Amedeo d'Aosta scende in campo: sarò re!
"Se il popolo italiano lo vorrà...". Il Duca d'Aosta, dopo "l'investitura"
della Consulta del Regno, che lo preferisce a Vittorio Emanuele, lancia il
suo patto dei Patrioti. E un ministero gli assegna un'incarico.
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L’OCCHIO DI OLGHINA – CAPPERI! QUANTO E’ VERDE IL SOGNO MEDITERRANEO DI AMEDEO DI SAVOIA DUCA D’AOSTA – UN FIGLIO DEL VENTO CHE OLTRE AL PASSATO PRODUCE ANCHE IL PASSITO…
Olghina di Robilant
Non sono prelibatezze da mangiare. Sono le belle piante grasse, i fiori e le colture dei suoi giardini a Pantelleria. Il principe Amedo di Savoia duca d’Aosta ha appena pubblicato “Il mio sogno mediterraneo” - Edizioni Polistampa - un bel libro che racconta e ritrae lo splendore dell’isola di Pantelleria e quel giardino “tutto da scoprire in cui piante succulente ed alberi esotici si mescolano sapientemente ad olivastri, lentischi, capperi, fichi d’India ed altre piante mediterranee” come dice il frontespizio.
Sorprende ancora Amedeo con i suoi hobby e le sue preferenze che vanno dalle ricerche d’alto mare alle esplorazioni subacquee, dalle scalate su vette alpine alle colture di vitigni come quelli che producono il suo ottimo Passito di Pantelleria. Davvero ottimo, lo so per averci preso una sana ciucca. Dice Amedeo:
“Il verde è nel mio Dna. Un patrimonio genetico che è venuto a formarsi con l’apporto di molti miei antenati, a partire dai Re d’Italia, che hanno voluto creare splendidi viali alberati in molte città italiane, per continuare con il mio bisnonno Amedeo che fece lo stesso in Spagna durante il suo pur brevissimo regno, poi con il Duca degli Abruzzi che in tutta la sua vita di esploratore raccolse piante, semi, foglie per consegnarli a svariati orti botanici e collezioni pubbliche, e con mia nonna che, appassionata dell’Africa, ai primi del secolo ne ha percorso gran parte del territorio con una carovana in compagnia di Lady Delamare; per giungere fino a mia madre, che amava progettare in prima persona i suoi giardini, come quello che si può ammirare nella villa della mia infanzia a San Domenico di Fiesole ( Firenze), o come quello della nostra tenuta nell’aretino, il Borro, com’era trent’anni fa”.
E’ incredibile la quantità e la qualità di piante che Amedeo poi presente ed illustra nel suo bel libro. Ma sorprende anche la scelta delle antiche foto (antiche più che vecchie) che mostrano Hélène di Francia, Duchessa d’Aosta, nel 1907 durante un viaggio in Africa che saluta con una stretta di mano il re dei watussi Warundi. E’ alta quasi come quel re gigantesco! O la foto del duca degli Abruzzi nel 1906 alla scoperta del Ruwenzori; un giovane aitante tra due barbuti signori con bastoni e zappe. O ancora il re dei Watussi Kigeli nella tenuta del Borro che tiene per mano i piccoli principini Aimone e Bianca. Un dignitoso scambio di ospitalità si direbbe.
Va ricordato che Amedeo ha studiato in Italia ed in Inghilterra, ha frequentato il Collegio Navale Morosini di Venezia ed ha completato gli studi presso l’Accademia Navale di Livorno dalla quale è uscito Ufficiale di Complemento della Marina Militare Italiana. Che parla cinque lingue ed è imprenditore agricolo. Che dal 1996 è stato nominato rappresentante del Comune di Palermo in seno alla Fondazione Internazionale Pro Herbario Mediterraneo con sede presso l’Orto botanico di Palermo e nel 97 ne è stato eletto Presidente. Che nel 2003 è stato nominato dal Ministro dell’Ambiente Presidente del Comitato di Gestione Permanente della Riserva Naturale statale “Isola di Vivara” situata nel golfo di Napoli.
Insomma uno che se ne intende e che dell’ecologia/piante/beni ambientali/giardini e tesori della natura in Italia è degno rappresentante. Molto tempo fa - ma questo non lo racconta nel suo libro - per pubblicizzare il suo vino non scelse di fare del presenzialismo reclamizzante ma si dilettò nel gettare a mare centinaia di bottiglie del suo vino vuote con all’interno un biglietto che diceva “ a chi raccoglie questa bottiglia regalo una cassa di questo vino. Prego rispondere a…eccetera”. Pensava, forse sperava di ricevere due o tre risposte. Gliene piovvero invece in tale quantità che per poco non dovette dare fondo alle sue cantine per mantenere la parola.
Disse poi: “Forse non ho guadagnato quanto speravo ma ho scoperto il tragitto delle correnti mediterranee che è stato molto interessante e forse di maggior valore. Ebbi modo di aggiornare molte mappe delle correnti nei nostri mari”. Perché Amedeo è un ottimista. Uno che ritiene il bicchiere mezzo pieno, mai mezzo vuoto. Provare per credere. Inizi con un bicchierino e vanno via che non te ne accorgi se non quando ti rimetti in piedi e navighi anziché camminare. Questo almeno va riconosciuto al “Passito Savoia Aosta” nella bella bottiglia sottile con etichetta disegnata da lui stesso.
“Do it yourself” è il suo motto. Definisce le sue piante ‘figlie del vento’ ma è anche lui stesso un ‘figlio del vento’. Natale con l’abete tagliato? L’abete finto? “Mai!” esclama subito. “Se ne può addobbare uno senza fargli del male lo si fa con l’abete del giardino lasciandolo dov’é. Altrimenti meglio il Presepe e basta”. Olé per Amedeo e sua moglie Silvia Paternò.
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