dos inéditas y excelentes notas finales en «El Nerón del Siglo XXI», donde explica toda la rareza y el misterio de su muerte, la manera como Hatfield era vigilado y acechado, hecho que levanta muchas interrogantes y preocupaciones.

La obra fue ganando poco a poco mucho reconocimiento y fama por la crítica hasta que se habló de ella en la primera plana de los diarios, fue seleccionada por el New York Times como best-seller, se ubicó entre las mejoras ventas de libros en los EEUU y levantó una intensa polémica.

El libro es un documento exhaustivo en tono mesurado y dentro de los límites de la comprensión de la personalidad de George W. Bush. Presenta igualmente una visión aterradora de la vida pública norteamericana.

Sin embargo, de este extraordinario trabajo, se ha retenido mucho un pasaje secundario, pero sensible: el candidato Bush había sido detenido por posesión de cocaína en 1972. Ahora bien, según las leyes locales, este delito hubiera debido valerle una privación de los derechos cívicos, de modo que no debió haber tenido el derecho a presentarse como candidato al puesto de gobernador del estado de Texas ni a la presidencia de los Estados Unidos.

El libro ha sido actualizado con prólogos, introducciones y notas finales, magníficos aportes de conocidos investigadores, intelectuales, periodistas del mundo entero:

José Saramago, Premio Nóbel de Literatura.
Thierry Meyssan, periodista, escritor, presidente de la Red Voltaire (Francia).
Bruno Cardeñosa, periodista e investigador español.
Sander Hicks, editor norteamericano y comentarista.
David Cogswell, periodista de investigación norteamericano y escritor.
Federico Fasano Martens, periodista y director de un conocido diario latinoamericano.
Seth Tobocman, famoso caricaturista norteamericano.

«El Nerón del Siglo XXI. George W. Bush presidente» de James Hatfield.
Prefacios de José Saramago, Thierry Meyssan y Bruno Cardeñosa.

Ediciones Apóstrofe / Timéli 435 páginas. Precio: 23.-€
ISBN:84-4550258-1
Ocho páginas de fotografías inéditas.
Formato del libro: 24 x 16 cm.

El libro está disponible en librerías.
Si encuentra dificultades puede pedirlo por fax, escribiendo, telefoneando o enviando un e-mail a:


LABERINTO DISTRIBUIDORA DE LIBROS, S.A. Grupo Laberinto
c/ Sierra de Albarracín, 3. Pgno. Ind. El Olivar 28.500 - Arganda del Rey (Madrid) ESPAÑA
Teléfono: (0034) 91 872 96 25
Fax: (0034) 91 871 94 57
e-mail: pedidos@laberintodl.com





Ver los artículos aparecidos en la prensa internacional y nacional respecto al libro «El Nerón del Siglo XXI. George W. Bush presidente»:

Enlaces / links:

El Mundo (España) La biografía más polémica de George W. Bush (8 de noviembre 2004)

Diario La República (Perú), 4 de noviembre 2004

Esmas: «Catastrófico», cuatro años más de Bush: Saramago

Rebelión, España: «George W. Bush o la edad de la mentira» por José Saramago




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En las pasadas elecciones presidenciales ...le menzogne hanno gambe corte !!!
by Isaac Hernandez Wednesday, Aug. 31, 2005 at 1:18 AM mail:

Elecciones USA entre George Bush y Al Gore
Greg Palast el Periodista que investigó el fraude electoral de 2000 en EEUU
por Isaac Hernandez

En las pasadas elecciones presidenciales norteamericanas, Greg Palast, periodista de la BBC y el diario The Guardian (GB), realizó una investigación sobre una purga de votantes de las listas electorales de Florida. Según ésta, hasta 57.000 personas, en su mayoría afro americanas y demócratas, fueron privadas de su derecho a voto.
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enero de 2003

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Régimen Bush



Greg PalastEn las pasadas elecciones presidenciales, Greg Palast, periodista de la BBC y el diario The Guardian, realizó una investigación sobre una purga de votantes de las listas electorales de Florida. Según ésta, hasta 57.000 personas, en su mayoría afroamericanas y demócratas, fueron privadas de su derecho a voto. La historia se repite en las elecciones de hoy. Palast cuenta en su libro The Best Democracy Money Can Buy (La mejor democracia que el dinero puede comprar) cómo el estado de Florida contrató a la empresa DBT por cuatro millones de dólares para que eliminara de la lista electoral a los criminales, inhabilitados para votar. Palast consiguió probar que la oficina de Jeb Bush pidió a DBT que ampliase la lista al máximo, incluyendo a votantes con nombres similares o nacidos en la misma fecha que los delincuentes.

Miles de personas se presentaron en su colegio electoral para encontrarse con la sorpresa de que eran criminales.

Originalmente pensábamos que se trataba de 57.000 nombres, pero más tarde DBT declaró que la lista incluía a 94.000 personas, de las cuales 91.000 eran inocentes. Si esas personas hubieran votado, Al Gore seguramente hubiese conseguido más de los 537 votos necesarios para ganar. Pero lo que hace esta historia tan triste es que la secretaria de estado de Florida, Katherine Harris, declaró que gente inocente fue privada de su derecho a voto. Pero han usado la misma lista para estos comicios.

Según el acuerdo tras el pleito del ANDPC (Asociación Nacional para el Desarrollo de las Personas de Color), el Estado debe revisar la lista y devolver el derecho a voto a los inocentes. Pero esperarán a después de estas elecciones.

Jeb Bush arregló las cosas para robar las elecciones de 2000 para su hermano y las mantiene arregladas para su propia reelección. Y además, el voto computerizado. Las máquinas continúan fallando en los distritos negros de Florida. Pasó en septiembre y lo veremos ahora. Los problemas de 2000 y más.

Lo sorprendente es que los medios no hablen del tema.

Tienen miedo de hablar mal del presidente durante tiempos de guerra.

La empresa DBT ha reconocido errores y ha decidido que no va a realizar más listas de ’purgas’ electorales. ¿Le devolvieron los cuatro millones de dólares al Estado?

No. Estuve hablando con el fiscal del Estado, Bob Butterworth , y le pregunté por qué no presentaba una querella por este fraude contra el país. Me dijo que él no estaba a cargo de esta investigación, que no podía arrestar a nadie. Que la investigación está en manos de Katherine Harris. Las otras personas que podrían hacer algo son el Departamento de Justicia, o sea John Ashcroft, quien consiguió su puesto gracias a este robo, o el Tribunal Supremo... Es el crimen perfecto. Los policías y los ladrones son los mismos.

¿Cree que las elecciones presidenciales de 2004 dependen de que Jeb Bush gane o no estas elecciones?

Florida es el estado decisivo en Estados Unidos. El único en el que el voto está dividido equitativamente. Por eso tienen que robar las elecciones de 2002 si quieren robarlas en 2004.

¿No hay nadie que haga nada por restablecer el derecho a voto de estos 91.000 ’criminales’ inocentes?

La Asociación Nacional para el Desarrollo de las Personas de Color ha enviado a cientos de estudiantes de leyes al estado de Florida para que supervisen las elecciones y eduquen a la gente, explicándoles que tienen derecho a pedir una papeleta provisional en el caso de que su nombre se encuentre en la lista de criminales purgados. Así se podría contar o no con su voto una vez la lista haya sido revisada.


Isaac Hernandez



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De Hitler a Bush
by Dr. Federico Fasano Mertens Wednesday, Aug. 31, 2005 at 1:36 AM mail:

Una brillante reflexión de historia y filosofía
De Hitler a Bush
por Dr. Federico Fasano Mertens*

Del incendio del Reichstag al martes negro 11 de setiembre, pasando por la demolición de la ONU y el Lebensraum petrolero, culminando con la formidable blitzkrieg dirigida por la Luftwage más mortífera de todos los tiempos para ocupar Irak. ¿Habrá acaso también una nueva Cancillería en ruinas?

El señor embajador de los Estados Unidos de Norteamérica en Uruguay, Martin Silverstein, hace unos pocos días me envió un comunicado acusando al diario La República, publicación que me honro en dirigir, de carecer "de toda medida de integridad periodística" por comparar a su presidente, George Bush con el canciller del Tercer Reich alemán, Adolfo Hitler.

No pude contestarle antes porque el acto de piratería internacional que su país cometió al atacar con la más formidable maquinaria de matar que recuerde la historia universal, a un pueblo indefenso y casi desarmado, me obligó a destinar más tiempo que el rutinario en la preparación de las ediciones especiales sobre la matanza. También me encontraba ocupado en hacer condenar penalmente a torturadores uniformados que fueron entrenados en EEUU y que me estaban calumniando, tarea esta que llevé a cabo con éxito en estos días.

Cuando el embajador me visitó hace no mucho tiempo en mi despacho comenté con mis colaboradores que él era el embajador de EEUU más inteligente, perspicaz y humorista que había conocido. "Por fin -dije-, un representante del imperio con el que se puede discutir ideas fuera de los insulsos y aburridos clichés con que nos intoxican en las reuniones que nos toca compartir".

Pero, lamentablemente para el embajador, su sagacidad no le impidió la desdicha de tener que representar al presidente 43 de su nación, George Bush (hijo), un fanático paranoico, intoxicado de mesianismo, con menos luces que una babosa, borracho de poder como antaño fue borracho de alcohol y condenado legalmente por ello el 4 de setiembre de 1976 cuando conducía ebrio y a toda velocidad su automóvil, amonestado también por el famoso predicador Graham que le dijo: "Quien eres tú, para creerte Dios", militante de la Christian Right, la derecha cristiana tejana y sudista, un racista enamorado de la pena de muerte, sobre todo contra los negros, en fin, el peor presidente norteamericano de la última centuria, el que mayores tragedias desencadenará sobre su propio pueblo, la contracara del homo sapiens, la encarnación del homo demens.

Y además misógino, como buen racista. Nadie puede olvidarse de las humillaciones públicas a las que somete a su esposa Laura Bush. No es fácil de olvidar el malestar de Laura cuando el presidente explicó a la prensa que su esposa no lo estaba acompañando ese día "porque ha llovido y ella necesitaba barrer la entrada, porque mañana recibiremos al presidente de China, Jiang Zemin, en nuestro rancho de Crawford (Texas)".

Su compatriota, el anciano escritor Kurt Vonnegut no dudó en calificarlo del "más sórdido y patético golpista de opereta que es dable imaginar".

Pero vayamos al corazón del incidente. Que se quede el embajador de EEUU con su patética desventura de tener que defender al más delirante de los habitantes de la Casa Blanca y a mí con el honor de procesarlo con las armas de la palabra.

El tema es la comparación entre Adolfo Hitler y George Bush.

Obvio es que existen diferencias. La primera de ellas es que el criminal de guerra, genocida del pueblo judío y del pueblo soviético, ganó por abrumadora mayoría los comicios alemanes, mientras que el criminal de guerra, genocida del pueblo iraquí llegó al poder en forma fraudulenta, en medio del mayor escándalo electoral de la historia norteamericana.

Desde el punto de vista teórico la comparación entre Bush y Hitler es correcta. Los cientistas han definido al nazismo como la dictadura terrorista del capital financiero en expansión. Bush al ponerse al margen de la ley e invadir a una Nación indefensa que no lo agredió, para quedarse con su riqueza petrolera, la segunda mayor del mundo, y anunciar que después le seguirán otras Naciones petroleras, se acercó a la definición de dictadura terrorista del capital financiero. Aunque no le guste aceptarlo.

George Bush ya llevaba en sus genes la raíz nazi.

Su abuelo, Prescott Bush, era socio de Brown Brothers Harriman y uno de los propietarios de la Unión Banking Corporation. Ambas empresas jugaron un papel clave en la financiación de Hitler en su camino hacia el poder alemán. El gobierno norteamericano ordenó el 20 de octubre de 1942 la confiscación de la Unión Ranking Corporation propiedad de Prescott Bush e incautó además la Corporación de Comercio Holando-Estadounidense y la Seamless Steel Corporation, ambas administradas por el banco Bush-Hamman. El 17 de noviembre de ese mismo año, Franklin Delano Roosevelt confiscó, por violación a la ley de comercio con el enemigo, todos los bienes de la Silesian American Corporation administrada por Prescott Bush. El bisabuelo de nuestro George, el guerrero de Dios, Samuel Bush, padre del nazi Prescott Bush, fue la mano derecha del magnate del acero Clarence Dillon y del banquero Fritz Thyssen, quien escribió el libro I Paid Hitler (Yo financié a Hitler), afiliándose en 1931 al partido nazi (Partido Obrero Nacional Socialista Alemán).

Y si el señor embajador tiene alguna duda sobre la espuria alianza de los Bush con Hitler le ruego leer el lúcido ensayo de Víctor Thorn. Dice Thorn: "Una parte importante de los cimientos financieros de la familia Bush fue constituida por medio de su ayuda a Adolfo Hitler. El actual presidente de Estados Unidos, así como su padre (ex director de la CIA, vicepresidente y presidente), llegaron a la cumbre de la jerarquía política norteamericana porque su abuelo y padre y su familia política ayudaron y alentaron a los nazis". Todo esto sin contar las estafas y desfalcos de la familia Bush por cuatro millones y medio de dólares al Broward Federal Savings en Sunrise, Florida, o la estafa a millones de ahorristas del Banco de Ahorros Silverado (Denver, Colorado).

Bisabuelo nazi, abuelo nazi, padre que no tuvo tiempo de ser nazi porque ya Hitler se había suicidado en los jardines de la Cancillería en ruinas, aunque se benefició de la fortuna mal habida de sus ancestros.

Pero no condenemos a nuestro homo demens por sus genes siniestros.

Juzguémoslo sólo por sus obras. Y comparemos. Sólo comparemos.

¿Cómo cree el señor embajador, que el delirante cabo austríaco alcanzó la suma del poder público? Porque Hitler llega al poder en elecciones limpias pero se encuentra con la Constitución de Weimar que le impone límites que su omnipotencia le impide aceptar. Planifica entonces el incendio del Reichstag y en una sola noche es ungido el decisor de la guerra o la paz.

¿No le resultan conocidos esos hechos al señor embajador?

La criminal demolición de las Torres Gemelas trajeron los mismos lodos que el incendio del Reichstag.

Obviamente no voy a cometer la osadía de afiliarme a la tesis de los que acusan al grupo belicista bushiano de haber orquestado esa masacre o no haberla impedido cuando sabían que se preparaba.

No hay pruebas contundentes para tamaña afirmación aunque sí, múltiples indicios de negligencia culpable o vastas sospechas que son alimentadas por una férrea censura, sin precedentes en la democracia norteamericana moderna.

Algún día, cuando el pueblo norteamericano recupere totalmente la libertad de información e investigación sobre el martes negro del 11 de setiembre, hoy acotadas por la ley patriótica aprobada con el único voto en contra de una mujer, símbolo de la dignidad nacional norteamericana, se podrá saber por qué desoyeron los numerosos indicios y huellas dejadas por todo el país anunciando el magnicidio. Se podrá saber por qué demoraron 80 minutos en despegar los aviones militares para interceptar las aeronaves secuestradas cuando de inmediato se supo que los aviones comerciales que habían despegado de Boston habían sido secuestrados y se dirigían a Washington, cuando el manual prevé la intervención de la Fuerza Aérea en caso de secuestros, en menos de 5 minutos.

Se podrá saber por qué se ocultaron los restos del presunto avión que impactó en el Pentágono. Se podrá saber por qué el director del servicio secreto paquistaní inmediatamente después de reunirse en Washington con Tenet, el jefe de la CIA norteamericana, dispuso, y así lo informa el diario conservador The Wall Street Journal, que Islamabad girara a EEUU la suma de cien mil dólares para Mohammed Atta, jefe del operativo suicida contra las Torres Gemelas de Nueva York. Sobre este dato aterrador está prohibido investigar al suspenderse las libertades civiles en EEUU a partir de la Ley Patriótica.

Se podrá saber, en fin, por qué 15 de los 21 integrantes de los comandos suicidas eran originarios de Arabia Saudita, el principal aliado de los EEUU en el golfo Pérsico. No había ni un sólo iraquí. Ni por casualidad.

Pero más allá de las sospechas, no hay duda que el descontrolado presidente número 43 de EEUU, ungido en elecciones fraudulentas, en medio de una impresionante recesión sin salida a la vista, con el más bajo nivel de popularidad inicial en un mandatario, pasó a dominar todo el escenario, a recibir poderes inconcebibles en una democracia, siendo coronado Emperador vindicator para lavar la afrenta que los bárbaros infringieron a su pueblo.

El incendio del Reichstag americano del 11 de setiembre brindó la gran oportunidad de su vida a George Bush.

La peor victoria electoral en EEUU de un presidente desde 1876 hasta nuestros días se transformó en la mayor posibilidad histórica recibida por belicista alguno para imponer al mundo el nuevo orden norteamericano.

Así como Hitler lo primero que hizo fue rodearse de una pandilla de fascinerosos como él, fanatizados por el poder de la fuerza, como Goering, Goebels, Himmler, Mengele, Eichman, el presidente texano buscó la coraza protectora de una guardia de hierro, por momentos más belicista que él, que le impiden la tentación de la duda y que portan como él una marca en el orillo: todos son petroleros. El vicepresidente Dick Cheney estuvo en el grupo Halliburton Oil, el jefe del Pentágono, Donald Rumsfeld en la petrolera Occidental, la Consejera de Seguridad Nacional, la solterona despiadada Condoleeza Rice, que por una broma de la vida su nombre significa "con dulzura", integró el directorio de Chebron y tiene buques petroleros con su nombre. También la secretaria del Interior, Gale Norton está vinculada al petróleo como Bush padre también lo estuvo en el grupo petrolero Carlyle y el actual presidente Bush hijo en la Harkins Oil.

Este quinteto de la muerte que rodea al guerrero Bush, una verdadera mafiocracia, al igual que el quinteto que se fusionó con Hitler, se nutrió de una Biblia muy especial.

En este caso la filosofía de Hegel, Nietzsche, Schopenhauer, que le dio vida y pasión al creador del holocausto del siglo XX fue sustituida por especímenes menos cultos y de menor prosapia intelectual, pero más pragmáticos para el Hitler del siglo XXI.

¿Cuáles son los autores de cabecera de esta pandilla belicista?

El bostoniano Henry Cabot Lodge afirmando que "en el siglo XIX ningún pueblo igualó nuestras conquistas, nuestra colonización y nuestra expansión y ahora nada nos detendrá". Marse Henry Watterson declarando que EEUU es "una gran república imperial destinada a ejercer una influencia determinante en la humanidad y a modelar el futuro del mundo como no lo ha hecho nunca ninguna otra nación, ni siquiera el imperio romano".

O Charles Krauthammer quien hace muy poco, en 1999 escribió en The Washington Post: "EEUU cabalga por el mundo como un coloso. Desde que Roma destruyó Cartago ninguna otra gran potencia ha alcanzado las cimas a las que hemos llegado. EEUU ha ganado la guerra fría, se ha puesto a Polonia y a la República Checa en el bolsillo y después ha pulverizado a Serbia y Afganistán. Y de paso ha demostrado la inexistencia de Europa".

O Roberto Kaplan señalando que "la victoria de los EEUU en la segunda guerra mundial, al igual que la de Roma en la segunda guerra púnica, la convirtió en una potencia universal".

O el conocido historiador Paul Kennedy explicando que "ni la Pax Británica, ni la Francia napoleónica, ni la España de Felipe II, ni el Imperio de Carlomagno, ni siquiera el Imperio romano pueden compararse al actual dominio norteamericano. Nunca ha existido una tal disparidad de poder en el sistema mundial".

O el director del Instituto de Estudios Estratégicos Olín de la Universidad de Harvard, profesor Stephen Peter Rosen afirmando que "nuestro objetivo no es luchar contra un rival, porque éste no existe, sino conservar nuestra posición imperial y mantener el orden imperial".

O el inefable Zbigniew Brzezinski declarando que "el objetivo de EEUU debe ser el de mantener a nuestros vasallos en un estado de dependencia, garantizar la docilidad y la protección de nuestros súbditos y prevenir la unificación de los bárbaros".

O el Presidente Wilson declarando en pleno Congreso de la Unión que "le enseñaría a las repúblicas sudamericanas a elegir buenos diputados".

O el célebre Billy Sunday quien definía a un izquierdista latinoamericano como "un tipo con hocico de puerco espín y un aliento que haría huir a un zorrino", agregando que si él pudiera "los amontonaría a todos en prisiones hasta que se les salieran los pies por las ventanas".

Escuchemos ahora al actual vicepresidente de los EEUU Dick Cheney y al secretario de Defensa, Donald Rumsfeld, que junto con Dulzura Rice, forman el triángulo belicista, más temible que el de las Bermudas.

Dijo el vicepresidente Cheney ante esta guerra santa: "EEUU no tiene que enrojecer por ser una gran potencia y tiene el deber de actuar con fuerza para construir un mundo a imagen de EEUU". Mientras que el jefe del Pentágono fue más claro, por si no lo entendimos. Rumsfeld dixit citando la frase preferida de Al Capone: "Se consigue más con una palabra amable y un revólver que con sólo una palabra amable".

Este lenguaje que nutre la epidermis y las neuronas de Bush es un lenguaje encrático, autoritario, intimidante que conduce inevitablemente a la perversión moral del fin justificando los medios. La característica esencial del lenguaje de la banda Bush, similar al lenguaje nazi, es la simplificación, el reduccionismo y la intimidación. El lenguaje de este grupo depredador es un lenguaje esquemático, emocional, cargado de prejuicios que incita a la exaltación de los sentimientos más nobles del pueblo. No tengo dudas que Bush se nutre del lenguaje nazi.

Bush no cree, como Hitler, en el Estado de Derecho que no es el Estado que posee leyes sino el Estado que se somete, él mismo, al imperio de la ley y no puede transgredirla por ninguna causa, y menos aún por la razón de Estado. En nombre de la razón de Estado o de la Patria o de la seguridad nacional se han cometido crímenes abominables.

¿Qué diferencia entre el edificio intelectual de Bush y el de Hitler, existen en el escenario de la razón de Estado? No creo que muchas. Salvo diferencias de estilos, épocas y magnitud de fuerza y poder.

El discurso de la banda Bush es el discurso del amo y del esclavo. No hay diferencias con el discurso de la pandilla hitleriana.

Uno es más amable que el otro. Aunque la historia está probando que el menos amable fue menos mortífero.

Civilización, barbarie, pacificación de los bárbaros, pueblo elegido y de ahí a la raza elegida un solo paso. En fin ¿no nos hace acordar todo esto al sicópata del bigotito?

Y hablando del bigotito, es aleccionador el relato que un influyente asesor de seguridad que vive en Washington le contó a la revista argentina "Noticias": "Para bien o para mal, George Bush Jr. es el hombre indicado para esta guerra. Nació para esto. La potencia que le viene de adentro lo hace temblar. Cuando uno está hablando con él en su despacho parece que se va a comer al que tiene enfrente. Se sienta en el borde del sillón, casi sin apoyarse y mueve los brazos como si no supiera qué hacer con ellos. Necesita acción".

Vaya imitación de la gestualidad del dictador nazi. Aunque nunca es lo mismo la flema de un vaquero texano pistola al cinto que la de un teutón cuasi epiléptico que se atraganta con su furia y escupe al hablar y gesticular. El cuerpo de Bush no escupe al hablar. Su alma, sí escupe, odio y violencia y genera terror. Mas no le importa. Debe haberse aprendido el "oderint dum metuant" del emperador Calígula ("Dejen que nos odien, basta con que nos tengan miedo").

La incontinencia emocional de Bush ya es un clásico y como el Adolfo, no admite un NO. Su esposa Laura Bush recordó a la prensa que la primera vez que le dijo a su esposo que no le gustaba uno de sus discursos, éste, muy enojado, chocó su auto contra el muro de entrada del garage de su casa.

Se siente como el numen nazi, un enviado de Dios, a quien convoca en cuanta oportunidad se presenta. Decretó que todas las reuniones de su Gabinete se inicien con una oración religiosa. Y dice haber consultado a Dios para atacar a Irak despreciando la posición de la mayoría de las naciones del planeta y del 90% de los seres humanos. Trata de imitar al presidente William McKinley invadiendo Filipinas para evangelizar a los nativos y culpando a Dios que le dio la orden de entrar a patadas en ese país.

Otra coincidencia en estas vidas paralelas, que hubiera hecho la delicia de Plutarco, es que Bush y Hitler se hubieran salvado de ingresar a la galería de los grandes bufones de la historia, de haber tenido un sicoanalista a mano. A ambos un buen sicoanalista les habría ayudado a canalizar su libido hacia menesteres más normales, sublimando el único afrodisíaco que tanto Hitler como Bush conocen, que es el poder omnímodo y cruel sobre los demás.

Sigamos viendo las similitudes entre el guerrero de la raza aria y el guerrero de Dios como bien calificara Telma Luzzani, al exaltado texano.

