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Appello ai cives romani contro la guerra!
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sbancorus Thursday, Feb. 06, 2003 at 4:44 AM |
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Romani, Compagni , concittadini....
Romani, compagni concittadini,
L'Italia sta per entrare in guerra con l'Assiria e Babilonia. Colui che ci guida è un Presidente alto un cazzo, un barattolo e un biglietto del tram. Un uomo impomatato e inceronato da far schifo. Un costruttore di palazzine di pessimo gusto per fasti neo-borghesi, uno spacciatore di programmi televisivi volgari. Un uomo che aveva per stalliere un mafioso e per cavallo dell'Utri. Nella storia romana, sul finire della Repubblica, un solo uomo poteva paragonarsi a costui. Licinio Crasso, banchiere, usuraio e corruttore dei pubblici costumi. Anche Crasso, inappagato dai venali successi volle cimentarsi con le arti marziali. Come finì e storia nota: la sua testa fu portata in tronfo sulla picca di un cavaliere Parto. Ma almeno Crasso ebbe il buon gusto di morire da romano, uccisogli il figlio in battaglia passò in rassegna le legioni superstiti dicendo "Questo è il mio lutto personale, Roma da voi richiede la vittoria". Furono tutti sterminati nella pianura intorno ad Harran, all'attuale confine fra Siria e Turchia. L'attuale brevilineo Presidente manderà, invece, a morire degli altri. Che il foro insorga, i tribuni parlino e il popolo di Roma rovesci il tiranno prima che altre sciagure si abbattano sulla città eterna!
Sbancorus
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Italia iV sec.d.c.
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Stepanorum Thursday, Feb. 06, 2003 at 7:19 AM |
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Intanto l'impero mentre celebrava i suoi trionfi lontano dalla città eterna sui confini della Siria e della Mesopotamia, veniva indebolito al suo interno. I barbari che si erano stabiliti ormai stabilmente all'interno dei suoi confini nella Gallia, nei dintorni di Parisii, di Vienne, e di Massalia, non si integrarono con il tessuto sociale dei romani ed iniziarono a militare nelle legioni con insegne e corpi propri. La Britannia era ricca di barbari provenienti da tutti i limes dell'impero mentre anche in Italia colonie di barbari si stanziavano nella Gallia cisalpina, nella Liguria nei dintorni di Aquileia fino a lambire l'Urbe con i loro costumi rozzi, le loro usanze e lingue che mai prima di quel momento si erano sentite nelle strade della Capitale....
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analisi dal basso
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plebeo Thursday, Feb. 06, 2003 at 8:04 AM |
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Entrambi i post mi sembrano imbecilli, e anche razzisti.
Il primo perchè prende di mira l'altezza di una persona (sulle sue malefatte posso essere d'accordo).
Il secondo per il riferimento ai barbari.
C'è dunque una strana convergenza fra i 2 autori altezzosini e acculturatini, per l'appunto l'altezzosità, la grandeur, la sapientia, la civilisation, chiaramente per distinguersi dalla bassezza, dalla mediocrità, dall'"ignoranza", dalla "barbarie"...
Due commenti di chiaro e meschino stampo piccolo-borghese.
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barbari
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un barbaro della tribu dei volsci Thursday, Feb. 06, 2003 at 8:19 AM |
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Aspettando i barbari
Che aspettiamo, raccolti nella piazza?
Oggi arrivano i barbari.
Perché mai tanta inerzia nel Senato? E perché i senatori siedono e non fan leggi?
Oggi arrivano i barbari. Che leggi devon fare i senatori? Quando verranno le faranno i barbari.
Perché l’imperatore s’è levato così per tempo e sta, solenne, in trono, alla porta maggiore, incoronato?
Oggi arrivano i barbari. L’imperatore aspetta di ricevere il loro capo. E anzi ha già disposto l’offerta d’una pergamena. E là gli ha scritto molti titoli ed epiteti.
Perché i nostri due consoli e i pretori sono usciti stamani in toga rossa? Perché i bracciali con tante ametiste, gli anelli con gli splendidi smeraldi luccicanti? Perché brandire le preziose mazze coi bei ceselli tutti d’oro e argento?
Oggi arrivano i barbari, e questa roba fa impressione ai barbari.
Perché i valenti oratori non vengono a snocciolare i loro discorsi, come sempre?
Oggi arrivano i barbari: sdegnano la retorica e le arringhe.
