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Israele la mente - USA il braccio
by James Moran Jr. Sunday April 13, 2003 at 09:17 PM mail:  

(ESPAN)SIONISMO

DOPO COMMENTI SU EBREI CAPOGRUPPO DEMOCRATICO USA SI DIMETTE
"Se non fosse per il forte appoggio della comunità ebraica alla guerra all’Iraq noi non la staremmo
facendo". James Moran ha pronunciato questa frase il 3 marzo scorso durante un forum contro la
guerra, a Reston, nello Stato della Virginia (Usa). Rappresentante democratico, Moran aveva
aggiunto: “I leader della comunità ebraica sono tanto influenti da poter condizionare la direzione in cui
stanno andando le cose e quella in cui potrebbero andare”. Subito dopo il suo discorso i capi del
Consiglio delle comunità ebraiche di Washington gli avevano suggerito di dimettersi. Nancy Pelosi,
leader dei deputati democratici al Congresso, aveva quindi dichiarato: “I commenti di Moran sono non
solo inopportuni, ma offensivi e non trovano spazio nel Partito democratico”. Moran ha dovuto
dimettersi dall’incarico di capogruppo del suo partito, facendo autocritica: “Mi impegnerò ad imparare
dai miei errori e ad ascoltare le preoccupazioni dei miei elettori”. Il clima teso per la crisi irachena
determina ripercussioni anche nella politica interna degli Stati Uniti e il ‘caso Moran’ sottolinea le
difficoltà del contesto in cui l’amministrazione Bush sta portando avanti le sue scelte nella crisi
irachena.

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Moran HA RAGIONE
by abdel Sunday April 13, 2003 at 09:38 PM mail:  

moran è stato costretto a dimettersi perché ha detto la verità, e la verità è quel che i dirigenti sionisti non vogliono far sapere alla massa di caproni americani che rendono possibile il loro dominio.

Ma molti milioni di persone sanno bene che Moran ha solo constatato la realtà.

SE NON CAMBIERÀ INTIFADA PURE QUA!

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Breve storia dei rapporti tra Sionismo, Usa e lobby mondialiste
by moby clarella Sunday April 13, 2003 at 09:53 PM mail:  

Breve storia dei rapporti tra Sionismo, Usa e lobby mondialiste
tratto da http://www.orionlibri.com

ORION numero 206

Lo Stato d'Israele fu costituito nel 1948. Lo volle e l'impose l'Onu per iniziativa congiunta degli Americani e dei Sovietici, i quali ultimi sostennero l'invasione israeliana assicurandole un ponte aereo dalla Cecoslovacchia.
I soli avversari con i quali i coloni ebrei si trovarono a combattere furono coloro che a quel tempo amministravano la Palestina, ovvero gli Inglesi, e quelli che vi abitavano da sempre, cioè i Palestinesi.
Forti del sostegno internazionale, gli invasori usarono le maniere forti ricorrendo più volte ad azioni terroristiche e stragiste tra le quali spicca il massacro di diplomatici ed alti ufficiali britannici all'hotel King David.
Una volta affermatosi, Israele si propose e si impose come testa di ponte dell'Occidente nel mondo arabo, nel sud mediterraneo e nell'area del petrolio. In questa veste lo Stato ebraico ottenne il sostegno politico, militare e soprattutto finanziario di tutto il mondo occidentale.
Ciò divenne allo stesso tempo la salvezza e la dannazione d'Israele. La salvezza, in quanto consentì ad uno Stato economicamente improduttivo di assicurarsi introiti talmente cospicui da garantirgli una floridezza ed un'acquisizione di potenza altrimenti impensabili.
La dannazione, in quanto, da quel momento, Israele fu condannato a dover creare instabilità intorno a sé e ad alimentare l'odio, il terrore e l'incertezza, sentimenti che, soli, potevano garantire a Tel Aviv il continuato e massiccio sostegno americano, occidentale e delle Comunità ebraiche internazionali.
Con alterne vicende e senza grossi contraccolpi, tutto filò liscio fino alla Guerra dei Sei Giorni (1967) e, sia pur con qualche complicazione, fino alla Guerra del Kippur (1973). La diplomazia ed i servizi segreti dello Stato Ebraico in questo periodo contribuirono a far sprofondare nel caos il Libano, fino agli anni Sessanta paradiso fiscale e turistico che per la sua stabilità e floridezza infastidiva a ragion veduta Tel Aviv, nonché ad alimentare le tensioni in Italia, in Francia e, per una via meno diretta, in Spagna.
Tutto cambiò all'improvviso benché impercettibilmente.

Nascita della Trilateral

La decolonizzazione, tra la seconda metà degli Anni Quaranta e gli Anni Sessanta, aveva contrassegnato l'affermazione di un nuovo imperialismo, quello operato dalle Multinazionali, dall'FMI, da alcune branche dell'Onu (particolarmente la Fao) e dalla Banca Mondiale.
Questo nuovo imperialismo impose il dominio assoluto del Dollaro, schiacciando inesorabilmente le altre valute indice, quali il Franco e la Sterlina. Il processo di decolonizzazione calzava a pennello per le aspirazioni di Israele che si ritrovò a rappresentare il ruolo di sentinella dell'occidente e perciò a consolidare le sue credenziali di credito, ma non di certo per quelle delle potenze coloniali europee. Tutto sommato fu abbastanza vantaggioso per l'Urss ma nemmeno la soddisfece pienamente.
Durante il decennio sessanta perciò, nacque una fronda anti-americana che vide Francia, Inghilterra ed Urss condurre, di concerto, la cosiddetta guerra del dollaro che consisteva nel restituire vagonate di biglietti verdi agli Stati Uniti pretendendone in cambio, come da indicativo, il corrispondente in oro.
L'oligarchia americana reagì prontamente. Non soltanto rovesciando i governi francese, inglese e sovietico (in quest'ultimo caso tramite il putsch che permise a Breznev di sostituire Kruscev) ma compiendo due atti rivoluzionari.
Il primo, datato del 1971, fu la decisione unilaterale di non convertibilità del dollaro in oro (il che stette a significare che il dollaro, in sé e di per sé diveniva l'indicatore della ricchezza mondiale, e ciò senza alcuna giustificazione tecnica o giuridica a sostegno).
Il secondo, pressoché contemporaneo, fu la nascita della Strategia Trilateral, una strategia che fu messa in atto subito dopo la crisi del petrolio, crisi, questa, immediatamente successiva alla Guerra del Kippur, e che si consolidò allorquando il Capitalismo occidentale nel suo insieme dovette fronteggiare la massiccia insolvenza debitoria del Terzo Mondo verso il Fmi. In che si concretizzò questa vera e propria rivoluzione strutturale?
Nel definitivo svincolamento dell'unità di misura finanziaria da qualsiasi riferimento solido, il che permise l'impennata borsistica ed il trionfo dell'economia speculativa, consentendo a molte banche apolidi, parecchie delle quali a stretta predominanza wasp americana, di prescindere dalla dittatura centralista del Gold Exchange esercitata sulla piazza finanziaria londinese, fino ad allora ancora predominante, da cinque banche di antica ed indiscussa tradizione filosionista. Nella riduzione dell'importanza economica, e dunque anche strategica, del petrolio. La rinnovata struttura finanziaria individuò difatti la principale fonte di sostegno e di speculazione nel narcotraffico e nel riciclaggio dei proventi della droga. Nel tentativo d'imposizione di un disegno imperialista mondiale (che, nella versione kissingeriana, potremmo definire come mondialista imperiale) che prevede lo spegnimento dei focolai inutili.
In un quadro così sconvolto e rivoluzionato tra i focolai inutili va appunto annoverato quello israeliano che ha di colpo cessato di rivestire la consueta importanza, ragion per cui da allora Israele si sente minacciato.
Si sente in pericolo perché ha perduto l'importanza geopolitica fino a quel momento conseguita, perché nel quadro rinnovato le banche hanno preso a fare affari in tutt'altre zone del mondo attratte da altre fonti e da altre logiche speculative e di conseguenza l'Alta Finanza ha perduto molto ardore per la causa sionista, perché nello scenario rivoluzionato gli Stati Uniti si sentono ogni giorno meno coinvolti nel sostegno incondizionato a Tel Aviv e perché le stesse Comunità ebraiche internazionali hanno perso gran parte dell'interesse a compiere esborsi onerosi verso un Paese che si è trovato di colpo a retrocedere da un ruolo chiave nello scacchiere internazionale ad uno sicuramente meno strategico.

Tel Aviv contro Carter

A metà degli Anni Settanta Israele è passato al contrattacco. Non che avesse molto da temere concretamente: l'abbandono di alcuni sostegni importanti e, comunque, il ridimensionamento degli aiuti, non lo condannavano a subire la rivincita palestinese, non significavano altro che una riduzione delle pretese territoriali dello Stato ebraico che, comunque, vantava sostanziali simpatie in Usa ed in Occidente.
La riduzione inevitabile del sostegno finanziario e militare avrebbe però messo Israele con le spalle al muro: in prospettiva non sarebbe più potuto essere una Potenza né probabilmente un Paese ricco. Entrambe le prospettive apparvero orrende agli Israeliani.
Nel 1976, quando Carter conquistò la Presidenza degli Usa, l'intera amministrazione americana fu gestita da membri della Trilateral. Gli obiettivi della Casa Bianca furono due: la pace in Medio Oriente e la distensione con l'Urss.
Il momento emblematico di questa rivoluzione in politica estera fu rappresentato dagli accordi di Camp David in seguito ai quali fu intimato agli Israeliani di restituire il Sinai all'Egitto ed i Territori Occupati alla Giordania ed alla Siria.
Israele reagì immediatamente. Strinse un'alleanza politica con gli oppositori interni dei governi arabi laici che lo minacciavano. Ciò si concretizzò nel sostegno di Hamas contro I'Olp, dei Fratelli Musulmani contro il partito nasseriano (il che portò all'assassinio del Presidente egiziano Sadat) e nella collaborazione con alcuni governi integralisti islamici.
Gli Israeliani si spinsero fino ad armare l'Iran in chiave anti-irachena. Il che nel 1980, nell'imminenza delle elezioni presidenziali in Usa, permise al Mossad di ottenere da Teheran un ritardo nel rilascio degli ostaggi americani prigionieri in Iran, sicché Carter, indiscutibilmente indebolito dall'impasse impostagli durante la crisi persiana, venisse sconfitto da Reagan sul filo di lana.
In un colpo solo Israele riusciva così a frenare la strategia della Trilateral e a stringere delle relazioni privilegiate con la nuova amministrazione americana, soprattutto a livello di servizi segreti e di concezione delle strategie internazionali.
Nel contempo il Mossad si era immischiato con totale impudenza in azioni di destabilizzazione e di terrorismo o quantomeno di manipolazione del terrore in tutta l'area mediterranea (Moro, P2, Argo 16, Ustica, BR, Bologna: solo per citare i fatti limitati alla sola Italia nei quali fu in qualche modo invischiato).
Tutta quest'instabilità era necessaria per garantire agli Usa l'insostituibilità dell'affidabilità israeliana, così come il fantasma di un nuovo antisemitismo era indispensabile a tenere coese le Comunità ebraiche internazionali sì da ottenerne la continuità di un sostegno politico e finanziario molto controverso.
Da allora si prese a parlare della Shoah come non si era fatto in precedenza.