Bush proclama urbi et orbe la guerra preventiva. Dwight Eisenhower en 1953 no dudó al respecto: "La guerra preventiva es un invento de Adolfo Hitler, francamente yo no me tomaría en serio a nadie que me viniera a proponer una cosa semejante".

Pero ¿guerra preventiva contra quién? Bien es sabido que la primera víctima de una guerra es la verdad. Y Bush lo primero que hace para fabricar su guerra preventiva, tras el incendio del Reichstag, es mentir a lo Goebels a un grado tan primitivo que nadie terminó creyéndole algo. Primero dijo que Irak apoyaba a Al Qaeda. Cuando se comprobó el odio irreconciliable entre Saddam Hussein y el ex empleado de EEUU, Osama Bin Laden, Bush apeló a incluir a Irak en la corriente fundamentalista musulmana. Difícil de creer en el país más laico del mundo árabe. Apelaron entonces a la existencia de armas de destrucción masiva. Afirmaron que Irak no iba a permitir las inspecciones y cuando las permitió, aseveraron que no iba a dejar entrar a la ONU en los Palacios y otros lugares preservados. Cuando también se reveló que tal negativa era falsa, dijeron que las armas estaban bien ocultas. Finalmente no encontraron ni una sola. Cuando todos los argumentos fueron sepultados pidieron la renuncia o el exilio de Saddam Hussein y admitieron la única verdad real: queremos ocupar el territorio iraquí pese a quien pese y decidir quién lo va a gobernar. Democracia planetaria que le dicen. La misma operación de desinformación que Hitler lanzó contra Checoeslovaquia, Austria y Polonia. Las mismas excusas que iban cambiando a medida que se derrumbaban.

Otra similitud es el desprecio por la comunidad internacional y por la opinión pública mundial. Hitler destruyó la Sociedad de Naciones creada en 1919. Bush hizo trizas las Naciones Unidas, concitando en su contra la mayor oposición a un país desde la fundación de la ONU: 170 países no apoyan la guerra contra sólo 30, la mayoría de éstos sin peso alguno y procedentes de la desarticulada Unión Soviética, que se venden al mejor postor. A Bush, como a Hitler, no lo paró ni la mayor derrota diplomática de los EEUU desde que se fundó la ONU. A Hitler jamás le importó el odio y el rechazo de los pueblos del mundo entero. Bush intenta superar al teutón. Las manifestaciones en su contra sin precedentes en el planeta, son música guerrera para sus oídos wagnerianos. Lo enfrenta el espíritu de Seattle que fundó en 1999 el movimiento antiglobalizador y pacifista más imponente de la historia universal. Nada lo detiene.

Indignaba ver el destrato de que hacía objeto al jefe de inspectores de la ONU, Hans Blix, con sus 75 años a cuestas, nacido en la maravillosa y helada Uppsala de la Suecia socialdemócrata, un digno seguidor de las tradiciones democráticas del mártir, Olof Palme.

El desprecio hacia la gente y sus derechos es el motor de su humanismo. Escuchemos al mariscal Goering en el juicio de Nuremberg: "Naturalmente la gente común no quiere la guerra, pero después de todo, son los dirigentes de un país los que determinan la política y siempre es un asunto sencillo el arrastrar al pueblo. Ya sea que tenga voz o no, al pueblo siempre se le puede llevar a que haga lo que quieren sus gobernantes. Es fácil. Todo lo que uno debe hacer es decirles que están siendo atacados y denunciar a los pacifistas por su falta de patriotismo y porque exponen el país al peligro". Fue el nazi Goering el que lo dijo en 1945, no fue George Bush. La diferencia entre Goering y Bush es que el nazi lo dijo en alemán y Bush lo dijo en inglés. La invasión de una nación soberana que no lo agredió necesitaba una legitimación ética aunque ilícita: derrocar al tirano Hussein e imponer a sangre y fuego un gobierno democrático y popular. Suena lindo, aunque la comunidad internacional y sus normas sea el precio que haya que pagar. Pero no es cierto. Nadie duda que Saddam Hussein es un dictador siniestro que ha asesinado a su pueblo y que su partido socialista Baath, de socialista no tiene nada. Pero quién puede creerle a Bush que va a instaurar la democracia iraquí cuando sus predecesores menos nazis que él, invadieron y ocuparon durante años y años naciones soberanas e instalaron dictaduras feroces que defendieron contra sus propios pueblos como Somoza en Nicaragua, Duvalier en Haití, Trujillo en República Dominicana. Tanto como los regímenes títeres y despóticos que impusieron los nazis en los países que ocuparon, incluida la Francia antigaullista del mariscal Petain.

Así como Hitler invadió Europa en busca de su Lebensraum, de su expansión territorial y de las urgentes materias primas que necesitaba para el desarrollo alemán y la construcción del nuevo imperio germano que vengara la afrenta del Tratado de Versalles, Bush va en busca también de su propio Lebensraum. Un Lebensraum que en el mundo globalizado de hoy no se mide más por kilómetros de territorios físicamente ocupados sino por el dominio económico y político que se ejerce sobre ellos dirigido a distancia desde los centros financieros internacionales.

Los objetivos del nuevo Hitler son múltiples. En primer lugar apoderarse del tanque de gasolina del capitalismo mundial que no otra cosa es el Golfo Pérsico. Bush sabe que en 10 años el petróleo que produce su país, locomotora productiva del mundo, se agotará irremediablemente. En 40 años no existirá más petróleo en el planeta. Es una carrera contra reloj. Según Statistical Review disminuye en forma alarmante el descubrimiento de reservas energéticas. La última década creció sólo un 5% contra el 45% de la década anterior. El 65% de las reservas están ubicadas en Medio Oriente. EEUU consume 20 millones de barriles por día de los 77 millones que se producen a diario en el mundo, de los cuales sólo 10 millones es producido por los propios norteamericanos, que dependen de los demás para seguir siendo una potencia imperial. El objetivo del ataque a Irak, segunda reserva mundial de petróleo, es controlar esos depósitos, controlar su precio y controlar su producción. Qué armas ocultas ni qué otra cosa. Como dice Galeano, si Irak produjera rabanitos en lugar de petróleo, ¿a quién se le ocurriría invadir ese país?

Para Bush el petróleo está servido. Falta sólo tomarlo. No sabe aun que puede atragantarse.

La segunda jugada de Bush es disciplinar a su aliado, Arabia Saudita, primer productor mundial de petróleo y máxima reserva energética del mundo, cuyos precios no le sirven a EEUU. El tercer objetivo como reveló en febrero de este año el subsecretario de Estado, John Bolton, es invadir a Irán y a Siria, que forman junto con Corea del Norte el "eje del mal", y si la coyuntura es favorable, incluir a Libia en el santa santorum. El cuarto paso es destruir la OPEP y apoderarse de los combustibles fósiles del mundo. Si no expropia los fósiles y no encuentra a tiempo alternativas energéticas, el capitalismo norteamericano deberá modificar el modelo de consumo de su pueblo y con ello puede perder el punto de apoyo de su hegemonía mundial. El quinto objetivo son los suculentos negocios de la reconstrucción de Irak sobre el que se lanzaran muchas de las 500 transnacionales que dominan el mundo, la mayoría norteamericanas. No menos importante es el sexto objetivo, que se nutre en las enseñanzas de lord Keynes, utilizando la industria bélica para superar la honda recesión en que está hundida la economía norteamericana, con crecimiento cero. No olvidemos que una guerra se gana no cuando se impone la supremacía militar sobre el adversario sino cuando se obtienen los réditos económicos que son la razón última de su desencadenamiento.

No podemos dejar de mencionar un último objetivo y quizás el más importante de esta guerra: imponer la supremacía del dólar frente al euro que en los últimos tiempos le está dando una paliza al dólar en frentes inesperados, poniendo en peligro el privilegio del peso norteamericano en la comercialización del crudo. El dólar se depreció en los últimos meses con relación al euro, un 17%, cifras inimaginables desde la creación de la moneda única europea. Incide en esta depreciación la decisión iraquí de pasar 10 billones de dólares de sus reservas a la moneda común europea, provocando un sismo en el dólar. Esta es otra de las razones del ataque a Irak, intentando que un gobierno títere haga retornar los 10 billones de dólares iraquíes al área del dólar. También Rusia está operando el petróleo en euros y además Irán y varios países de la OPEP están analizando si también abandonan el dólar y se pasan al euro. Los economistas estiman que si esto ocurre se producirá una depreciación inusitada del dólar, desplomándose el valor de los activos norteamericanos, acercando al gigante con pies de barro a un colapso económico como en la década de los 30.

La invasión tiene su antecedente más raigal en la necesidad de un nuevo reparto del mundo al fracasar los acuerdos de la tríada (EEUU, Europa y Japón) en 1998 en la reunión de la OCDE en París y en 1999 en la reunión de la OMC en Washington. No hubo acuerdo en el reparto del mercado mundial asediado por la disminución del porcentaje del Producto Mundial Bruto que llegó hasta el 50% concentrado en las manos de la tríada y sus transnacionales al finalizar el siglo. El fracaso del neoliberalismo en seguir manteniendo la máxima tasa de explotación de las naciones dependientes, la fatiga y la decadencia de la hegemonía unipolar y la posibilidad no muy lejana de una crisis mundial que transforme a la arrogante dominación de hoy en una hegemonía en harapos, se encuentra en las raíces de este acto de piratería internacional.

Europa no aceptó los términos del reparto y embistió con su euro. EEUU replicó con la razón de las bestias y si logra el control de los lagos negros tendrá crudo barato y abundante mientras sus aliados lo recibirán caro y en cuentagotas haciendo sufrir a sus economías.

Ese es el plan guerrero. La misma razón de dominio económico que lanzó a Hitler en los brazos de Marte, al grito de "ocupar, administrar, explotar". De ahí a que Bush pueda cumplirlo hay un gran trecho. Sobre todo teniendo en cuenta que esta guerra por primera vez la afrontará económicamente solo. La anterior invasión a Irak, legitimada por la comunidad internacional, la pagaron todas las naciones. Esta invasión ilícita, crimen de lesa humanidad contra el mundo civilizado, la pagará sólo EEUU y un pequeño porcentaje, la Inglaterra del renegado Blair. Y es mucho dinero. Suficiente como para desestabilizar aún más al dueño de la maquinita de fabricar dólares, instalada en el Departamento del Tesoro de la nación más endeudada del planeta: los EEUUde Norteamérica.

Trazados los objetivos reales, Bush y su banda de halcones patentaron la estrategia militar nazi: la famosa "Blitzkrieg" con que los nazis asolaron Europa, en la modalidadde guerrarelámpagoconataquescombinados de divisiones enteras de tanques Panzers apoyados por oleadas de aviones y piezas de artillería. Los tiempos cambiaron y la blitzkrieg nazi se transformó en hiperblitzkrieg norteamericana, pero la modalidad inventada por los mariscales de Hitler es la misma que aplica Bush, aunque con una potencia de fuego mil veces superior.

Otra similitud es la desproporción de fuerzas. La invasión nazi a Checoeslovaquia o a Polonia donde la caballería polaca se enfrentaba a los tanques alemanes y era diezmada previamente por la aviación, no es nada comparado con el poder de fuego infernal de la más poderosa trituradora tecnológica de la historia. Es como si los polacos se defendieran con hondas frente a la Luftwage de Goering. En la primera invasión a Irak, los iraquíes tuvieron 120 mil bajas contra sólo 137 norteamericanos muertos y 7 desaparecidos. Salvo la Guardia Republicana de Saddam, el resto del ejército iraquí son famélicos campesinos sin entrenamiento, ni tecnología, ni armamento adecuado, el que se enfrentará a más de 300 mil soldados entrenados año tras año para matar sin dudar.

¿Qué puede hacer un país que tiene un presupuesto militar de 1.400 millones de dólares contra otro que destina 400.000 millones de dólares anuales en sus Fuerzas Armadas? Y por si fuera poco Bush acaba de pedir otros 75.000 millones de dólares para la propina de esta masacre. Promete a cambio que el botín de guerra compensará con creces la inversión.

Antes de comenzar la matanza el ejército iraquí fue desangrado como se hace con los toros de lidia por los piqueteros apenas entran en la arena, para que el matador corra menos riesgos. Una década de sanciones económicas, de embargos, carente de repuestos, sin aviones, con escasos tanques, con pocas baterías antiaéreas y sólo equipado con los viejos fusiles de asalto AK 47, ha puesto de rodillas al toro iraquí. El torero sólo tiene que hundir su espada hasta el fondo y esperar la agonía.

Las últimas noticias del frente, sin embargo, revelan que desangrado y todo, el toro está dispuesto a vender cara su vida.

El vagabundo vienés devenido en profeta de la raza aria, Adolfo Hitler, embistió sin respetar los grandes tesoros de la humanidad, destruyendo ciudades prodigiosas, culturas irrecuperables y fantásticos monumentos creados por el hombre a lo largo de los siglos.

Imitando al protegido de su familia, George Bush entra a sangre y fuego en la cuna de la humanidad, en el Mesos Potamos que así se llamaba Irak hace 8 mil años, "tierra entre ríos", donde se fundó el primer estado, la primera civilización agraria y se inventó la escritura cuneiforme. En la tierra de la legendaria biblioteca de Nínive, la de la Torre de Babel, la de los jardines colgantes de Babilonia, entre el Eufrates y el Tigris, Bush se lanza inmisericorde en la primera guerra preventiva del siglo XXI.

Deberá responder también por los tesoros culturales que arrase. Su homo demens tendrá que rendir cuentas al homo sapiens. Como Hitler la tuvo que rendir ante la historia y sus secuaces ante Nuremberg.

El señor embajador de los EEUU en Uruguay, dice en su comunicado contra el diario LA REPUBLICA, que está consternado por la comparación de su presidente con Hitler, explicando que lo que está haciendo Bush en Irak es lo mismo que hizo EEUU al liberar a Europa del nazismo. Creo que es un insulto a la inteligencia comparar al brillante creador del New Deal, Franklin Delano Roosevelt, con este energúmeno del poder que en nombre de las ideas mata las ideas, pero con los hombres adentro.

Roosevelt ingresó a la guerra con la legitimidad que le daban todos los pueblos que se enfrentaron a la barbarie nazi, el primero de ellos el pueblo soviético que ofrendó en el altar del Moloch germano, 30 millones de sus mejores hombres, mujeres y niños, que dieron su vida para cambiar el curso de la guerra, hasta ese momento victoriosa para el Tercer Reich.

Bush hace lo mismo que Hitler no lo mismo que Roosevelt. Bush viola todas las leyes internacionales, se enfrenta a las Naciones Unidas e invade al igual que Hitler a una nación cuasidesarmada que no lo agredió en momento alguno.

Conviene precisar además ante la afirmación de que EEUU liberó Europa y más allá de la heroica entrega de vidas de los soldados norteamericanos en guerra con el Führer alemán, que el ingreso a la conflagración fue muy tardío, casi al final del conflicto cuando ya Alemania estaba desgastada por la resistencia soviética que enfrentó sola al 95% del potencial bélico nazi concentrado en el frente oriental. EEUU fue el único beneficiado con la segunda guerra mundial. Durante y después del conflicto. Durante, como bien explica Heinz Dieterich en LA REPUBLICA, porque desarrolló lejos de los campos de batalla su industria y agricultura aumentando los salarios reales de 1941 a 1945 en un 27% generando 17 millones de nuevos puestos de trabajo y ofreciendo en 1944 más productos y servicios a su población que antes de la guerra.

Y después de la guerra cobró diez por uno su participación, y en Yalta se erigió como la potencia más fuerte del planeta, desplazando a Inglaterra, aunque temiendo a la Unión Soviética, su nuevo contrapeso histórico.

Y así como decimos que es un insulto comparar a Bush con Roosevelt conviene precisar que tampoco confundimos a los padres fundadores de la democracia norteamericana, esos héroes de la libertad, a George Washington, a Abraham Lincoln, a Thomas Jefferson, con este pedagogo del crimen, patán de la muerte, que al hablar por televisión no puede ocultar el gesto taimado de los cobardes. Charles De Gaulle, ese valiente rebelde de la Francia antinazi, le preguntaba al gran filósofo Jean Guitton. ¿Qué es la cobardía maestro? Y ese nido de sabiduría le contestaba: "La cobardía, general, es buscar la aprobación y no la verdad; las condecoraciones y no el honor, el ascenso y no el servicio; el poder y no la salud de la humanidad". ÁQué bien se le aplica esta respuesta a nuestro nuevo Hitler que dice defender los derechos humanos de los iraquíes mientras se especializa en convertirlos en desechos humanos!

Qué nos puede extrañar esta conducta en un gobernante que se resiste a salvar al planeta de la devastación negándose a firmar los protocolos de Kyoto aprobados unánimemente por la comunidad internacional. Un gobernante que rechazó el control de armas bactereológicas porque estimó que el acuerdo para evitar la proliferación de estos arsenales era perjudicial para su país. Un gobernante que exige a las naciones independientes que firmen un documento en el cual renuncian a su derecho a juzgar a ciudadanos norteamericanos por delitos cometidos en el extranjero. Un gobernante que se niega a firmar y a participar en la Corte Penal Internacional creada recientemente por la comunidad mundial para juzgar los crímenes de lesa humanidad. En este rechazo a una institución aprobada por más de 190 países y sólo 7 en contra coincidió su voto con el del invadido Irak quien tampoco quiere que exista en el mundo una Corte Penal integrada por 18 juristas independientes para impedir legalmente que se sigan cometiendo los crímenes de guerra que tanto los gobiernos de EEUU y de Irak han cometido.

Qué se puede esperar de un gobernante que en su propio país, cuna de tradiciones democráticas, ha suspendido los derechos civiles, ha instaurado la censura, las listas negras, la eliminación del habeas corpus, derecho por el que dieron la vida tantas generaciones, imponiendo los juicios clandestinos, las cárceles secretas y el delito de opinión, aproximando a su sociedad a la noche negra del macartismo más anacrónico.

Pese a todo logra hoy una importante mayoría silenciosa en su propio país a favor del horror de la guerra, en medio de un gigantesco apagón intelectual en la sociedad norteamericana, empujada por la desinformación, la deformación de la realidad como sistema, el legítimo dolor del ataque criminal contra las Torres Gemelas que segó la vida de 4 mil seres humanos, y por un nacionalismo atizado por el tartufo de la Casa Blanca. El nacionalismo y el falso patriotismo es otro de los eslabones que unen a Bush y a Hitler. Ese tipo de nacionalismo es el último refugio de los canallas y se apoya en la cultura de los incultos.

Albert Einstein lo describía bien: "El nacionalismo es una enfermedad infantil, el sarampión de la humanidad".

Pero ya comienza a crecer, desde el pie, desde la raíz, un movimiento popular, en las mejores tradiciones civilistas del pueblo norteamericano, para expresarse en las grandes ciudades, para parar con la energía moral que da la razón, a este asesino serial que está construyendo la mayor iniquidad bélica de las últimas décadas.

Y el pueblo norteamericano, aunque lentamente, comienza a comprender que "la libertad no puede ser fecunda para los pueblos que tienen la frente manchada de sangre".

¿Quién se anima a parar a este sicópata? Es la pregunta que circula por todo el planeta.

Las Naciones Unidas no pudieron. La OTAN tampoco. Sus aliados europeos fueron desairados y humillados.

Pero, desde el fondo mismo de la historia comienza a incubarse el antídoto. Todos los imperios y sus profetas se han ido deslizando de victoria en victoria hacia su derrumbe final. Y este imperio y su emperador, al que poco le importa ganarse la mente y los corazones de los pueblos del mundo, que es sordo o finge demencia ante la inmensa rebelión del sentido común, ante ese gran aullido de las sociedades surgido del vientre exasperado de las multitudes que se han lanzado a las calles en todo el mundo clamando por la paz y el cese de la matanza, no tendrá finalmente más remedio que entender que en esta cruzada, al vencedor sólo le pertenecerán los despojos.

Los hombres como Bush creen que los crímenes se entierran. Está equivocado. Los sobreviven.

La gente está harta de violencia. Harta de las vendettas miserables de unos contra otros. Y quiere poner fin al tiempo de los asesinos. Y si la llevan a callejones sin salida, reaccionará.

El discurso siniestro del amo y del esclavo termina casi siempre con la ferocidad del esclavo que ya nada tiene que perder. Espartaco dixit.

La protesta no cede en todos los rincones del planeta. No ha habido un imperio tan huérfano de apoyo como el que encarna hoy este morfinómano del poder.

Y este inmenso movimiento mundial contra Bush sólo comparable al movimiento mundial contra Hitler, tiene a su favor el clásico estrabismo de los mesiánicos, que les impide ver la realidad. El estrabismo es una disposición viciosa de los ojos por el cual los dos ejes visuales no se dirigen a la vez al mismo sujeto. Ven la realidad deformada.

El murmullo de millones puede transformarse en el brazo que pare esta locura.

No hay que tenerle miedo a estos gigantes que ignoran las leyes de la historia. Aplican la astucia más que la inteligencia. Ello los remite al mundo dinosáurico. Esos gigantescos animales que desarrollaron cuerpos enormes y una cabeza diminuta. Cuando vino la hecatombe sus pequeñas cabezas no pudieron inventar la mutación. Sí lo hicieron los mosquitos.

Hay un refrán alemán que refiriéndose a Hitler decía que "cuando veas a un gigante, examina antes la posición del sol, no vaya a ser la sombra de un enano". No sabemos aún cuánto de gigante y cuánto de enano tiene nuestro nuevo Hitler.

Recuerden a Gandhi, ese incendio moral que alertó a las conciencias. Sólo con su voz y su conducta por la no violencia puso de rodillas al mayor imperio de su época.

Gandhi decía que lo más atroz de las cosas malas de la gente mala es el silencio de la gente buena. Ese silencio hoy no existe.

Todos los pueblos, de los países ricos y de los países pobres, gobernados por la derecha o por la izquierda, todos, todos, con excepción del que habita en el país agresor, que comienza ya a desperezarse, han tomado conciencia de que por primera vez en el siglo XXI la guerra como una cruzada irracional puede cambiar la humanidad. Sabe que una guerra injusta es una catástrofe que paraliza el encuentro del hombre con la humanidad. Y une sus manos planetarias para decirle al sicario de la Casa Blanca, que hay una vida y una raza menos sórdida que la suya. Y que vale la pena ponernos de pie para defenderla. Esa es mi respuesta, señor embajador.


Dr. Federico Fasano Mertens
Director del Diario La Republica, 1410 AM Libre y TV Libre.
Los artículos de esta autora o autor





11 de septiembre de 2001 El regreso de Henry Kissinger Del 11 de septiembre a las armas de destrucción masiva (...) 11 de septiembre de 2001: Michael C. Ruppert indica a Dick (...) 9/11: Ex consejero de George W. Bush denuncia un complot de (...) La red terrorista Al Qaeda de Bin Laden no existe Ex ministro alemán de Defensa afirma que la CIA estuvo (...) Francia autoriza a los servicios de Estados Unidos a actuar (...) La justicia no encontró agentes de Al-Qaeda en Europa Las previsiones «inimaginables» de la Rand Corporation Llamamiento de intelectuales y artis


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..
by .. Wednesday, Aug. 31, 2005 at 11:16 AM mail:

-Comunque sia io ai miei figli col cazz**** li affido alla diocesi .....-

No, mandali direttamente a S.Francisco, così ti ritornano vestiti da pellerossa, motociclisti, poliziotti, etc...

GO WEEEEST!!!!

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#
by # Wednesday, Aug. 31, 2005 at 11:20 AM mail:

"Fallo non in un confessionale ma in un porno-shop.
Beneinteso in quello più vicino alla tua diocesi di "fiducia", se il tuo pretino già nel confessorio non dispone come il mio di un vasto ed aggiornato catalogo di video gay, fruste e vibromassaggiatori, dildo e oggettistica erotiko sadomaso ... ; ))))"

Occhio a non sbagliare prete, ci sono pure quelli che ti pigliano semplicemente e sanamente A CALCI IN CULO!