Perché d’un tratto questo smarrimento ansioso? (I volti come si son fatti seri!) Perché rapidamente e strade e piazze si svuotano, e ritornano tutti a casa perplessi?
S’è fatta notte, e i barbari non sono più venuti. Taluni sono giunti dai confini, han detto che di barbari non ce ne sono più.
E adesso, senza barbari, cosa sarà di noi? Era una soluzione, quella gente.
------------------------------------------- ------------------------------------------- un gran bell libro per passare una notte insonne
Crisso/Odoteo, Barbari / L'insorgenza disordinata (NN) [2002]
«Chi non parla con me e come me non ha nulla da dire. Chi non agisce con me e come me è malato di impotenza. Chi non vive con me e come me desidera suicidarsi. È questo l'insegnamento che l'Impero lancia ai suoi sudditi. A diffonderlo sono due suoi emissari, Michael Hardt e Antonio Negri, i quali al di là di blande critiche all'Impero formulate per attirare l'attenzione dei suoi nemici mostrano d'essere totalmente plasmati dai suoi valori, genuflessi davanti alla sua organizzazione, obbedienti alle sue norme, assimilati alla sua tecnologia, usi al suo linguaggio. Ma i barbari sono sordi a simili moniti, le loro orecchie sono sensibili solo alla voce che li chiama all'assalto dell'Impero, alla tabula rasa dell'esistente. La loro furia incute terrore persino in molti nemici dell'Impero, desiderosi sì di vincerlo ma con le buone maniere. Da bravi civilizzati, costoro condividono il dissenso ma non l'odio; comprendono l'indignazione ma non la rabbia; lanciano slogan di protesta ma non urla di guerra; sono pronti a versare saliva ma non sangue. Abituati a consumare i propri giorni nell'attesa di poter cominciare a vivere, i nemici perbene dell'Impero scambiano l'immediatezza barbara. E come potrebbe essere diversamente? Essi sono del tutto incapaci di comprendere in favore di cosa si battono i barbari, il cui linguaggio è incomprensibile anche per le loro orecchie. Troppo infantili le loro urla, troppo gratuito il loro ardire. Di fronte ai barbari costoro si sentono impotenti come un adulto alle prese con dei bambini scatenati. Perché è inutile cercare di insegnare a parlare a chi non ha una lingua. È inutile spaventarsi di fronte a suoni gutturali e a gesti inconsulti. È inutile proporre mediazioni a chi vuole l'impossibile».
Dalla quarta di copertina: "Un testo che sta suscitando grande sgomento nelle università da San Paolo a Tokyo." - The New York Times. "Non occorre condannare la prospettiva anarchica degli autori per trovare queste pagine raccappricianti." - Time. "Barbari disegna una straordinaria visione sociale: siamo una specie votata all'impossibile, e la nostra storia è quella della distruzione dell'esistente." - The Observer. "La bibita del nuovo movimento." - L'Espresso. (Euro 3,00)
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barbari
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Thiudareikhs Thursday, Feb. 06, 2003 at 8:56 AM |
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Eppure noi riportammo quegli scampoli di democrazia perduti ormai da secoli, tollerammo i cattolici pur essendo ariani, valorizzammo quei pagani di valore che il papa e l'imperatore volevano al rogo, facemmo dell'Italia una nazione sottraendola al dominio di Bisanzio, ci confondemmo tra gli indigeni e ne condividemmo le sorti pei secoli a venire, rinvigorimmo arti e mestieri, abolimmo i lager rurali, liberammo gli schiavi del contado, venimmo da dominatori e fummo dominati. Fummo come tutti ed anche meno.
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barbari...barbosi
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sbancor Thursday, Feb. 06, 2003 at 9:01 AM |
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Su questo sito, evidentemente, la satira non esiste, o quantomeno non la si capisce. un discgraziato ci mette tempo e cultura a cercare di capire come Tacito avrebbe raccontato la presente situazione e cosa accade? qualcuno glifa notare che non è politically correct dare del "tappo" a qualcuno. Qualcun altro inizia un'ode ai barbari, dimenticando che nel genoma di Bush c'è sicuramente un barbaro celta o pitio, per non parlare dei genomi di Condoleeza e Colin Powell (forse baluba). I barbari di oggi sono i rompicazzi di domani! questa è la "Storia". E poi questa storia del politically correct mi ha proprio rotto le p...voglio poter dire: 1) che Condolleeza assomiglia alle negre che volevano sembrare bianche. 2) che Sofri è il mandante dell'omicidio Calabresi, degli omicidi in Bosnia, in Kossovo ed in Iraq; 3) che gli ebrei quando rivendicano il loro essere ebrei, mi stanno sulle palle, così come i cristiani che rivendicano il cristianesimo, e i mussulmani, mussulmani: Tutti della razza di Abramo, uno scriteriato che ha rischiato di ammazzare suo figlio perche ha sentito la voce di Dio. E la piantasse con le canne, se gli fanno male! 4) che chi diprezza la cultura è un incolto; 5) che chi non sa srivere è un analfabeta 5 che chi mi legge è un cretino....
