Sassi e molotov nel corteo dei centri sociali.
Disobbedienti: «Abbiamo cercato di allontanarli».
Il servizio d'ordine predisposto dagli organizzatori non è stato sufficiente ad isolare i violenti, che si mimetizzavano tra la folla.
ufficio_del_turismo_israeliano__1_.jpg, image/jpeg, 303x500
Sapendo che potevano esserci elementi irrequieti, soprattutto per la tensione creata dall'omicidio di «Dax» avvenuto pochi giorni prima, gli organizzatori del corteo degli autonomi avevano predisposto un proprio servizio d'ordine e la Questura aveva dato loro fiducia, evitando di riempire la città di poliziotti. Ma quando si sono trovati in mezzo quelle poche decine di giovani col volto coperto dal passamontagna e armati di spranghe, non sono riusciti ad isolarli. «La condanna di quanto accaduto ieri è unanime da parte nostra - ha detto Luca Corradini, dei Disobbedienti, ma anche a nome di altri Centri Sociali e dei Collettivi Studenteschi - Abbiamo fatto il possibile per allontanare quei soggetti, avevamo formato i nostri cordoni, alcuni di noi sono anche stati aggrediti, ma l'impresa era davvero difficile. Noi siamo sempre stati a volto scoperto e a mani nude, loro erano incappucciati, ma siamo sicuri che venivano da altre città, abbiamo sentito parlare con cadenze toscane e anche piemontesi. Entravano e uscivano dal corteo con facilità per fare quello che volevano. Quando uscivano si infilavano i giubbotti e i passamontagna, poi, compiuta la loro impresa, si spogliavano e rientravano in fila con gli altri, magari mettendo ben in vista la maglietta di Emergency. E pensare che all'inizio del corteo eravamo riusciti anche ad allontanare qualcuno di loro con quattro calci nel sedere, tra gli applausi della gente».
Anche il questore, Vincenzo Boncoraglio, crede alla versione fornita dai rappresentanti del comitato organizzatore. «Il 99,9% di chi ha partecipato alla manifestazione era composto da persone che volevano solo manifestare per la pace - ha dichiarato -. I provocatori, che sono sicuro non appartengono alla cultura milanese ma venivano da fuori, sono stati isolati».
I DANNI - Mentre partono le indagini, non sono ancora stati quantificati i danni dovuti agli atti vandalici del gruppetto. Il bilancio è di diverse vetrine distrutte (non c'è ancora il numero preciso), e danni all'ingresso del consolato israeliano. Alcuni giornalisti sono stati aggrediti: quello che ha subìto l'aggressione più grave è Walter Padovani, cineoperatore Rai, al quale è stata distrutta la telecamera e che ha subìto lesioni giudicate guaribili in sette giorni. «Una scena tribale - ha raccontato il giornalista -. Mi hanno distrutto e calpestato la telecamera, quasi fosse un rito. Ho visto tanta di quella rabbia in quel gesto che mi ha messo quasi tristezza».
|