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basta
by sono ateo Wednesday, Aug. 31, 2005 at 3:57 PM mail:

l'unico pretesto a legittimazione dell'importanza sociale della santa madre chiesa e di tutta la sua curia è la sua presunta "moralità" !

adesso che abbiamo capito di che cosa sono capaci di fare assieme a p2 e cia, basta ... tanto a dirle certe cose non cambia niente poi !

emanuela orlandi non rivivrà, le verità sul mostro di firenze non le sapremmo MAI (dietro tutta quell'infame orchestrazione c' era un vescovo, come nei promessi sposi ... anche il mostro di firenze guarda caso stessa città colpiva coppie !!!) ecco appunto manzoni che c'entra? era anche lui facente capo di un'analoga banda delittiva come la uno bianca? magari il "carretto" bianco ... ah ah ah

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cambia e come
by a dirle certe cose Thursday, Sep. 01, 2005 at 4:51 PM mail:

da pederasti diventano omosessuali
cercano maggiore "consenso" !


ah ah ah

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Papa Benedetto XVI imputato negli Stati Uniti per la copertura garantita dal Vaticano !
by HACK(H)ER Saturday, Sep. 03, 2005 at 7:49 PM mail:

Papa Benedetto XVI imputato negli Stati Uniti per la copertura garantita dal Vaticano ai membri del clero responsabili di abusi sessuali soprattutto sui minori
tratto da http://www.anticlericale.net

Roma 14 agosto 2005 – Il caso esplode pubblicamente solo nell’estate del 2003, quando il quotidiano americano Worcester Telegram & Gazette ottiene copia di un documento che per 40 anni era stato custodito come “strettamente confidenziale” negli archivi segreti della Santa Sede e riporta il caso di un avvocato di Boston, Carmen Durso, che consegna copia dell’Istruzione del 1962 “Crimen Sollicitationis” al Procurarore Michel J. Sullivan chiedendogli di riscontrare gli elementi, all’interno della giurisdizione federale, per procedere contro le gerarchie vaticane, colpevoli, a suo avviso, di aver deliberatamente coperto i casi di abusi sessuali che vedevano coinvolti membri del clero.
Contestualmente, un’altra lettera arriva sul tavolo del Procuratore, ed è firmata da Daniel Shea, avvocato di Houston (Texas), ex seminarista che ha scoperto il documento del 1962 e ne ha dato copia al quotidiano di Boston e all’avvocato Durso. Il documento, spiega Shea nella lettera, viene citato come ancora in vigore in una nota dell’epistola "De Delictis Gravioribus" del 18 maggio 2001, che Joseph Ratzinger, allora Prefetto Congregazione per la Dottrina della Fede aveva fatto recapitare ai vescovi e agli altri ordinati e membri della gerarchia ecclesiastica.
Il caso viene portato all’attenzione pubblica internazionale dalla rete televisiva statunitense CBS, quindi le gerarchie vaticane si difendono sostenendo che le norme contenute nel documento del 1962 non hanno più alcun valore vincolante dal momento in cui sono entrate in vigore le disposizioni che nel 1983 hanno riformato il Codice di Diritto Canonico, ma la lettera di Ratzinger non lascia spazio a molti dubbi. In essa, l’attuale Papa Benedetto XVI, non solo richiama l’istruzione “Crimen Sollicitationis”, ma per quel che riguarda “i delitti riservati alla Congregazione per la Dottrina della Fede” dispone che “nei Tribunali costituiti presso gli ordinari o i membri delle gerarchie cattoliche solamente i sacerdoti possono validamente svolgere le funzioni di giudice, promotore di giustizia, notaio e difensore” e ribadisce che “le cause di questo tipo sono soggette al segreto pontificio.”
In questi anni la giustizia americana ha proseguito nelle indagini e dal gennaio 2005 esiste presso la Corte distrettuale di Harris County (Texas) un procedimento tuttora in corso a carico di Joseph Ratzinger.

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ARGENTINA: IL VESCOVO MACCARONE VITTIMA DELLA SESSUOFOBIA CHE PREDICAVA
by chi di pisello ferisce di pisello perisce ! Saturday, Sep. 03, 2005 at 7:53 PM mail:

ARGENTINA: IL VESCOVO MACCARONE VITTIMA DELLA SESSUOFOBIA CHE PREDICAVA
Roma, 23 agosto 2005 - Dichiarazione di Maurizio Turco, già deputato europeo, segretario di anticlericale.net:

“In tutta la vicenda del Vescovo Maccarone, filmato mentre aveva un rapporto con un maggiorenne consenziente, l’informazione non si è concentrata sul “film” ma sulla regia (chi lo aveva realizzato, per conto di chi e perché). Il “film” parla di due persone consenzienti che hanno un rapporto sessuale, un “film” senza storia, non fosse che uno dei due è un Vescovo. E’ una rappresentazione del fatto che la sessuofobia può colpire chiunque, anche una persona come Mons. Maccarone, che quella politica predicava. Meglio non mettere in discussione la politica vaticana sul sesso, discutiamo della cinepresa.”




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RATZINGER COPRE GLI ABUSI SESSUALI, L’INFORMAZIONE ITALIANA COPRE RATZINGER
by era meglio Woitilá? Saturday, Sep. 03, 2005 at 7:54 PM mail:

RATZINGER COPRE GLI ABUSI SESSUALI, L’INFORMAZIONE ITALIANA COPRE RATZINGER
Roma, 18 agosto 2005 – Dichiarazione di Maurizio Turco, già deputato europeo, segretario dell’associazione anticlericale.net :

“Chi ha voluto ascoltare la conferenza stampa di Daniel Shea in diretta su Radio radicale (o chi la volesse riascoltare via internet: http://www.radioradicale.it) non può non avere colto i connotati di ciò che comunemente viene definita una notizia fondata su fatti concreti, certi, documentati.
Gli echi di questa notizia e della manifestazione dell’altro ieri a Piazza San Pietro hanno raggiunto 173 testate americane, le reti televisive CBS ed Msnbc, e finanche la Casa Bianca dove, durante il briefing quotidiano, è stato chiesto conto di cosa intenda fare il Presidente Bush di fronte alla richiesta vaticana di ottenere l’immunità diplomatica per il proprio Capo di Stato.
Il fatto che in Italia, fatte salve le agenzie di stampa, non sia uscito nemmeno un rigo uno, o un secondo uno, sulla conferenza stampa di ieri (o sulla manifestazione a Piazza San Pietro dell’altro ieri) è opera che non abbisogna di una concertazione scritta, parlata o telefonica.
Non vogliamo certo mettere in dubbio il diritto alla discrezionalità, alla discretezza, alla prudenza, alla moderazione, alla salvaguardia delle relazioni mondane. E ci fermiamo qui, degli interessi temporali ne scriveremo un’altra volta.
Questo silenzio assordante, finanche da parte di chi è iscritto d’ufficio nel registro dei “laici”, la dice lunga sul paese in cui viviamo, così come sulla necessità e l’urgenza dell’organizzazione della lotta radicale anticlericale.

PS Vogliamo dare atto al Tg1 e a L’Unità di essere stati gli unici organi di informazione italiani ad aver dato conto della manifestazione che Anticlericale.net ha organizzato il 16 agosto davanti a piazza San Pietro e della conferenza stampa che si è tenuta il giorno seguente, cui ha preso parte l’avvocato statunitense Daniel Shea.”




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SPAZIO AL DOSSIER DELL’AGENZIA VATICANA FIDES CONTRO LA PEDOPORNOGRAFIA SU INTERNET
by . Saturday, Sep. 03, 2005 at 7:56 PM mail:

SPAZIO AL DOSSIER DELL’AGENZIA VATICANA FIDES CONTRO LA PEDOPORNOGRAFIA SU INTERNET
RELIGIOSO SILENZIO SINANCHE DELLE AGENZIE SULLA MANIFESTAZIONE ANTICLERICALE DEL 16 AGOSTO E LA PARTECIPAZIONE DELL’AVVOCATO AMERICANO SHEA CHE HA PORTATO IN TRIBUNALE JOSEPH RATZINGER E CHE PRESENTERA’ LE ULTIME NOVITA’ SUL PROCESSO

Roma, 14 agosto 2005 - Dichiarazione di Maurizio Turco, già deputato europeo e segretario di anticlericale.net:

“In queste ore l’agenzia ADNKronos sta battendo in continuazione lanci sul dossier sulla pedopornografia su internet distribuito dell’agenzia vaticana Fides.

Non un rigo, da parte di tutte le agenzie, sulla nostra manifestazione del 16 agosto alle ore 20 a Piazza San Pietro "per la libertà sessuale e di coscienza, contro le cause delle deviazioni e sofferenze, a cominciare da quelle dei preti pedofili e delle organizzazioni pedofobe", che si terrà in concomitanza con l’apertura a Colonia della Giornata Mondiale della Gioventù, alla quale parteciperanno tra gli altri, DANIELE CAPEZZONE, segretario di Radicali Italiani, MARCO CAPPATO, segretario dell’Associazione Luca Coscioni, RITA BERNARDINI, tesoriere di Radicali Italiani, oltre ai dirigenti di anticlericale.net MICHELE DE LUCIA tesoriere, SABRINA GASPARRINI responsabile della Campagna sugli Abusi Sessuali Clericali e MARIO STADERINI responsabile della Campagna sull’Otto Per Mille;.

Ma soprattutto sarà presente DANIEL SHEA, l’avvocato di Houston che ha denunciato il cardinale Joseph Ratzinger il quale, dal gennaio 2005, è imputato davanti alla Corte distrettuale di Harris County (Texas) per la copertura data ai membri del clero responsabili di abusi sessuali soprattutto su minori.

Forse è la presenza di Daniel Shea, con quello che avrà da dire e soprattutto i documenti da far vedere in anteprima, che impediscono di darne notizia finanche alle agenzie?”













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come gli hanno "educato" questi preti !io lo chiamo LAVAGGIO DEL CERVELLO !
by io lo chiamo LAVAGGIO DEL CERVELLO ! Saturday, Sep. 03, 2005 at 7:58 PM mail:

BASILICATA: IL CONSIGLIO REGIONALE TAGLIA I FONDI DESTINATI AL VATICANO. IL POLO INSORGE

dichiarazione di Maurizio Bolognetti
Segretario Radicali Lucani
Consigliere Associazione Coscioni

Nel complimentarmi con la Regione Basilicata per aver provveduto a tagliare un milione di euro di fondi destinati al Vaticano per opere di culto, non posso che tornare a sottolineare che in civilissime nazioni, quali la Gran Bretagna e gli Usa, nessun finanziamento pubblico è elargito alle confessioni religiose.
Al Consigliere Lapenna, che afferma di non aver provato stupore per il voto della sinistra, ma che ritiene che i consiglieri della Margherita e dell'Udeur si siano fatti "balcanizzare" dai colleghi di maggioranza, suggeriamo di riflettere sulla vaticanizzazione del Polo.
L'avvocato Lapenna deve aver scambiato il portone di Via Anzio nell' entrata di un monastero, o forse avrà pensato di poter soddifare la sua recondita ambizione di poter partecipare ad un Conclave.
Gli zuavi pontifici del polo lucano farebbero bene a ricordarsi il risorgimentale motto del Conte di Cavour: "Libera Chiesa in Libero Stato".
Per quanto ci riguarda, nel tornare ad esprimere il nostro plauso per il taglio effettuato dalla maggioranza di centrosinistra, chiediamo al Consiglio e alla Giunta: quanti sono i denari pubblici che dalle casse della Regione affluiscono nelle casse Vaticane?
La Cei, è bene ricordarlo, già incassa un miliardo di euro all'anno attraverso il meccanismo truffaldino dell'otto per mille e davvero non c'è da disperarsi e strapparsi le vesti per i quattro spiccioli derivanti dai tagli di bilancio regionali.
Ribadisco la nostra assoluta contrarietà a qualsiasi forma di finanziamento pubblico di Partiti, Chiese e Sindacati.


DA BASILICATANET 16/08/2005

(ACR) LAPENNA (FI): TAGLI AL BILANCIO REGIONALE PER FONDI CHIESE

Il Vice presidente della Quarta Commissione Consiliare permanente della Regione Basilicata, “Politica sociale”, Sergio Lapenna, in merito all’ultimo Consiglio regionale, nel quale è stato approvato il Conto consuntivo e il relativo Assestamento di Bilancio, nel rilevare il voto contrario allo spirito della manovra finanziaria ha commentato “con vivo stupore il taglio di circa 1 milione di euro per le opere di culto compiuto dalla maggioranza di centrosinistra”. “Nessuno stupore - ha affermato Lapenna - per il voto espresso dai Consiglieri regionali di sinistra, ma grande disappunto viene espresso nei confronti dei Consiglieri regionali della Margherita e dell’Udeur che, facendosi “balcanizzare” dai colleghi di maggioranza, hanno operato questo taglio indiscriminato rispetto a una problematica, quale quella della ristrutturazione del patrimonio artistico-religioso, che non tocca solamente i cristriani, ma le intere comunità cittadine che attorno alle Parrocchie hanno costruito in queste anni esempi di civiltà e solidarietà sociale”. Lapenna, a conclusione del suo intervento, si augura che “in futuro i Consiglieri regionali che si ispirano ai valori cristiani, non lo facciano solo a parole, ma anche con atti concreti, andando al di là dell’appartenere a uno schieramento politico”.

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PAPA BENEDETTO XVI IMPUTATO NEGLI STATI UNITI PER LA COPERTURA GARANTITA DAL VATICANO ....
by padre santo ma di chi?io non sono orfano ! Saturday, Sep. 03, 2005 at 7:59 PM mail:

PAPA BENEDETTO XVI IMPUTATO NEGLI STATI UNITI PER LA COPERTURA GARANTITA DAL VATICANO AI MEMBRI DEL CLERO RESPONSABILI DI ABUSI SESSUALI SOPRATTUTTO SU MINORI.
Daniel Shea, l’avvocato che ha portato la questione davanti alla Corte, parteciperà alla Manifestazione "per la libertà sessuale e di coscienza, contro le cause delle deviazioni e sofferenze, a cominciare da quelle dei preti pedofili e delle organizzazioni pedofobe" che l’associazione anticlericale.net ha organizzato per martedì 16 agosto alle ore 20.00 a Piazza San Pietro, in concomitanza con l’apertura a Colonia della Giornata Mondiale della Gioventù.


Roma 14 agosto 2005 – Il caso esplode pubblicamente solo nell’estate del 2003, quando il quotidiano americano Worcester Telegram & Gazette ottiene copia di un documento che per 40 anni era stato custodito come “strettamente confidenziale” negli archivi segreti della Santa Sede e riporta il caso di un avvocato di Boston, Carmen Durso, che consegna copia dell’Istruzione del 1962 “Crimen Sollicitationis” al Procurarore Michel J. Sullivan chiedendogli di riscontrare gli elementi, all’interno della giurisdizione federale, per procedere contro le gerarchie vaticane, colpevoli, a suo avviso, di aver deliberatamente coperto i casi di abusi sessuali che vedevano coinvolti membri del clero.
Contestualmente, un’altra lettera arriva sul tavolo del Procuratore, ed è firmata da Daniel Shea, avvocato di Houston (Texas), ex seminarista che ha scoperto il documento del 1962 e ne ha dato copia al quotidiano di Boston e all’avvocato Durso. Il documento, spiega Shea nella lettera, viene citato come ancora in vigore in una nota dell’epistola "De Delictis Gravioribus" del 18 maggio 2001, che Joseph Ratzinger, allo Prefetto Congregazione per la Dottrina della Fede aveva fatto recapitare ai vescovi e agli altri ordinati e membri della gerarchia ecclesiastica.
Il caso viene portato all’attenzione pubblica internazionale dalla rete televisiva statunitense CBS, quindi le gerarchie vaticane si difendono sostenendo che le norme contenute nel documento del 1962 non hanno più alcun valore vincolante dal momento in cui sono entrate in vigore le disposizioni che nel 1983 hanno riformato il Codice di Diritto Canonico, ma la lettera di Ratzinger non lascia spazio a molti dubbi. In essa, l’attuale Papa Benedetto XVI, non solo richiama l’istruzione “Crimen Sollicitationis”, ma per quel che riguarda “i delitti riservati alla Congregazione per la Dottrina della Fede” dispone che “nei Tribunali costituiti presso gli ordinari o i membri delle gerarchie cattoliche solamente i sacerdoti possono validamente svolgere le funzioni di giudice, promotore di giustizia, notaio e difensore” e ribadisce che “le cause di questo tipo sono soggette al segreto pontificio.”
In questi anni la giustizia americana ha proseguito nelle indagini e dal gennaio 2005 esiste presso la Corte distrettuale di Harris County (Texas) un procedimento tuttora in corso a carico di Joseph Ratzinger.

Daniel Shea, l’avvocato che ha portato la questione davanti alla Corte, parteciperà alla Manifestazione "per la libertà sessuale e di coscienza, contro le cause delle deviazioni e sofferenze, a cominciare da quelle dei preti pedofili e delle organizzazioni pedofobe" che l’associazione anticlericale.net ha organizzato per martedì 16 agosto alle ore 20.00 a Piazza San Pietro, in concomitanza con l’apertura a Colonia della Giornata Mondiale della Gioventù.

Ai giornalisti presenti sarà distribuito un dettagliato dossier e l’avvocato Shea sarà a disposizione per qualsiasi approfondimento circa i fatti giudiziari che vedono coinvolto Papa Benedetto XVI.




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Attenzione all'ultima "notizia" dal Vaticano !
by ultima bufala !!! Saturday, Sep. 03, 2005 at 8:03 PM mail:

ATTENZIONE! SCOPARE UCCIDE!



"Il virus dell'AIDS è circa 450 volte più piccolo dello spermatozoo, e quindi può passare facilmente tra le maglie della rete formata dal condom. Questo margine di insicurezza dovrebbe obbligare i ministeri della sanità e tutte le organizzazioni che ne consigliano l'uso, a trattare il problema come si fa per le sigarette, dove si dichiara che sono un pericolo".

Cardinale Alfonso Lopez Trujillo
presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia - 12 ottobre 2003

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Elenco dei privilegi e facoltà in materia liturgica e canonica dei Cardinale di S.R.C.
by Segreteria di Stato Saturday, Sep. 03, 2005 at 8:05 PM mail:

Elenco dei privilegi e facoltà in materia liturgica e canonica dei Cardinale di S.R.C.
Segreteria di Stato
Elenco dei privilegi e facoltà in materia liturgica e canonica dei Cardinale di S.R.E.
18 marzo 1999
Communicationes 31, 1999, pp. 11-13

Fonte: http://www.usc.urbe.it/php/arrieta/008.pdf


1. Il Cardinali di S.R.C. godono della facoltà di concedere, nel •luogo dove celebrano o assistono alla sacra liturgia, indulgenza parziale che può essere lucrata nelle singole occasioni da tutti i presenti, anche dai fedeli che si trovano fuori della propria diocesi, in conformità alle norme stabilite nel Codice (Cann. 992-997) e nella Costituzione Apostolica Indulgentiarum doctrina. AAS 59, 1967, 5-24; cfr. anche Enchiridion Indulgentiarum, AAS 60, 1968, 412-416.
2. § 1. I Cardinali di S.R.C. e i loro familiari godono del privilegio di lucrare nella cappella domestica le indulgenze per cui sia prescritta la visita di qualche tempio della città o luogo dove dimora il Cardinale con i suoi familiari, osservate le altre condizioni stabilite per lucrare indulgenze, secondo la Costituzione Apostolica Indulgentiarum doctrina (cfr. ibid.).
§ 2. Si chiamano «familiari» dei Cardinali coloro i quali, chierici, religiosi o laici, siano permanentemente dedicati al suo servizio.
3. § 1. Godono del diritto di costituire per sé una cappella privata, in conformità col can. 1227. La cappella privata del Cardinale rimane in tutto esente dalla giurisdizione dell’Ordinario del luogo.
§ 2. Godono anche del privilegio di riservare la Santissima Eucaristia in detta cappella, fermo restando quanto stabilito dal can. 934.
4. Fermo restando quanto prescritto nel can. 357 § 2, per quanto riguarda la materia liturgica, i Cardinali di S.R.C., per sé e per i loro familiari, nel luogo dove si trovano o dove abitano in modo stabile, godono di tutte le facoltà del Vescovo diocesano nella sua diocesi, osservando inoltre, per quanto riguarda la celebrazione dei sacramenti del battesimo e della confermazione, tutto quanto è stabilito a norma del diritto riguardo alla debita preparazione e alla iscrizione nel registro. Tuttavia, perché possano assistere validamente alla celebrazione di matrimoni, è necessario che siano delegati dall’Ordinario del luogo o dal parroco.
5. Tutti i Cardinali di S.R.C. anche se non abbiano ricevuto l’ordine episcopale, godono della facoltà, durante le azioni liturgiche che presiedono o alle quali partecipano in modo solenne, di benedire il popolo more Episcoporum in qualunque luogo, così come della facoltà di usare la mitra e il bacolo pastorale. Godono anche della facoltà di portare la croce pettorale, anche sulla mozzetta, osservando tuttavia le norme del Cerimoniale dei Vescovi (Caeremoniale Episcoporum, editio typica, Romae 1984), fermo restando inoltre quanto prescritto nell’art. 6.
6. Il Cardinale di S.R.C. che celebra in modo solenne fuori della chiesa del suo titolo avverta il Vescovo del luogo, a meno che non si tratti della chiesa cattedrale, nel cui caso richiede il suo permesso.
7. I Cardinali di S.R.C. godono della facoltà, consultato il vescovo del luogo, di dedicare e benedire le chiese, e inoltre gli altari ed altri simili suppellettili sacre, osservando sempre le norme stabilite nel Codice e nelle rubriche liturgiche. È facoltà dei Cardinali di S.R.C. celebrare la benedizione degli abbati e delle abbattesse, conformemente al Cerimoniale dei Vescovi (cfr. Ibid).
8. Tutti i Cardinali di S.R.C., anche se non hanno l'ordine episcopale, hanno ovunque il diritto, senza escludere le chiese e gli oratori degli istituti religiosi e società di vita apostolica di diritto pontificio, di predicare la parola di Dio, a meno che il Vescovo del luogo lo vieti espressamente in casi particolari (can. 763).
9. I Cardinali di S.R.C. che sono ornati del carattere episcopale godono della facoltà di conferire, in azioni liturgiche secondo i riti prescritti, gli ordini sacri del diaconato e del presbiterato in tutte le chiese ed oratori, ricevute le lettere dimissorie dell’Ordinario proprio dei candidati e col consenso dell’Ordinario del luogo.
Tutti i Cardinali di S.R.C. possono conferire anche altri ministeri, osservano le stesse condizioni.
10. Oltre alla facoltà di ascoltare confessioni ovunque, di cui al can. 967 § 1, i Cardinali di S.R.C. godono della facoltà ordinaria, che tuttavia non possono delegare ad altri, di assolvere dovunque nel foro interno sacramentale qualunque penitente dalle censure latae sententiae di scomunica o interdetto non dichiarate, anche di quelle riservate alla Sede Apostolica, senza far ricorso all’Ordinario proprio del fedele, non tuttavia dalle censure di cui ai cann. 1382, 1388.
11. Tutti i Cardinali di S.R.C. godono del privilegio di eleggere per sé e per i loro familiari un confessore il quale ottiene dallo stesso diritto, a meno che gli sia stata concessa la potestà in altro modo, la facoltà soltanto per loro di ascoltare le confessioni e di assolvere da tutte le censure, anche quelle riservate alla Sede Apostolica, ad eccezione di quelle dichiarate, ma soltanto nel foro interno sacramentale.
12. I Cardinali di S.R.C. possono concedere che, davanti a loro, anche nei giorni liturgici più solenni, non tuttavia nel Triduo Pasquale, sia celebrato il sacrificio eucaristico, fermo quanto prescritto nel can. 932.
13. I Cardinali di S.R.C. godono della facoltà di celebrare nella propria cappella la Messa in Cena Domini, il giovedì della Settimana Santa.

Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, per rescritto del 18 marzo 1999 si è degnato concedere i predetti privilegi e facoltà ai Cardinali di S.R.C., approvò il presente elenco in forma specifica e ordinò la sua pubblicazione.