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Civius romanus sum
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Imperator Thursday, Feb. 06, 2003 at 9:24 AM |
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I Romani erano di razza ariana esattamente come i barbari. Barbarus in latino significava straniero. PS Gengiz Khan marciava con alla testa siffatto stendardo: nove code di yak intrecciate ad una bandiera recante una svastica... stendardo che fu poi ripreso dal grande generale russo Von Ungern, mistico e guerriero, che con la sua leggendaria Divisione Asiatica di Cavalleria difese la Mongolia dall'assalto dei veri barbari, i bolscevichi... i Mongoli, che non volevano affatto che il bolscevismo li "liberasse", lo adoravano, lo chiamavano Ungern Khan, Dio della Guerra. "Noi faremo una controrivoluzione più terribile della loro rivoluzione... il nostro sole giallo, la nostra svastica, contro la loro stella rossa".
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sì sì sì, anzi no
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plebeo Thursday, Feb. 06, 2003 at 9:37 AM |
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Perseverare con una satira decennale che ha dato risultati allucinanti ultimamente (dalla bassezza di fanfani e la gobba di andreotti al nanetto cavaliere), significa anche, e forse, che un plebeo come me non ne può più di questa "cultura" da 4 soldi (o soldati della risata) che ha dato dei risultati politici e sociali demenziali.
Dunque, seriamente mi diverto (notare l'ossimoro) a diprezzare tal tipo di cultura, anche a costo di passare incolto (come un plebeo). Continuerò pertanto a scrivere, anche se analfabeta (di andata e ritorno).
Quanto al cretino, fa parte del costume indyano... anche leggere tante cretinate...
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Mongolia
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Altai Thursday, Feb. 06, 2003 at 10:11 AM |
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Sono di frettissima ma imperator dice stupidaggini.La Mongolia esasperata dai massacri civili perpetuata dai russi bianchi....si consegnò volontariamente all'Urrs pur di sfuggire alle persecuzioni nazistoidi di chi diceva di Van Urgern che diceva di essere la reincarnazione di Gengis Khan(la fine che ha fatto dimostra che non lo era)
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Storia di un mistico e Guerriero
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Ungern Khan, per servirvi Thursday, Feb. 06, 2003 at 10:24 AM |
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L’effimera meteora del Barone e le disperate imprese della sua divisione non ebbero, in fondo, un effetto determinante su quest’ultimo scorcio della Guerra Civile, specialmente dopo il crollo dell’esercito bianco di Kolcak che, battuto il 14 novembre 1919 ad Omsk, aveva praticamente cessato di esistere. Invece, l’importanza del barone Ungern e del suo variopinto esercito, formato da Cosacchi della Trans-baikalia, da Buriati, Mongoli, volontari Tibetani e Guardie Bianche di ogni provenienza, era soprattutto di natura spirituale. Il Barone, religiosamente affiliato ad una corrente tantrica facente capo allo Hutuktu di Ta-Kuré e suo braccio militare durante l’anno in cui fu padrone della Mongolia esterna, aveva sin dal principio, cioè sin dalla conferenza panmongola di Cita del 25 febbraio 1919, dichiarato la sua intenzione di ristabilire la teocrazia lamaista nel cuore dell’Asia, «affinché da lí partisse la vasta liberazione del mondo». La controrivoluzione era per lui solo un pretesto per evocare sul piano terreno una gerarchia già attuata su quello invisibile. Questa gerarchia doveva proiettarsi su un mandala, un mesocosmo simbolico, il cui centro sarebbe stata la “Grande Mongolia”, comprendente, oltre alle sue due parti geografiche, l’immenso spazio che dal Baikal giunge allo Hsin-Kiang e al Tibet. Ivi, pensava, si sarebbe attuata la rigenerazione del mondo sotto il segno del Sovrano dell’agarttha (“inafferrabile”) Sambhala, la “Terra degli Iniziati”, ove Zla-ba Bzan-po e i suoi 24 successivi eredi perpetuavano