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Processo ai 25
by ziaGenova Thursday, Jul. 22, 2004 at 8:33 PM mail:

Primi processi a 25 manifestanti

4 Dicembre 2002: 25 indagati provenienti da tutta Italia, capo d'accusa devastazione e saccheggio, senza dimensione associativa.
Devastazione e saccheggio - art. c.p. 419 - era un reato che si usava nella seconda guerra mondiale ed e', prima di Genova, stato utilizzato rarissime volte.

Gli elementi che rendono conclamato il reato sono:
i. ordine pubblico in crisi
ii.comportamenti di singoli senza accordo previo ma con accordo istantaneo dovuto alla coscienza dei manifestanti di trovarsi in una certa situazione.

Tutti gli arrestati durante le giornate vengono fermati per resistenza aggravata e danneggiamenti aggravati.
Dalla 13.30 del sabato con l'arrivo di La Barbera, allora capo dell' Ucigos, si cominciano ad effettuare retate con l'imputazione di associazione a delinquere armata denominata blocco nero finalizzata alla devastazione e saccheggio.
A un certo punto i Pubblici Ministeri abbandonano la via associativa pero' mantengono la via della devastazione e saccheggio.
Partono le indagini su quelli che hanno partecipato agli scontri a Genova, ed anche i primi arresti, la maggior parte dei quali rilasciati subito per problemi con le rogatorie e la poca collaborazione delle polizie straniere.
Le indagini procedono quasi esclusivamente su immagini foto e video di varia provenienza, diramate a tutte le digos italiane affinche' ciascuno riconosca i suoi.
Iniziano lavorando per mettere un nome a tutte le facce possibili. Guardano chi e' arrivato con i treni e poi cercano in piazza in modo da poter dimostrare che oltre ad essere a Genova erano in piazza.
Questo porta ad una 40ina di identificazioni.

Da questi 40 solo 23 vengono effettivamente arrestati il 4 dicembre 2002.
Le indagini proseguono (incluse intercettazioni in carcere).
Le indagini per i 26 vengono chiuse verso giugno 2003, momento in cui c'e' la richiesta di rinvio a giudizio che fissa l'udienza preliminare a dicembre 2003.
Durante l'udienza preliminare si cerca di scampare la devastazione e saccheggio, ma il gup fa una cosa molto inusuale: l'udienza preliminare rinvia a giudizio per il 2 marzo, ma prima si dilunga in 20 minuti di chiacchiere in cui dice sostanzialmente che la difesa ha abbastanza ragione, che i pm hanno svolto indagini solo sulle attivita' dei manifestanti ma che c'e' altro. Accusa indirettamente i pm quindi di non aver svolto completamente il proprio lavoro.
Strategia della procura era quella di dividere gli eventi, mentre la difesa vuole ricostruire la complessita' delle dinamiche.

Le udienze si aprono in data 2 marzo con alcune questioni preliminari. Alcuni difensori degli imputati chiedono lo spostamento del processo in una sede differente da Genova, considerata pregiudizievole per la serenità del giudizio in quanto prevenuta rispetto ai manifestanti. In effetti l'udienza si svolge all'interno dell'aula bunker in un'atmosfera surreale con Tribunale blindato e accesso separato per i difensori e il pubblico del processo ai manifestanti. I documenti del pubblico vengono fotocopiati, sulle porte dell'aula compaiono cartelli in cui si "fa divieto di accede all'aula con caschi, armi e corpi contundenti" (!!!)
Vengono proposte altre questioni preliminari fra cui il difetto di notifica al secondo difensore di Eurialo Predonzani, che viene stralciato e verrà giudicato in separato procedimento.I 26 diventano 25.
Si procede quindi alla costituzione delle parti, con lo scandalo della costituzione del Comune di Genova, che verrà poi estromesso per difetti di forma e contenuto dell'atto.
Si passa quindi alla formazione del fascicolo del dibattimento, ovvero di quegli atti che possono essere portati da subito a conoscenza del collegio giudicante: vengono considerati non depositabili alcuni atti della procura fra cui le intercettazioni effettuate in carcere fra alcuni degli arrestati e i loro familiari. Dopo altre questioni preliminari, la discussioni si incentra immediatamente sui video e sulla loro ammissibilità come prova, dal momento che la Procura decide di gestire questo processo quasi integralmente provando i fatti tramite le immagini. I difensori chiedono di poter avere accesso al totale del materiale utilizzato dalla procura, segnalando l'esistenza di un enorme fascicolo a carico di ignoti (ovvero al quale nessun difensore può avere accesso, dal momento che non esistono indagati..)dal quale l'accusa ha "pescato" le immagini che riteneva rilevanti. Inoltre, i difensori degli imputati fanno presente di non aver ancora ottenuto copia del materiale depositato all'interno di questo fascicolo e di non ritenersi quindi in grado di procedere al controesame dei testi portati dall'accusa e che testimonieranno, quansi tutti, con l'ausilio di supporti video o fotografici. Il Tribunale "invita" quindi la Procura a duplicare alla difesa il materiale video fotografico depositato in tempi brevi e concede un termine ai difensori per visionare il materiale.
La Procura, nel frattempo, chiama a deporre il teste Corda, Istruttore della Polizia Municipale, sezione di Polizia Giudiziaria, incaricato dai PM di ricostruire e situare cronologicamente i fatti di devastazione e saccheggio commessi in Genova nei giorni 20 e 21 del luglio 2001.