Dal Vaticano, il 18 marzo 1999
+ ANGELO Card. SODANO
Segretario di Stato


Testo ufficiale latino.
Fonti principali di riferimento:
nº 1, can. 132 CIC (facoltà abituale)
nº 1, can. 136 CIC (ambito territoriale)
nº 1, vedi, 4ª ed. Enchiridion: decr. Penitenziaria Apostolica Iesu humani generis, del 16 luglio 1999
nº 2, can. 76 CIC (nozione di privilegio) Il termine “familiari” serve a determinare le persone che, in ragione della loro diretta relazione con il Cardinale, usufruiscono anche delle sue prerogative
nº 3, can. 1227 CIC (privilegio di cappella privata)
nº 3 § 1, can. 357 § 2 CIC (esenzione personale dei Cardinali)
nº 3 § 2, can. 934 § 1, 2º CIC (riserva dell’Eucaristia)
nº 4, cann. 877, 878 CIC (registro del battesimo)
nº 4, cann. 535 § 2, 895 CIC (registro della confermazione)
nº 4, cann. 1108 ss. CIC (forma del matrimonio)
nº 5: cf. Ceremoniale Episcoporum, editio typica, Romae, 1984
nº 7: cfr. cann. 1169 § 1, 1219, 1229 CIC (benedizioni di chiesa e cappella), can. 1237 CIC (benedizione altari)
nº 8, can. 763 CIC (estensione ai Cardinali non Vescovi del diritto riconosciuto a tutti i Vescovi)
nº 10, can. 508 § 1 CIC (somiglianza penitenziere).




http://www.anticlericale.net/modules.php?name=News&file=article&sid=418


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BENI TEMPORALI E MISSIONE DELLA CHIESA (II/III) note
by José T. MARTIN DE AGAR Saturday, Sep. 03, 2005 at 8:06 PM mail:

BENI TEMPORALI E MISSIONE DELLA CHIESA (II/III) note
José T. MARTIN DE AGAR
Pontificia Università della Santa Croce, 1997
Dispense ad uso degli studenti

fonte: http://www.usc.urbe.it/php/martinagar/patrimoniale.rtf

© Prof. José Tomás MARTIN DE AGAR


1. Communicationes, 9 (1977) 269.
2. P. LOMBARDÍA, La propiedad en el ordenamiento canónico, in «Ius Canonicum» (1962) p. 420; A. Mostaza, Derecho Patrimonial canónico, in «Derecho Canónico» I, Pamplona 1974, p.306.
3. Va, inoltre, osservato che sono pubblici anche gli statuti particolari delle persone giuridiche pubbliche.
4. Cf LÓPEZ ALARCÓN, M., Apuntes para una teoría general del patrimonio eclesiástico, in «Ius Canonicum» (1966) p. 140-144.
5. HERVADA, J., La relación de propiedad en el patrimonio eclesiástico, in «Ius Canonicum» (1962) p. 465.
6. Alcuni autori parlano solo di amministrazione suprema ed amministrazione immediata. Ovviamente i tre livelli non esistono nell'ambito della Santa Sede, né degli enti che dipendono direttamente da essa, specialmente la diocesi e le comunità ad essa equiparate, per le quali il Libro V stabilisce una particolare normativa di organizzazione e di controllo (vedi n. 10, d).
7. Il diritto particolare, specie il concordatario, può attribuire alla Conferenza episcopale di una nazione competenze più ampie di quelle stabilite dal Codice, come avviene in Italia per certe materie, ma anche in questi casi non si tratta di una competenza generale. Vid. CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Istruzione in materia amministrativa del 1º Aprile 1992.
8. HERVADA, J., La relación de propiedad..., cit., p. 460.
9. Nonostante fosse il criterio reale quello scelto per definire la competenza, il can. 1519 § 1 del vecchio Codice escludeva dalla competenza dell'Ordinario del luogo i beni "sottratti alla sua giurisdizione", malgrado che fossero situati nella sua circoscrizione. C’era quindi un criterio misto: locale e gerarchico.
10. Queste facoltà ordinarie non sono incompatibili con quelle del Romano Pontefice, né per spiegarle è necessario ricorrere alle nozioni di delega o vicarietà (Bonet Muixí). Bisogna inoltre tenere presente che, normalmente, l'Ordinario a cui è soggetta una persona pubblica, è lo stesso che la costituisce, le concede la personalità giuridica (la erige) ed approva i suoi statuti (can. 114, 116 e 117). Il can. 315 poi stabilisce che le associazioni pubbliche di fedeli si reggono per i loro statuti “però sotto la superiore direzione dell’autorità ecclesiastica”.
11. Tuttavia, a mio parere, più importante delle facoltà concrete è la possibilità, già accennata, che la Conferenza, in forza del diritto di ogni paese, possa divenire un'istanza coordinatrice delle relazioni economiche sovradiocesane. Il can. 1274, che dovremo esaminare, sarà il punto di partenza di molte e varie iniziative in tal senso, ma che saranno di solito frutto del consenso dei Vescovi interessati.
12. Commento al can. 1257, in AA.VV., Código de Derecho Canónico. Edición anotada, 5ª ed. EUNSA, Pamplona 1992, p. 747.
13. Per gli istituti di vita consacrata vedi. can. 634-640.
14. Nell'ambito di questo regime generale, il Codice fissa alcune norme specifiche per gli istituti religiosi (can. 634-640) e secolari (can. 718), le società di vita apostolica (can. 741) e le associazioni pubbliche (can. 319).
15. Cf P. LOMBARDÍA, La propiedad en el ordenamiento canónico, in «Ius Canonicum» (1962) p. 415-416. D'altra parte, anche se i beni sacri non sono esclusi dal commercio in quanto tali, lo è però la loro condizione sacra, che è spirituale, e quindi trafficare con essa sarebbe simonia; perciò il can. 1539 del CIC ‘17 proibiva tassativamente di stabilire il prezzo di una cosa sacra tenendo conto della loro consacrazione o benedizione.
16. Riguardo alle immagini preziose, l'Ordinario deve dare licenza scritta per il restauro dopo aver consultato gli esperti (can. 1189), e non possono essere trasferite definitivamente da una chiesa senza licenza della Santa Sede (can. 1190 § 3).
17. Per una breve storia legislativa e dottrinale, vid. M. LÓPEZ ALARCÓN, commento al c. 1257, in AA.VV., Comentario exegético al Código de Derecho Canónico, vol. IV/1, Pamplona 1996, p. 55-57.
18. Per quanto riguarda le Chiese orientali, cf CCEO can. 1009 § 2.
19. PERLADO, P.A., Sugerencias para una visión moderna del Derecho patrimonial canónico, in «Ius Canonicum» (1969) pp. 397-400
20. Communicationes, 1973, p. 96.
21. Anche se si parlava di bona in Ecclesia (can. 18) e di bona Ecclesiae (can. 43).
22. C’è una certa riluttanza a chiamare privati questi beni per il fatto che sono assegnati a finalità ecclesiali e quindi non strettamente private; sta di fatto che il soggetto cui appartengono, e della cui natura partecipano, si dice persona giuridica privata.
23. Vedi D. TIRAPU, commento al c. 1259, in AA.VV., Comentario exegético al Código de Derecho Canónico, vol. IV/1, Pamplona 1996, p. 68-70.
24. Non ci soffermeremo qui su altre fonti, quali le sovvenzioni o aiuti statali o le rendite del patrimonio ecclesiastico.
25. Nei lavori di elaborazione del CIC emerse senza dubbio questa scelta, quando si decise -non senza contrasti- d'invertire l'ordine dei can. 1262 e 1263, al fine di lasciare chiara qual'è la via ordinaria di cercare l'aiuto dei fedeli (quella del can. 1262), senza escludere la possibilità di esigere tributi (can. 1263) (Relatio complectens..., 1981, p. 281-283; Communicationes, 1984, p. 28-30). Cf D, TIRAPU, commento al c. 1260, in AA.VV., Comentario exegético...cit., vol. IV/1, Pamplona 1996, p.72.
26. Si ricordi che sotto il nome di Chiesa si intende qualsiasi persona giuridica pubblica ecclesiastica (can. 1258).
27. Nell'ambito di queste offerte, con una normativa specifica, sono comprese le pie volontà di cui ci occuperemo alla fine di queste dispense (nn. 14 e 15).
28. Cfr. Decr. della Cong. per il Clero del 22 febbraio 1991; P. GEFAELL, A proposito del decreto sulle Messe plurintenzionali, in «Ius Ecclesiae» (1991), p. 760-765.
29. Cfr. Risposta del CPI, del 23.IV.1987, AAS 79 (1987) 1132).
30. Si è voluto così rispettare i sistemi impositivi tradizionali di alcuni paesi, ad esempio quelli della Germania Federale e dell'Austria (Kirchensteuersystem e Kirchenbeitrag), che sono ispirati ad un modello di collaborazione dello Stato al sostentamento della Chiesa.
31. La Risposta del CPI del 20.V.1989, AAS 81 (1989) 991, ha determinato che non sottostanno alla giurisdizione del Vescovo diocesano "le scuole esterne degli Istituti religiosi di diritto pontificio".
32. Cfr. Relatio complectens..., (1981) p. 281.
33. Dal testo legale non risulta chiaro se questo tributo si possa imporre anche alle persone giuridiche pubbliche. Il senso letterale sembra escluderle (ceteris): occorrerà comunque valutare la gravità della situazione e, soprattutto, se già esista o meno nella diocesi il tributo ordinario.
34. Di fatto e per circostanze storiche, principalmente a causa degli incameramenti del secolo scorso, il sistema dei benefici era scomparso in molte parti, e in altre non è mai esistito. Inoltre lo schema del beneficio -una dote immobiliare produttiva di rendite idonee al sostentamento del titolare dell'ufficio- non sembra adeguato alle condizioni economiche attuali.
35. In Spagna questo processo è oggi regolato dal "Segundo Decreto General" della Conferenza Episcopale Spagnola (1.XII.1984), art. 9-15.
36. Quanto si dirà della diocesi ha valore anche per le circoscrizioni ecclesiastiche di natura simile alla diocesi.
37. Così si spiegano alcune modifiche allo Schema del 1977 che -secondo l'opinione di molti consultori- attribuiva eccessive competenze alle Conferenze Episcopali.
38. I beni appartenenti alla diocesi possono essere distribuiti in diversi istituti, fondi, fondazioni, ecc., ma essendo beni diocesani sarà sempre il Vescovo il loro amministratore e gestore. Ci possono quindi essere persone giuridiche delle quali il Vescovo diocesano è l’amministratore, perché i loro beni appartengono alla diocesi.
39. Anche tra queste si devono distinguere quelle che sono istituzioni proprie della diocesi (parrocchie, seminari, scuole diocesane), da quelle che sono iniziative autonome di ambito diocesano, costituite come persone pubbliche (conventi, scuole cattoliche, confraternite). La loro rispettiva dipendenza dal Vescovo diocesano (e la responsabilità di questi nei loro confronti) sono differenti.
40. Cf Z. COMBALÍA, commento al c. 1274, in AA.VV., Comentario exegético...cit., vol. IV/1, Pamplona 1996, p.111-114. Questo modello non pretende di raggiungere l'uniformità patrimoniale delle diocesi, non solo perché consente molte possibilità, ma anche perché si presenta come una formula sussidiaria, da adoperare laddove con altri sistemi non siano opportunamente garantite le responsabilità economiche della diocesi.
41. Il "Segundo Decreto General" della Conferenza Episcopale Spagnola, dell' 1-XII-1984 ha ritenuto che questo fondo per il sostentamento del clero «si possa configurare, a giudizio del Vescovo diocesano, sia come pia fondazione autonoma secondo il can. 115 § 3, sia come ente, i cui beni saranno intestati a nome della diocesi, anche se con piena autonomia contabile» (art. 10). In Italia l'Accordo con lo Stato (1984), prevede come necessaria l’erezione di questi istituti e la possibilità di costituirne di interdiocesani.
42. Difatti sia in Italia sia in Spagna sono stati eretti un Istituto nazionale per il sostentamento del clero, dipendente dalle rispettive Conferenze episcopali, che ha fra l'altro lo scopo di distribuire equamente tra le diocesi gli apporti statali.
43. Questa circostanza dovrà essere valutata anche per gli altri chierici quando percepiscano una retribuzione per gli stessi motivi.
44. In Spagna questo punto è regolato a livello nazionale dal "Decreto General de la CEE sobre algunas cuestiones especiales en materia económica" (1.XII.1984). Anche in Italia eiste una regolamentazione in materia fatta dalla CEI nella delibera nº 58 contenente il “Testo unico delle disposizioni di attuazione delle norme relative al sostentamento del clero che svolge servizio in favore delle diocesi” entrata in vigore il 1º sttembre 1991, in «Notiziario C.E.I.», (1991), p. 143-158.
45. Cfr. Relatio complectens..., (1981) p. 285.
46. Vid. Z. Combalía, commento al c. 1275, in AA.VV., Comentario exegético...cit., vol. IV/1, Pamplona 1996, p.
47. Come si vede gli enti che si possono dire “diocesani” entrano tutti nella categoria delle persone giuridiche soggette al Vescovo diocesano come loro Ordinario (cf can. 1276 § 1, 1292 § 1), ma l’intensità di questa sottomissione può variare nella pratica: ci sono enti, per dire, di proprietà diocesana (come l’istituto per il sostentamento del clero, o qualsiasi fondazione autonoma costituita con beni appartenenti al patrimonio diocesano), questi enti sono a tutti gli effetti della diocesi e il Vescovo diocesano è (ex officio) il loro rappresentante e amministratore immediato, gli organi di amministrazione che possano avere agiscono a nome e rappresentanza del vescovo, come l’economo diocesano. Ci sono poi le persone giuridiche facenti parte della struttura istituzionale diocesana (parrocchie, seminario, chiese rettorali) il cui patrimonio è distinto a quello diocesano e che hanno i propri rappresentanti e amministratori, ma che sono soggette al Vescovo a norma del diritto universale nel senso che questi può erigerle, dividerle, sopprimerle, nominare i loro dirigenti, ecc. e quindi incidere intensamente nella loro vita anche economica. Ci sono poi enti diocesani la cui dipendenza dall’autorità diocesana sarà più o meno intensa a seconda della loro costituzione e dei loro statuti (da una scuola a una università diocesana, una casa di esercizi della diocesi, la Caritas, una fondazione eretta per sovvenire a certe necessità, un ospedale), essi possono tanto essere di intera e completa proprietà della diocesi e quindi semplici parti del patrimonio di essa, oppure godere di una loro autonomia patrimoniale e organizzativa. Ci sono infine enti di diritto diocesano sorti dalla iniziativa dei fedeli ma eretti in persona giuridica pubblica (una confraternita o altra associazione di fedeli, un istituto o convento religioso e le loro opere apostoliche) i quali si reggono secondo i loro statuti benché questi debbano essere approvati dal Vescovo diocesano e rispettare le leggi universali sull’amministrazione dei beni ecclesiastici.
48. Vedi in appendice un esempio di statuti per questo consiglio.
49. E' opportuno chiedersi se l'economo possa essere costituito amministratore anche degli istituti e dei fondi diocesani che si costituiscono in base al can. 1274. A rigore gli istituti eretti dovranno avere propri amministratori, mentre è ovvio che all’economo spetta l’amministrazione della la massa diocesana per le varie necessità. Il Diritto non stabilisce né proibisce nessuna concreta soluzione, per cui tutto è rimesso al giudizio del Vescovo. Comunque una certa unità di gestione sembra conveniente se, come è previsto nel CIC, il bilancio preventivo diocesano è unico.
50. Tuttavia indirettamente, attraverso servizi di consulenza o supporto tecnico, per adempienze concordatarie o a motivo di sistemi di cooperazione interdiocesana, ecc. in certi luoghi la Conferenza episcopale esercita di fatto competenze economiche che vanno oltre quelle stabilite dalla legge universale.
51. Elementi di Diritto patrimoniale canonico, Giuffrè, Milano 1997, ancora in fase di stampa, per cortesia dell’Autore mi sono avvalso del testo dattilografico.
52. Difatti quasi tutti gli autori studiano le alienzioni e gli altri atti di disposizione come atti di amministrazione ordinaria o straordinaria.
53. Su questo problema vedi V. DE PAOLIS, Negozio giuridico, «quo condicio patrimonialis personae iuridicae peior fieri possit» (Cf c. 1295), in «Periodica», 83 (1994), p. 493-528.
54. Relatio complectens..., (1981), pp. 285-286.
55. Vedi. D. ANDRÉS cmf, Il diritto dei religiosi, 2ª ed., Roma 1996, p. 227-233.
56. Nell'ambito civile ai controlli canonici non sempre viene riconosciuta efficacia. In questi casi, dal momento che l’alienazione è civilmente valida, entra in gioco il can. 1296 con la possibilità di intentare anche azione per il risarcimento dei danni “ad Ecclesia iura vindicanda”.
57. Cf CIC ‘17 can. 1529.
58. P. LOMBARDÍA, El canon 1.529: problemas que en torno a él se plantean, in «Escritos de Derecho canónico», I, Pamplona 1973, p. 18-20.
59. Commento al c. 1290, in AA.VV., Comentario exegético...cit., vol. IV/1, Pamplona 1996, p. 152.
60. Per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica cfr. i can. 638 §§ 3 e 4, 718 e 741.
61. L’asegnazione di un certo bene al patrimonio stabile può risalire all’atto di costituzione della stessa persona, ai suoi statuti, alla natura delle cose o ad una disposizione di legge, alla volontà del donante o ad una decissione degli organi direttivi della stessa persona. Cf J. MANTECÓN, commento al can. 1291, in AA.VV., Comentario exegético...cit., vol. IV/1, Pamplona 1996, p. 154-155.
62. Al di sotto della somma minima fissata non occorre alcuna licenza, ma gli statuti possono stabilire, per la validità, certe condizioni.
63. “Così come la dicitura pia volontà fa riferimento piuttosto alla origine dell’atto, radicato alla fin fine nell’autonomia privata del donante spinto da motivazioni soprannaturali, il termine cause pie, più spesso adoperato nei canoni del Titolo IV, fa riferimento all’obiettivo da raggiungere” (J.M. VÁZQUEZ GARCÍA-PEÑUELA, Introducción al Titolo IV del Libro V, in AA.VV., Comentario exegético...cit., vol. IV/1, Pamplona 1996, p. 174.
64. Ad esempio: se il testatore lascia una elemosina per un convento o fa al suo erede incarico di far celebrare un certo numero di sante Messe per la sua anima, una volta data l’elemosina o celebrate le messe la volontà pia è compiuta e cessa.
65. A. SOLS LUCIA, La fundación pía no autónoma en el actual CIC, in REDC 50 (1993) p. 521.
66. A seguito della modifica della delibera n. 20, decisa dall'assemblea CEI del maggio 1990, la somma minima é stata elevata a lire 300 milioni.
67. A seguito della modifica della delibera n. 38, decisa dall'assemblea CEI del maggio 1990, il comma c., va così modificato: «la stipulazione di contratti di locazione di immobili appartenenti alla diocesi o ad altra persona giuridica amministrata dal Vescovo diocesano, di valore superiore alla somma minima fissata dalla delibera n. 20, eccetto il caso che il locatario sia un ente ecclesiastico».







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LIBERTÀ RELIGIOSA, UGUAGLIANZA E LAICITÀ
by José T. MARTÍN DE AGAR Saturday, Sep. 03, 2005 at 8:07 PM mail:

LIBERTÀ RELIGIOSA, UGUAGLIANZA E LAICITÀ
José T. MARTÍN DE AGAR
Pontificia Università della Santa Croce

(*)Comunicazione presentata al 8th International Congress of Canon Law, Lublino 13-19 settembre 1993.


Il tema dei principi del diritto ecclesiastico riguarda non soltanto l'identità e autonomia scientifica della disciplina, ma altre questioni di natura ben più pratica in cui la posta in gioco è l'effettivo rispetto della dimensione religiosa dell'uomo. In queste pagine mi propongo di riflettere sul rapporto di equilibrio che deve esistere tra i princìpi di libertà religiosa, uguaglianza e laicità nel diritto ecclesiastico statale.
La libertà religiosa ci si presenta innanzitutto come diritto dell'uomo a porsi in relazione con Dio secondo il dettato della propria coscienza, senza coazione da parte di altri soggetti, cioè il diritto a manifestare e vivere liberamente la propria religiosità di fronte a qualunque istanza sociale, senza altro limite che il giusto ordine pubblico.
La sensibilità in favore di questa libertà acquisisce contorni giuridici nell'epoca delle rivoluzioni moderne, come reazione all'intolleranza degli Stati confessionali che consideravano la religione come un fattore di unità politica che non poteva sfuggire alla loro competenza. La libertà religiosa si rivendica prima di tutto di fronte all'autorità civile; lo Stato, i poteri pubblici sono i soggetti che, in primo luogo, devono riconoscere, rispettare e garantire la libertà religiosa dei cittadini, una volta ammesso che la loro competenza in materia religiosa si riduce a dettare le norme necessarie perché ciascuno possa effettivamente sviluppare questo ambito della sua personalità senza essere costretto da nessuno.
Proprio perché la storia mostra che l'intolleranza, le persecuzioni e la discriminazione sono il frutto della strumentale confessionalità dello Stato, nel momento in cui vengono ad affermarsi le idee di libertà e uguaglianza dei cittadini, appare palese l'incompatibilità della confessionalità con queste: essa costituisce un qualcosa che, finché perdura, sarà sempre una minaccia per quegli ideali. Per questo lì dove trionfano le forme repubblicane e si abolisce la monarchia, si proclama anche la aconfessionalità, la separazione tra lo Stato e la religione, intendendosi con questa innanzitutto le confessioni religiose.
Indipendentemente dal tono più o meno radicale col quale si dà attuazione a questi postulati, sembra evidente che uno Stato slegato da qualunque confessione può trattare in modo eguale tutti, senza interferire nelle loro idee o convinzioni religiose. La libertà può essere meglio garantita se lo Stato considera uguali tutte le confessioni, e non fa propri il credo o l'organizzazione di nessuna di esse. Aconfessionalità, laicità, separatismo appaiono come garanzie di libertà per tutti senza discriminazioni1.
Così appare dall'esperienza nord americana, dove il diritto di libertà religiosa2trova la sua garanzia pratica nel Primo emendamento della Costituzione, che limita la competenza dei poteri pubblici in materia religiosa: il disposto delle due clausole che sostanzialmente articolano l'emendamento3, "nel momento in cui consacrava l'ideale liberale della separazione tra lo Stato e le Confessioni religiose, lo faceva senza rivestirlo di una matrice antireligiosa che portava a una interpretazione restrittiva della libertà"4. Una separazione in ordine all'uguaglianza, un'uguaglianza destinata ad assicurare la stessa libertà per tutti5.
In Europa invece, la laicità dello Stato e la stessa libertà di culti riflettono nelle loro prime formulazioni costituzionali un atteggiamento negativo nei confronti della religione, e servono piuttosto come strumento per sottomettere le confessioni. Però questo criticismo tipico del giurisdizionalismo del secolo scorso va poco a poco scomparendo, nella misura in cui maturano i sistemi democratici e si fa strada la coscienza dell'importanza dei diritti umani e di una loro garanzia che sia reale, e non meramente formale; "in questo senso -dice Viladrich-, c'è stato nell'evoluzione del trattamento del fattore religioso nelle democrazie occidentali un naturale processo di atrofizzazione degli atteggiamenti ideologici di principio"6.
La libertà religiosa giunge a costituire il tema centrale del diritto ecclesiastico dello Stato, il criterio che definisce le relazioni di questo con le confessioni7. La centralità della libertà religiosa riceverà una conferma concreta nelle dichiarazioni e nelle convenzioni internazionali di diritti, per quanto in questi atti la dimensione istituzionale della libertà religiosa sia ancora trascurata8, soprattutto se si confronta con l'ampia trattazione che riceve nella Dichiarazione Dignitatis humanaedel Concilio Vaticano II9.
E tuttavia il primato della libertà continua ad essere ancora un ideale teorico che trova nella pratica non pochi ostacoli. Non mi riferisco qui alle situazioni di quei paesi in cui ancora non si riconosce questo diritto o dove tale riconoscimento non va oltre una semplice espressione verbale; mi riferisco a non poche situazioni di paesi che vantano una certa tradizione democratica e hanno sottoscritto quando non promosso molteplici convegni di diritti umani, nei quali a mio parere la libertà religiosa trova, in diversi momenti della sua promozione pratica, ostacoli in cui non si imbattono altri diritti fondamentali10.
Basta un esempio: esistono partiti politici di tendenza molto diversa, e lo Stato li sostiene; ci sono sindacati di differenti tendenze, e lo Stato li aiuta; giornali e periodici di opinioni diversissime ricevono dallo Stato mezzi economici per sussistere; invece, riguardo alle confessioni religiose ci si apella alla neutralità, alla laicità, alla separazione per negare loro qualunque tipo di promozione: sembra quasi che la libertà religiosa sia un diritto di seconda categoria11.
Da un punto di vista meramente ecclesiasticista intendo affermare che la causa di questa differenza si può trovare nella pretesa di spostare l'asse del sistema dalla libertà religiosa ad altri princìpi che sarebbero prevalenti: l'uguaglianza, la laicità, la separazione dello Stato. Si dimentica, cioè, che questi princìpi non possono essere fini a se stessi ma mezzi per garantire meglio la libertà religiosa di tutti. Certamente possono implicare un limite pratico alla libertà di alcuni, ma ciò è per assicurare questa stessa libertà ad altri. Quando invece si considerano come princìpi statali prioritari, l'estensione della loro prevalenza può facilmente risultare arbitraria12.


