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ROMA - Amedeo d'Aosta è pronto a scendere in campo anche lui, lanciando un suo "contratto" con gli italiani: il "Patto dei patrioti". Primo obiettivo: un seggio al Parlamento europeo. Il cugino dell'erede diretto dei Savoia ha progetti ambiziosi, punta al connubio socialdemocrazia-monarchia e dà i voti ai protagonisti della scena politica italiana. Dopo che la Consulta del Regno, autorevole organismo italiano di rappresentanza monarchica, ha cercato di passargli lo "scettro", a discapito del cugino Vittorio Emanuele, il duca, che non ha mai nascosto l'urgenza di impegno civile e politico attivo, vuole proporsi come rappresentante dell'idea di monarchia democratica con "un patto tra italiani basato su valori condivisi e una memoria che superi gli steccati ideologici e post-ideologici. Un patto per l'unità delle Italie storiche di ieri e dell'Italia 'plurale' di oggi, sintesi nazionale delle diverse realtà territoriali".
"Io sono disposto - dice Amedeo - a svolgere un ruolo ponte per la trasformazione dello stato, le riforme istituzionali, ruolo ponte tra la tradizione monarchica e quella repubblicana. Non a caso - sottolinea - definisco Ciampi, non il decimo presidente della Repubblica, ma il quattordicesimo capo dello stato italiano, comprendendo anche i quattro re d'Italia". Il progetto è illustrato nel libro-intervista "Proposta per l'Italia", a cura di Fabio Torriero, Cinquantanove anni, ufficiale di marina che ha prestato giuramento alla Repubblica, ora è il punto di riferimento dei monarchici che lo hanno scelto come erede di Umberto II. "Mi piacerebbe - confessa - dare il mio nome a un movimento 'centrale', non di centro. Perché se diventassi capo dello stato preferirei non passare attraverso i partiti, ma essere eletto direttamente dal popolo". Ma aggiunge: "Se il popolo italiano dovesse chiedermelo e qualora mio cugino rinunciasse ai suoi diritti, sarei pronto ad assumere anche le mie responsabilità dinastiche. Sono stato educato per questo. La mia funzione comunque, non si esaurisce rappresentando unicamente i monarchici. Io devo servire il mio paese. Mi chiedo ogni giorno se ho fatto abbastanza per l'Italia".
E intanto, Amedeo d'Aosta un incarico istituzionale già lo sta per avere. Un primo passo verso la realizzazione delle sue aspirazioni. Il ministro per l'Ambiente Altero Matteoli lo sta per insediare nella carica di presidente dell'Area protetta dell'isolotto di Vivara, tra la costa flegrea e l'isola di Procida. Il principe dovrà "controllare, proteggere e programmare lo sviluppo della flora e della fauna della zona". La scelta è caduta su di lui, perché Amedeo d'Aosta è già alla guida della fondazione Pro Hervorio Mediterraneo, che fa capo alla facoltà di botanica dell'Università di Palermo ed è un vero esperto in materia. "Sto aspettando solo - commenta - l'imprimatur finale di Antonio Bassolino per mettermi al lavoro".
Il passo dalla botanica al trono evidentemente non appare troppo arduo al principe, che pensa già alla forma di Stato: "Socialismo e monarchia - tiene a sottolineare - è un binomio che ha mostrato di funzionare perfettamente". Dell'Ulivo, dice: "Peccato, che sia ormai così diviso e che non abbia più uomini. In questo modo sta solo infondendo troppa sicurezza nella maggioranza". E su Sergio Cofferati, aggiunge: "E' una persona di straordinaria intelligenza. Non capisco se si sia messo da parte davvero o se persegue una linea fatta di piccoli passi. Lavora nella stessa ditta di mio figlio. Sono compagni, insomma...". A Silvio Berlusconi, invece, rimprovera di ostentare un "eccesso di ottimismo". "Il momento - osserva - è tutt'altro che facile. C'è la recessione, ci sono problemi sociali gravi, disoccupazione che aumenta. Il premier dovrebbe stare più attento a non farsi prendere da eccessi di entusiasmo". E non è tutto. Il principe non condivide neanche "l'obbedienza cieca" del governo agli Stati Uniti sul caso Iraq. "Senza arrivare alla posizione tedesca - precisa - l'Italia avrebbe potuto come la Francia mostrare maggiore cautela in questa delicata situazione, dietro la quale sicuramente si agitano interessi che non ci vengono detti".
Quanto al suo rapporto con il principe Vittorio Emanuele, con il quale è aperto ormai il contenzioso dinastico, Amedeo d'Aosta assicura che è sempre stato buono. "La cancellazione dell'esilio non è stato un regalo, ma un atto di giustizia", commenta e rivela di avergli scritto una lettera, invitandolo, non appena fosse tornato in Italia, a casa sua.
Ma il futuro movimento monarchico rischia di nascere già diviso: la decisione della Consulta del Regno ha creato uno strappo anche perché, sembra, presa con solo un quinto dei membri presente. Tant'è che stamattina, mentre il duca d'Aosta, veniva intervistato su Uno Mattina dalla piazza del Pantheon, un picchetto di monarchici è apparso alle sue spalle mostrando cartelli con scritto "Viva Vittorio Emanuele".
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