L'apogeo israeliano

L'era reaganiana segnò l'apogeo della potenza israeliana. Agli inizi degli Anni Ottanta il Mossad, forte della relazione privilegiata di cui godeva con la Casa Bianca, partecipò attivamente all'ammodernamento ed al potenziamento del programma di controllo informatico e satellitare messo in opera dalla Cia.
Vi partecipò tanto attivamente che riuscì ad immettersi nei programmi fino a spiare la stessa Cia.
Utilizzò la straordinaria situazione in cui versava per fare piazza pulita tutto intorno ai propri confini, invadendo il Libano, menando colpi a tutto andare e schiacciando i profughi, direttamente o per mezzo di milizie parallele, come avvenne a Sabra e Chatila.
E soprattutto Tel Aviv non mancò l'occasione di farsi strada nella nuova economia mondiale, la narco-economia.
In stretta alleanza con la City, ambienti israeliani parteciparono alla costituzione di un sistema internazionale della droga, alternativo a quello già da tempo istituito dagli Americani.
La nuova coalizione comprendeva, insieme all'accoppiata israelo-britannica, vari governi sudamericani, la Spagna, la mafia colombiana e buona parte di quella italoamericana.
La coalizione godeva inoltre della partecipazione di vari gruppi insurrezionalisti, guerriglieri e secessionisti latinoamericani ed europei, tra i quali l'Eta.
Tutto questo non impressionò nessuno: in quell'epoca, che da noi è passata ai posteri sotto l'ombra di Tangentopoli trionfava infatti una sorta di trimalchionismo godereccio fondato sull'immoralità.
Gli sfidanti però passarono il segno: rompendo gli accordi iniziarono a produrre eroina dalla Colombia (che doveva invece limitarsi alla cocaina) e giunsero ad invadere il mercato interno americano praticando prezzi di cinque volte inferiori a quelli in vigore nel sistema statunitense.
Ciò metteva a rischio la stessa economia americana.
Ma, soprattutto, questo accadeva sotto un nuovo Presidente, George Bush Sr, che a differenza di Reagan era membro della Trilateral, ne condivideva alcuni aspetti strategici ma, principalmente, era un petroliere ed aveva interessi economici diretti con i Paesi Arabi.

Bush attacca Israele

Bush Sr, ex direttore della Cia, rampollo di una famiglia di petrolieri del sud, nazionalista a stretta osservanza Wasp, partì al contrattacco.
In primo luogo, mettendo a frutto la crisi della Guerra del Golfo, riuscì a stanziare le truppe americane sui pozzi sauditi ed in prossimità di quelli iraniani ed iracheni, assicurando così il controllo strategico sull'oro nero a destinazione europea nonché un lauto finanziamento per se stesso e per il suo clan.
Forte di questo successo pretese dagli Israeliani l'evacuazione dei Territori Occupati e la pacificazione dell'area medio orientale, pena l'interruzione del finanziamento annuo americano.
Inoltre mosse guerra al sistema narco alternativo, colpendo Panama, la Colombia, la mafia italoamericana, il governo Gonzalez e lo stesso establishment thatcheriano.
Durante il suo Mandato e fino ai primi anni della Presidenza Clinton, la Cia compì una serie di vendette sugli agenti del Mossad che ne avevano piratato i sistemi informatici. A questa logica pare non siano estranei l'abbattimento di un aereo di linea in Gran Bretagna, presso Lockerbie, e più tardi, nel pieno del caso Whitewater, l'omicidio alla Casa Bianca del più stretto collaboratore di Hilary Clinton, stretto collaboratore di Tel Aviv.
Gli Israeliani maledicono letteralmente il Presidente Bush e non c'è da stupirsi che abbiano messo tutto in opera per impedirne la conferma (tramite il finanziamento al candidato di disturbo, Perot) e che qualche mese fa si siano strenuamente mobilitati per evitare l'elezione di suo figlio alla più potente carica del pianeta.

Bush junior

L'era Clinton è stata contrassegnata da un continuo e magistrale lavoro di compromesso tra gli equilibri vigenti; il che ha consentito ad un Israele indebolito rispetto all'età reaganiana ma pur sempre forte di segnare il passo senza cedere granché.
L'avvento di Bush Jr, contemporaneamente all'elezione dell'estremista Sharon, ha invece significato la riapertura delle ostilità. Beninteso di ostilità limitate, perlomeno nelle forme e nella propaganda, ma comunque sostanziali. Bush Jr. non appena in carica ha infatti preteso il ritiro dei carri israeliani da Betlemme.
Subito dopo gli attentati a Twin Towers e Pentagono, la Casa Bianca ha rinnovato per ben due volte l'imposizione agli Israeliani di ritirarsi dai Territori Occupati, minacciando a sorpresa l'intervento di una forza multinazionale di pace in Palestina con il sostegno americano. Lo Stato palestinese ed Arafat sono stati ripetutamente riconosciuti dal presidente statunitense.
La politica internazionale americana (che nella versione di Bush è imperialista più ancora che mondialista) si rivolge al Pacifico e sembra orientarsi verso una sorta di esarcato a strati che prevede l'assoluta predominanza statunitense, una partnership privilegiata degli Inglesi e dei Paesi del Commonwealth, e la compartecipazione subordinata di potenze tra di loro conflittuali quali la Russia, la Cina, l'India e l'Islam moderato.
Il che, oltre al relegare il Mediterraneo e buona parte dello scacchiere atlantico ad un ruolo subalterno, comporta anche la revisione dei rapporti di collaborazione nell'economia mondiale di valore strategico (armamenti, tecnologia, petrolio e droga) con tanto di rovesciamento di complicità e di alleanze.
Contesto in cui spicca ciò che sta oggi avvenendo in Pakistan ed in Afghanistan laddove gli interessi inglesi ed americani sembrano riavvicinarsi, non solo geopoliticamente ma anche nell'area dell'oppio, a danno dei partners dei Britannici, fra cui va annoverato Israele che non risulta avere avuto rapporti tesi con i Taleban.
Insomma, per la prima volta in assoluto, lo Stato ebraico rischia un ridimensionamento assai brusco, sicuramente più brusco di quanto sia disposto ad accettare.
Per non cedere Israele le prova tutte. Da un lato opera la carneficina dei Palestinesi con l'allargamento delle zone militarmente occupate, al fine di poter trattare con margini migliori se e quando l'America, libera dal suo impegno ad Est, potrà occuparsene seriamente. Sempre che sia ancora saldamente in sella il team di Bush, il che non è detto con assoluta certezza: specie se la campagna del terrore all'antrace dovesse alienargli definitivamente l'opinione pubblica.
Dall'altro lo Stato ebraico rinfocola l'alleanza con alcuni settori integralisti islamici (ma non tutti i movimenti integralisti) nella speranza, assai fondata, che aiutino ad indebolire i partners arabi credibili nell'area (Arafat, Mubarak) ed in quella un po' meno certa che giungano a mettere in pericolo la permanenza militare americana in Arabia Saudita presso i pozzi. Perché se gli Usa dovessero togliere il disturbo dalla zona, Israele riacquisirebbe spessore strategico per gli interessi occidentali e, dunque, potrebbe sentirsi relativamente sicuro per il futuro.
Infine la diplomazia israeliana tenta il rovesciamento delle alleanze. In questo quadro spicca la carta russa recentemente provata da Tel Aviv, coincidenzialmente poco prima dell'abbattimento del Tupolev sul cielo d'Ucraina.
Sotto la cenere il fuoco dunque è assai vivo.

Interessanti paradossi

La Globalizzazione, l'impulso mondialista, l'imperialismo rinnovato, se da un lato omologano, quantomeno deculturando, e sembrano destinati a trasformare tutto e tutti in una grigia melma informe, dall'altro paiono mettere tutto in discussione, anche i privilegi atavici di potenti che sembravano intoccabili.
Neppure la Commissione Trilateral, nata su impulso di banchieri, faccendieri ed usurai e volta ad assicurare stabilità all'imperialismo del crimine organizzato, è sfuggita all'inesorabile legge dell'eterotelia.
Nel tentativo di razionalizzare e di stabilizzare lo sfruttamento internazionale, nell'affermazione incondizionata dei pregiudizi razzistici e culturali dell'Antico Testamento, la Commissione, in quanto propugnatrice di un disegno assai più ambizioso di quello sionista, è finita col ritrovarsi in attrito prolungato e ripetuto con i falchi di Israele.
E non è l'unica conseguenza sorprendente del suo operato: tra gli effetti collaterali dell'azione dei Superoligarchi vanno difatti annoverati lo strangolamento dell'impero sovietico, la caduta del Muro di Berlino, l'unificazione della Germania e la costituzione della zona dell'Euro.
Eventi, questi, che quando non sono indiscutibilmente trionfali mantengono quantomeno una doppia valenza ed una potenzialità deflagrante non indifferente.

