vedi discussione qui:
http://italy.indymedia.org/front.php?article_id=57372&group=webcast
Siamo persone che raccontano storie, e a cui piace incontrare le persone perché anche loro ne raccontino a noi. "Opachi verso i media, trasparenti verso i lettori", questo e' quello che scrivemmo nella nostra dichiarazione d'intenti del gennaio 2000. Ragion per cui non andiamo in tv e non ci trasformiamo in "divi" (prima parte della frase) ma abbiamo rispetto per chi ci legge e non ci sottraiamo al confronto con loro (seconda parte). Ci interessano il passaparola tra i lettori, le assemblee permanenti e orizzontali della "repubblica democratica dei lettori" (come la chiama Taibo), il confronto diretto con chi ha letto i nostri libri o lo sta facendo o ha deciso di farlo ... o di non farlo. Abbiamo fatto oltre 120 incontri in tre anni, in centri sociali, appartamenti, librerie piccole e grandi, teatri e teatrini, biblioteche di quartiere, bar e locali, piazze e altri luoghi all'aperto. Sono momenti senza i quali non avrebbe senso continuare, non avrebbe senso scrivere, disprezziamo l'immagine dello scrittore chiuso nel suo abbaino a cercare l'ispirazione, noi ci vediamo come cantastorie e come tali vogliamo incontrare le persone. Quelli sono i momenti in cui ci arrivano forti, DIRETTE, le emozioni, in cui abbiamo la conferma che ha senso andare avanti nonostante tutti i rospi ingoiati, la fatica e anche le malignità e le balle sparse sul nostro conto. Nelle presentazioni presentiamo noi stessi, non solo i libri. Ci mettiamo a repentaglio, ci esponiamo al confronto. Non sono solo momenti di marketing, se fossimo interessati a quello faremmo "marchette", faremmo i tuttologi, andremmo in tv etc. Sul fatto che lavoriamo "con" o "per" Berlusconi, abbiamo gia' risposto in altre sedi e puntualmente a simili grettezze e superficialita', per cui non torno sull'argomento. Le logiche che abbiamo imposto e l'autonomia di forme e contenuti che ci siamo ritagliati (a fatica) sono sotto gli occhi di tutti, come anche il fatto che arrivare a duecentomila persone e' meglio che arrivare a qualche centinaio, se ci si arriva senza sputtanarsi. Quanto all'onesta' intellettuale non credo che nessun possa farci il sermone da nessun pulpito. Non abbiamo MAI detto di essere "scrittori del movimento". E' un cliché giornalistico odioso, che troviamo offensivo per noi e per il movimento, e che non abbiamo mai alimentato, smentendo puntualmente ogni articolo-trappola in cui compariva la definizione e, nel mio caso, entrando in silenzio-stampa gia' nell'autunno scorso, dopo il mio errore di ingenuità riguardo a Il Venerdì e al corteo del 10 novembre. Da allora non rispondo piu' ai giornalisti. Siamo scrittori e basta, e se e' per quello NON abbiamo aderito ai Disobbedienti ne' ad alcun altro network organizzato o area specifica. Non lo abbiamo fatto come collettivo, perche' Wu Ming aderisce soltanto a se stesso e al proprio specifico, e non e' un sotto-gruppo politico ma una bottega artigiana di narratori. Non lo abbiamo fatto nemmeno come singoli, perche' abbiamo diverse opinioni e posizioni sul ruolo delle "strutture" all'interno del movimento, e col movimento TUTTO - come singoli - vogliamo collaborare. Spero di essermi spiegato bene. Per ulteriori questioni, potete scrivermi all'e-mail nell'intestazione.
WM1
|