il segreto insegnamento del Kalacakra, la “Ruota del Tempo”, loro impartito dal Risvegliato 2500 anni fa. 2500 anni è esattamente la metà del ciclo di 5000 che, secondo la tradizione, separa l’apparizione dell’ultimo Buddha terrestre, Gautama Sakyamuni, dall’avvento del successivo Maitreya, figura probabilmente mutuata dallo zoroastriano Mithra Saosyant, “Mithra il Salvatore” (difatti l’iconografia buddhista lo rappresenta tradizionalmente come un principe “seduto al modo barbarico”, cioè assiso all’europea). Lo stesso Hutuktu di Urga, che Ungern, liberandolo dai Cinesi, aveva ristabilito sul trono, terza autorità nella gerarchia lamaista dopo il Dalai Lama di Lhasa e il Panc’en Lama di Tashi-lhumpo, era teologicamente considerato quale proiezione fisica (sprul-sku) di Maitreya, prefigurazione, quindi, del Buddha venturo. Ungern, consapevole nonostante questa vittoria della sua fine imminente, si rendeva conto di trovarsi in un istante “apicale” del divenire della storia, come se fosse nel cavo fra due onde, un attimo prima che rovinino in basso. Pertanto, nel suo breve periodo di governo ad Urga (dal 2 febbraio all’11 luglio 1921) cercò di tramutare questo istante in un “periodo senza tempo” che permettesse allo Hutuktu di compiere la sua opera spirituale, liberandolo dalla pressione esterna dei due poteri che incombevano: la Cina dei “Signori della Guerra” dal Sud, e la valanga bolscevica che muoveva inarrestabile dal Nord, dalla Siberia. Erano tempi terribili in cui, piú che dal potere delle armi, gli eventi sembravano determinati da forze promananti da una sorta di magia infera. Coloro che furono testimoni degli sconvolgimenti determinati dalla Rivoluzione di Ottobre ricordano la spaventevole automaticità medianica con cui le “forze rivoluzionarie” demolivano le strutture della vita civile cosiddetta “borghese” e le vestigia dell’ordine antico. Le masse si coagulavano in quegli strati della società in cui maggiormente era assente il principio dell’“Io” autocosciente, fra i miseri, i vagabondi, gli allucinati sopravvissuti dai Laghi Masuri e dalle battaglie della Galizia, i fanatici, i tarati e tutti coloro per i quali la ferocia belluina era alimento quotidiano dell’anima. Ai rivoluzionari non si scampava: mossa come da un’ispirazione demoniaca, la “giustizia del popolo” colpiva infallantemente i nemici della Rivoluzione un momento prima che si muovessero. Il Terrore era guidato da una occulta saggezza che nulla aveva a che fare con la brillante intelligenza di coloro (Trockij, Kamenev, Zinoviev ecc.) che lo avevano scatenato e pensavano di dirigerlo: una saggezza che realmente promanava dall’elemento preindividuale della “massa”, come le forze fisico-chimiche che provocano un terremoto o la fuoriuscita della lava da un vulcano. Ungern chiaramente si rendeva conto di tutto ciò e, dalle sue conversazioni con l’ingegnere Ossendowski, già ministro delle Finanze nel governo di Kolcak, risulta evidente come egli cercasse di evocare misticamente il principio opposto, quello solare, che segnava il suo stendardo, riferendosi ad una cultura, quella tantrico-buddhista, che da due millenni lo coltivava. Soltanto che la sua ascesi personale non poteva diventare il mezzo strategico di vittoria per i suoi cinquemila cosacchi, russi sí, mistici forse, ma fatalmente appartenenti ad un mondo orientato verso un’esperienza dello Spirito volta al mondo sensibile esteriore. Nel suo Uomini, Bestie e Dèi, che è la narrazione della sua fuga dalla Siberia alla Mongolia, Ossendowski ci ha lasciato un’impressionante descrizione degli eventi, ma, molto di piú, dell’allucinata atmosfera che regnava sulla ufficialità che attorniava il Barone e fra le sue truppe, sottomesse da anni a spaventose fatiche e ad una disciplina rigidissima e, per giunta, consapevoli del disastro imminente. La narrazione dell’Ossendowski verrà in seguito aspramente criticata (fra gli altri dallo stesso Sven Hedin) per la parte riguardante i suoi viaggi fra gli Altai e la Zungaria. Resta, però, intatta la sua testimonianza sulla figura e sulle avventure del Barone e, soprattutto, sul senso “magico” del