La storia non ha alcuna intenzione di giungere ad un punto di non ritorno; al contrario genera ogni giorno nuove prospettive, inquietanti forse, interessanti sicuramente.

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La famiglia dello scudo rosso: i Rothschild
by Marcella Pamiolle Sunday April 13, 2003 at 09:55 PM mail:  

Ho letto con molto interesse libri, fascicoli e siti internet su cosiddette teorie cospirative secondo le quali dietro alle vicende politiche ed economiche ci sarebbero potenti logge massoniche. Fin qui nulla di strano. Non si può negare infatti che la maggior parte di queste società segrete fin dalle loro origini erano composte da influenti personaggi della vita pubblica, politica e militare.
La cosa però che ha destato la mia curiosità è l’onnipresenza di un nome ben preciso. Un comun denominatore rappresentato dai Rothschild. Questa famiglia, perché di famiglia si tratta, appartiene secondo molti all’organizzazione elitaria chiamata gli Illuminati di Baviera [1] e governerebbe l’intero sistema bancario mondiale con tutto quello che ne consegue.
Se è vero che questo gruppo di burattinai muove le fila della finanza, dell’economia e della politica mondiale perché allora il nome non figura mai da nessuna parte? Avete mai letto su giornali o sentito alla televisione dei Rothschild e delle loro vicissitudini? Sarebbero dietro le quinte di tutti i più importanti affari e nessuno ne parla, non è un po’ strano?
Per la verità vedremo alla fine che qualcosa è trapelato dai media.
Chi ha ragione? Gli autori di svariati libri che puntano il dito contro un sistema occulto, in cui la famiglia Rothschild riveste un ruolo di primaria importanza, in grado di controllare l’intero sistema o invece chi al contrario afferma che tali ipotesi sono semplicemente frutto di menti malate in preda ad allucinazioni e manie di persecuzioni?
L’esperienza mi suggerisce che la verità sta sempre nel mezzo!
Quindi prima di avanzare qualsiasi ipotesi in merito andiamo a vedere chi sono e soprattutto cosa fanno oggi i Rothschild.
Per ripercorrere le origini torniamo indietro nel tempo di circa duecento anni spostandosi in Germania, precisamente a Francoforte. L’anno è il 1743.
L’Adamo non proprio biblico della nostra storia è Amschel Moses Bauer, un semplice orafo tedesco con la passione, che oggi possiamo chiamarla predisposizione, per prestiti e finanziamenti. Semplice orafo per modo di dire naturalmente, visto che è il capostipite che ha dato origine a un impero economico da mille e una notte.
Un impero nato sotto le ali protettive dell’aquila romana contornata da uno scudo rosso.
Tale infatti è il sigillo che Amschel aveva collocato sull’entrata della propria azienda.



Un logo che divenne presto la rappresentazione figurata dell’attività di Bauer. "La ditta dello Scudo Rosso" veniva infatti chiamata.
D’altronde abbiamo tantissimi esempi anche nostrani di queste associazioni: uno per tutti il Cavallino Rampante per indicare la Ferrari. Quello che non tutti sanno invece è che lo Scudo Rosso in lingua tedesca è Rothschild. Per essere più precisi: Scudo Rosso à Red Schield à Rothen Schild à Rothschild. Questo particolare è molto importante perché quando il figlio di Moses, Mayer Amschel ereditò da suo padre la società cambiò nome in Rothschild, e tale è rimasto immutato fino ai giorni nostri.
Mayer Rothschild da Gertrude Schnapper ebbe cinque figli: Amschel (1773-1855), Salomon (1774-1855), Nathan (1777-1836), Karl (1788-1855) e Jacob (1792-1868).
Non appena i ragazzi furono istruiti a dovere sull’attività economica e finanziaria partirono alla volta di altrettante capitali europee per aprire filiali ed espandere l’impero esclusivamente patriarcale. Le donne avevano un ruolo secondario nella gestione.
Il primogenito Amschel essendo il più anziano rimase a Francoforte per controllare la società base, Salomon invece andò a Vienna, Nathan a Londra, Karl a Napoli e Jakob a Parigi.
La famiglia cresce, e cresce anche la necessità di un nuovo emblema che li rappresenti al meglio. Cinque frecce che s’incrociano intersecandosi in un unico punto è il nuovo stemma. Le frecce rappresentano i cinque fratelli e il punto d’intersezione è lo scopo che unisce tutta la famiglia. Avrete già capito qual è questo scopo.



Senza nulla togliere all’operato dei fratelli, è d’obbligo “spezzare una freccia” -visto che siamo in tema- a favore di Nathan il quale si distinse immediatamente per fiuto e capacità imprenditoriali.
Ricordiamo che agli inizi dell’Ottocento l’Europa stava cambiando velocemente e questo poteva creare certamente molte occasioni per uomini intelligenti e soprattutto ricchi.
Nathan approfittò di questa situazione e aprì a Manchester una impresa tessile. Il rapido declino delle esportazioni tessili britanniche durante il blocco continentale costrinsero però Nathan a tornare a Londra per estendere le proprie attività in ambito finanziario. Le attività del figliol prodigo s’impennarono in potenza e prestigio grazie anche al matrimonio con Hannah Barent Cohen (1783-1850), la figlia di uno dei più ricchi mercanti ebrei londinesi[2].
I conti li sapeva fare molto bene!
Conti che dirottavano sempre più verso operazioni finanziarie speculative su titoli britannici ed esteri, cambi valute, metalli preziosi, ecc.
Qualche esempio? Il Duca di Wellington non avrebbe potuto pagare il suo esercito nella battaglia di Waterloo senza la mano, anzi il portafogli, dei Rothschild[3]. Dopo questa vittoria, la banca di Nathan vinse il contratto per i pagamenti dei tributi agli alleati europei[4].
Anche il governo francese dovette usufruire dei fondi privati per rimpinguare le casse nazionali svuotate dall’estenuante guerra franco-prussiana[5]. Salomon Rothschild a Vienna finanziava intanto il debito estero austriaco attraverso contratti di prestito al Principe Metternich[6].
I cinque fratelli pur lavorando a distanza portavano avanti la stessa tecnica, quella della riserva frazionale bancaria. Questo permise la loro autonomia e indipendenza in ogni paese in cui operavano.
Con queste enormi risorse economiche riuscirono a intervenire persino a favore della Banca d’Inghilterra, quando la crisi di liquidità del 1826 piegò le gambe al governo britannico. Grazie ad una immissione di un grosso quantitativo di oro fu scongiurato il peggio[7].
Ma la storia non finisce qui, perché nel settore pubblico si distinsero per i finanziamenti della rete ferroviaria in Francia, Italia, Austria, per il Canale di Suez, permisero l’acquisto dei terreni minerari in Spagna, Sud America, Sud Africa e Africa Occidentale.
L’oro era così importante e fondamentale per i Rothschild che dal 1919 fino ai nostri giorni la banca ha ospitato e presieduto per due volte al giorno il fixing mondiale del prezzo dell’oro[8]. Vi rendete conto: stabilivano anche il prezzo mondiale dell’oro!
Addirittura sembrerebbe, e il condizionale è d’obbligo, che una banca della famiglia abbia finanziato John D. Rockefeller per la sua monopolizzazione della raffinazione del petrolio che portò alla fondazione della Standard Oil.
Cosa dire delle ricostruzioni postbelliche? Nelle guerre si sa, non vi sono mai vincitori. Di per sé una guerra è sempre una sconfitta sia per chi la provoca ma soprattutto per chi la subisce. Dall’ottica di un banchiere però, una guerra è sempre una ghiotta opportunità di investimenti, di prestiti, di ricostruzioni. Infatti dopo la Prima Guerra Mondiale, precisamente nel 1922 i Rothschild misero a disposizione fondi per la ricostruzione in numerosi paesi come Francia, Germania, Cecoslovacchia, Ungheria. A questo punto ho dovuto scacciare con la forza dalla mia mente un dubbio tremendo. E’ possibile che banchieri senza scrupoli fomentino a proprio piacimento le guerre, magari finanziando entrambe le fazioni e innescando la miccia fornendo poi i soldi per la ricostruzione? In via molto ipotetica sì. Scatenare una guerra non è così difficile: si forniscono le armi a entrambe le parti e si trova una motivazione sufficiente: religione, petrolio, terrorismo, ecc.
No! La perfidia umana non può arrivare a tanto! Giusto?
A questo punto negare o far finta di non vedere che l’impero dei Rothschild fin dai primi anni del secolo XIX ha influenzato la politica, l’economia e la finanza del mondo intero è un’offesa alla comune intelligenza.
E oggi? Come sono messi, anzi, visto che interessa pure la nostra cara Italia come siamo messi? Forse la famiglia si è ritirata a vita privata e si sta godendo un meritato riposo? Sbagliato. Certamente la vita è rimasta sempre molto privata. Non riesco infatti ancora a spiegarmi come la stampa, sempre più ricca di pettegolezzi e gossip e meno di informazioni utili, non s’interessi della vita di questi personaggi affascinanti e al limite del misterosofico.
Riescono –i media- a scovare una star televisiva che si sta abbronzando nuda dentro la caldera di un vulcano in pieno inverno e nessuno fa un servizio sugli appartenenti alla famiglia più potente del pianeta. Non è un po’ strano? Lungi da me l’idea che gli editor non possano fare servizi su certi banchieri internazionali, rimane allora la spiegazione che forse a nessuno interesserebbe. Strano perché personalmente preferirei leggere qualcosa su i «veri controllori» piuttosto che leggere e/o vedere qualche personaggetto estivo che pur di apparire nei giornali venderebbe la propria anima al diavolo, in questo caso fotografi e giornalisti.
Tornando al discorso di prima, oggi la famiglia Rothschild non ha perso prestigio e potere, semmai con il passare degli anni lo ha consolidato ulteriormente. Incredibile ma vero.
Passano gli anni e i loro sistemi si adeguano. Oggi hanno sviluppato una divisione per il finanziamento d’impresa al servizio di fusioni e acquisizioni. Operazioni queste all’ordine del giorno. Basta aprire un qualsiasi giornale finanziario per leggere che la multinazionale ics si è unita, o è in procinto di farlo, con la transnazionale ipsilon. Fusioni il cui unico risultato è la creazione di megacorporazioni amministrate da pochissimi e composte da migliaia tra affiliate e holding. In fisica per innescare una fusione nucleare tra atomi serve molta energia qui le fusioni necessitano solo di soldi. Moltissimi soldi. Chi possiede tutti questi soldi se non i banchieri?
Vediamo adesso nel dettaglio dove i tentacoli economici dei Rothschild sono arrivati nel 3° Millennio. Per problemi di spazio cito solamente le società più conosciute e/o riguardanti il nostro paese, ma chiunque volesse approfondire consiglio di entrare nel sito ufficiale della famiglia e stamparsi l’elenco completo. Fate scorta di carta!
Tra le straniere spiccano: De Beers quella dei diamanti, la Enron fallita da poco, British Telecom, France Telecom, Deutch Telekom, Alcatel, Eircom, Mannesmann, AT&T, BBC, Petro China, Petro Bras, Canal +, Vivendi, Aventis, Unilever, Royal Canin, Pfaff, Deutch Post[9], e moltissime altre.
Torniamo adesso un momento in Italia poiché ce n’è per tutti i gusti: Tiscali, Seat Pagine Gialle, Eni, Rai, Banca di Roma, Banco di Napoli, BNL Banca Nazionale del Lavoro, Banca Intesa, Bipop-Carire, Banca Popolare di Lodi, Monte dei Paschi di Siena, Rolo Banca 1473, Finmeccanica[10]. Vi può bastare? Penso proprio di sì!
Mi avvio a concludere nella speranza che questa piccola e incompleta illustrazione possa almeno aver fatto nascere qualche dubbio e/o curiosità in più su questa incredibile e decisamente atipica famigliola. Non posso confermare ma neppure smentire le pesanti e inquietanti affermazioni che svariati autori pubblicano sui Rothschild. Tengo a sottolineare che la cosa più incredibile è come i media in generale evitano di trattare tali argomentazioni. Passi il discorso sulla cospirazione globalizzata alla George Orwell, ma qui i fatti parlano chiaro. Le trame e gli intrecci economici pure. Sono sotto gli occhi di tutti. Almeno di chi vuol vedere.
Non posso accontentarmi di leggere su La Stampa del 7 giugno 1996 che Lady Rothschild era l’ipotetica spia del KGB a Londra, o su Il Giorno del 29 agosto 2000 la cronaca della morte per overdose all’età di 23 anni di Raphael figlio di Nathaniel Rothschild.
Queste rientrano nel deleterio e purtroppo tanto seguito gossip.
Le cose serie e importanti sono altre.
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Note:
[1] Gruppo elitario fondato, dal prof. di giurisprudenza dell'Università dei Gesuiti, Adam Weishaupt (Spartacus) in Baviera il 1° maggio 1776
[2] Università di Bologna, facoltà di Scienze Politiche: http://www.spbo.unibo.it
[3] Sito ufficiale della famiglia Rothschild: http://www.rothschild.com
[4] Università di Bologna, facoltà di Scienze Politiche: http://www.spbo.unibo.it
[5] Idem
[6] Idem
[7] Idem
[8] Sito ufficiale della famiglia Rothschild: http://www.rothschild.com
[9] Sito ufficiale della famiglia Rothschild: http://www.rothschild.com
[10] Idem