Libertà religiosa e uguaglianza13

L'uguaglianza giuridica è in diversi modi necessariamente relativa14. Da una parte non è in se stessa un diritto pieno, non ha un oggetto proprio ma fa riferimento ai diritti15, di modo che in generale le facoltà, le prerogative, i poteri o le capacità che questi comportano siano uguali per tutti indipendentemente, nel nostro caso, dalla fede che professano o dalla confessione a cui appartengono, e in particolare che il diritto di libertà religiosa sia lo stesso per tutti. Su questo piano dei diritti (dello spazio di libertà che garantiscono) si può ben affermare che l'uguaglianza impone di dare a tutti lo stesso: lo stesso diritto, la stessa libertà, e questo perché il suo fondamento è il medesimo in tutte le ipotesi: l'uguale dignità naturale di ogni uomo.
In secondo luogo, l'uguaglianza è necessariamente relativa al piano dei fatti proprio perché la libertà smette di essere tale se s'impone a tutti l'obbligo di esercitarla allo stesso modo. Questo sembra ovvio: chiunque capisce che permettere l'esercizio di un'unica religione adducendo a pretesto l'uguaglianza significherebbe una uniformità ingiusta sotto tutti i punti di vista. Però quando ci si oppone a che gli alunni ricevano l'educazione religiosa che desiderano (essi o i loro genitori), appellandosi al fatto che altri non desiderano riceverne nessuna, non si avverte che in realtà il ragionamento, benché condotto in modo meno radicale, è lo stesso: si eleva l'uguaglianza a principio assoluto e prevalente per ridurre arbitrariamente la libertà, o addirittura soggiogarla, con l'imposizione di opzioni minime adducendo ad argomento che sono le uniche compatibili con l'uguaglianza16.
Il che è inoltre irreale perché nella pratica né la libertà né l'uguaglianza possono essere assolute17ma devono integrarsi secondo giustizia18, e ciò esige che situazioni di fatto differenti siano diversamente trattate, tanto più quando questa differenza è frutto dell'esercizio della libertà: "il volere attuare una perfetta parità o uguaglianza di trattamento giuridico verrebbe necessariamente a significare che lo Stato, in omaggio a pure astrazioni o teorie, dovrebbe disconoscere la concreta realtà dei fatti; il che allo Stato non è concesso, dato che la sua vita e la sua azione si svolgono esclusivamente nel mondo delle realtà"19; su questo piano la proporzionalità tra norma e realtà alla quale si applica è richiesta dalla razionalità, che implica la distinzione tra discriminazione e giustificabili differenze di trattamento20.
In nome del realismo l'uguaglianza esige una positiva attuazione dei poteri per rimuovere gli ostacoli, le differenze ingiuste e pertanto discriminatorie, che impediscono ai più deboli l'effettivo esercizio dei loro diritti, ma questo non equivale a cercare di cancellare qualsiasi differenza21né lo si ottiene impedendo o limitando il diritto di coloro che sono già in condizioni di esercitarlo pienamente e secondo le loro preferenze22.
L'uguaglianza come principio primo riduce la libertà religiosa a quella semplice immunità da ogni coazione (suo momento negativo primario) che non può considerarsi sufficiente in uno Stato che si dica promotore e garante dello sviluppo reale dei diritti. Invece l'uguaglianza giuridica deve mirare a rendere possibile nella pratica la varietà, per questo Dalla Torre ha potuto scrivere che l'uguaglianza dovrebbe piuttosto formularsi come diritto alla diversità23, affinché, contro ogni uniformismo, si tengano in conto le differenze di fatto. La sua relazione con la libertà è innanzitutto quella di garantire l'uguale e reale libertà di tutti senza privilegi o discriminazioni, impedendo che le opzioni o pretese di alcuni diminuiscano di fatto la libertà di altri, impedendo o riducendo di fatto il pluralismo.
E' in tal senso che l'uguaglianza funziona come limite pratico della libertà, tenendo comunque presente che questa funzione ha la sua ragion d'essere e la sua misura nella tutela per tutti dello stesso diritto di libertà religiosa. La relazione di equilibrio tra libertà e uguaglianza può riassumersi nella massima libertà possibile per tutti e la minima uguaglianza necessaria per garantirla. Non sarebbe invece adeguato, a mio parere, un equilibrio che si limitasse a garantire la stessa immunità di coazione a tutte le opinioni religiose, senza riconoscimento alcuno delle manifestazioni vitali della religione nella società24.


Libertà religiosa e laicità dello Stato

La laicità o neutralità dello Stato in materia religiosa, che implica la sua separazione, più o meno esplicita, dalle istituzioni religiose, sorge anche come reazione all'intolleranza confessionalista che la storia lamenta e, in definitiva, come meccanismo di tutela della libertà religiosa per tutti. Lo Stato non fa sua né lui si fa di nessuna confessione, proprio per svolgere il ruolo che gli spetta di promotore e garante della libertà religiosa di tutti senza differenze, interessandosi alla religione in quanto dimensione umana che esige libertà, nell'intimità dell'individuo e nelle sue manifestazioni pratiche, individuali e collettive.
Però la neutralità, la laicità o la separazione non possono essere i princìpi che definiscono in modo fondamentale la posizione dello Stato nei confronti della religione, essendo questa una funzione che spetta al principio di libertà. Gli altri princìpi hanno una valenza pratica puramente negativa, di non interferenza, partitismo o intervento dello Stato nelle opzioni religiose dei cittadini; la libertà religiosa, invece, benché si esprima innanzitutto come incompetenza dello Stato in queste opzioni, esige inoltre da questo un'attività positiva in ordine a definire, tutelare e promuovere con giustizia i concreti contenuti, non della religione bensì delle sue manifestazioni aventi una rilevanza sociale.
La laicità, la neutralità o la separazione non sono in sé dei diritti (né della persona né dello Stato), ma princìpi che caratterizzano l'atteggiamento dello Stato nei confronti delle opzioni religiose dei cittadini e davanti le confessioni di cui questi fanno parte25, per quanto siano princìpi in sé insufficienti a definire quest'atteggiamento: devono servire come ulteriore garanzia della libertà religiosa e se non si riferiscono a questa smettono di aver senso o si trasformano in manifestazione di statalismo.
Infatti, quando si pretende di subordinare la libertà religiosa a qualche altro principio, allora la laicità tende a trasformarsi in laicismo, la neutralità in agnosticismo, la separazione in ostilità. Lo Stato si fa militante (confessionale) di quegli atteggiamenti, che in qualche modo cerca di trasformare da princìpi giuridici di garanzia, da autolimitazioni, in valori sociali, e pretende di connotare la vita sociale con quelle che sono e devono restare note dello Stato26, che caratterizzano la sua attività proprio per proteggere le libertà sociali da qualsiasi minaccia, in modo speciale quella di un potere politico totalitario. Questo succede per esempio quando si afferma che la scuola pubblica deve essere laica perché lo Stato lo è27.
Lo Stato può dirsi neutrale, laico o aconfessionale, però questo non può significare che il suo compito consista nel neutralizzare la vita religiosa o la presenza sociale delle confessioni, né nel secolarizzare la società o promuovere l'agnosticismo dei cittadini. Come dice González del Valle, "che lo Stato sia aconfessionale non significa che possa partire dal presupposto che i cittadini non pratichino alcuna religione o che la società in quanto tale è areligiosa"28, né tanto meno può considerarsi investito di una missione secolarizzatrice29.
Questo accade o può accadere quando si dimentica il ruolo centrale della libertà religiosa, che non può essere semplicemente un risultato, come un sottoprodotto della laicità, neutralità o separatismo statali; qualcosa che, nella pratica, si tollera invece di promuovere positivamente30. Al contrario, come dice Rhonheimer «la cosiddetta "neutralità" dello stato si basa su una netta non neutralità rispetto a quei valori fondamentali che formano l'assetto costituzionale, innanzitutto i "diritti dell'uomo"»31. Se il bene comune e lo Stato si definiscono in funzione della persona, i princìpi dell'ordine statale non possono considerarsi autonomi o in concorrenza con i diritti umani, che ne costituiscono il suo fondamento ultimo.
Anche negli USA un'interpretazione massimalista della non establishment clause, ha portato a considerare il separatismo come l'asse portante del sistema che definisce la posizione dei poteri pubblici nei riguardi della religione, con una rigidità che impedisce non tanto il trattamento disuguale delle confessioni, o il coinvolgimento (entanglement) dello Stato con qualcuna di esse, ma qualsiasi tipo di promozione o aiuto (diretto o indiretto, federale o statale) alla vita religiosa dei cittadini, quasi che lo sviluppo di questa o la soddisfazione degli interessi religiosi non possano avere nessuna relazione con lo svolgimento della convivenza sociale, quando la realtà e la storia dimostrano il contrario32. Certamente l'idea sul ruolo sociale della religione di coloro che introdussero il Primo emendamento, e l'intenzione che li spinse a introdurre questa clausola, erano molto differenti, in quanto essi reputavano che la funzione di tale atto non consisteva nel negare un aiuto per rendere effettivo l'esercizio di tale diritto, ma nell'impedire un trattamento discriminante e ogni ingerenza (statale o, viceversa, confessionale)33.
In questo modo una separazione che mirava a proteggere la libertà religiosa nei riguardi dei pubblici poteri si converte in disconoscimento della dimensione sociale del fatto religioso, di modo che la libertà religiosa tende ad essere protetta "only to the degree that it has any social consequences"34; si giunge così al paradosso per cui, mentre si ammette, logicamente, che la free exercise clausepuò subire restrizioni a causa di interessi sociali prevalenti, la separazione non sarebbe limitata da questo stesso tipo di interessi, di modo che gli aiuti sociali dello Stato non possono servire a soddisfare in nessun modo gli interessi religiosi dei cittadini, né a sostenere attività benefiche promosse dalle confessioni.
E' in definitiva il pregiudizio di chi considera che la libertà religiosa può essere intesa solo dal punto di vista del relativismo, per cui chi si reputa nella verità (e più ancora nella verità religiosa dogmatica) è di necessità un intollerante o almeno va guardato con sospetto; come se l'indifferente o lo scettico non avessero bisogno di argomentazioni per difendere la loro posizione, e fossero esenti da ogni sospetto. Intolleranze ce ne sono state di tutti i tipi, e non solo di matrice confessionale35; questa è una ragione in più per dubitare che la laicità dello Stato possa garantire perfettamente una libertà religiosa che gli fosse subordinata, e come da essa in un certo modo generata36.
La neutralità invece che non si limita al suo ruolo di promotrice della libertà necessariamente cessa di essere tale, con il pericolo di assolutizzarsi fino alla tirannia, proprio perché, come osserva D'Agostino, "un potere 'neutrale' non è però un potere relativizzato o relativizzabile; anzi diviene un potere non più contestabile, perché proprio a partire dalla sua neutralità esso afferma di essere in grado di assorbire qualunque pretesa, di assolvere qualunque compito, di riconoscere qualunque istanza e quindi di pretendere una compiuta ubbidienza"37.


Religione, bene comune e ordine pubblico

Al di là delle disquisizioni tecniche sull'equilibrio tra i princìpi di diritto ecclesiastico, vi è la questione del valore che si attribuisce alla religione, alla dimensione e agli interessi religiosi dell'uomo, nella vita sociale. Solo quando si riconosce che è parte del bene comune e non una semplice questione privata si è nelle condizioni di comprendere l'importanza reale della libertà religiosa. I diritti umani non sono scatole vuote38, sono ambiti positivi della vita che ciascuno deve poter sviluppare con la maggiore libertà possibile, e che coinvolgono la persona, soggetto principale della comunità sociale, nelle sue varie dimensioni e nei suoi interessi.
Il benessere o la felicità non sono mai qualcosa di meramente individuale né meramente collettivo, ma partecipano di entrambe le dimensioni in modo conforme alla natura dell'uomo39. D'altra parte la religione non è un compartimento stagno della vita umana: la illumina e si manifesta in tutte le sue sfaccettature. Per questo non è sufficiente una libertà di religione che ne escluda le manifestazioni sociali.
I princìpi di uguaglianza e laicità esigono che lo Stato consideri tutti gli individui come cittadini(uguali in dignità e diritti) e non come credenti di una o di un'altra religione o di nessuna, e ugualmente tratti tutte le confessioni come tali, cioè come soggetti collettivi della religione e pertanto della libertà religiosa, senza entrare a giudicare sulla veracità o falsità del credo che predicano, o preferirne in modo discriminante una rispetto alle altre. Però non significano che debba adottare, e tanto meno diffondere, una posizione negativa o minimalista davanti alla religione, né che sia indifferente riguardo alle esigenze concrete e sociali che la soddisfazione degli interessi religiosi dei cittadini comporta. Come non lo è in altre materie.
Orbene, qualsiasi risposta di natura giuridica ai problemi che abbiamo indicato, richiede un'adeguata nozione di ordine pubblico e di bene comune, in definitiva dei criteri con cui lo Stato in una società pluralista deve accostarsi alle iniziative, ai gruppi o ai comportamenti che sono frutto o espressione dell'esercizio delle libertà. Nel nostro caso, della libertà religiosa.
Nella nozione di ordine pubblico rientrano, senza alcun dubbio, vita sociale e ordinamento giuridico, o se si vuole costituzione materiale-sociale e costituzione giuridico-formale. In questo ambito i diritti fondamentali trovano la tutela positiva ed efficace del loro contenuto essenziale e i limiti necessari che garantiscono a tutti il loro godimento pacifico e ordinato.
A sua volta l'ordine pubblico è parte del bene comune, suo nucleo fondamentale, l'insieme di beni e valori indispensabili per la vita della società, senza i quali questa si deteriora fino a diventare impossibile. La linea di frontiera tra bene comune e ordine pubblico non è chiaramente definita e nitida; ritengo comunque che possono farsi due considerazioni al riguardo. La prima è che si possono invocare come di ordine pubblico princìpi, valori o fini puramente statali, ma solo nella misura in cui sono in relazione all'effettiva tutela dei diritti della persona; lo Stato (che definisce e garantisce l'ordine pubblico) non può infatti perseguire obiettivi o fini propri che non riguardino o che siano contro il bene della società. Per questo la laicità, la neutralità o la separazione dello Stato trovano la loro ragion d'essere nella protezione della libertà religiosa. La seconda è che l'ordine pubblico sarà meglio tutelato nella misura in cui lo Stato promuova positivamente l'intero bene comune della società, e non si limiti ad intervenire per proteggerne il nucleo fondamentale.
Ovviamente il bene comune che deve promuovere lo Stato non è il bene di alcuni (pochi o molti) e non di altri, né può essere definito a prioriin base a criteri ideologici, o a utopie politico-sociali che esigono il sacrificio del presente in vista di un futuro paradiso40. A mio parere il bene comune è il bene delle persone in società, la buona convivenza tra persone. Fanno parte di esso tutti quei fattori che contribuiscano nei fatti a rendere la vita dei cittadini più giusta, pacifica, e che arricchiscano sempre di più i suoi membri sotto tutti gli aspetti.
In questo contesto, cogliere la positività della religione, la sua bontà per la vita sociale, non implica il dovere di adottare una specifica religione, o che lo Stato, le sue leggi, debbano entrare in quegli aspetti della vita religiosa che per natura sfuggono loro; si tratta di evincere dall'essere dello Stato e del suo diritto la rilevanza sociale delle concrete opzioni religiose presenti, la loro importanza per il bene comune e per la stessa sussistenza della società41.
L'uomo impara a coltivare le virtù, i valori e gli atteggiamenti di convivenza in ambienti, relazioni, società o gruppi che formano il tessuto sociale e che lo Stato non è in grado di sostituire, ma che può promuovere guidato da criteri oggettivamente civili: il servizio che prestano a determinati cittadini e i frutti di convivenza e solidarietà che apportano alla società. Un siffatto atteggiamento nei riguardi delle manifestazioni sociali della religione deve definire, mi pare, la laicità dello Stato. Uno Stato che non intende se stesso come fonte e fondamento dell'etica cittadina, ma che cerca di cogliere, tutelare e favorire quei comportamenti che costruiscono la vita sociale, mentre si oppone a quelli che la distruggono.
Penso che questo sia il criterio fondamentale della morale pubblica e quindi dell'ordine pubblico: una cosa è tanto più buona quanto più favorisce di fatto le relazioni di convivenza, e sarà invece da evitare nella misura in cui le degrada. Un criterio civile -conviene insistere- che può servire per ridurre civilmente le inevitabili tensioni che il pluralismo origina, in quanto giudica le diverse opzioni non adottando una di esse come paradigma (ciò sarebbe riduttivo per le altre), né tanto meno secondo pregiudizi ideologici o fideistici sulla sua bontà o malizia sociale, o in ragione della sua utilità per gli "alti fini dello Stato" e la grandezza nazionale, ma in relazione al bene o al danno, reali ed effettivi, che comportano per la convivenza cittadina42.