destino che ivi si compiva. Ricordo perfettamente la straordinaria impressione che suscitò nell’Europa distratta e frenetica degli anni Venti, anche fra i lettori piú materialisti e intenti negli affari contingenti, la relazione sul collegamento mistico fra lo Hutuktu, il Bodhisattva incarnato, il Barone Ungern e il Re del Mondo, presenza invisibile ma concretamente percepibile che conferiva un significato trascendente al sacrificio a cui i Cosacchi, il fiore dei popoli russi, andavano incontro. Questo motivo del “Re del Mondo” dette fuoco alle polveri di innumerevoli discussioni, specialmente fra coloro che si accorgevano che non si trattava di una invenzione letteraria. Fra gli altri, lo stesso René Guénon lo sottopose ad una critica serrata nel suo Le Roi du Monde, dimostrandone la fondatezza, in un’epoca in cui la Scienza orientalistica praticamente nulla sapeva del mito di re Chandra-bhadra (tib. Zlâ-ba Bzan-po) depositario di una sentenza segreta comunicatagli dal Buddha, e soprattutto ignorava la saga del suo Regnum spirituale, una specie del Castello del Graal, che storici e geografi si sono in seguito affannati a ricercare in vari luoghi del Tibet e della valle del Tarim in Asia Centrale: regno visibile solo agli Eletti, che però si renderà manifesto a tutti sotto il ventiquattresimo erede di Chandra-bhadra, quando la sapienza del Kalacakra emergerà per illuminare gli uomini circa la coincidenza della loro interiorità purificata e l’Universo degli archetipi. La leggenda di questo Barone baltico, di stirpe germanico-magiara che, rivestito della tunica gialla del lama sotto il mantello di ufficiale imperiale, e spiegando davanti agli squadroni lo stendardo mongolo, procede “nella direzione sbagliata”, verso Ovest anziché verso Est, ove chiaramente si sarebbe salvato, è tipicamente russa, ricollegandosi al motivo sacrificale della zértvjennost’ (“l’offrirsi come vittima”) per l’istaurazione del Figlio della Benedizione sulla Terra Madre, che in veste poetica era stata enunciata dallo stesso Solovjèv. Nell’ultimo rapporto ufficiali, tenuto ai princípi di agosto 1921, quando la divisione asiatica di cavalleria si trovava sul fiume Selenga intenta ad interrompere la Transiberiana fra Cita e Kiakhta, egli impartí l’ordine apparentemente assurdo di compiere la conversione verso Ovest, indi verso Sud, avendo come meta gli Altai e la Zungaria. In quella occasione disse esplicitamente al generale Rjesusín che si proponeva di raggiungere, attraverso lo Hsin Kiang cinese, niente di meno che la “fortezza spirituale tibetana”, ove rigenerare se stesso e i laceri resti della sua divisione. Assassinato il suo amico Borís la sera stessa dagli ufficiali in rivolta e morti gli ultimi fedeli, egli mosse solitario verso una direzione che non aveva piú rapporto con la realtà geografica del luogo e militare della situazione, nel postremo tentativo, non di salvare la vita, bensí di ricollegarsi prima di morire con il proprio principio metafisico: il Re del Mondo. La sua disperata migrazione verso il Sole che tramonta era in realtà un ultimo atto di culto verso la Luce che aveva sorretto le sue imprese. Trascorse la sua ultima notte di libertà nella yurta del calmucco Ja lama. Il Barone si avvide, forse, del significato del nome del suo ospite: Ja, abbreviazione in dialetto khalka del mongolo Jayagha, “fato”, “esistenza”, “destino”, karman. E il “fato” lo consegnerà la mattina seguente alle Guardie Rosse di Shentikín, il fiduciario di Blücher. Era il 21 agosto. Regolarmente processato nel sovjet di Novonikolayevsk, senza che gli venissero toccate le spalline e la croce di San Giorgio, viene accusato di “complotto anti-sovietico per portare al trono Mikhail Romanov, efferatezze ed assassinio di masse di lavoratori russi e cinesi”. Condannato, viene fucilato due giorni piú tardi. Nello stesso tempo, in un angolo della lontanissima Europa, nella Germania sconquassata del primo dopoguerra, il mito del Re del Mondo giungeva per vie misteriose a gruppi di giovani intellettuali, corroborando con il suo simbolo solare i nuovi meditatori del “Vril” e le assisi della Thule-Gesellschaft.