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Due pesi due misure
by storico e critico contemporaneo dell'arte Sunday April 13, 2003 at 09:58 PM mail:  

Due pesi due misure:
riconoscere il terrorismo dello Stato d'Israele (parte I)
di Paolo Barnard (giornalista di Report, Rai3), tratto da http://www.peacelink.it

Si tratta di una cronologia che dimostra come il Terrorismo sia stato da sempre uno strumento proprio sia dei sionisti che dello Stato di Israele, e dunque non una prerogativa esclusivamente palestinese e/o islamica.
Come sapete, oggi la "narrativa" ufficiale sul Medioriente non riconosce questa verità storica, e solo ai palestinesi viene ufficialmente chiesto di fermare il Terrorismo. Noi tutti sappiamo quanto questo sia non solo ingiusto, ma anche controproducente per ogni speranza di pace. Non ci sarà pace senza verità. Purtroppo però tanti di noi, dai giovani attivisti ai semplici cittadini di buon senso, non sono in grado di sostenere queste tesi con argomentazioni inoppugnabili o senza timore di essere accusati di faziosità o, peggio, di antisemitismo.
Il mio documento offre uno STRUMENTO accessibile a tutti per poter sostenere e divulgare senza timore di smentite ciò che sappiamo essere più vicino alla verità e soprattutto più utile alla pace. Si badi bene, il documento non pretende di avere valore storiografico. Non e' scritto per l'esperto. E' scritto per le persone comuni, e si basa su fonti al di sopra delle parti: l'ONU e Amnesty International principalmente. Queste fonti sono la sua forza.
Ve lo offro sperando che lo divulghiate il più possibile, perché quella "narrativa" distorta sul Terrorismo in Palestina sta causando tragedie all'infinito. Dobbiamo rettificarla, assolutamente, come primo passo per la pace.
Nell'introduzione troverete maggiori dettagli.
Grazie
Paolo Barnard, giornalista di Report, RAI3.

Introduzione.
In Medioriente dilaga il fenomeno del Terrorismo. A noi e' particolarmente noto il Terrorismo palestinese e/o islamico, ma c'e' anche il Terrorismo israeliano. Il primo e' internazionalmente riconosciuto, il secondo no. E qui sta il problema.
Prima di continuare e per sgombrare il campo da possibili equivoci, ribadiamo con decisione che non v'e' dubbio che per decenni alcuni gruppi palestinesi si siano macchiati, e ancora oggi si macchino, di orrendi crimini terroristici che non trovano alcuna giustificazione politica ne' morale. La condanna di questi crimini, che storicamente colpiscono soprattutto lo Stato di Israele, deve essere assoluta.
Eppure, rimane il fatto che in occidente si fatica ad ammettere che Israele ha praticato e pratica il terrorismo. Taluni rigettano questa nozione radicalmente, anche se la Storia lo dimostra in maniera incontrovertibile.
Ciò ha dato origine a una impostazione ideologica errata e catastrofica nelle sue conseguenze, a causa della quale ogni approccio internazionale al conflitto israelo-palestinese viene fatalmente viziato da un sistema di "due pesi due misure": solo ai palestinesi viene formalmente chiesto di abbandonare le pratiche terroristiche, a Israele mai. Questo produce continui fallimenti.
Tale pregiudizio trova appoggio in vaste fasce delle opinioni pubbliche occidentali. Infatti, alle parole "Terrorismo mediorientale" noi associamo d'istinto i volti dei guerriglieri palestinesi, libanesi o iraniani, ovvero del fanatismo islamico armato; ma non ci viene altrettanto spontaneo associarvi i volti dei soldati d'Israele, o quelli dei loro leader politici. Questo e' potuto accadere perché l'Occidente ha intenzionalmente alterato la "narrativa" del conflitto israelo-palestinese, per tutelare i propri interessi nell'area. Lo dimostra lo stesso linguaggio mediatico internazionale: da anni in tv o sulle prime pagine dei giornali gli attacchi palestinesi contro i civili israeliani sono sempre definiti (a ragione) "terroristici", ma quelli altrettanto terrorizzanti delle Forze di Difesa Israeliane contro i civili palestinesi sono sovente chiamati "di autodifesa"; le azioni dei kamikaze di Hamas sono "massacri", mentre le centinaia di omicidi extragiudiziali commessi dai Servizi Segreti israeliani vengono definiti "esecuzioni capitali mirate", e così all'infinito (Chomsky-Fisk-Said et al.).
Tutto ciò ci ha lentamente resi incapaci di riconoscere l'esistenza del Terrorismo di matrice israeliana, assieme alle atrocità che causa e che ha causato.
E' imperativo rettificare questo pregiudizio, iniziando dalla accettazione, da parte della comunità internazionale impegnata nel processo di pace, della verità storica. Questo significa che mentre giustamente condanniamo il Terrorismo palestinese, dobbiamo abbandonare il nostro rifiuto di riconoscere e di censurare il Terrorismo di Israele.
Se ciò non accadrà, non vi è speranza di pace in Medioriente.
A prova di quanto affermato sopra, sono di seguito elencati alcuni fra i peggiori atti di Terrorismo commessi in Medioriente dalla comunità sionista prima e da Israele o da israeliani poi, con una scrupolosa bibliografia. Le fonti sono principalmente i documenti dell'ONU e di Amnesty International; questo perché siamo consapevoli che nell'esporre un tema tanto controverso ci si deve affidare a fonti assolutamente e storicamente al di sopra delle parti. Abbiamo di proposito scartato ogni fonte che potesse anche vagamente essere accusata di partigianeria, e per tale motivo siamo stati costretti a non includere in questo documento centinaia di "atti di Terrorismo israeliani" riportati nella letteratura sul Medioriente.
Lo ribadiamo: questo lavoro non e' un atto di accusa contro Israele fine a sé stesso, perché se così fosse sarebbe un esercizio sterile. Esso vuole aiutare il pubblico a rettificare quella "narrativa" distorta che basandosi su "due pesi due misure" condanna il Medioriente a una violenza senza fine. Ai lettori il giudizio.