1 La proclamazione e la formulazione concrete dei diritti civili non sono la diretta conseguenza delle idee filosofiche su cui si fondano, in buona parte molto precedenti ad esse, ma sono in primo luogo una risposta tecnica, politica e giuridica di fronte all'esperienza storica della loro negazione. Anche la loro concreta interpretazione ed applicazione danno forma, e al contempo riflettono, il pensiero, la sensibilità, le tradizioni e il diritto costituzionale di ogni paese (Cfr.M. RHONHEIMER,Perché una filosofia politica? Elementi storici per una risposta, in «Acta Philosophica», I (1992) p. 243-244).
2 Formulato nella Sezione 16 della Dichiarazione dei diritti della Virginia (1776), dove si afferma che "all men are equally etitled to the free exercise of religion, according to the dictates of conscience", per poter compiere secondo la ragione e senza violenza "the duty which we owe to our Creator", in J. HERVADA - J.M. ZUMAQUERO, Textos internacionales de derechos humanos, Pamplona 1978, p. 35.
3 "Congress shall make no laws respecting an establishment of religion, or prohibiting the free exercise thereof". Sulla sua interpretazione vd .R.S. ALLEY(ed.), The Supreme Court on Church and State, New York- Oxford 1988.
4 P. LOMBARDÍA, Síntesis histórica, in AA. VV., Derecho Eclesiástico del Estado español, Pamplona 1980, p. 77. Vd.J.M. GONZÁLEZ DEL VALLE, Derecho Eclesiástico Español, 2ª ed., Madrid 1991, p. 158-160.
5 Cfr.J.E. WOOD, Jr., The U.S. Supreme Court's interpretation of the religion clauses the First Amendment, in «Anuario de Derecho Eclesiástico Español» (d'ora innanzi lo indicheremo con ADEE), VI (1990) p. 409; J. MARTÍNEZ-TORRÓN,La objeción de conciencia en la jurisprudencia del Tribunal Supremo norteamericano,in «ADEE», (1985), p. 453 s.
6 Los principios informadores del Derecho eclesiástico español, in AA. VV. Derecho eclesiástico del Estado español, Pamplona 1980, p. 226. Vd. J. FERRER, Laicidad del Estado y cooperación con las confesiones, in (ADEE), III (1987) p. 239-240.
7 Cfr.F. RUFFINI, Corso di Diritto ecclesiastico italiano. La libertà religiosa come diritto pubblico subiettivo, Torino 1924, p. X-XI, 4 e passim; ID. La libertà religiosa. Storia dell'idea, Torino 1901. La considerazione della libertà religiosa come diritto personale e come principio che definisce lo Stato nelle sue relazioni con la religione come fattore sociale, è stata sviluppata da Viladrich in riferimento alla Costituzione spagnola (Los principios informadores del Derecho eclesiástico español, in AA.VV., Derecho Eclesiástico del Estado español, Pamplona 1980, p. 251 ss.), dando vita ad una teoria dei princìpi di diritto ecclesiastico che in realtà si può applicare a qualunque Stato democratico. Parlando della relazione tra il diritto e il principio di libertà religiosa Viladrich avverte che "siendo la naturaleza de toda persona, su dignidad y libertad, realidades preeminentes respecto del Estado, éste se configura -si es respetuoso con los derechos humanos- a la luz y al servicio del hombre, y no al revés. Por ello mismo, el principio de libertad religiosa, como principio configurardor del Estado, depende en su fundamento y significado del derecho de libertad religiosa, de igual modo que el Estado encuentra su correcta identidad y misión a la luz y al servicio de la persona.
"La correlación persona-Estado está, por tanto, en la base de la distinción entre derecho y principio de libertad religiosa. Del modo como concibamos la primera, se resuelve necesariamente la segunda. Y así, de la misma manera que en la correlación persona-Estado se ventilan conceptos tan importantes como sociedad, bien común y orden público, también en la distinción entre derecho y principio de libertad religiosa quedan éstos involucrados" (ibid., p. 261-262). Cfr.J.M. GONZÁLEZ DEL VALLE, Derecho Eclesiástico..., cit., p. 143.
8 Cfr.tra gli altri Dichiarazione Universale dei Diritti Umani(ONU, 1948), art. 18; Convegno per la protezione dei Diritti Umani e delle Libertà Fondamentali(Consiglio d'Europa, 1950), art. 9 e Protocollo addizionale 1º (1952), art. 2; Patto internazionale dei Diritti civili e politici(ONU, 1966), art. 18; Convenzione Americana dei Diritti Umani (S. José di Costa Rica, 1969), art. 12. In tutti questi atti si riconosce il diritto di praticare e diffondere la religione individualmente e collettivamente, però non si fa menzione delle confessioni religiose. Timidamente si riferisce ad esse la Dichiarazione sulla eliminazione di tutte le forme di intolleranza e discriminazione fondate sulla religione o sulle convinzioni(ONU, 1981), art. 6 i); sta comunque il fatto che, nella pratica, si riconosce alle confessioni la titolarità del diritto di libertà. Vd.J.M. GONZÁLEZ DEL VALLE, El Estado y la financiación de las confesiones, in "Ius Canonicum" XXXIII (1993) p. 124; J. MATÍNEZ-TORRÓN, El derecho de libertad religiosa en la jurisprudencia en torno al Convenio europeo de Derechos Humanos, in ADEE, II (1986) p. 403-496; G.M.MORÁN, Contribución al estudio del derecho eclesiástico internacional, in ADEE, VII (1991) p. 49-78; L. NAVARRO M., Dos recientes documentosde las Naciones Unidas sobre la tutela de la libertad religiosa, in AA.VV., Las relaciones entre la Iglesia y el Estado. Estudios en memoria del Profesor Pedro Lombardía, Madrid 1989, p. 197-209.
9 Cfr.C. SOLER, La libertad religiosa en la Declaración conciliar "Dignitatis Humanae", in «Ius Canonicum», XXXIII (1993) p. 21-24. I documenti della CSCE col tempo hanno preso sempre più in considerazione le confessioni religiose, Cfr.al riguardo J. JOBLIN, Liberté religieuse e l'Acte final de Helsinki, in «Apollinaris» (1992), p. 352-353.
10 "In vari Paesi norme legali e prassi amministrative limitano od annullano di fatto i diritti che formalmente le Costituzioni riconoscono ai singoli credenti ed ai gruppi religiosi" (Giovanni Paolo II, Messaggio per la giornata mondiale della pace del 1988, 8.XII.1987, n. 2).
11 In linea con Scheuner, González del Valle osserva che "i fini e gli interessi statali e i fini e gli interessi pubblici sono cose distinte. I partiti politici e i sindacati, per esempio, hanno obiettivi e interessi propri che non si possono identificare con i fini e gli interessi dello Stato; però non per questo è possibile qualificare questi obiettivi e interessicome fini e interessiprivati. Lo stesso avviene con i fini e gli interessidelle confessioni religiose", (Confesiones religiosas, in AA.VV.,Derecho eclesiástico del Estado español, 3ª ed., Pamplona 1993, p. 235-236). Nella linea di declassamento della religione si pongono le Ordinanze del T.A.R. Emilia Romagna del 1 agosto 1992, nn. 470 e 471, che considerano educative le attività culturali, sportive, ricreative, visite turistiche, assemblee, ecc., ma excludono che possa esserlo la libera partecipazione ad un atto di culto;vd.«Il Dir. Eccl.», 1992 II, p. 393-394, con nota di A. BETTETINI, Osservazioni in tema di libertà religiosa e di atti di culto(ivi p. 395-399); vd.anche P. CAVANA, Atti di culto nella scuola pubblica e principio di laicità,in «Il Dir. Ecl.», 1992 I, p. 158-179.
12 Sulla centralità del principio di libertà religiosa come il più idoneo per il pieno riconoscimento e la tutela del diritto di libertà religiosa, vd .P.J. VILADRICH - J. FERRER, Los principios informadores de Derecho eclesiástico español, in AA.VV., Derecho eclesiástico del Estado español, 3ª ed., Pamplona 1993, p. 184. Cfr. J.M. GONZÁLEZ DEL VALLE, Derecho Eclesiástico..., cit., p. 141.
13 Il principio di uguaglianza trascende il campo del diritto ecclesiastico, che ne costituisce un ambito concreto di applicazione, con le caratteristiche che gli conferisce la religione come fatto sociale. In questo ambito della relazione tra libertà e uguaglianza in materia religiosa si muovono le mie considerazioni. Una breve esposizione sistematica di dottrina e giurisprudenza sul principio di uguaglianza nell'ordinamento spagnolo, si può vedere in A. FUENMAYOR, Alcance del principio constitucional de igualdad, in "Humana Iura", 2 (1992) p. 245-266. Cfr.A. VIANA, La igualdad constitucional en el régimen jurídico español sobre confesiones religiosas, in ADEE, III (1987) p. 377-382.
14 Cfr.F. RUBIO LLORENTE, La igualdad en la jurisprudencia del Tribunal constitucional. Introducción, in «Revista española de Derecho constitucional», 31 (1991) p. 9-36.
15 Si potrà dire che c'è un diritto all'uguaglianza di diritti o nei diritti, all'uguaglianza del trattamento giuridico, all'uguaglianza di fronte alla legge o nella legge, però sarà sempre qualcosa di relativo. Anche alla libertà. Cfr. J. MARTÍNEZ-TORRÓN,La objeción de conciencia en la jurisprudencia..., cit., p. 457, nota 267.
16 Non senza ironia osserva Finocchiaro, commentando la disputa legale sull'insegnamento della religione in Italia, che "all'ombra del diritto di libertà religiosa, sono tentate tutte le possibili vie giurisdizionali, al fine di interpretarele norme di derivazione concordataria sull'insegnamento della religione nel senso più restrittivo" (L'art. 700 c.p.c. come mezzo per la censura sui libri di testo delle scuole pubbliche; a proposito dell'insegnamento della religione cattolica, in "Giustizia Civile", XL (1990) p. 2695).
17 Cfr.SUNDBOM, Über das Gleichheitprinzip als politisches und ökonomisches Problem, Berlino 1962, p. 22.
18 In questo senso afferma Llamazares che la giustizia è uguaglianza nella libertà (Derecho Eclesiástico del Estado, 2ª ed., Madrid 1991, p. 45-46); Cfr.S. COTTA, Primato o complementarietà della giustizia, in "Rivista Internazionale di Filosofia del Diritto", L (1973) p. 621-632.
19 F. RUFFINI, Corso di Diritto..., cit., p. 424. E' ben noto il passaggio del maestro italiano dove osserva con realismo che il vero principio di parità e giustizia non consiste nel dare a tutti lo stesso, bensì a ciascuno il suo, perché "trattare, come già diceva il vecchio Ahrens, in modo uguale rapporti giuridici disuguali è altrettanto ingiusto quanto il trattare in modo disuguale rapporti giuridici uguali" (Libertà religiosa e separazione fra Stato e Chiesa, in Scritti giuridici dedicati a G. Chiorini, Torino 1915, p. 272). Cfr.S. COTTA, Né giudeo né Greco, ovvero della possibilità della uguaglianza, in "Rivista Internazionale di Filosofia del Diritto", LIII (1976) p. 331-342.
20 Cfr.RUBIO LLORENTE, La igualdad..., loc. cit., p. 31; J. HERVADA, Diez postulados sobre la igualdad entre el varón y la mujer, in «Persona y Derecho», 11 (1984) p. 347-352.
21 Tanto meno quando sia conseguenza naturale di una libera opzione degli interessati; per questo non penso che chi nell'esercizio della sua libertà religiosa, sceglie di non appartenere a nessuna confessione, possa considerarsi discriminato di fronte a coloro che, in quanto appartenenti ad una di esse, si situano in posizioni giuridiche attive protette dalla legge (per es. la assistenza religiosa).
22 Questo è il caso, per esempio, della sentenza della Corte Costituzionale italiana dell'11 aprile 1989, che considerando discriminante qualsiasi attività scolastica alternativa alle lezioni di religione cattolica, ha esasperato fino all'aporía l'equilibrio libertà-uguaglianza, dando "luogo ad un problema irrisolvibile", come dice Finocchiaro, dato che in questo contesto esagerato qualsiasi alternativa, compresa l'assenza di alternativa, dovrebbe considerarsi discriminante, "giacché la discriminazione si compie tutte le volte in cui le classi si sdoppiano, perché alcuni alunni partecipano all'ora di religione, mentre altri si allontanano per svolgere attività scolastiche d'altro genere o per darsi al dolce far niente" (F. FINOCCHIARO, L'art. 700..., cit., p. 2693).
23 Il primato della coscienza, Roma 1992, p. 292.
24 Cfr.J.M. VÁZQUEZ GARCÍA-PEÑUELA, El objeto del Derecho Eclesiástico y las confesiones religiosas, in «Ius Canonicum», XXXIV (1994), p. 285-290; F. ONIDA, Uguaglianza e libertà religiosa in Italia, oggi, in ADEE, VII (1991) p. 263-269.
25 Sulla laicità come atteggiamento personale davanti a Dio e al mondo vd .F. D'AGOSTINO, Il diritto come problema teologico, Torino 1992, p. 91-112.
26 "Stati -dice Dalla Torre- che tendono ad incidere con provvedimenti legislativi -e quindi attraverso la coattiva imposizione di modelli di comportamento, conseguentemente destinati a divenire diffusamente sentiti nel corpo sociale-, sopra il patrimonio morale, sulle manifestazioni ideali, sugli orientamenti di valore dei cittadini" (ibid., p. 80).
27 A questo assioma si ispira, come è noto, il sistema didattico francese; sulla sua instaurazione e situazione attuale vd .rispettivamente G. SICARD, La laïcité de Jules Ferry, in AA.VV., La laïcité au défi de la modernité, (J.B. D'ONORIOed.), Paris 1990, p. 73-99; J.M. LEMOYNE DE FORGES, La religion dans l'école laïque, ibid., p. 145-170. Vd. anche L. GOVERNATORI RENZONI, La separazione tra Stato e Chiese in Francia, Milano 1977, p. 239-256.
28 Confesiones religiosas, in AA.VV., Derecho Eclesiástico del Estado español, 3ª ed., Pamplona 1993, p. 236
29 Dalla Torre, considerando l'uso giuridico del concetto di laicità dello Stato equivoco e inutile, rileva i pericoli della sua elevazione a principio supremo, ad opera della Corte Costituzionale italiana, "nel senso che se la formale qualificazione come laico del nostro Stato costituirebbe un concreto indice del grado di secolarizzazione cui si è giunti, d'altra parte la formale affermazione del relativo principio potrebbe, negli anni a venire, rappresentare una sorta di 'grimaldello' con cui progressivamente espungere dal nostro ordinamento norme ed istituti, nei quali si riflette attualmente la rilevanza giuridica del fatto religioso" (Il primato..., cit., p. 37, Cfr.p. 68).
30 Sembra essere questo l'orientamento della legislazione spagnola in materia di insegnamento della religione Cfr.C. DE DIEGO-LORA, La enseñanza religiosa escolar después de los Acuerdos de 1992 con Federaciones religiosas no católicas, in "Ius Canonicum", XXXIII (1993), p. 115.
Qualcosa di simile sta succedendo nella giurisprudenza constituzionale italiana che, proclamando la laicità dello Stato come un principio supremodell'ordine constituzionale, considera la libertà religiosa come un valore integrante, in definitiva subordinato, della laicità dello Stato. Ne deriva che nella controversia riguardo alle lezioni di religione cattolica, si sia preso come punto di riferimento non il diritto dei genitori a scegliere per i loro figli l'educazione religiosa desiderata (che lo Stato deve assicurare), bensì il diritto di coloro che non desiderano questa educazione, la cui totale garanzia non consentirebbe che si possano proporre loro delle attività scolastiche alternative: la scelta rispetterebbe la loro libertà solo se consiste nell'opzione fra la lezione di religione o niente (Sent. Corte Cost., 11 aprile 1989, in "Giurisprudenza Costituzionale", 34 (1989) p. 890-903); uno stato di non obbligo che a sua volta deve includere la facoltà di "allontanarsi o assentarsi dall'edificio della scuola" (Sent. Corte Cost., 11 gennaio 1991, in "Giurisprudenza Costituzionale", 36 (1991) p. 77-84). Ciò può senza dubbio essere giusto in se stesso, però nel quadro di una rigida organizzazione scolastica, come quella italiana, porta nella pratica ad emarginare l'insegnamento religioso.
Di fatto gli attori di queste cause considerano già in partenza insufficienti le menzionate decisioni, in quanto secondo loro "la collocazione dell'insegnamento nell'ambito dell'orario ordinario comporterebbe per i non avvalentisi... la riduzione di ore disponibili per la normale attività didattica", il che costituirebbe un "vulnusalla libertà religiosa... in quanto idonea a compromettere il buon andamento dell'amministrazione mantenendo nella "inazione totale" gli affidati alla scuola per finalità educative e riducendo -in taluni casi- anche l'ambito degl'insegnamenti curriculari" (2ª sent. cit., p. 79-80). Vale a dire che la religione non deve fare parte delle normali attività scolastiche.
Se la Corte non ha accettato in pieno questa posizione, è stato più per impegno concordatario che per rispetto del diritto all'insegnamento religioso tout-court. Ma è curioso che mentre considera che "la previsione come obbligatoria di altra materia per i non avvalentisi sarebbe patente discriminazione", giacché "dinanzi all'insegnamento di religione cattolica si è chiamati ad esercitare un diritto di libertà costituzionale non degradabile, nella sua serietà e impegnatività di coscienza, ad opzione tra equivalenti discipline scolastiche" (1ª sent. cit., . n 9); invece di fronte all'obiezione secondo la quale coloro che desiderano l'insegnamento cattolico possano anche sentirsi discriminati dalla loro posizione di margine alla quale di fatto hanno dato luogo le sentenze della Corte, si risponde che "le famiglie e gli studenti che scelgono l'insegnamento di religione cattolica hanno motivazioni di tale serietà da non essere scalfite dall'offerta di opzioni diverse" (2ª sent. cit., n. 3).
Una dottrina che, oltre a considerare poco serie o deboli le ragioni di coloro che non desiderano partecipare all'ora di religione, contrasta con il riconoscimento che essa stessa fa del "valore formativo della cultura religiosa" pluralista e della presenza de "i princìpi del cattolicesimo nel patrimonio storico italiano" (in realtà una presenza ancora oggi maggioritaria), dei quali si dice che "concorrono a descrivere l'attitudine laica dello Stato-comunità" (1ª sent. cit., nn. 3-4), come Stato non estraneo né ostile né confessionale, "ma si pone al servizio di concrete istanze della coscienza civile e religiosa dei cittadini" (1ª sent. cit., n. 7).
31 Perché una filosofia..., cit., p. 246. Cfr.J. HERVADA, Derecho natural, democracia y cultura, in "Persona y Derecho", 6 (1979) p. 203.
32 Cfr.G. GOLDBERG,Church, State and the Constitution, Washington 1987.
33 Cfr.G.V. BRADLEY, Church-State relationships in America, Connecticut 1987. Secondo questo autore fu il caso Everson vs. United States(1947) a segnalare un capovolgimento nella giurisprudenza in materia, quando la Corte Suprema interpretò che "the 'establishment of religion' clause of the First Amendment means at least this: Neither a state nor the Federal Government can set up a church. Neither can pass laws which aid one religion, or prefer one religion over another... No tax in any amount, large o small, can be levied to support any religious activities or institutions, whatever they may be called, or whatever form they may adopt to teach or practice religion... In the words of Jefferson, the clause against establishment of religion by law was intended to erect 'a wall of separation between church and State'" (ibid. p. 1). Bradley dimostra che questa interpretazione massimalista non corrisponde alla mente dei legislatori né all'applicazione effettiva di questa clausola fino al caso citato; essa piuttosto deriva dal pregiudizio di considerare la religione come causa di conflitti sociali la cui rilevanza sociale conviene pertanto ridurre al minimo. Sulla paradossale motivazione di questa decisione Cfr.F. ONIDA, Uguaglianza e libertà religiosa nel separatismo statunitense, Milano 1970, p. 41 e 62-71. P. Lombardía nota che "la libertad religiosa ha sido concebida en Estados Unidos, hasta la mitad del presente siglo, con innegable amplitud... El problema se planteará mucho más tarde -en la segunda mitad de nuestro siglo-, cuando la dificultad no sea ya la pluralidad de confesiones, sino el conflicto entre creyente y ateos" (Síntesis histórica, in AA.VV., Derecho Eclesiástico del Estado español, Pamplona 1980, p. 77). Cfr. J. MARTÍNEZ-TORRÓN, La objeción de conciencia en la jurisprudencia...,cit., p. 452-453.
34 J.E. WOOD, Jr., The U.S. Supreme..., cit., p. 410. Questa tendenza sembra oggi in via di revisione (ibid., p. 411); Cfr.R.A. DESTRO-G.M. MORÁN, Sentencias decididas por el Tribunal Supremo norteamericano sobre Libertad religiosa en 1986, 1987 y 1988, in ADEE, V (1989) p. 319-341.
35 "Ci si deve rendere bene conto che la tolleranza non è affatto l'ovvia conseguenza del relativismo morale, come viene spesso affermato. La tolleranza si fonda invece su una ben precisa convinzione morale, una convinzione della quale si esige la validità universale. Il relativista etico può a questo proposito dire: 'perché debbo essere tollerante? Ciascuno deve vivere secondo la propria morale. La mia morale mi permette la violenza e l'intolleranza'. Si deve già avere una certa idea della dignità di ogni uomo per trovare comprensibile l'invito alla tolleranza" (R. SPAEMANN, Concetti morali fondamentali,Casale Monferrato 1993, p. 30). Ruffini da parte sua constata dal punto di vista storico che se in non pochi casi l''intolleranza ecclesiastica' si trasformó per ragioni politiche in 'intolleranza civile', così anche l'agnosticismo è giunto agli stessi eccessi: "Non s'è visto difatti la Rivoluzione francese dare al mondo questo spettacolo, sommamente significativo, della miscredenza diventata alla sua volta intollerante e persecutrice?" (Corso di Diritto..., cit. p. 134; Cfr.ID., Relazioni tra Stato e Chiesa, Bologna 1974, p. 154).
36 Cfr.J. MORANGE, Laïcité selon le droit de la IIIe a la Ve République, nell'opera collettiva La laïcité au..., cit., p. 102-119.
37 Il diritto come..., cit., p. 188-189. E' la facciata di neutralità con cui si presentano, per esempio, gli organi di stampa o le scuole e i piani educativi dello Stato, quando in realtà la neutralità esigerebbe che i poteri pubblici si limitassero a intervenire, soprattutto nel campo delle risorse materiali, per rendere accesibili a tutti un'informazione e un'educazione pluralistiche e indipendenti, il che è veramente difficile quando questi poteri si considerano competenti per decidere riguardo ai contenuti di tali servizi.
38 "On ne peut jamais oublier que li garanties accordées par la societé politique à certains actes le sont parce que l'être hereux avec d'autres et pour cette raison" (J.M. MEYER, Droit et moralité, in «Anthropotes» (1987) p. 60).
39 Secondo Rhonheimer, Aristotele insegna che "dalla determinazione della mia felicità, da ciò quindi che rende buona e felice la vita di un singolo uomo, dipende la conoscenza di ciò che rende 'felice', cioè buona, giusta e bene ordinata l'insieme della polis" (Perché una filosofia..., cit. p. 236). Questo non vuol dire che la ricerca della felicità non sia qualcosa di molto personale. Tutti sappiamo che la felicità si edifica con le nostre azioni, il bene e ilmale sono compiuti da persone; le cose o le circonstanze possono solo farci unbene o unmale relativi, siamo noi che decidiamo di amare, e nell'amore sta la felicità, che sarà vera e stabile nella misura in cui lo sia il nostro amore e ciò che amiamo. In definitiva la libertà è libertà per amare, per cercare di conseguire e godere ciò che consideriamo amabile.
40 Vd.a questo proposito la Dichiarazione conciliare Dignitatis humanae(n. 7c).
41 A ragione osserva Papa Giovanni Paolo II come "a nessuno può sfuggire che la dimensione religiosa, radicata nella coscienza dell'uomo, ha una incidenza specifica sul tema della pace e che ogni tentativo di impedirne o coartarne la libera espressione si ritorce inevitabilmente, con gravi compromissioni, sulla possibilità dell'uomo di vivere serenamente con i suoi simili", anzi al contrario "la fede religiosa, facendo sì che l'uomo comprenda in modo nuovo la propria umanità, lo porta a ritrovarsi pienamente, mediante il dono sincero di sé, a fianco degli altri uomini (Cfr.ID., enc. Dominum et Vivificantem,59). Essa avvicina ed unisce gli uomini, li affratella, li rende più attenti, più responsabili, più generosi nella dedizione al bene comune" (Messaggio per la giornata mondiale della pace del 1988, 8.XII.1987, n. 3). Effettivamente, la sottomissione all'autorità e l'obbedienza alle leggi trovano il loro fondamento più stabile nella coscienza religiosa, mentre le pretese di fondare sullo Stato (sulle istituzioni) i valori necessari per la convivenza (l'etica di Stato), hanno portato a risultati disastrosi. Sulla relazione cristianesimo-Stato democratico vd. J. RATZINGER, Cristianesimo e democrazia pluralista, in "Scripta Theologica", 16 (1984) p. 815-829.
42 Questo è così perché mentre dissentiamo sul modello teorico di società desiderabile, possiamo giudicare con maggiore accordo se i risultati tangibili delle diverse tendenze e condotte contribuiscano in maggior o minor misura a rendere più giusta, pacifica, benefica per tutti la vita in società. Nella storia accelerata che stiamo vivendo, le conseguenze sociali di un tipo di comportamento non tardano a manifestarsi.



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SENZA MISERICORDIA Come il cardinale Joseph Ratzinger è diventato papa Benedetto XVI
by pio pio Saturday, Sep. 03, 2005 at 8:12 PM mail:

SENZA MISERICORDIA Come il cardinale Joseph Ratzinger è diventato papa Benedetto XVI - Discepoli di verità


I ricordi smemorati, censurati, mistificati di Joseph Ratzinger soldato della Wehrmacht nazista. La venerazione per il cardinale filo-hitleriano Michael von Faulhaber, arcivescovo di Monaco durante il Terzo Reich. La metamorfosi giovanile di don Ratzinger: dal fronte pro- gressista di “Concilium”, a quello conservatore di “Communio”. 1976-77: nove mesi di lotte di potere nella Curia romana per la poltrona di arcivescovo di Monaco (con porpora cardinalizia). All’ombra dell’Opus Dei: l’elezione papale di Wojtyla, e la carica di inquisitore per Ratzinger.

Quasi un quarto di secolo da prefetto della Congregazione per la dottrina della fede: fulmini sulla Teologia della liberazione, saette contro i teologi progressisti (Leonardo Boff, Edward Schillebeeckx, Charles E. Curran, Pedro Casaldáliga, Raymond Hunthausen, ecc.), e blandizie per gli scismatici ultrareazionari di monsignor Marcel Lefebvre. Diktat, censure, bavagli e il dogma omofobico del Panzerkardinal campione di doppiezza. Caccia grossa allo stregone, monsignor Emmanuel Milingo: scandalo e perdono interessato. L’inchiesta per molestie sessuali a carico del fondatore dei Legionari di Cristo, insabbiata dal prefetto dottrinario. La ghigliottina e il sogno: il vicepapa Ratzinger diventa Benedetto XVI.

Aggiunto: August 1st 2005
Recensore: maurizio turco
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Lingua: italian



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SENZA MISERICORDIA Come il cardinale Joseph Ratzinger è diventato papa Benedetto XVI - Discepoli di verità
Postato da Anonimo il 2005-09-03 00:47:14
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Se l''autore non conosce la storia... almeno dovrebbe conoscere la matematica.... come fa un bambino ad essere un soldato? Manca pure il buon senso! Buono come libro di Barzelette


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Postato da Anonimo il 2005-09-03 00:28:22
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Bè ! Che discorsi poveri e di ANTICLERCALISSMO PRIMITIVO ... ma pensate contrare teologi, pensatori cattolici in quel modo ... vi fatte passare solo per RIDICOLO e CORTI DI MENTE.

Messaggio a concepitore di questo sito: " Sei certo un buon realizzatore di sito web ma di una totale ignoranza per quello che riguarda il tema che ne fa il contenuto"

Un ateo ... NON a modo vostro ... Grazie !


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Postato da Anonimo il 2005-09-03 00:04:34
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dio ci salvi dai papa boys


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Postato da Anonimo il 2005-09-01 13:11:18
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Come al solito il "modello" dei commenti anonimi si rivela un totale fallimento, come su indymedia.

Statemi bene.


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Postato da Anonimo il 2005-08-31 21:39:03
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Bueno Boyz continuate così, sto sito è fantastico :D
La chiesa ha ingannato e ucciso per anni, non sarebbe ora di vendicarsi? ;D


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Postato da Anonimo il 2005-08-30 17:21:38
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Quanto siete poretti !!!! Mi fate pena !!! Dovete infamare il papa in tutti i modi....Avete costriuto un sito anticlericale... Vi rendete conto di quanto inutile sia spendere energie in questa direzione.. Avete una paura matta che tutto ciò sia vero...


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Postato da Anonimo il 2005-08-23 10:00:29
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Lo stato della chiesa è uno stato come un altro. Se Ratzinger è arrivato così in alto, qualcosa deve aver fatto!


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Postato da Anonimo il 2005-08-21 23:48:33
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"DISCEPOLI DI VERITÀ" hanno scritto: Bugie di sangue in Vaticano. Il triplice delitto della Guardia svizzera (1999) e All’ombra del Papa infermo (2001), pubblicati dalla Kaos edizioni.




SENZA MISERICORDIA Come il cardinale Joseph Ratzinger è diventato papa Benedetto XVI - Discepoli di verità
Postato da Anonimo il 2005-08-17 22:01:07
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Non ho capito......questa sarebbe la recensione di un libro?!?!?!!? non c''è scritto nemmeno il nome dell''autore!


SENZA MISERICORDIA Come il cardinale Joseph Ratzinger è diventato papa Benedetto XVI - Discepoli di verità
Postato da Anonimo il 2005-08-17 21:31:47
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Chi ha scritto l''articolo deve peccare di invidia verso una mente molto più brillante della sua. Scagliarsi a testa bassa e gettare fango a destra e manca, senza aver un minimo di conoscenza della materia è tipico degli asini e dei muli.
Sarebbe meglio se fossero tutti muli quelli che la pensano così....almeno sono sterili.


SENZA MISERICORDIA Come il cardinale Joseph Ratzinger è diventato papa Benedetto XVI - Discepoli di verità
Postato da Anonimo il 2005-08-16 15:46:32
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bah, il papa è una figura tanto inutile quanto un custode dei cessi pubblici. spero che un giorno la chiesa cattolica e la religione in generale spariscano per sempre dal mondo.saremo più liberi e con più aria nei polmoni.

ho parlato.


SENZA MISERICORDIA Come il cardinale Joseph Ratzinger è diventato papa Benedetto XVI - Discepoli di verità
Postato da Anonimo il 2005-08-09 16:48:28
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Commetto poco obiettivo, non cita fonti e non tiene conto del ruolo che BenedettoXVI aveva prima diessere Papa.
Criticare dall''esterno la Chiesa e le sue scelte, specie come in questo caso, è un mero discorso da bar.
Luca



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RUANDA:UN GENOCIDIO SENZA IMPORTANZA.
by )+( Saturday, Sep. 03, 2005 at 8:13 PM mail:

RUANDA:UN GENOCIDIO SENZA IMPORTANZA. Il ruolo della chiesa cattolica e della Francia - di Jean-Paul Gouteux


Già si è tanto trattato nelle settimane scorse degli aiuti all’Africa, soprattutto in occasione del chiaccherato Live 8 giudicato da molti piuttosto in-utile alla risoluzione del grave problema economico. Troppo spesso si fa riferimento all’Africa come ad un blocco unico, con una visione ottusa, dimenticando completamente la grandiosa eterogeneità che la caratterizza. Purtoppo ce ne ricordiamo soltanto quando ci arriva all’orecchio l’ennesimo grido disperato dell’ultimo paese in guerra di cui magari fino al giorno prima ignoravamo l’esistenza: basta una parola mediatica, un appello con a seguito un numero di conto ed ecco fatto, via con il lavaggio delle coscienze!
Personalmente da traduttrice e modesta scrittrice quale sono, ho pensato che sarebe stato importante iniziare a conoscere qualcuna delle realtà africane in maniera meno superficiale. Così ho cominciato con il Ruanda. La cosa più facile per me, visto il mio lavoro, è stata contribuire con la traduzione di un libro. L'autore del testo originale è Jean-Paul Gouteux, dottore in scienze e ricercatore in etimolgia medica. È stato residente in diversi paesi africani dove ha lavorato sull'epidemiologia delle malattie tropicali. Dal 1994 partecipa alle iniziative popolari perché sia fatta conoscere la verità sul dramma ruandese e milita contro la banalizzazione dei genocidi.
Sia chiaro, con questo libro non ci si illude di illuminare grandi quote di lettori, ma un impulso ci ha spinti: contribuire a rompere il muro del silenzio e dell'indifferenza, in modo che domani non si possa dire "noi non sapevamo".
Il libro si intitola "Ruanda:un genocidio senza importanza. Il ruolo della chiesa cattolica e della Francia", ed è edito dalla Cooperativa tipolitografica di Carrara. Ha 192 pagg.e costa 15 euro la copia. Per richieste di almeno 3 copie, c’è lo sconto del 30%.
Scrivetemi, nel caso abbiate voglia di leggerlo a danielaraspollini@hotmail.com o latipo@bicnet.it.
Buona lettura

Aggiunto: July 15th 2005
Recensore: danielaraspollini
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Link Correlati: Coop. Tipolitographica, Carrara
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RUANDA:UN GENOCIDIO SENZA IMPORTANZA. Il ruolo della chiesa cattolica e della Francia - di Jean-Paul Gouteux
Postato da Anonimo il 2005-07-27 16:49:53
Mio Voto:
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ho trovato il libro in bibblioteca è molto interessante ma non trovo grosse colpe da attribuire alla chiesa al contrario si evince che la lacità francese scevrai di etica umana , predilige il tornaconto economico .
Questo succede quando la liacità si vuole spurgare da ogni tipo di morale ed etica.Il fatto è che un etica comune , che non è sicurametne quella clericale , ma quella umana , esiste .