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Ma perchè i Romani erano civili mo ?
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Alepalladio Thursday, Feb. 06, 2003 at 11:27 AM |
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I Romani erano civili? E poi cosa c'entrano i romanmi di allora ?
I romani non conoscevano l'onore..sebbene la letteratura latina,e la filmologia dei nostri giorni innalzino Roma a una civiltà giusta e buontempona!!
Na na..non fate disinformazione ... in quegli anni in cui il predominio italico era conteso ai romani dai Sanniti..forse solo quest'ultimi conobbero il rispetto..per la propria terra..e per le altre senza imporre il dominio imperiale!!
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Thiudareikhs Thursday, Feb. 06, 2003 at 11:35 AM |
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Ecco, grande imperatore Ungern, rendici un servigio maximo, tornatene in quella cloaca maleodorante di cui i tuoi predecessori hanno dotato l'urbe. Lì potrai disquisire tranquillamente con le pantecane sull'etimologia dei barbari (che come tutti sanno è un onomatopea) e la mistica da quattro soldi della Longanesi.
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L'oro di Omsk e il necrofilo von Ungern...
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sbancor Thursday, Feb. 06, 2003 at 3:10 PM |
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Come sia possibile passare da un mio scritto tacitiano al barone von Ungern è questione che mi impensierisce non poco. Vorrei rivendicare alla Repubblica romana, ai tempi di Licinio Crasso l'impero non esisteva, ignorantelli miei, ma c'era il triumvirato di Cesare, Pompeo e Crasso. La struttura repubblicana, per quanto compromessa e prossima a finire era ancora intatta nella forma, solo che ai due consoli tradizionali si erano sostituiti i trimviri. e prima che l'Impero fosse compiuto, brillo la luce nera del pugnale di Bruto, ad uccidere chi voleva la corona imperiale. Ora se mi negate Bruto essere un archetipo della legittimità repubblicana contro l'impero, qui non si sa più di cosa si parla. Ma torniamo per un attimo al Barone. In Siberia in quegli anni si giocò una partita assai più intrigante dei deliri ascetici del sanguinario Barone. E' la storia dell'oro di Omsk. 80 milioni di lingotti e monete d'oro, parte del tesoro degli zar, di cui era entrato in possesso l'ammiraglio bianco Kolcak. Inglesi e americani, presenti in siberia per proteggere la Chienese Easter railway, presero in consegna l'oro, cambiato in un credito accordatio da Lord Revelstoke della banca Baring, con la compiacenza di Charles s. Addis della Bank of England. Lungi dal finanziarie le esotiche e stravaganti avventure di Baroni e Ammiragli Bianchi, quekll'oro con un artifizio contabile scomparve dal'estremo oriente e comparve nell'estremo occidente: a a New york. Magia concreta del capitalismo d'oltreoceano!
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sovramundano
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Nicolas Roerich Thursday, Feb. 06, 2003 at 3:33 PM |
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L'Agharti è un mito letterario relativamente recente. A differenza di Shambala (la risplendente), non esiste letteratura"antica" su Agharti.
e non venitemi a dire che nel mio libro del 1924 parlavo di Agharti,se aveste letto tutta la mia opera sapreste di cosa parlo
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S.P.Q.R.
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Bambine di Satana Thursday, Feb. 06, 2003 at 3:50 PM |
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"Sui tombini delle fogne, come tanti scudi antichi, ci scrivete ancora SPQR, ma guardatevi, a dottori, siete molli come fichi e poi andiamo, non e' piu' tempo di guerre"
Tra uno scorrect e l'altro ce semo infilate pure noi.