SINTESI STORICA ESSENZIALE PER LA COMPRENSIONE DEL DOCUMENTO.
Al declino dell'impero Ottomano, a partire dal 1880, gruppi di ebrei europei emigrarono in Palestina dove stabilirono alcune colonie. Fondarono il movimento Sionista, da cui presero il nome di sionisti.
Nel 1914, gli immigranti sionisti in Palestina erano 85.000, gli arabi musulmani e cristiani erano 500.000, ai quali si aggiungevano gli ebrei cosiddetti Ottomani (già presenti da tempo in Palestina e perfettamente integrati).
Nel 1916 le potenze europee siglarono l'accordo di Sikes-Picot: si trattava del piano alleato per dividere l'impero Ottomano (in disfacimento). Gli inglesi di fatto divennero la potenza coloniale in Palestina.
Nel 1921 cominciarono gli scontri fra arabi ed ebrei (a Jaffa 200 morti ebrei e 120 morti arabi).
Nel 1922 l'Inghilterra ricevette dalla Lega delle Nazioni il Mandato per la Palestina.
I rapporti fra arabi e sionisti si deteriorano, e nel frattempo le tensioni vengono peggiorate dalla ulteriore ondata di immigrazione di ebrei che fuggono dalla furia genocida di Hitler.
Cominciano le proposte inglesi di formazione di 2 Stati separati. Esse scontentano sia gli arabi che i sionisti, e le violenze nel frattempo aumentano. E' a questo punto che i sionisti si organizzano in gruppi di guerriglia.
Nel 1947 gli Inglesi rinunciano al Mandato e passano la palla all'ONU.
Nel Maggio 1948 gli Stati arabi mandano truppe in aiuto ai palestinesi. Ma già le truppe ebraiche avevano conquistato grandi fette di territorio designato dall'ONU come Arabo, provocando la fuga di 300.000 rifugiati palestinesi. Lo Stato d'Israele viene proclamato il 14 maggio 1948. La guerra continua, e all' inizio del 1949 Israele vince conquistando il 73% della Palestina. I rifugiati palestinesi sono ora 725.000.
Ai palestinesi, alla fine della guerra, rimane Gaza e la Cisgiordania. Nel 1956, Israele attacca l'Egitto conquistando Gaza e il Sinai, ma gli USA li convincono a ritirasi un anno dopo.
Nel 1964 gli Stati arabi creano l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP).
Nel Maggio 1967 il presidente egiziano Nasser stringe un patto di difesa con la Giordania. Ma Israele non aspetta, e nel Giugno 1967 attacca l'Egitto. E' la nota Guerra dei 6 Giorni. In un baleno Israele occupa il Sinai, Gaza, la Cisgiordania, parte del Golan siriano e Gerusalemme Est.
Nel Novembre 1967 il Consiglio di Sicurezza dell'ONU condanna la conquista dei territori da parte di Israele con la risoluzione 242, che specificamente chiede il ritiro israeliano dai territori occupati nella Guerra dei 6 Giorni.
1973, attacco egiziano e siriano a sorpresa contro Israele (guerra del Kippur). Israele e' in seria difficoltà, e solo grazie a un massiccio aiuto militare americano si riprende e addirittura avanza nel Golan.
La base della guerriglia dell'OLP si sposta nel Libano del sud. Nel 1978 Israele invade il sud del Libano. Di nuovo il Consiglio di Sicurezza dell'ONU condanna l'invasione con la risoluzione 425, e tenta di separare i belligeranti con un contingente di caschi blu (UNIFIL).
Nel Settembre 1978 il presidente egiziano Sadat va a Camp David negli USA, dove firma i famosi accordi con Israele. Israele in cambio si ritira dal Sinai. Sadat firma a Washington il 26 marzo 1979 la pace con Israele, primo Stato arabo a farlo. Nel 1982 Israele reinvade il Libano, e arriva fino a Beirut. Gli USA mediano nella fuga da Beirut dell'OLP e di Arafat, ma nessuno protegge i civili palestinesi: strage nel campo profughi di Sabra e Chatila. Israele si ritirerà dal Libano (esclusa una fascia al sud) nel 1985. Dicembre 1987. Nei territori occupati il pugno di ferro di Israele trova ora un fronte unito, e i giovani palestinesi si lanciano nell'Intifada (sollevazione).
Nel 1988 Arafat rinuncia ufficialmente al Terrorismo e accetta la risoluzione 242, implicitamente riconoscendo l'esistenza di Israele. 1993: a Oslo si svolgono colloqui segreti fra l'OLP e il laborista israeliano Shimon Perez con mediazione norvegese di Joan Jorgen Holst.
Il 9 Settembre 1993 Arafat firma la lettera di riconoscimento dello Stato di Israele, e Israele il 10 Settembre riconosce l'OLP come il legittimo rappresentante dei palestinesi.
Lunedì 13 Settembre 1993 Arafat e Rabin a Washington firmano una Dichiarazione di Principi, che comprende il mutuo riconoscimento di Israele e dell'OLP, il ritiro israeliano da Gaza e da Jerico, e un non meglio specificato ritiro israeliano da alcune aree della Cisgiordania entro 5
anni (accordi di "Oslo"). A partire dal 1999 il premier israeliano Barak concede ad Arafat alcuni territori in più, e a metà del 2000 l'Autorità Palestinese si trova a controllare il 40% della Cisgiordania e il 65% di Gaza. Ma stiamo parlando di pezzetti di territorio palestinese scollegati e interamente circondati da insediamenti ebraici, e controllati giorno e notte da cordoni di militari israeliani.
Nel luglio del 2000 il presidente americano Clinton convince Arafat e il premier israeliano Barak ad andare a Camp David (USA) per finalizzare gli accordi di Oslo. L'incontro naufraga in un nulla di fatto.
28 Settembre 2000. Ariel Sharon, leader dell'opposizione israeliana, sfila a piedi presso la moschea di Al Aqsa a Gerusalemme, che è uno dei luoghi più sacri della religione musulmana. Questo viene visto come un oltraggio imperdonabile, e i palestinesi si lanciano nella seconda Intifada. Nel febbraio 2001 il laborista Barak perde le elezioni e diviene premier Ariel Sharon del partito Likud.

IL TERRORISMO SIONISTA:
La prima fase dal 1942 al 1947, prima della nascita dello Stato di Israele.
* I testi virgolettati sono traduzioni di documenti originali. Le spiegazioni del redattore sono in corsivo.
1942.
"Durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale anche la comunità sionista (in Palestina) adottò metodi violenti di lotta. L'uso del Terrorismo da parte loro e' descritto in un documento ufficiale del governo britannico di allora": 'Nel 1942 un piccolo gruppo di estremisti sionisti, guidati da Abraham Stern, si fece notare per una serie di omicidi e di rapine politicamente motivati" (1)
***
1944.
"Il Ministro inglese per il Medioriente, Lord Moyne, viene assassinato da due membri del gruppo Stern, al Cairo. Sempre nello stesso anno il gruppo fuorilegge sionista Irgun Tzeva'i Leumi distrugge numerose proprietà del governo britannico. Le azioni terroristiche dei gruppi Stern e Irgun sono state condannate dallo stesso portavoce della Comunità Ebraica". (1)
***
1946.
"Il 22/7/1946, la campagna condotta delle organizzazioni terroristiche (sioniste) raggiunse nuovi livelli, con una esplosione che distrusse un'ala dell'hotel King David di Gerusalemme, che conteneva gli uffici della Segreteria del governo e il quartier generale britannico, uccidendo 86
impiegati, arabi ebrei e inglesi, e 5 passanti". (1)
***
1946.
"Altre attività terroristiche (sioniste) includono: il rapimento di un giudice inglese e di alcuni ufficiali, e l'attentato dinamitardo a un Club di Ufficiali inglesi a Gerusalemme con grave perdita di vite umane". (1)
***
"Menachem Begin (futuro premier israeliano) fu definito dagli inglesi un "leader terrorista" per aver fatto esplodere l'hotel King David a Gerusalemme, che a quel tempo venne considerato uno dei peggiori atti terroristici del secolo." (1bis)
***
Un altro documento ufficiale britannico del 1946 dichiara:
"Il Governo di Sua Maestà britannica e' arrivato alle seguenti conclusioni: che il gruppo (sionista) Haganah e il suo associato Palmach lavorano sotto il controllo politico dei membri della Agenzia Ebraica; e che essi sono responsabili di sabotaggi e di violenze..." (2)
***
"Questa campagna terroristica contro gli arabi palestinesi e contro gli inglesi raggiunse tali proporzioni che Churchill, un forte sostenitore dei sionisti e a quel tempo Primo Ministro inglese, dichiarò alla Camera dei Comuni: "Se i nostri sogni per il sionismo devono finire nel fumo delle pistole degli assassini e se i nostri sforzi per il futuro del sionismo devono produrre un nuovo gruppo di delinquenti degni della Germania nazista, molti come me dovranno riconsiderare le posizioni tenute così a lungo". (3)

ALCUNI COMMENTI STORICI SU QUESTO PERIODO.