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DI NESSUNA CHIESA – di Giulio Giorello
by Giulio Giorello Saturday, Sep. 03, 2005 at 8:14 PM mail:

DI NESSUNA CHIESA – di Giulio Giorello


Non corrono tempi lieti per i laici, ancora peggio per gli anticlericali. I referendum sappiamo come sono andati e il cardinale Camillo Ruini si presenta ormai nelle vesti di paterna autorità morale e spirituale dell’intero Paese, alle cui esternazioni (anche le più scopertamente politiche e strumentali) occorre piegarsi con deferenza contrita. Intanto Benedetto XVI, non pago di pascolare il suo gregge, si rivolge anche ai miscredenti e li invita a comportarsi come se Dio ci fosse. Un classico del temporalismo cattolico: non importa tanto che crediate a Gesù Cristo quanto che obbediate ai suoi pretesi rappresentanti in terra. In un clima così deprimente, è motivo di qualche consolazione il denso e coraggioso pamphlet di Giulio Giorello in difesa del relativismo correttamente inteso, cioè dell’idea che l’uomo è sempre soggetto a errori, quindi non gli è dato raggiungere certezze definitive. Lo scontro, spiega il filosofo della scienza, è “tra una verità che non pretende di salvare neanche se stessa e una verità che promette salvezza a chiunque vi si sottometta, tra una ragione che misura la propria gratuità e finitezza senza aver nostalgia di un fondamento e una ragione che nell’imposizione del fondamento trova il proprio sostegno e la propria giustificazione”. Non sono solo sottili questioni filosofiche, anzi hanno ricadute pratiche evidenti. Per esempio in materia di fecondazione assistita, passa lungo questo crinale l’alternativa “tra un intervento responsabile e un irresponsabile inchinarsi al caso”, un caso camuffato dai paladini sanfedisti sotto le spoglie della natura o di Dio. Più in generale il problema riguarda il rapporto tra la libertà di tutti e la pretesa d’infallibilità tipica del potere sacerdotale. Di fronte alla vulgata devota che rovescia sui laici l’accusa di minacciare i diritti della persona, insidiando le radici cristiane che ne sarebbero la fonte, Giorello rimette le cose a posto: “Può reggere una società aperta e libera etsi Deus non daretur (anche se Dio non esistesse)? C’è un 'non' di troppo. La vera questione è se si possa dare una società aperta e libera etsi Deus daretur (se Dio esistesse). E’ il progetto che gli altri hanno su di noi di salvezza eterna (oppure, in una versione più pallida, di correttezza politica) a costituire un problema”. Un problema che oggi in Italia si presenta grande come una casa. Giulio Giorello “Di nessuna chiesa” Raffaello Cortina Editore, 2005 Pagine 79, euro 7,50

Aggiunto: June 16th 2005
Recensore: Epicuro
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DI NESSUNA CHIESA – di Giulio Giorello
Postato da Anonimo il 2005-08-11 19:49:22
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Non ho letto questo libro ma mi affido a quanto riportate voi , che lo elogiate e che certamente non vi riterrete stupidi. A me stupisce la vostra scarsa e piuttosto ideologica concezione del cristiano, il quale ha coscienza di non essere perfetto, ma tanta, ma ne è così tanto cosciente che da 2000 anni gli ha addirittura coniato un nome apposta: peccato originale. E voi? Il cristiano sa che la sua scienza e la sua mera pochezza non lo salvano da nulla, solo qualcosa o qualcuno che è più grande, che trascende l’umano può salvarlo. I cristiani questa ipotesi non l’hanno scartata, l’hanno incontrata e si chiama Gesù Cristo.
Ora, è forse più intelligente e libero un uomo che dice: al di fuori del uomo e della sua ragione non c’è nulla o forse chi prende in considerazione seriamente (seriamente, ciascuno pensando alla propria vita, non alle idee o alle teorie) anche tale ipotesi?



DI NESSUNA CHIESA – di Giulio Giorello
Postato da elena il 2005-08-05 11:17:19
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Che bello ritrovare qui la recensione di questo piccolo saggio che ho scelto in libreria!
Direi che bisogna senz''altro leggerlo, in questi inquietanti giorni, per recuperare la coscienza storico-filosofica del pensiero libero. Rivedere per un attimo le splendide e luminose stelle che costellano le tenebre della storia, ti fa riflettere e rifiorisce in te l''orgoglio di non far parte " dei cani di varia razza che abbaiano ciascuno a suo modo contro un bel cavallo il quale se ne sta a pascolare... e non si degna di disputar loro le carogne di cui essi si nutrono e per le quali si accaniscono gli uni contro gli altri ". (pag.45). Consigliato vivamente.
ps. un piccolo appunto al commentatore anonimo del 17 giugno: non penso che tu ti sia neanche degnato di leggere questo testo, quindi evita di fare interventi inutili che non aiutano il futuro lettore. Comunque quanta sicurezza nelle tue affermazioni, mi fai solo pena, spero che tu sia molto giovane, solo così scusabile.


DI NESSUNA CHIESA – di Giulio Giorello
Postato da Anonimo il 2005-07-07 22:00:52
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NIETZSCHE WAS RIGHT!
risentimento - cattiva coscienza...
ma a distanza di oltre 120 anni (se i miei calcoli non sono sbagliati) le sue parole purtroppo sono state spese invano...
e ancora andiamo avanti con le religioni, oppio dei popoli...
e proprio oggi c''è stato un altro attentato dei fanatici islamici... mi consolo pensando ke nessun cattolico si farà mai esplodere in una metro...


DI NESSUNA CHIESA – di Giulio Giorello
Postato da michmaxu il 2005-06-27 11:57:21
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Ringrazio chi ha segnalato la recensione, ho letto il libro, mi ha fatto ritrovare un autore che lessi con interesse privato e studiai pure per una sottotesi ( "Lo spettro e il libertino" di cui mi piacerebbe fare qua la recensione appena avrò riletto il testo perchè commentare un libro senza averlo letto è discutible ma recensirlo in base a ricordi sarebbe troppo ). Su "Di nessuna chiesa" invece direi che è un opportuno manifesto ( inizia infatti con una citazione di un manifesto ) ma come si può immaginare non richiamandosi a nessuna Chiesa, non ne ha neppure l''aspetto. Ricordo una battuta, riportata su materiale di propaganda radicale, che recitava "non mi iscriverei mai a un partito che accettasse me come membro", questo è un po'' lo schema di riconoscimento della continua messa in discussione di premesse e verità a cui ci si attiene nel confronto con il reale e dunque con il politico. Come illustra Giorello questo non vuol dire, non avere convinzioni od orientamenti per le scelte politiche, vuol dire che il primato non l''ha la certezza infusa che "super stat" ma un metodo di confronto per adeguare i fondamenti del nostro agire con le loro conseguenze. Gli autori che cita per illustrare a cosa si contrappone ( come si deduce anche dalla scherzosa premessa della bibliografia suggerita ) non sono dei sacerdoti a cui inchinarsi ma dei piaceri di lettura e di comprensione a cui avvicinarsi e con cui cimentarsi.


DI NESSUNA CHIESA – di Giulio Giorello
Postato da Tonino il 2005-06-19 18:07:43
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Non ho letto il libro di Giulio Giorello.Devo rimediare subito. Dalle poche cose che ho letto nella recensione mi pare un libro interessante. Mi è venuta in mente una frase di Georges Bataille: " L''Ateologia è una DISCIPLINA che riguarda il più generale degli interdetti: Dio,di cui la forma più divina è la negazione, ma non quella dell''Ateismo volgare. L''Ateologia che toglie l''interdetto, trasgredisce l''ateismo, è la negazione di un Dio perfetto, avendo gli attributi dell''economia politica e della ragione; l''Ateologia più precisamente pone l''uomo davanti all''ASSENZA di DIO". Oggi ci troviamo difronte ad un atteggiamento opposto...dobbiamo agire come se dio esistesse. La onniPRESENZA del Dio Cattolico che parla attraverso Ruini. Un signore che a me appare più come il Segretario del PCI ( Partito Cattolico Italiano ) che il rappresentante di " Una libera Chiesa in Libero Stato".
Alcune considerazioni dell''intervento dell''Anonimo le condivido. Secondo me la MORALE CATTOLICA non è da confonderla con l''ETICA. Forse la negazione del RELATIVISMO cioè del PLURALISMO è tutto lì.Pensare che esiste una morale superiore alle etiche laiche. Io penso che dobbiamo guardare al metodo scientifico come una procedura da imitare. Le verità scentifiche non sono mai verità assolute. La scoperta delle verità scentifiche seguono sempre una procedura pubblica. La comunità scentifica è una comunità pluralista e democratica. I dogmi religiosi sono altra cosa.


DI NESSUNA CHIESA – di Giulio Giorello
Postato da Anonimo il 2005-06-17 01:26:07
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Leggete questo che è meglio, molto meglio, altro che certe spacconerie pseudo-filosofiche:

Non avete capito ciò che è accaduto in questi decenni, non avete capito il ciclone rappresentato dai 27 anni di pontificato di Karol Wojtyla (consiglio anche a lei, come a Prodi, per l’ennesima volta, il libro di Loredana Sciolla, La sfida dei valori, pubblicato dal Mulino prodiano, per cogliere, almeno sul piano sociologico, la mutazione in corso). Non avete capito l’errore di fondo della sinistra postcomunista: uscire da Marx attraverso Pannella, un suicidio goliardico-nichilista che il grande Augusto Del Noce aveva spiegato per tempo, da par suo (in fondo i comunisti hanno rinnegato la migliore intuizione di Togliatti: quella sulla Chiesa). E non avete capito nemmeno – per andare su un altro terreno, profano – la svolta culturale avvenuta al centro dell’Impero prima con Reagan e oggi con Bush jr. Non avete capito cosa è accaduto veramente, nel profondo delle società occidentali, dopo l’11 settembre. Non avete capito la nuova cultura laica che è cresciuta, anche in Italia, e che ha messo in soffitta il vecchio laicismo scalfariano e pannelliano, non avete capito i nuovi movimenti cattolici, non avete capito la straordinaria capacità della Chiesa di rappresentare il sentimento profondo del Paese (penso all’omelia di Ruini ai funerali dei soldati di Nassirija) e non avete capito neanche ciò che è accaduto negli ultimi mesi, quei milioni di persone che hanno dato l’addio a Giovanni Paolo II e che hanno salutato un nuovo grande pontefice come Benedetto XVI. Non avete capito la rielezione di Bush e il vento nuovo che spira perfino in Europa con la bocciatura dei referendum sulla Costituzione europea (ancora una volta il popolo contro l’establishment) e con la possibile prossima vittoria dei democristiani in Germania.

CIAO!




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tutti uniti sotto la bandiera dell'anticattolicesimo militante ?
by bel progresso il vostro Sunday, Sep. 04, 2005 at 12:34 AM mail:

... dal fanatismo cattolico militante al fanatismo militante antikattolico !

bel progresso il vostro

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video ù porno quant'è bello spira tantu segamentu
by I RAPPORTI INTERNAZIONALI Monday, Sep. 19, 2005 at 10:19 PM mail:

Bugie di sangue in Vaticano

Il duplice omicidio commesso dalla guardia svizzera Cedric Tornay, che poì si tolse la vita, fu liquidato come un raptus. Ma intorno a quel tragico fatto di sangue non tutta la verità è stata scritta.

Tra i mestieri che sognava qualche nostro avo c'era pure quello di diventare guardia svizzera in Vaticano indossando la divisa multicolore disegnata da Michelangelo o quella blu per i servizi di piantonamento. E non riusciva a capacitarsi che il requisito essenziale fosse il possesso della cittadinanza elvetica. Toccherà poi a noi nipoti scoprire che da qualche tempo scarseggiavano gli arruolamenti tra gli stessi svizzeri e che proprio quella guarnigione tra le più antiche al mondo, fondata da papa Giulio II nel 1506, accusava un malessere che aveva anche portato a episodi di indisciplina e a qualche grave fatto di sangue.

Nella tarda mattinata dell’8 aprile 1959 l'allora comandante della Guardia svizzera, il colonnello Robert Nunlist, era stato colpito da 4 colpi di pistola del caporale Adolf Ruckert, il quale aveva tentato poi di suicidarsi, ma l’arma s’era inceppata, cosicché entrambi alla fine erano rimasti in vita, era stato ferito da un alabardiere. Ma il 4 maggio 1998, poco dopo le 21, il comandante Alois Estermann, 44 anni e la moglie Gladys Meza Romero, 49 anni, furono assassinati dal vicecaporale Cedric Tornay, 23 anni, che poi si suicidò davvero, dopo aver mandato una lettera alla mamma che iniziava così: "Spero che tu mi perdonerai perché sono stati loro a costringermi a fare quello che ho fatto. Quest'anno dovevo avere l'onorificenza e il colonnello me l'ha negata. Dopo tre anni, sei mesi e sei giorni passati a sopportare tutte le ingiustizie, l'unica cosa che io volevo me l'hanno rifiutata...".

Si parlò di raptus, gesto di follia, psicosi di persecuzione..."Mio nipote Cedric era un bravo ragazzo. Ha trascorso con noi le ferie di Natale, era sereno, non aveva pensieri", raccontava Gratien Tornay, nonno di Cedric, nella sua villetta di Saint Maurice, la cittadina del cantone vallese dove il 24 giugno 1974 era nato l'omicida-suicida, in forza alla Guardia Svizzera da tre anni e mezzo. Ma proprio il fatto che quel ragazzone alto un metro e ottanta, ritenuto da tutti gentile e riservato, avesse firmato un vicenda di sangue così clamorosa rendeva il clima ancora più fitto di suspence. E a molti dava adito a pensare che anche le mura vaticane in fondo potessero essere un angolo dell'universo violabile dal Male.

Il comandante Alois Estermann, aveva fama di uomo "serio, semplice, compito, colto, attaccato al dovere". E nella sua carriera era stato molto più di un semplice "angelo custode" che aveva seguito il Pontefice in ben 30 viaggi. Il 31 maggio del 1981 in piazza San Pietro era stato il primo a proteggere con il proprio corpo Giovanni Paolo II, ferito dai colpi di pistola sparati da Ali Agca. Proveniente a Roma dal villaggio svizzero di Gunzwill e da una famiglia di contadini, era arrivato nel 1980, da semplice alabardiere. Quando montava di guardia alla Porta Angelica le turiste se lo mangiavano con gli occhi, tanto era alto, bello e biondo. Ma il suo orgoglio erano le fotografie scattate in occasione dei pellegrinaggi con il Papa, accanto ai potenti della terra, in quanto non c'era foto del Pontefice in cui, silenzioso e appartato come un'ombra, non apparisse anche lui. Allergico agli eventi mondani fuori dall'ufficialità, aveva anche la stoffa del diplomatico e la vocazione del teologo. Il salto al grado di colonnello aveva finito per portarlo al comando delle Guardie Svizzere. Ma formalmente era riuscito a ricoprire solo per poche ore quell'incarico, spezzato dal piombo del vicecaporale. E nel suo tragico destino s'era portato dietro la bella moglie Gladys Meza Romero, originaria di Urica, nona figlia di una media famiglia borghese, plurilaureata, posto di lavoro all'ambasciata del Venezuela presso la Santa Sede, in passato anche modella e donna poliziotto, da 15 anni a fianco di Alois, in una lunga storia d'amore. Proprio il fatto che il vicecaporale Tornay avesse accomunato anche lei in quel gesto di follia esploso per la rabbia di un'onorificenza negata e di presunte ingiustizie, agli occhi dei più diventò la dimostrazione più chiara che la tragedia s'era consumata in un attimo.

L'inevitabile clamore richiamò l'attenzione del mondo sul minuscolo esercito che proprio in quei giorni celebrava il suo anniversario nel ricordo di quell'eroico 6 maggio del 1527 quando, durante il sacco di Roma, 127 guardie svizzere finirono scannate dai lanzichenecchi per coprire la fuga di Clemente VII che attraverso un passaggio segreto fortificato riuscì a mettersi in salvo a Castel Sant'Angelo. C'era dunque un alone di grande storia, sacrifici, leggenda e assoluta dedizione al Papa che accompagnava nei secoli la guarnigione di un piccolo Stato di 440 mila metri quadrati (260 mila coperti), in cui tra religiosi e laici abitavano o continuavano a operare circa 2 mila persone. E l'addestramento si susseguiva solo imparando a maneggiare l'alabarda, quella lancia arcaica da sei chili e lunga due metri da tirare in aria per riprenderla al volo con una mano sola. Quei giovanotti dal pennacchio solitamente di colore rosso che variava secondo il grado e con l'elmo d'alluminio per le udienze private e di ferro per le celebrazioni pubbliche con il Papa, avevano studiato arti marziali, si erano impratichiti nello judo e nel karatè, si erano esercitati con il fucile automatico mirando contro sagome di compensato, avevano studiato tattiche di controspionaggio e ultimato corsi di antiterrorismo. Che importava poi se nella dotazione, oltre alla spada e all'alabarda rimaneva innanzitutto la pistola calibro 9, modello Sig-Sauer, da portare solo durante i turni di notte o i servizi di sicurezza con la divisa blu?

La gloria di cui nel tempo si era coperta la Guardia Svizzera fu sempre tale che sino a qualche decennio fa per le famiglie cantonali era un onore fare arruolare i propri figli come soldati semplici di Sua Santità. Molti erano di origini nobili. Qualche casato, come quello degli Pfyffer von Althishofen, riuscì a fornire al Papato ben 11 undici comandanti e 30 ufficiali. Rigidi regolamenti medievali ressero sino alle soglie del Duemila. E sino al pontificato di Giovanni XXIII il soldato del Papa si genufletteva ogni volta in cui compariva al suo cospetto. Poi arrivarono diverse modernizzazioni ma anche uno sfoltimento degli organici sino a quello attuale, con un centinaio di elementi tra capitano comandante (grado di colonnello), cappellano, 4 ufficiali, 23 sottufficiali, 70 alabardieri e 2 tamburi. Nonostante per l'arruolamento fossero necessari i requisiti di sempre (età tra i 19 e i 30 anni, altezza non inferiore al metro e 74, essere stati battezzati e cresimati, certificato di buona condotta firmato dal parroco), negli ultimi anni la crisi di vocazioni si era sempre più accentuata. La colpa? Un po’ anche degli stipendi mensili irrisori: dal milione 200 mila lire per le reclute, al milione e mezzo per gli alabardieri, ai quattro milioni più alloggio per i comandanti. Vera l'esistenza di vari "fringe benefits" tra i quali forti sconti aerei, il diritto di andare in pensione dopo soli dieci anni, la disponibilità di palestre per il tempo libero, di una taverna detta "Il Bettolino" e di una mensa ben fornita, con vivandiere le suore della Divina Provvidenza di Baldegg (anch'esse dunque svizzere doc!), ma altrettanto vero che i parametri con quanto un giovane poteva guadagnare nella Confederazione da tempo facevano sì che le domande da una parte si assottigliassero e dall'altra vedessero in lizza soprattutto ragazzi mossi dalla fede o dalla tradizione. Il vicecaporale Cédric Tornay era stato tra quelli che aveva coltivato in sé la voglia di fare la guardia del Papa, arruolandosi il primo dicembre 1994. Ed era eccolo lì, cadavere, accanto ai corpi del comandante Estermann e della moglie Glady Meza Romero.

Una suora trova i corpi della guardia svizzera Tornay e delle sue vittime. Subito un comunicato fornisce la versione dei fatti. Ma qualcosa non convince, come in molti intrighi del passato tra le mura del Vaticano.




Toccò a un suora, della quale non si saprà mai l'identità, scoprire i tre cadaveri e dare l'allarme. L'intervento per il trasporto nel vicino obitorio della chiesa di Sant'Anna sarebbe avvenuto manualmente, senza neppure adoperare i tradizionali guanti e le abituali sacche per il trasporto. E prima ancora che partissero le indagini, venne resa nota una versione ufficiale: "Da una prima sommaria ricognizione, è possibile affermare che il comandante Estermann, la moglie e il vicecaporale Tornay sono stati uccisi con un'arma da fuoco. Sotto il corpo del vicecaparale è stata trovata la pistola d'ordinanza del medesimo". Per farla breve, verso le 21 Tormay si sarebbe recato nell'appartamento del nuovo comandante della Guardia Svizzera e "in un momento di follia" avrebbe ucciso i coniugi Estermann, per poi suicidarsi. Solo un'ipotesi? Macché! Un comunicato affermava come il Vaticano avesse "la certezza morale" che i fatti si fossero svolti così.

Alois Estermann era stato promosso comandante della Guardia Svizzera appena 9 ore prima della strage. Tre morti dunque solo per un raptus del vicecaporale, frustrato per qualche mancato riconoscimento? Di certo, anche se il fattaccio s'era svolto in Vaticano e godeva di una sua extraterritorialità, quella notte tra il 4 e il 5 maggio carabinieri ed agenti del Sismi (il servizio segreto militare italiano) si attivarono per sapere cosa fosse realmente accaduto, poco convinti che la vicenda si fosse svolta proprio come accreditava la versione ufficiale. Sul corpo della Guardia Svizzera, pur glorioso e carico di storia e di allori, spesso si giungeva ormai a parlare di crisi. O quantomeno di qualche situazione di disagio sin dal 1970. Hughes de Wurstemberger, un fotografo, era riuscito a superare la selezione e ad arruolarsi per un anno con lo scopo di documentare la vita di caserma. E Bernhard Dura negli anni Ottanta aveva prolungato la ferma di due a quattro anni per poi convertirsi al protestantesimo e scrivere un libro polemico dal titolo: "Non più guardia ma cristiano". Ma gli episodi con nomi e cognomi erano isolati. E allora non restava che vedere il fenomeno anche sotto l'aspetto del costume. Lo sapevate che il termine "nostalgia", da "nostos" (ritorno) e da "algos" (dolore) era stato usato già tre secoli fa per i soldati elvetici? Aveva incominciato ad adoperarlo il 22 giugno del 1688 un giovane alsaziano, tale Johannes Hofer, studente all'Università di Basilea, nella sua "Dissertatio medica de nostalgia": veniva per l'appunto definito "nostalgia" il malessere dei soldati svizzeri che per motivi diversi si allontanavano dai loro villaggi di montagna e si mettevano a inseguire i loro sogni in una città lontana. Finché restava un sentimento dolceamaro, esso corazzava cuore e cervello di sensibilità... e rendeva dolcissimo ogni ritorno per la vacanze. Ma in qualche caso poteva trasformarsi in una vera e propria malattia, persino mortale.

Sarà comunque nostalgia, sarà malessere, sarà che ogni caserma abusa di nonnismi e goliardismi vari, sarà la vita monacale mentre davanti sfilano le tentazioni di una Roma godereccia, fatto sta che pochi anni prima a Castel Gandolfo un alabardiere ubriaco fradicio si era tuffato nudo nella fontana del Bernini, urlando un misto di insulti italiani e tedeschi. Nel 1983 due guardie, nonostante il regolamento prevedesse che dovessero indossare pantaloni lunghi anche in agosto, erano state fotografate in costume sulla terrazza della Torre di Alessandro VI. E nel 1995, per festeggiare lo scudetto della squadra di calcio del loro Cantone, una decina di guardie alticce si erano messe a sfasciare nella notte le auto parcheggiate in piazza Risorgimento. Insomma, neppure la guarnigione all'interno della cinta sembrava vaccinata a rancori e screzi, sino ad esplodere in episodi di violenza. Ma un episodio come quello dei tre morti del maggio 1998 non s'era mai verificato. Inevitabilmente le voci sul malessere superarono per la prima volta le Mura Leonine alimentando spiegazioni e racconti. Si disse, per esempio che, all'interno della guarnigione, gli alabardieri appartenevano simbolicamente a due gruppi: quelli dei "santos" (o degli "abatini", per usare il termine dei romani), i quali amavano le sane ricreazioni, lo studio, la musica classica, le passeggiate portandosi dietro il cliché di soldati modello, e quelli dei "killer", specie di Rambo che alle biblioteche preferivano le discoteche e che compensavano la rigidità dei regolamenti tuffandosi di gran lena nei piaceri della Roma by night.