BdS
Mamma Lupa, Sbancorus, parlaci di Mamma Lupa
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per le bambine
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zia Thursday, Feb. 06, 2003 at 5:30 PM |
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La storia di "mamma lupa" - Il cuore di Roma Due Chiacchiere sulla città Perché non cominciare dall'inizio? Roma nasce da un'antica storia…E' una storia curiosa, in cui trovi perfino una lupa! Immagina due neonati identici, abbandonati in una cesta sul fiume Tevere, coperti di foglie, in pieno inverno e molto ma molto affamati. Che cosa farebbero secondo te? Esatto, strilli a non finire …. Ma così forti e disperati che perfino una lupa che passa di li si commuove e comincia a leccarli e ad allattarli. Certo quella strana "mamma" è un po' ruvida e pelosa, ma che importa? Il suo latte è caldo, dolce e fa bene alla pancia. Passano gli anni e i gemelli, Romolo e Remo, sono ormai due giovani robusti come lupacchiotti ! Probabilmente fanno i pastori e vivono in un villaggio di capanne, sul colle Palatino. Vicino c'è il fiume Tevere che fornisce l'acqua. E'intorno un bel panorama: altri sei colli verdi e silenziosi. Uno dei due gemelli , Romolo, è molto ambizioso. E un bel mattino si sveglia con un'idea in testa: trasformare quel piccolo villaggio in una vera e propria città, con tanto di mura, regole da rispettare e un re come capo. Ma il fratello gemello ha avuto la stessa idea e idue litigano come sempre.Che fare? Ti sembrerà strano, ma si mettono a guardare in su: chi per primo vedrà un volo di uccelli fonderà questa benedetta città. - Eccoli ! - grida Romolo! - Li ho visto prima io ! - urla Remo…Chi avrà ragione? La risposta e nella legge dei lupi. Perché Romolo, il più forte, traccia il segno della sua nuova città e non dà retta al fratello che protesta. Anzi gli dice di starsene lontano…Quello disobbedisce e Romolo lo uccide, eliminando così il problema. E diventa il primo re di Roma. Certo questa è solo una legenda. Ma le origini di Roma sono così appassionanti proprio perché mescolano la verità e fantasia. Gli antichi giornali latini ( annales) ci dicono anche la data della sua fondazione: 21 Aprile del 753 a.C. Sarà quella giusta? Da oltre duemila e cinquecento anni tutti la prendono per buona e festeggiano in primavera il compleanno della città.
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Mo beh
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Nonna Jole Thursday, Feb. 06, 2003 at 8:18 PM |
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Mo beh, rieccomi in Intardet con la palla di cristallo.. Pietra e basta, soccia che pseudonimo! non scherzi mica! Le contraddizioni sono sempre esistite, da prima dei giganti e ora vedo che litigano pure 'sti brisi qui sopra Dai mo, fate i bravi che se mi tirate pure fuori Enea e Dardano mi tocca parlare dello sbarco dei troiani a Ostia. Scappo che mi brucia la pozione, mittania una pitra in vetta. Mah.. sti giovani, fanno gli omosensuali e gli artisti senza voglia di lavorare Andè a lavurer carogne!
Nonna Jole
Una strega per amica una strega nella sera quando tutto si fa buio quando l'aria si fa nera
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x sbancorus
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Pietra elementare Friday, Feb. 07, 2003 at 10:22 AM |
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Scusa sbancorus ,mi sa che l'unico qui che a satira sia scarsino sei te... ecchecazzo.....scorrect mi sembra poi si capisca meglio di uncorrect e poi è sicuramente + simpatico.
Sei partito x fare l'antico romano e finisci a correggere gli errori di inglese. Scolastico
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IL THREAD DEGLI ELETTI
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plebeo Friday, Feb. 07, 2003 at 11:02 AM |
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"Ecco che è andato dicendo con grande sforzo grosse corbellerie. Nessuno è esente dal dire sciocchezze: il male è dirle con pretenzione" Montaigne
La vanagloria. L'ammirazione guasta ogni cosa sin dall'infanzia: "Oh, com'è ben detto! come ha fatto bene! quant'è giudizioso!" ecc.
Pascal
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ha parlato il + elitario di tutti
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*** Friday, Feb. 07, 2003 at 11:12 AM |
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Io credo che nel 90 x 100 dei casi chi scrive un post-contro su indy,in realtà è come se parlassero a se stessi davanti allo specchio. Né sfugge alla regola il plebeo qui sopra. Intando definirsi nel 2003 su indymedia è molto molto elitario. Poi di tutti i commenti presenti in questo threads il tuo è di gran lunga il + supponente ed elitario ciao ciao
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si si
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cheppalle Friday, Feb. 07, 2003 at 11:16 AM |
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però ora basta con sto specchio, avete rotto le palline si chiamano proiezioni, esistono dai tempi dei tempi e si conoscono dai tempi di Freud, se non prima a ragionare così capirete che ognuno di noi si parla allo specchio. ma alla fine dopo che hai capito che ti parli allo specchio, magari vediamo che si può fare dopo
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intanto
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plebeo Friday, Feb. 07, 2003 at 12:33 PM |
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Intanto il plebeo, anche elitario come dici tu, vuol far notare che chi ha aperto sto thread è schierato per il no a quel referendum che vorrebbe combattere la flessibilità, la precarietà, che vorrebbe estendere i diritti a chi non li ha. Diciamo che io sono un plebeo infiltrato, che sa a mala pena percuotere sulla tastiera, che osserva i piccolo-borghesucci giocare alla rivoluzione.