"Il grande umanista sionista Ahad Ha'am lanciò un allarme contro la violazione dei diritti dei palestinesi (da parte dei sionisti): 'E cosa sta facendo la nostra gente in Palestina? Erano servi nelle terre della Diaspora e d'improvviso si trovano con una libertà senza limiti, e questo cambiamento ha risvegliato in loro un'inclinazione al despotismo. Essi trattano gli arabi con ostilità e crudeltà, gli negano i diritti, li offendono senza motivo, e persino si vantano di questi atti. E nessuno fra di noi si oppone a queste tendenze ignobili e pericolose" (4)
***
Dichiarazione di Lord Sydenham alla Camera dei Lord di Londra sul Mandato britannico in Palestina (1922):
"Il danno prodotto dall'aver riversato una popolazione aliena (i sionisti immigrati in Palestina) su una terra araba forse non si riparerà mai più...Ciò che abbiamo fatto, facendo concessioni non agli ebrei ma ad un gruppo di estremisti sionisti, è stato di aprire una ferita in Medioriente, e nessuno può predire quanto essa si allargherà". (5)
***
Dichiarazione della Commissione Shaw del governo inglese, a proposito delle violenze fra arabi e sionisti nel 1929:
"...prima della Grande Guerra (1915-18) gli arabi e gli ebrei vivevano fianco a fianco, se non in amicizia, almeno con tolleranza... negli 80 anni precedenti (alla Grande Guerra) non ci sono memorie di scontri violenti (come quelli iniziati nel 1920)." (6)
***
"L'espansione territoriale (sionista) attraverso l'uso della forza produsse un grande esodo di rifugiati (palestinesi) dalle zone degli scontri. I palestinesi sostengono che questa era un politica precisa che mirava all'espulsione degli arabi per far posto agli immigrati (sionisti) e citano, fra le altre, le dichiarazioni del leader sionista Theodor Herzl":
"Tenteremo di sospingere la popolazione (palestinese) in miseria oltre le frontiere procurandogli impieghi nelle nazioni di transito, mentre gli negheremo qualsiasi lavoro sulla nostra terra... Sia il processo di espropriazione che l'espulsione dei poveri (palestinesi) devono essere condotti con discrezione e con attenzione..." (7)
***
Da un documento delle Nazioni Unite:
"La comunità ebraica della Palestina ancora si rifiuta pubblicamente di aiutare l'Amministrazione (ONU) a reprimere il Terrorismo (sionista), e cita come ragione il fatto che le politiche dell'Amministrazione sarebbero contrarie agli interessi ebraici." (8)

IL TERRORISMO SIONISTA-ISRAELIANO:
La seconda fase, dal 1947 al 1977, attraverso la nascita dello Stato di Israele.

"Uno dei più scabrosi atti di Terrorismo (sionista) contro la popolazione civile (palestinese) si registra, secondo fonti palestinesi ma anche secondo altre fonti, nell'aprile 1948 a Deir Yassin, un villaggio palestinese vicino a Gerusalemme. Un ex governatore militare israeliano di Gerusalemme scrive in proposito":
"Il 9 aprile abbiamo subito una sconfitta morale, quando le due gang Stern ed Etzel (sionisti) lanciarono un attacco immotivato contro il villaggio di Deir Yassin... Si trattava di un villaggio pacifico, che non aveva aiutato le truppe arabe di oltre frontiera e che non aveva mai attaccato le zone ebraiche. Le gang (sioniste) lo avevano scelto solo per ragioni politiche. Si e' trattato di un atto di puro Terrorismo... Alle donne e ai bambini non fu dato tempo di fuggire... e molti di loro furono fra le 254 vittime assassinate, secondo l'Alto Comitato Arabo... Quell'evento fu un disastro in tutti i sensi... (le gang) si guadagnarono la condanna della maggioranza degli ebrei di Gerusalemme". (9)
***
Alcuni leader sionisti negarono la strage di Deir Yassin, ma anche nella negazione ammisero esplicitamente di aver usato l'arma del Terrorismo psicologico, che non e' meno letale. Scrisse Menachem Begin (futuro premier di Israele):
"Il panico travolse gli arabi nella Terra di Israele e iniziarono a fuggire in preda al terrore. Non ciò che accadde a Deir Yassin, ma ciò che fu inventato su Deir Yassin ci aiutò a vincere...in particolare nella conquista di Haifa, dove le forze ebraiche avanzarono come un coltello nel burro mentre gli arabi fuggivano nel panico gridando 'Deir Yassin!'." (10)
***
Menachem Begin fu però ritenuto uno dei responsabili della strage di Deir Yassin:
"Il 9 aprile un'atrocità di enormi proporzioni fu perpetrata a Deir Yassin... furono massacrate 254 persone da membri della gang di Menachem Begin. Alcuni uomini del villaggio furono trascinati attraverso Gerusalemme prima di essere uccisi." (11)
***
"Quante atrocità furono commesse (dai sionisti) forse non si saprà mai, ma furono sufficienti a spingere l'allora Ministro israeliano dell'agricoltura, Aharon Cizling, ad affermare: 'Adesso anche gli ebrei si sono comportati come nazisti e tutta la mia anima ne è scossa...Ovviamente dobbiamo nascondere al pubblico questi fatti...Ma devono essere indagati". (12)
***
1948. "Folke Bernadotte fu nominato mediatore (in Palestina) dall'Assemblea Generale dell'ONU...ma prima che l'ONU potesse considerare le sue osservazioni fu assassinato dalla gang (sionista) Stern, una delle tante organizzazioni terroristiche le cui azioni erano diventate più spudorate dalla fine del Mandato (britannico). Il rapporto delle Nazioni Unite sull'assassinio disse che il governo provvisorio di Israele doveva assumersi la piena responsabilità di queste uccisioni... Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU chiese al governo di Israele di indagare e di presentare un rapporto, ma nessun rapporto fu mai presentato...Gli assassini di Bernadotte vestivano uniformi dell'esercito israeliano." (12 bis)
***

Dalla proclamazione dello Stato di Israele (14/05/1948) e durante il trentennio successivo il Terrorismo israeliano nei territori occupati si esprime in una miriade di atti criminosi, in particolare rivolti alla popolazione palestinese dei territori occupati, al punto da richiedere nel 1977 l'intervento ufficiale e indignato dell'ONU con una risoluzione di condanna che parla chiaro: "L'Assemblea Generale ha ripetutamente votato risoluzioni che criticano le azioni di Israele nei territori occupati. La risoluzione votata nel 1977, che riflette i toni di quelle precedenti, dichiara che l'Assemblea": 'Condanna le seguenti politiche e pratiche israeliane: a)... b)... c) L'evacuazione, deportazione, espulsione, e trasferimento degli abitanti arabi dei territori occupati e la negazione del loro diritto di ritorno
- d) L'espropriazione e confisca delle proprietà arabe nei territori occupati
- e) La distruzione e demolizione delle case (arabe) - f) Gli arresti di massa e i maltrattamenti della popolazione araba
- g) I maltrattamenti e le torture dei detenuti (arabi)...''(La Commissione dell'ONU per i Diritti Umani) deplora ancora una volta le continue violazioni da parte di Israele delle norme della legalità internazionale nei territori arabi occupati... in particolare le gravi violazioni di Israele della Convenzione di Ginevra per la Protezione dei Civili in stato di guerra, che sono considerate crimini di guerra e un affronto all'umanità.' (13).IL TERRORISMO ISRAELIANO:
La terza fase, dal 1977 al 1988.
Israele, col pretesto di combattere il Terrorismo palestinese, bombarda e attacca il sud del Libano dal 1973 al 1978, causando enormi sofferenze fra i civili e la fuga verso Beirut di centinaia di profughi shiiti. (14) Poi, nel 1978, alcuni terroristi palestinesi provenienti dal Libano meridionale si infiltrano in Israele e massacrano trentasette turisti israeliani su una spiaggia di Haifa. In reazione a questo crimine Israele invade il sud del Libano, causando circa 2000 morti, la maggioranza civili. (15) Di nuovo il Consiglio di Sicurezza dell'ONU condanna l'invasione con la risoluzione 425, e tenta di separare i belligeranti con un contingente di caschi blu ONU (UNIFIL). L'UNIFIL però dovrà fare i conti con la presenza nell'area libanese sotto occupazione israeliana delle spietate milizie mercenarie della South Lebanese Army, che erano interamente sotto il controllo di Israele e che per conto di Israele conducevano azioni militari e ogni sorta di atto terroristico, come quello qui descritto:
"I soldati irlandesi (dell'UNIFIL) Derek Smallhorn, Thomas Barrett e John O'Mahony stavano scortando due osservatori dell'ONU all'interno della zona di Haddad (leader della South Lebanese Army). Caddero in una imboscata di miliziani cristiani e furono portati a Bent Jbail, dove O'Mahony riuscì a fuggire... Smallhorn e Barrett furono visti da un osservatore americano dell'ONU mentre, terrorizzati, venivano sospinti su un'auto... un'ora più tardi venivano assassinati con un singolo colpo alla nuca... Gli Israeliani, che controllavano la zona, negarono di essere al corrente delle uccisioni... Ma ciò che infuriò gli ufficiali del 46esimo Battaglione irlandese (dell'UNIFIL) fu che ricevettero informazioni riservate secondo cui un agente dello Shin Bet (servizi segreti israeliani) era presente all'assassinio di Smallhorn e Barrett... il suo nome in codice era Abu Shawki... Una indagine dell'ONU identificò gli assassini... Ma Israele, che si definisce il cacciatore di 'Terroristi', non volle consegnarli, e non li condannò come 'Terroristi'; al contrario, li aiutò a lasciare il Libano, attraverso Israele, e a stabilirsi a Detroit (Usa)". (16)
***
Nel 1982 Israele invade il Libano; il ministro della difesa di allora è Ariel Sharon (futuro premier). Uno dei più atroci crimini di guerra (e atto di Terrorismo) degli ultimi 50 anni accade proprio sotto gli occhi e con la connivenza piena delle truppe israeliane. (17) Parliamo del massacro di Sabra e Chatila, i cui esecutori materiali furono le milizie falangiste libanesi sotto il pieno controllo di Israele. (17)
"Il 15 settembre 1982 Bashir Gemayel, presidente del Libano, fu assassinato... Lo stesso giorno le forze israeliane avanzarono su Beirut ovest. Il 16 di settembre gli israeliani arrivarono a controllare quasi tutta Beirut ovest e circondarono i campi profughi palestinesi. Il giorno seguente il Consiglio di Sicurezza dell'ONU condannò la mossa di Israele con la risoluzione 520... IL 17 settembre giunse notizia che gruppi armati erano entrati nel campo profughi di Sabra e Chatila di Beirut ovest e ne stavano massacrando la popolazione civile. Il 18 settembre fu confermato che una strage immane era stata compiuta. Centinaia di cadaveri di uomini donne e bambini furono scoperti, alcuni mutilati, altri apparentemente uccisi mentre tentavano di fuggire; molte case erano state fatte saltare in aria con dentro gli occupanti." (18)
***
Le responsabilità israeliane per quel massacro sono documentate oltre ogni dubbio. La commissione di inchiesta dello stesso governo israeliano, la Commissione Kahan, nel suo rapporto dell'8 febbraio 1983 dichiara:"Menachem Begin (allora premier di Israele) fu responsabile di non aver esercitato una maggior influenza e consapevolezza nella questione dell'introduzione dei falangisti nei campi (profughi). Ariel Sharon (Min. Difesa di Isr.) fu responsabile di aver ignorato il pericolo di strage e di vendetta quando diede il permesso ai falangisti di entrare nei campi (profughi), ed è anche responsabile di non aver agito per impedire la strage... la nostra conclusione e' che il Ministro della Difesa è personalmente responsabile. Il Capo di Stato Maggiore (israeliano) Eitan non diede i giusti ordini per prevenire il massacro. La Commissione chiede che il Ministro della Difesa rassegni le sue dimissioni." (19)
***
L'invasione israeliana del Libano nel 1982 fu approvata dagli Stati Uniti (20), e costò la vita a circa 17.000 civili innocenti. (21)
***
Fra i crimini terroristici e di guerra dello Stato di Israele vi è anche la continua violazione di quasi tutte le fondamentali norme della legalità internazionale. Le seguenti parole esprimono una condanna agghiacciante della condotta di Israele nei territori occupati attraverso tutti gli anni '80:
"In particolare, le politiche (di Israele) e le sue azioni nei territori occupati continuano a costituire violazioni evidenti di una serie di precise norme di legalità internazionale. Queste norme sono: la Carta delle Nazioni Unite - la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani - la Convenzione di Ginevra per la Protezione dei Civili in stato di guerra del 12 agosto 1949 - la Convenzione di Ginevra per la Protezione dei Prigionieri di guerra del 12 agosto 1949... Le politiche di deportazione, le torture dei detenuti, gli arresti di massa, la demolizione delle case (palestinesi), i pestaggi arbitrari e gli omicidi di persone innocenti - fra cui bambini donne e anziani - oltre alle umiliazioni inflitte ai palestinesi nella loro vita quotidiana, sono state sistematicamente applicate dalle autorità israeliane nei territori occupati. Tutto ciò è stato aggravato dalla crescente violenza dei coloni (ebrei) armati contro la popolazione palestinese disarmata." (22)
***
Il Comitato Internazionale della Croce Rossa lancia le stesse accuse a Israele, aggiungendovi la condanna dell'odiosa pratica delle truppe israeliane di espellere i civili palestinesi dalle loro abitazioni e di murarne le entrate, nonché la pratica di confiscare arbitrariamente le loro terre e dichiararle proprietà di Israele. (23)
***
Le condanne internazionali di Israele si susseguono in un coro continuo, ma Israele le ignora totalmente. Come già nel 1977, nel 1985 di nuovo la Commissione dell'ONU per i Diritti Umani vota una risoluzione (1985/1A) di forte condanna in cui si legge: "...Israele si rifiuta di permettere al Comitato Speciale di avere accesso ai territori occupati... la Commissione conferma la sua dichiarazione secondo cui le violazioni israeliane della Quarta Convenzione di Ginevra sono crimini di guerra e un insulto
all'umanità." (24)
***
Nel 1988, in piena Intifada (sollevazione) palestinese, la Commissione dell'ONU per i Diritti Umani vota una risoluzione che denuncia ancora il Terrorismo di Israele: "Nella risoluzione 1988/1A, la Commissione ripete la sua condanna delle politiche israeliane di violenza nei territori occupati, dove vengono spezzate le ossa ai bambini, alle donne e agli uomini, e dove le donne abortiscono a causa dei pestaggi. (La Commissione) condanna altre pratiche violente e sistematiche di Israele, fra cui le uccisioni, i ferimenti, gli arresti e le torture... e i rapimenti di bambini palestinesi." (25)
***
"Nel corso dell'anno (1988) Israele continuò a reprimere i palestinesi nei territori occupati... culminando con l'assassinio a Tunisi, commesso da un commando israeliano il 16 aprile, di Khalil al-Wazir, vice comandante in capo delle forze palestinesi e membro del Comitato centrale dell'OLP... Il 25 aprile il Consiglio di Sicurezza dell'ONU adottò la risoluzione 611... in cui si condanna Israele per l'aggressione contro la sovranità e l'integrità territoriale della Tunisia, in violazione flagrante della Carta delle Nazioni Unite, della legalità internazionale e delle norme di condotta." (26)
***
"L'assassinio di Khalil al-Wazir... corrispondeva perfettamente alla definizione del Dipartimento di Stato americano di cosa sia il 'Terrorismo internazionale', ma nessun dipartimento del governo USA suggerì che Israele fosse colpevole di Terrorismo." (27)