Inizia quindi l'escussione di questo teste che, con i suoi tre dvd in cui viene "ricostruita" la storia di quei giorni, rappresenta la "prova regina" dell'accusa in questo processo.
In realtà, quelllo che appare immediatamente chiaro è che la ricostruzione effettuata è assolutamente, come ogni montaggio, non neutra ma realizzata in modo da mostrare in sequenza immagini che diventano, per mezzo della stessa attività di selezione e montaggio delle immagini, suggestive.
Corda, nonostante l'opposizione dei difensori che rappresentano i problemi suddetti al tribunale, viene esaminato dai PM, mentre alle difese è consentito di rinviare il controesame fino al momento in cui i consulenti tecnici dei difensori, in materia video e fotografica, avranno avuto modo di analizzare il corpo integrale dei materiali depositati dalla Procura in questo procedimento.
Nel frattempo alla Procura viene consentito solo l'esame di testimoni che possano essere escussi senza in alcun modo utilizzare immagini. Comincia quindi una serie di testimonianze di responsabili di uffici bancari, autosaloni ed altri esercizi commerciali danneggiati durante le giornate di Genova. A questi, quasi nessuno presente ai fatti, quindi di scarso interesse, seguono testimonianze di privati cittadini che hanno potuto osservare dalle loro finestre quanrto accadeva in strada. Gli unici dati interessanti di tali testimonianze sono il fatto che venga più o meno ripetuto da tutti l'atteggiamento comunque non pericoloso o aggressivo nei confronti delle persone da parte dei manifestanti e la decisione di non arrivare da parte delle FF.OO. Al punto che la responsabile del DixDi dirà addirittura che alle sue ripetute telefonate al 113 venne risposto che la Polizia aveva ordine di non intervenire.
Testimoniano ancora un fotografo al quale viene sottratta la macchina (episodio sul quale viene fondata una accusa di rapina per alcuni degli imputati) e che però non riconosce nessuno se non una persona mai identificata e comunque sostiene, lui stesso, che l'intenzione dei manifestanti non era di certo quella di rapinarlo ma solo quella di "farlo smettere di fotografare..".
Le testimonianze più pesanti e più interessanti sono di certo quelle del teste Baldassarri e quelle relative al carcere di Marassi. Il primo segue un manifestante da presso "cercando di fotografarlo in volto" per tutto il sabato mentre lo stesso danneggia alcune vetrine. Dal controesame della difesa emerge però che il teste non ricorda praticamente nulla se non le cose che ha ripreso nelle fotografie. Sul secondo episodio abbiamo testimonianze equilibrate e che ridimensionano l'episodio da parte dell'ex direttore e del capo delle guardie del carcere, mentre il responsabile della PS del contingente di Cc che stava davanti al carcere descrive una situazione quasi bellica che lo avrebbe costretto a spostare i suoi 20 uomini per poi essere almeno in parte smentito dalle immagini (facenti parte del dvd) che gli vengono mostrate dalla difesa proprio sui fatti sui quali verteva la sua testimonianza.

Ma di certo il vivo del processo arriva nel momento in cui le difese, avendo avuto modo di visionare le copie fatte dalla Procura del materiale video e fotografico depositate in questo procedimento, passa all'attacco sulla genuinità del materiale video e sulla sussistenza di possibili "manipolazioni" degli originali.
Su questi punti vengono presentate almeno tre memorie da parte dei difensori e dei consulenti tecnici della difesa parte del gruppo di supporto legale a cui partecipa anche indymedia che rilevano, da un lato la non corrispondenza (a volte molto importante) fra gli originali dei video e le copie depositate dalla Procura nel procedimento nei quali sarebbero presenti dei tagli vistosi, dall'altro, e ancora una volta, il fatto che la difesa non abbia potuto avere accesso all'intero complesso del materiale video, presente nel faldone contro ignoti, e sul quale ha invece lavorato sin dall'inizio la Procura. Su questa lesione del diritto di difesa viene paventata dagli avvocati degli imputati anche la possibile presentazione di una questione di costituzionalità (che annullerebbe il processo riportandolo in udienza preliminare). Le affermazioni delle difese vengono in qualche modo confermate dallo stesso teste Corda all'atto del controesame. Infatti è lui stesso ad affermare che la Procura gli ha dato indicazioni abbastanza vaghe e generiche su cosa sarebbe stata devastazione e saccheggio (quindi sulle immagini da ricercare), che lui stesso ha lavorato per due anni sul totale del materiale dal quale avrebbe prima selezionato le immagini che gli parevano interessanti o migliori di altre e solo successivamente operato il sequestro e, quindi, il passaggio dal faldone contro ignoti a quello contro i 26. Ancora, è lo stesso Corda che afferma di aver utilizzato, per la ricostruzione cronologica dei fatti all'interno dei DVD non soltanto le telecamere del traffico utilizzate dai CC, ma altresì alcune immagini riprese dagli elicotteri che non sono mai state depositate a disposizione della difesa.
Gli avvocati degli imputati, a questo punto ed al termine del controesame di Corda, depositano due memorie redatte quasi interamente dai consulenti tecnci della difesa in cui si evidenziano le difformità evidenti esistenti nei video originali da quelli depositati chiedendo l'estromissione dei video non identici o, quantomeno, una perizia su conformità e genuinità delle prove video ed, ancora, la violazione del diritto di difesa già esposta in merito alla sussistenza del procedimento a carico di ignoti.
Nel corso dell'ultima udienza prima della pausa estiva, che si tiene il 13.7.2004,i PM chiedono termine al fine di contestare le memorie della difesa ed il Collegio rinvia la decisione sui materiali video fotografici al 17 settembre.

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