Insomma, specchio o non specchio, vorrei far notare una certa ambiguità, anche se in un modo poco corretto politicamente...
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l'anima(le) con l'anima
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plebeo Friday, Feb. 07, 2003 at 3:16 PM |
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<<Xchè non te ne vai su un sito dove ci sia gente + alla tua altezza magari di quelli forzaromaforzalupi(i plebei amano questo rozzo spettacolo)>>
Se di spettacolo si tratta, resto qui. Rozzo ugualmente è. Anche perchè...
"Qui fait l'ange fait la bete" Pascal
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Prospettiva definitiva
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Tenebrarum Friday, Feb. 07, 2003 at 5:09 PM |
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strane donne, col ventre offeso, danzano sui tacchi a spillo danzano, questa notte, intorno a un fuoco immaginario mantelli avvolti in corpi antichi, coprono le biciclette corrono, lentamente, su strade buie e lastricate corrono incontro al niente, corrono incontro all'infinito
su su con la costruzione concreta di momentanei ambienti di vita e la loro trasformazione in momenti di una qualità passionale superiore.
su su col rubaggio, il linciaggio e l'arrembaggio e senza dignità noi ci amiamo come la mente non sa
su su, fetenzìa, su con le sponde e la tauromachia
e tutt'intorno fuochi accesi per scacciare lupi e vecchie coi rosari
on rulez, porcodio
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SEMPER VIVUS ATQUE VIGILANS
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sbancor Sunday, Feb. 09, 2003 at 3:57 PM |
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I cives romani sono dei cagnacci. quando afferrano uno al polpaccio non lo mollano più. Dunque Mi sembra che la CGIL si stia comportando bene, adesione, manifestazione del 15, sostegno alla TV No War (insieme ad altri) elezione del sottoscritto a delegato nella banca (A Geronzi j'è preso un colpo, peggio di quando Cragnotti non je ha ridato i sesterzi!) . Ora la palla, in tutti i sensi, sta a noi: dopo il 15 saremo in grado di occuypare una piazza a roma, farne il centro dell'opposizione alla guerra, una sorta di forum myltimediale dove passino centinaia di migliaia di persone ogni serca? Saremo in grado di subissare la CGIL di richieste di sciopero generale? Hanno bisogno di una motivazione forte. diamogliela. Siamo in grado di far scrivere a tutte le RSU, alle liste dei disoccupati ai singoli cittadini queste tre semplici parole; Sciopero Generale Contro la Guerra. se avete risposto si a tutte le domande sto ancora lavorando per voi. Se no vado in settimana bianca!
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Mother should I run for President?
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Bambine di Satana Sunday, Feb. 09, 2003 at 6:30 PM |
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Mother should I trust the Government?
Come come? basterà subissare la CGIL con una catena di mail per fermare la guerra? Abbiamo capito bene, Sbankj?
Tue BdS
ps: Nonna Jole vuole sapere chi sono il Geronzi e il Cragnotti ppss: settimana "bianca" de che?
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La guerra non la fermiamo, ma almeno possiamo evitare che usino l'Italia come base
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sbancor Sunday, Feb. 09, 2003 at 7:24 PM |
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Mie irriverenti e devote fanciulle, l'obiettivo massimo che noi italioti possiamo avere è evitare che il Bel Paese serva da areoporto per i bombardamenti e da supporto logistico. Non è molto, ma non è nenanche poco. quantomeno dovranno rifare tutti i piani di attacco, La mia strategia avventurista punta SU UNA CADUTA DEL GOVERNO prima o durante la guerra. Lo sciopero generale è indispensabile a tal fine. Geonxi è il Presidente di Capitalia (holfing di controllo di Banca di Roma, Banco di Sicilia, MCC, Bibop e Fineco) Cragnotti era lìex presidente della Lazio e della Cirio (entrambe fallite) che ha lasciato un buco grosso così nelle casse di Geronzi. I miei rispetti a nonna Jole (la settimana bianca non è una settimana in cui tiro 1kg di coca, ma una semplice e proletaria vacanzucci aulla nece)
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