ISRAELE E L'USO DELLA TORTURA.

Come si e' già visto, nei rapporti della Commissione dell'ONU per i Diritti Umani si accusa spesso Israele di praticare la tortura, che è uno strumento di Terrore universalmente condannato. Lo Stato di Israele non solo pratica la tortura, ma è persino arrivato a legalizzarla, unica fra le democrazie mondiali. Lo afferma Amnesty International:
"Lo Stato di Israele ha a tutti gli effetti legalizzato la tortura, nonostante sia un firmatario della Convenzione Contro la Tortura (dell'ONU). Israele ha fatto questo in tre modi: primo, l'uso da parte dello Shin Bet (Servizio di Sicurezza) di 'quantitativi moderati di pressioni fisiche (sui detenuti) fu permesso dal rapporto della Commissione Landau nel 1987 e approvato dal governo... secondo, dall'ottobre 1994 il Comitato Ministeriale di Controllo dello Shin Bet, organo del governo di Israele, ha rinnovato il diritto di praticare (sui detenuti) un uso ancor maggiore della forza fisica... e terzo, nel 1996 la Suprema Corte di Israele ha emesso una sentenza che permette a Israele di continuare nell'uso della forza fisica contro specifici detenuti." (28)
***
B'Tselem, forse la più autorevole organizzazione per i Diritti Umani d'Israele, scrive:
"Nel 1995 un detenuto palestinese è morto a causa degli 'strattonamenti' (sotto interrogatorio). Il Primo Ministro di allora, Yitzhak Rabin, affermò in quella occasione che quel metodo di pressione fisica era stato usato contro 8.OOO detenuti... Neppure la morte di quel detenuto convinse il governo a proibire quei metodi brutali durante gli interrogatori." (29)
***
"Esiste una montagna di prove sull'uso israeliano della tortura. Chiunque ne dubiti dovrebbe chiedere di avere accesso al 'Complesso Russo' dei servizi segreti israeliani a Gerusalemme, oppure ai prigionieri della prigione di Khiam, nella (ex) zona occupata da Israele nel sud del Libano." (30)

ISRAELE E GLI OMICIDI POLITICI, LE DEMOLIZIONI, IL TERRORISMO MILITARE, FINO AI NOSTRI GIORNI.

Lo Stato di Israele ha legittimizzato la pratica di ammazzare presunti o sospetti "terroristi" senza neppure arrestarli, senza dunque sottoporli ad alcun procedimento legale, senza diritto di difesa o di appello. Semplicemente li ammazza. Scrive Amnesty International:
"L'uso degli omicidi politici. Israele non solo ha praticato la condanna a morte extragiudiziale per trent'anni, ma ha anche ufficialmente approvato questa pratica. Dal 9 dicembre 1987 al 13 settembre 1993 circa 1.070 civili palestinesi sono stati uccisi dalle forze di sicurezza israeliane nei territori occupati... il tentato omicidio di Khaled Mesh'al ad Amman e' una flagrante violazione del diritto alla vita... ma il rapporto della commissione di inchiesta del governo israeliano (su questo evento) e' scioccante nel suo disprezzo per la legalità... Continua a esserci una impunità quasi totale per gli omicidi extragiudiziali inflitti ai palestinesi da parte delle forze di sicurezza israeliane. Le forze di sicurezza israeliane che praticano la condanna a morte extragiudiziale non portano prove di colpevolezza (delle vittime), ne' concedono il diritto di difesa." (31)
***
Questo è l'amaro commento su queste pratiche dell'organizzazione israeliana per i Diritti Umani B'Tselem:"Gli omicidi sono stati parte integrante delle politiche di sicurezza israeliane per molti anni. Israele e' l'unica nazione democratica che considera legittime queste pratiche." (32)
***
Abbiamo già parlato della distruzione arbitraria di abitazioni civili palestinesi da parte delle forze di sicurezza israeliane nei territori occupati. Questo crimine e' continuato fino ai giorni nostri, al punto che Amnesty International nel 1999 ha pubblicato un rapporto dove la durezza della condanna espressa e' marcatamente superiore al passato:
"Dal 1967, anno dell'occupazione israeliana della Cisgiordania, di Gerusalemme est e di Gaza, migliaia di case palestinesi sono state distrutte... si tratta di abitazioni ammobiliate, occupate sovente da più famiglie con molti bambini, cui spesso vengono dati solo 15 minuti per raccogliere le proprie cose e andarsene. Ma la politica di Israele e' basata sulla discriminazione. I palestinesi vengono colpiti per nessun'altra ragione a parte il fatto di essere palestinesi. Nel fare ciò gli Israeliani hanno violato la Quarta Convenzione di Ginevra." (33)
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"Nell'ambito dell'operazione militare israeliana denominata "Grapes of Wrath", l'esercito di Israele ha attaccato la sede ONU di Qana con la morte di 102 civili." (34)
***
Una dei più gravi atti terroristici israeliani, in violazione di ogni norma morale e di legalità internazionale, e' l'indiscriminato attacco armato agli operatori medici e paramedici che vanno in soccorso ai civili e ai militari palestinesi feriti o uccisi durante gli scontri. Questa ignobile pratica e' documentata oltre ogni dubbio:"Le Forze di Difesa israeliane hanno sparato sui veicoli che tentavano di raggiungere gli ospedali, con conseguenti morti e feriti. Medici e personale paramedico sono stati uccisi da colpi di arma da fuoco (israeliani) mentre viaggiavano sulle ambulanze, in chiara violazione della legalità internazionale. (35)
***
"Durante l'operazione "Grapes of Wrath", l'esercito di Israele, secondo il nostro rapporto, ha attaccato un'ambulanza che trasportava civili, uccidendone sei." (36)
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"E' stata mostrata in televisione la morte di Muhammad al-Dura, di 12 anni (palestinese), colpito a morte all'incrocio Netzarim il 30 settembre a Gaza, mentre il padre tentava di proteggerlo. L'ambulanza che e' corsa a soccorrere Muhammad al-Dura e suo padre fu bersagliata di colpi d'arma da fuoco e l'autista fu ucciso." (37)
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Anche la Croce Rossa Internazionale e' duramente intervenuta nel condannare questi atti di terrorismo militare:
"Il 2 aprile 2002 Il Comitato Internazionale delle Croce Rossa '...urgentemente e solennemente fa appello a tutti coloro che fanno uso di armi di rispettare la Quarta Convenzione di Ginevra relativa alla Protezione dei Civili in stato di Guerra." (38)
***
La negazione di soccorso medico urgente alla popolazione palestinese da parte dell'esercito di Israele non si limita all'attacco alle ambulanze in situazioni di conflitto. Ai posti di blocco israeliani, disseminati su tutti i territori occupati, avvengono fatti gravi. La denuncia e' sempre di Amnesty International:
"Altri ostacoli sono stati messi al diritto dei pazienti palestinesi di recarsi in ospedale, con ritardi ai posti di blocco o con il rifiuto di passare imposto dai soldati israeliani... secondo B'Tselem (forse la più autorevole organizzazione per i Diritti Umani d'Israele) ciò ha prodotto dei decessi. La Quarta Convenzione di Ginevra relativa alla Protezione dei Civili in stato di Guerra e' stata continuamente violata dall'esercito di Israele." (39)
***
"Almeno 29 sono stati i decessi in seguito al rifiuto (da parte dei soldati israeliani ai posti di blocco) di concedere il passaggio verso i centri medici, o a causa dei ritardi... ci sono stati diversi casi di parto ai posti di blocco." (39 bis)

