Esiste un allarme Islam in italia ?
Di fatto, nel silenzio assordante degli altri media, il quotidiano "libero" continua i suoi reportage, a firma di una giornalista araba, FAWZIA TAREK, che magari qualche integralista definirà come "razzista" e qualche zelante admin vorrà censurare, sulla condizione delle donne nelle comunità islamiche in Italia.
E l'editorialista Farina lancia un appello, alla lobby delle donne, che è una accorata denuncia sulla cappa di censura e silenzio che incombe sul razzismo verso le donne e sulle torture e vessazioni che queste subiscono in italia perpetrate e tollerate in nome del "multiculturalismo".
Casi di ordinario razzismo verso le donne ignorato o peggio, censurato.
Le schiave dell'islam in italia
di FAWZIA TAREK
TRENTO - Poligamia, un secco no a “concedere il ripudio” e tanta violenza. Bouchra ha 35 anni, è marocchina e schiava dei nostri tempi. Sottomessa ai dettami della sharia (la legge islamica), costretta a subire la tirannia del marito padrone. Un uomo di 40 anni, stessa nazionalità, uguale religione. Se lei disobbedisce e non si concede perché lui divide la casa e il letto con un’altra donna, l’ammazza di botte. Prende in mano il coltello e davanti ai bambini minaccia di risperdirla a Rabat, dov’è nata. «Ti ci mando a pezzi, dentro un sacco nero», urlava Hakim Driouache, rincorrendola intorno alla tavola della cucina, con la lama puntata contro il cuore di lei. Un giorno, vicino all’ingresso secondario del cimitero di Trento, le ha rotto le ossa della faccia con un pugno. Questo perché sua moglie aveva osato parlare senza il suo consenso. Piange Bouchra mentre racconta di quel pomeriggio: « “Stai zitta, taci”, mi diceva. “Tu non devi parlare, altrimenti ti spacco la bocca!”. Avevo osato dirgli che doveva smettere di torturami, di riempirmi di botte davanti ai bambini solo perché chiedevo rispetto. Così lui mi ha rotto la faccia ». Lei ha raccolto il coraggio, è andata davanti a un giudice e ha chiesto la separazione. Ma Hakim nel frattempo l’aveva già punita, nel modo più tremendo, portandole via i suoi amori. Youssef e Zohra, due anni e mezzo lui, un anno lei. Li ha rapiti un pomeriggio d’agosto, con la scusa di accompagnarli in piscina. Dal ’97 li tiene prigionieri in Marocco, nonostante il Tribunale di Trento li abbia affidati alla madre, con sentenza datata 15 marzo 2002. Questa signora (lavora in regola all’autogrill di Rovereto) ha accettato di parlare. Ci ha fatto entrare nel suo appartamentino che sta a dieci minuti dalla stazione .... continua.
di FAWZIA TAREK - CREMONA - Non solo violenza tra lemura di casa, ma anche fuori. Donne pedinate, spiate dai mille occhi dei “fratelli” islamici anche per strada. All’uscita dal lavoro o al supermercato. Loro, i fanatici del Corano, sono sempre pronti a riferire all’imam, ad additarle. A castigarle. Quel che succede qui in Italia è addirittura peggio di quanto accade al Cairo, a Rabat, o nei Paesi più conservatori come l’Arabia Saudita. Le “tentazioni” del mondo occidentale rendono i mariti immigrati ancora più sospettosi e feroci nei confronti di mogli e figlie. A Cremona, all’ombra di una moschea oggi sotto sequestro perché sospettata di fiancheggiare il terrorismo, gli uomini si erano perfino inventati la “volante islamica”. Una squadra formata da quattro fondamentalisti. La ronda era incaricata di controllare e punire le donne non sottomesse ai dettami della sharia (la legge islamica). Amel Ben Harrat, tunisina, trent’anni, in Italia da dieci, è una delle tante che ha subito vessazioni e violenze di questo improvvisato tribunale dell’inquisizione. «Le credenti si lascino scendere il velo fin sul petto e non mostrino i loro ornamenti ad altri che ai loro mariti (XXIV, 31).
Buttata giù incinta dal balcone dal marito marocchino geloso
di FAWZIA TAREK ( BETTOLA) Piacenza - Souid ha avuto paura. Sarà per questo che davanti al giudice delle indagini preliminari ha tentato di dare una versione diversa dei fatti? « Le martellate me le sono tirate per conto mio, anche la bottiglia sulla testa me la sono rotta da sola, poi sono caduta dal balcone. Scivolando... » . Suo marito però è finito in carcere, in questi giorni è sotto processo e deve rispondere dell’accusa di tentato omicidio. Abdallah Kabbad, anni 38, marocchino, un figlio minorenne in patria, una sera di luglio 2003 ha esagerato con la violenza. Souid Latifa, 33 anni, di Rabat, è viva per miracolo, come il bambino che aveva in g re m b o. I vicini hanno sentito le grida durante la lite furibonda con il marito: « Ogni volta che quella povera donna usciva di casa lui diventava una furia e la riempiva di botte. Ci siamo spaventati, l’abbiamo trovata sull’asfalto, in cortile. Era in un lago di sangue. Sembrava non respirasse più » , dice un’anziana che abita a Bettola, in via Libera Repubblica 21, a cinque metri dalla casa di Sauid e Abdallah. L’uomo, secondo la pubblica accusa, l’ha gettata dal balcone, dopo averla colpita con un martello e una bottiglia di Gutturnio. Era incinta di otto mesi Souid, la notte del 21 luglio lui è arrivato a casa ubriaco.
L'appello alla lobby delle donne:
I precedenti link, censurati dagli infiltrati integralisti islamici, quelli di "urknet" "frearabvoice", jhiadspun ecc.
http://italy.indymedia.org/news/2004/11/687759.php
http://italy.indymedia.org/news/2004/11/687475.php
http://italy.indymedia.org/news/2004/11/687455.php
http://italy.indymedia.org/news/2004/12/688769.php
http://italy.indymedia.org/news/2004/12/688782.php
http://italy.indymedia.org/news/2004/12/688815.php
Proprio la feroce censura degli amministratori di Indymedia, che non meancheremo di documentare, verso delle notizie di abusi commessi da gruppi integralisti islamici in italia, rende evidente il legame tra questi ultimi e tali gruppi, perchè altrimenti non si vede l'utilità della censura.
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