Stupirsi significherebbe però essere fuori dal tempo e dimenticare vicende del passato. Semmai la tragedia del 4 maggio 1998 riapriva anche capitoli a ritroso di una Roma papale che nei secoli aveva visto anche ben altro. A ripercorrere certi fatti dalla notte dei tempi ad Ali Agca non basterebbe un'enciclopedia. Basti ricordare che nel 974, appena eletto, Bonifacio VII fece strangolare il predecessore Benedetto VI per essere detronizzato meno di un anno dopo e assassinato. Il periodo di Papa Borgia vide tra i nefandi protagonisti il figlio Cesare, il quale fece ammazzare in piazza San Pietro il marito della sorella Lucrezia e gettare nel Tevere il fratello Giovanni. Il cardinale di S. Onofrio votò in ben cinque conclavi, si vantò d'essere stato determinante nell'elezione di un paio di papi ma tutto ciò non gli impedì di fare uccidere un mastro di posta e suo padre, chiudendo gli ultimi giorni tra un carcere e un convento.

E intorno alla metà del secolo scorso, proprio in Vaticano, il cappellaio De Felici tentò di assassinare il Segretario di Stato, cardinale Antonelli. Anche il succedersi di antichi fatti di sangue e di tanti vecchi intrighi era la dimostrazione di come nulla fosse riuscito nei secoli a fermare il cammino della Chiesa di Roma, insostituibile guida per oltre un miliardo di cattolici sparsi nei cinque continenti. E che importava anche il fiorire di voci su intrighi e misteri? Proprio a vent'anni dalla scomparsa di Giovanni Paolo I, il cardinale brasiliano Aloisio Lorscheider rilanciava qualche sospetto persino sulla sua morte in un'intervista a "Trenta Giorni", il mensile diretto da Giulio Andreotti. Albino Luciani aveva regnato solo 33 giorni, dal 26 agosto al 28 settembre 1978. Le fonti ufficiali avevano dichiarato che era stato stroncato da un attacco cardiaco fulminante. Non era stata fatta l'autopsia poiché il collegio dei cardinali si era rifiutato di autorizzarla. E il Segretario di Stato Jean Villot aveva dichiarato che Luciani aveva gravi problemi di circolazione trascurati. Per il cardinale Lorscheider invece Luciani non era malato: "Lo dico con dolore: il sospetto rimane nel nostro cuore, è come un'ombra amara, un interrogativo cui non è stata data piena risposta". Ma si era anche trattato di voci, chiacchiere, indiscrezioni in libertà, sulle quali si erano succedute innanzitutto strumentalizzazioni e speculazioni che non avevano fatto inciso sul prestigio del Vaticano, né avevano intaccato la sua storia.

E quel doppio omicidio-suicidio del 4 maggio 1998 era oltretutto una storia che non c'entrava affatto con la Chiesa, con la sua struttura, con il carisma dei suoi stessi organici. Però non ci si poteva non chiedere coma mai un bravo vicecaporale, in un amen, da bravo ragazzo fosse diventato sterminatore di un bravo comandante e della sua brava moglie. Forse la causa era da identificarsi in un intreccio sentimentale? "Assolutamente da escludere - precisò ancora la versione ufficiale - Conoscevamo i coniugi Estermann: erano una coppia modello e il fatto che non avessero figli non era importante poiché entrambi si dedicavano a opere di carità. E' stato un gesto di follia, un improvviso raptus del vicecaporale Tornay". Ma ecco che Valeria, 22 anni, impiegata in uno studio grafico, ultima fidanzata del vicecaporale, non faceva che ripetere: "Cedric era così allegro, pieno di vita, rideva sempre. Non posso credere che abbia voluto uccidere". Si erano lasciati un mese prima ma erano rimasti amici. Le aveva telefonato quella mattina invitando lei e altri amici a una festa, proprio per quella sera, in camera sua, visto che una volta l'anno era permesso. Invece della festa, ecco invece una stanza del Vaticano trasformarsi in camera della morte. Ma anche per Alois Estermann e la moglie Gladys i ricordi e gli encomi si sprecavano: "Erano come due gocce d'acqua, persone insomma che avevano qualcosa in più rispetto agli altri".

Il caso viene archiviato dalla giustizia vaticana per la morte dell'omicida. La dietrologia però si scatena. Si parla di un bossolo mancante e di una lettera mai consegnata. E dell'ultima telefonata di Tornay.




Fedeltà, diligenza e riservatezza sono stati da sempre i pilastri della giustizia in Vaticano. I giudici della Santa Sede hanno continuato a prestare giuramento con un rito antico. Una vera struttura giudiziaria, modellata su quella italiana e con pochissime differenze, nacque solo all'indomani dei Patti Lateranensi nel 1929. L'assetto prevedeva un tribunale di prima istanza composto da tre giudici, competente per cause penali e civili, con la possibilità di presentare ricorso al Tribunale della Rota. Fu Pio XII che nel 1946 modificò l'assetto istituendo la figura del Giudice Unico e aggiungendo una Corte d'Appello e una Cassazione di soli cardinali. Poi nel 1987 il segretario di Stato Agostino Casaroli fece aggiornare lo schema, specificando per esempio che il Giudice Unico, nominato dal Papa, deve essere cittadino vaticano. E il segreto d'ufficio restava tra i cardini di quel giuramento.

Circa i "tre morti in Vaticano", il 5 febbraio 1999, il Giudice Istruttore del Tribunale dispose "l'archiviazione degli atti" , accogliendo quindi la tesi del Promotore di Giustizia il quale aveva chiesto " il non doversi procedere l'azione penale" poiché era giunto alla conclusione che i coniugi Esterman erano rimasti uccisi dal vicecaporale Cèdric Tornay, il quale subito dopo si era tolto la vita. E per dimostrare come l'indagine fosse stata svolta con rigore e pignoleria, venne sottolineato come prima del verdetto di archiviazione fossero stati portati a termini numerosi atti, tra cui "dieci perizie necroscopiche, anatomo-istopatologiche, tossicologiche, balistiche, grafiche e tecnico-telefoniche affidate a illustri specialisti; cinque rapporti di polizia giudiziaria affidati all'ispettore generale del Corpo di Vigilanza; trentotto audizioni di persone informate sui fatti; numerose richieste di informazioni e rapporti a uffici pubblici dello Stato della Città del Vaticano e della Conferenza episcopale svizzera, nonché diversi servizi fotografici e rilievi tecnici".

Caso chiuso dunque? Per le cronache sì. Per la dietrologia invece tanti strascichi mai cancellati, al punto che le "Kaos Edizioni" subito dopo l'archiviazione ci hanno anche fatto un libro dal titolo "Bugie di sangue in Vaticano - Il triplice delitto della Guardia Svizzera", a firma di un gruppo di ecclesiastici e di laici, racchiusi dalla sigla "Discepoli di verità", i quali - secondo una nota di precisazione - hanno ritenuto di non poter più avallare, con il loro silenzio la verità ufficiale", muovendosi "in quanto credenti e secondo l'imperativo dell'Ottavo Comandamento". Ma al di là dello stesso libro-dossier, molti dubbi e interrogativi hanno continuato a rincorrersi dalla stessa sera della tragedia. Per esempio: se la pistola d'ordinanza del vicecaporale sparò cinque colpi, come mai nella stanza vennero trovati quattro bossoli? E se fosse vero che al momento degli spari il comandante Estermann stava parlando al telefono con qualcuno, chi era e che incarico ricopriva questo presunto "testimone acustico"? L'ufficiale sarebbe stato colpito da due proiettili, la moglie da uno solo. E il vicecaporale si sarebbe poi sparato con un colpo in bocca. Ma ammesso che i colpi dunque furono effettivamente quattro e non cinque, come mai il corpo dell'omicida-suicida sarebbe stramazzato a terra bocconi sulla pistola nel frattempo caduta? Insomma, non sarebbe stato più plausibile che stramazzasse all'indietro anziché in avanti?

In Svizzera, una delle prime reazioni di Mèlinda Tornay, sorella del vicecaporale, si rivelò improntata a toni di questo tipo: "Penso che il Vaticano non ci dirà mai tutta la verità. I giornali parlano di una lettera che Cèdric ci avrebbe scritto per spiegare tutto, ma noi familiari questa lettera non l'abbiamo mai vista, non ne sappiamo niente, nessuno ci dice niente. Noi vogliamo vedere questa lettera...Abbiamo sentito dalla radio che è stata organizzata per le prossime ore una cerimonia funebre, ma nessuno da Roma ci ha avvertiti...".

Le esequie dei due coniugi si tennero la mattina del 6 maggio nella chiesa dei santi Martino e Sebastiano. Il giorno dopo, per il rito funebre del vicecaporale, il colonnello Roland Buchs, fatto tornare in Vaticano per prendere ad interim il comando delle Guardie Svizzere, ordinò che la salma venisse vestita con l'alta uniforme e che le venissero resi gli onori militari da un picchetto di 40 alabardieri. Ma Cèdric Tornay era ritenuto assassino-suicida, insomma quasi un traditore in quanto soldato, forse dunque il colonnello Buchs era tra quelli che restavano scettici davanti alla "verità" diffusa dai comunicati ufficiali? E alla fine le tre bare non solo finirono per trovarsi nella stessa camera ardente, ma Muguette Baudat, cioè la madre del vicecaporale, gli anziani genitori del colonnello Estermann e una sorella della moglie, prima si scambiarono un segno di pace, poi si abbracciarono. Solo un perdono cristiano oppure anche tra di loro non c'era l'effettiva convinzione che la vicenda si fosse svolta così come veniva accreditata?

Muguette Baudat sin dal primo momento non accettò l'ipotesi che il figlio potesse aver sparato per certe punizioni che gli erano state inflitte dal comandante, che ai suoi occhi si sarebbe reso anche colpevole di avergli negato una medaglia al merito. E arrivava ad arrabbiarsi non appena si chiamavano in causa affaticamento e stress. Giurava che quel giorno il figlio era serenissimo, che al telefono le aveva comunicato d'aver trovato un posto in una banca svizzera, che la notizia della sparatoria l'aveva dunque lasciata letteralmente senza parole, che dal Vaticano le era giunto l'invito a non recarsi a Roma per vedere la salma perché il colpo alla bocca l'aveva ridotta in uno stato pietoso, che alle sue insistenze avevano evocato il troppo caldo e lo stato di decomposizione come se lei non sapesse dell'esistenza delle celle frigorifere e davanti alla sua irremovibilità si era giunti a dirle che gli alberghi erano pieni e che era praticamente impossibile trovarle un posto...

E invece, cocciuta e irremovibile, eccola a Roma. Durante la funzione, sulla soglia sarebbe stato visto un affranto sacerdote francese, tale "padre Ivano", presunto padre spirituale del vicecaporale, il quale avrebbe detto a un giornalista che intorno alle 20.30 di quel tragico 4 maggio la segreteria telefonica del suo cellulare aveva registrato la voce di Tornay che gli chiedeva una sorta di aiuto, senza però specificarne il motivo. A suo avviso insomma anche il vicecaporale sarebbe caduto in una trappola e ora pure lui, in quanto latore di questo sospetto, correva grave pericolo. Solo disinformazione quella di "padre Ivano" con inevitabile riflesso di paura sulla sua incolumità?

Tra le voci c'era però anche quella secondo cui non erano mancati ostacoli alla promozione di Estermann a comandante delle Guardie Svizzere. Semplice il motivo:l'ufficiale era ben visto dall'Opus Dei. Il fatto dunque che salisse al vertice di quanti controllavano il Palazzo apostolico e seguivano tutti i movimenti del Santo Padre, poteva tradursi in un'ulteriore crescita del potere dell'Opus Dei all'interno del Vaticano. Ma ad accrescere l'atmosfera di suspence c'era anche dell'altro. Per esempio, mentre nella cittadella pontificia si celebravano i funerali, in Germania il quotidiano "Berliner Kurier" usciva con una notizia che aveva del sensazionale: Alois Estermann, forse coperto dal nome in codice "Werder", sarebbe stato un informatore della Stasi, la polizia segreta della ex Germania dell'Est! Subito sdegnata e vibrante la reazione della Santa Sede: "Sono tutte bugie. E' un'assoluta falsità che non merita neppure di essere presa in considerazione".

Che in effetti si trattasse di una bufala fu convinzione generale e non ebbe alcuna eco. Solo l'ammiraglio Fulvio Martini, capo del Sismi dal 1984 al 1990, parlò di "ipotesi possibile" e spiegò che "in quegli anni i servizi segreti di Germania Est, Polonia e Cecoslovacchia erano interessatissimi a tutto quello che succedeva in Vaticano". E il Sismi sapeva "che il Vaticano sospettava la presenza di una spia al proprio interno". Il che non voleva però affatto dire che si trattasse di Estermann, ritenuto da sempre devoto alla Santa Sede e per sua natura estraneo a ruoli ambigui di doppiogiochismo. Comunque in molti ambienti italiani l'ipotesi che l'integerrimo Estermann potesse essere stato vittima di "un complotto" per mantenere inalterati equilibri di potere che correvano il rischio di essere minati dalla sua nomina a comandante delle Guardie Svizzere, ricorse in ripetute occasioni.

E venne anche alimentata dalla stessa Muguette Baudat, convinta che il figlio, forse di guardia alla stanza dei due coniugi, potesse essere rimasto vittima incolpevole e occasionale di vero e proprio "complotto" contro il comandante. Cosicché l'archiviazione del "caso" da parte degli inquirenti della cittadella pontificia non solo suscitò nella donna molto malumore, ma la indusse a rilanciare la possibilità di controperizie e a parlare di due "importantissimi documenti" che aveva messo al sicuro in banca. Insomma, secondo la donna "in Vaticano c'è qualcuno in grado di spiegare la verità sulla strage ma questo qualcuno è scomparso": ecco il perché,a suo dire, di pressioni e avvertimenti per indurla a tacere. Anche qui solo l'esasperazione del dolore di una madre? Ecco infatti la replica del Vaticano: "Comprendiamo il dolore della madre, ma le risultanze dell'inchiesta sono quelle che sapete. I fatti sono stati accertati,la realtà non si può cancellare. Il suo dolore è comprensibile e va rispettato, così come va rispettato il dolore molto silenzioso e molto dignitoso delle famiglie dei coniugi Estermann......"

La famiglia Estermann chiede la fine delle voci e il rispetto del loro dolore. Per un altro mistero irrisolto. Anche se qualcuno dice ancora che il killer, Cedric Tornay, era stato appositamente "suicidato".




L'archiviazione ufficiale dell'inchiesta portò le famiglie Estermann e Meza Romero a rivolgersi ai mezzi di comunicazione affinché venisse rispettato il loro dolore, rifiutando di polemizzare "con quanti hanno lanciato una valanga di insinuazioni infamanti e di calunnie, il cui risultato è stato solo di creare una grave confusione nell'opinione pubblica e soprattutto di rendere ancor più profonda la nostra sofferenza". E l'appello offriva anche l'occasione per respingere "categoricamente le informazioni apparse su aspetti morali della vita" dei due coniugi e per rifiutare " i minimi sospetti su presunte ipotesi o fomentate storie d'amore o di spionaggio con le quali si è voluto macchiare Alois Estermann, impegnato solo nel servizio della Chiesa e nel compimento fedele della sua missione, vissuta come vocazione...". Insomma, "con informazioni capovolte o inventate si riesce solo a sconvolgere la società. Rafforzando al tempo stesso un mercantilismo scandaloso e dando luogo a manifestazioni di pessimo gusto, poiché si trae profitto dalla morte di persone oneste e degne". E lasciando intravedere "una realtà nascosta all'interno di alcune ipotesi", le famiglie sottolineavano che "l'unico obiettivo è colpire non solo le persone, ma anche la Chiesa cattolica e le sue istituzioni...". E nell'uscire definitivamente di scena, chiedevano con fermezza "che tacciano una volta per tutte le voci prive di scrupoli che invece di ridare speranza, desiderio di vivere e di lottare, non fanno che seminare depressione, delusione, sfiducia e tristezza".

Atteggiamento comprensibile nel respingere voci e calunnie. Non solo: parole pronunciate con grande coerenza, evidente sincerità e assoluta buonafede da parte due famiglie irreprensibili che si erano viste colpire nei loro affetti e per le quali ogni voce e ogni brandello di ipotesi al di fuori della ricostruzione e delle conclusioni cui era pervenuta l'inchiesta, non faceva che provocare in loro ulteriore dolore. Ma ognuno doveva pur fare il suo mestiere. E allora come non vedere in quei tre morti in Vaticano qualcosa che comunque sfuggiva alla logica e che si trascinava dietro più di un velo di mistero?

D'altronde Alois Estermann non era una guardia svizzera qualsiasi, era appena diventato il comandante del Corpo. E non solo aveva seguito tutti i viaggi del Pontefice, ma quel 13 maggio 1981, quando Giovanni Paolo II era stato ferito da Alì Agca in piazza San Pietro, i giornali lo avevano accomunato tra gli "eroi" che si erano catapultati verso la jeep, pronti a far scudo contro quel presunto e misterioso commando di attentatori. E di quel pomeriggio intorno alle 17 era rimasta anche una foto che per l'appunto ritraeva Estermann accanto al Pontefice ferito. Il 27 ottobre 1982 ecco la promozione a capitano. E nell'aprile 1983 quella a maggiore, con la dispensa a potersi sposare, pur non avendo ancora ultimato i cinque anni di servizio richiesti dal regolamento. Il rito civile era stato celebrato il 7 marzo 1984 a Urica, in Venezuela, ma quello religioso due mesi prima aveva avuto l'imprimatur a Roma nientemeno che del vescovo venezuelano Josè Rosalio Castillo Lara, in piena scalata di potere, ritenuto in buoni contatti per ragioni di apostolato con alcune logge massoniche, impegnatissimo altresì nella carica di Pro-presidente della Pontifica commissione per le revisione del Codice di Diritto Canonico. Sarebbe infine persino puerile dimenticare che erano gli anni in cui le finanze vaticane, dopo la "cura Sindona" erano passate alla "cura Calvi" e che c'erano già tutte le avvisaglie di quel crack, ben oltre lo stesso Ior-Ambrosiano, in cui si sarebbe contata una voragine di quasi 4 mila miliardi di lire.

Al di là dunque della straordinaria bravura, delle ottime referenze e del comportamento cristallino di Alois Estermann, chi può escludere che proprio da uomo ligio ai regolamenti, avesse incominciato ad annusare o fors'anche a respirare un'atmosfera che non lo lasciava proprio tranquillo? E possiamo mai credere che non conobbe personaggi potenti come monsignor Marcinkus? Vero che in quel 1998 in cui Estermann avrebbe assunto il comando delle Guardie Svizzere quelle nubi addensatesi sul Vaticano intorno agli anni Ottanta si erano completamente dissolte, ma è altrettanto vero che a Estermann era stato comunque impossibile non intravederne e leggerne alcune anche nei periodi in cui era stato prima capitano, quindi maggiore, infine sposo felice. E poi forse che, anche sul fronte estero, i coniugi Estermann non avevano avuto modo di intrattenere ottimi rapporti politico-finanziari, diplomatico-militari per esempio in Austria, in Liechtenstein (con i membri della famiglia regnante, molto vicina all'Opus Dei), in Svizzera, in Francia, in Germania? E quale ufficiale della Guardia Svizzera, forse che non era routine, anche per sacrosante ragioni di servizio e di immagine, incontrare periodicamente addetti militari di varie ambasciate estere in Italia?

Tra i particolari apparentemente insignificanti ma strategicamente interessanti, non dimentichiamone però uno: i coniugi Estermann crebbero in splendore e considerazione tra le mura vaticane e altrove sino a quando il loro padre putativo e padrino monsignor Rosalio Castilio Lara (ottenne poi la porpora nel 1985) incalzò in potere diventando uno dei pupilli dell'allora Segretario di Stato cardinale Agostino Casaroli e impadronendosi delle maggiori leve amministrative della cittadella pontificia. E poiché la scalata di Castilio Lara fu consistente e prolungata con incarichi vari (membro della Segnatura apostolica, presidente dell'Amministrazione del patrimonio e in sostanza "ministro del Tesoro" e capo supremo di tutte le finanze vaticane), di riflesso i coniugi Estermann, i quali comunque sfoggiavano vera bravura, intelligenza e tanto savoir faire, vissero anni splendidi e sereni, dedicandosi oltretutto a molte iniziative di solidarietà e cultura. Ma non appena la stella di Sua Eminenza Castilio Lara incominciò a declinare già con l'avvento del cardinale Angelo Sodano alla Segreteria di Stato, anche i coniugi Estermann sembrarono trovarsi senza santo protettore. Però l'ufficiale aveva ormai altri appoggi solidi. E comunque, a dar retta a quanto si raccontava, c'era sempre l'Opus Dei che lo sponsorizzava quale nuovo comandante delle Guardie Svizzere. Che poteva lui saperne di eventuali scontri di potere pronti a scatenarsi al di fuori delle Sacre Mura per invisibili motivi strategici? E perché anche l'Opus Dei, pur così ricca di storia e di benemerenze, non doveva dunque avere i suoi avversari, ai quali non era certo gradito vedere quell'uomo "primo guardiano" del Soglio Pontificio?

Sicuramente è stata solo una dannata coincidenza, ma occhio alle date: il 4 settembre 1997 il cardinale Lara, raggiunti i 75 anni d'età, si congedò dalla Santa Sede. E poiché non risultò che avesse ottenuto, o quanto meno avesse chiesto proroghe di sorta, a novembre se ne tornò in Venezuela. Il 4 maggio 1998, la strage in Vaticano, i tre morti. Abbiamo visto in che scenario, ma relativamente ai numeri, e per l'appunto alle coincidenze, la morte di Alois Estermann avveniva nove ore dopo essere stato nominato comandante e sei mesi dopo la partenza per Caracas del suo patron con la porpora, il quale era rimasto così legato alla coppia da richiederne immediatamente il trasporto e il seppellimento delle salme in Venezuela. Quel 4 maggio l'ufficiale non aveva certo l'aria di uno che doveva morire. Due giorni prima si era recato "Da Andrea" in via Plauto, il suo barbiere, manifestando la propria soddisfazione per la nomina, poi aveva pranzato "Da Marcello", in via di Borgo Pio ed era sereno e rilassato. E la stessa sera del 4 i due coniugi avevano stabilito di cenare con amici e parenti all'Hotel Columbus, di via della Conciliazione. Li aspettavano alle 21. Ma non sarebbero mai arrivati. Il vicecaporale Cèdric Tornay era di guardia in servizio straordinario nell'androne d'ingresso della palazzina vaticana, dov'era riunito uno dei Gruppi di lavoro linguistici del Sinodo dei vescovi. Il piantonamento sarebbe dovuto terminare intorno alle 19. Ma dopo?

Nel dossier "Bugie di sangue in Vaticano" dei cosiddetti "Discepoli di Verità" si legge testualmente: "In Vaticano c'è chi sostiene che il vicecaporale Tornay sarebbe stato aggredito alla fine del servizio, pochi minuti prima delle 19 e trascinato in divisa e armato della pistola d'ordinanza, in quello scantinato nel quale gli aggressori erano penetrati dall'accesso situato verso la Porta di Sant'Anna. Tornay sarebbe poi stato "suicidato" nel locale sotterraneo con una pistola silenziata calibro 7. E la sua arma di ordinanza utilizzata per uccidere i coniugi Estermann nel loro appartamento. Successivamente il corpo di Tornay sarebbe stato trasportato nell'abitazione degli Estermann per allestire la messinscena dell'omicidio-suicidio. I killer avrebbero poi lasciato lo stabile attraverso il locale sotterraneo. Le due testimonianze di un sergente e di un caporale senza nome secondo le quali Cèdric Tornay sarebbe stato visto intorno alle 20,59 in abiti civili recarsi verso la palazzina, sarebbero fasulle. Né risulta che l'inchiesta vaticana abbia effettuato alcun tipo di rilevamento investigativo all'interno dello scantinato dell'edificio....". E ancora: "In Vaticano si mormora che Alois e Gladys Estermann e Cèdric Tornay la sera del 4 maggio 1998 sono stati uccisi da un commando formato da un killer spalleggiato da due complici. Si dice che qualcuno il commando l'ha visto, ma non lo testimonierà mai". Insomma, ecco il vicecaporale nel ruolo di "ideale copertura" per addossargli il duplice omicidio e impedire indagini a vasto raggio. Ma andò così? Sappiamo che l'inchiesta ufficiale ha escluso categoricamente ogni intervento di esterni. E sappiamo a quali conclusioni è arrivata ribadendo l'assoluta certezza che si è trattato di duplice omicidio e di suicidio senza contorno di altri retroscena. Ma al di là dell'archiviazione argomentata in corposi documenti, come pensare che, trattandosi di tre morti senza testimoni, si dissolvessero del tutto certe voci e che sull'intera vicenda non sopravvivessero almeno sprazzi di mistero?

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