GLI ULTIMI GRAVI SVILUPPI NEI TERRITORI OCCUPATI. ISRAELE DI NUOVO SOTTO ACCUSA PER GRAVI VIOLAZIONI E PER TERRORISMO MILITARE.

A conclusione di questa inquietante cronologia di eventi, che dimostra ampiamente l'uso israeliano, sia come Stato che come individui, del Terrorismo, proponiamo alcuni spezzoni relativi agli ultimi tragici sviluppi nei territori occupati. Sono tratti anche dai media internazionali e non pretendono di dare un quadro completo delle presunte atrocità commesse da Israele in questi giorni, per due motivi: perché non sono state ancora indagate ufficialmente e perché l'offensiva israeliana e' ancora in corso.

Commenti sui fatti di questi giorni (aprile 2002)
"In ogni caso, le Forze di Difesa israeliane hanno agito come se il loro principale scopo fosse quello di punire tutti i palestinesi. Le Forze di Difesa israeliane hanno compiuto atti che non avevano nessuna importanza militare ovvia; molti di questi, come gli omicidi extragiudiziali, la distruzione delle case (palestinesi), la detenzione arbitraria (di palestinesi) e le torture, violano i Diritti Umani internazionalmente sanciti e la legalità internazionale... L'esercito di Israele, oltre a uccidere i palestinesi armati, ha anche colpito e ucciso medici e giornalisti, ha sparato alla cieca sulle case e sulla gente per la strada... I delegati di Amnesty International che dal 13 al 21 di marzo hanno visitato i territori occupati hanno visto una scia di devastazione... Le Forze di Difesa israeliane hanno deliberatamente tagliato l'elettricità, l'acqua, i telefoni, lasciando isolate intere aree per almeno 9 giorni. Hanno negato l'accesso alle agenzie umanitarie dell'ONU che volevano portare soccorso, e persino ai diplomatici che volevano rendersi conto dell'accaduto... Hanno vietato alle ambulanze, incluse quelle del Comitato Internazionale delle Croce Rossa, di muoversi, o hanno causato loro ritardi che mettevano in pericolo la vita dei pazienti. Hanno sparato ai medici che tentavano di aiutare i feriti, che sono morti dissanguati per le strade." (40)
***
"Scrive Aviv Lavie sul giornale Ha'aretz (israeliano): 'Un viaggio attraverso i media israeliani mette in mostra un enorme e imbarazzante vuoto fra quello che ci viene raccontato e quello che invece il mondo vede, legge e sente. Sui canali televisivi arabi, ma non solo su quelli, si possono vedere le immagini dei soldati israeliani che invadono gli ospedali (palestinesi), che distruggono i macchinari medici, che danneggiano i farmaci, e che rinchiudono i medici lontano dai loro pazienti.' (41)
***
Zbigniev Brzezinski, ex Consigliere per la Sicurezza Nazionale del Presidente USA Jimmy Carter, ha detto:
"La realtà e' che i morti palestinesi sono tre volte quelli israeliani, e fra loro un numero relativamente piccolo erano veramente guerriglieri. La maggior parte erano civili. Alcune centinaia erano bambini." (42)
***
"Per reprimere la resistenza palestinese, un ufficiale israeliano di alto rango ha sollecitato l'esercito 'ad analizzare e a far proprie le lezioni su come l'esercito tedesco combatté nel Ghetto di Varsavia'. A giudicare dal recente massacro dell'esercito di Israele nella Cisgiordania - ha colpito le ambulanze e i medici palestinesi, ha ucciso dei bambini palestinesi "per sport" (scritto da Chris Hedges, New York Times, ex capo della redazione al Cairo), ha rastrellato, ammanettato e incappucciato tutti gli uomini palestinesi dai 14 ai 45 anni, cui sono stati stampati i numeri di riconoscimento sulle braccia, ha torturato indiscriminatamente, ha negato l'acqua, l'elettricità, il cibo e l'assistenza medica ai civili palestinesi, ha usato dei palestinesi come scudi umani e ha abbattuto le loro case con gli abitanti ancora all'interno - sembra che l'esercito di Israele abbia seguito i suggerimenti di quell'ufficiale. Ma se gli israeliani non voglio essere accusati di essere come i nazisti, devono semplicemente smettere di comportarsi da nazisti." (43)
***
"I palestinesi devono essere colpiti, e provare molto dolore. Dobbiamo infliggergli delle perdite, delle vittime, così che paghino un prezzo pesante." (dichiarazione dell'attuale Primo Ministro di Israele, Ariel Sharon, a una conferenza stampa del 5 marzo 2002.)

Bibliografia.
1. ONU: La questione palestinese. British Government, The political history of Palestine (Memorandum to the United Nations Special Committee on Palestine, Jerusalem 1947, p.30)
1 bis. Robert Fisk, "Pity the Nation", Oxford University Press, 1990, p. 280
2. ONU: La questione palestinese. British Government, Palestine: Statement relating to acts of violence, Cmd. 6873 (1946), p.3
3. ONU: La questione palestinese. British Government, survey of Palestine, vol. 1, p.73
4. ONU: La questione palestinese. Kohn, Hans, "Ahad Ha'am: Nationalists with a difference" in Smith, Gary (ed.): Zionism: the Dream and the Reality (New York, Harper and Row, 1974), pp. 31-32
5. ONU: La questione palestinese. British Government, Hansard's reports, House of Lords, 21 june 1922, p. 1025
6. ONU: La questione palestinese. Report of the Commission on the Palestine Disturbances of august 1929, Cmd.3530 (1930), p.150
7. ONU: La questione palestinese. Herzl, Theodore, "The complete diaries" (N.Y. Herzl Press, 1969) vol. I, p.88
8. ONU: La questione palestinese. Official records of the General Assembly, Second Session, Supplement No. 11, document A/364, vol. II, p.28
9. ONU: La questione palestinese. Joseph, Dov, "The Faithful City" (N.Y. Simon & Schuster, 1960), pp. 71-72
10. ONU: La questione palestinese. Begin, op. cit., pp. 164-165
11. David McDowall, "Palestine and Israel", I.B. Tauris & Co Ltd, 1989, p.194
12. David McDowall, "Palestine and Israel", I.B. Tauris & Co Ltd, 1989, p.195
12 bis. ONU: La questione palestinese. Official records of the Security Council, Third Year, Supplement for October 1948, pp. 4-9, documents S/1018
13. ONU: La questione palestinese. General Assembly resolutions 32/91 C of 13 december 1977 & Commission on Human Rights resolution 1 (XXXIII) of 15
february 1977
14. David McDowall, "Palestine and Israel", I.B. Tauris & Co Ltd, 1989, p. 33
15. & 16 Robert Fisk, "Pity the Nation", Oxford University Press, 1990, p. 123 & p.p. 151-152
17. Rapporto della Commissione d'Inchiesta Kahan sugli eventi nei campi profughi di Beirut (8 febbraio 1983)
18. The Origins and Evolution of the Palestine Problem, United Nations, N.Y. 1990
19. Rapporto della Commissione d'Inchiesta Kahan sugli eventi nei campi profughi di Beirut (8 febbraio 1983)
20. Ze'ev Schiff, "Green Light, Lebanon" Foreign Policy, Spring 1983
21. Robert Fisk, "The Awesome Cruelty of a Doomed People", The Independent, 12/09/2001, p.6
22. ONU: La questione palestinese. Report of the Special Committee to Investigate Israeli practices affecting Human Rights of the population of the Occupied Territories (A/43/694), paras.499 and 619
23. ICRC Annual Reports: 1984, pp. 66-68; 1985, pp. 72-73; 1986, pp. 71-72; and 1987, pp. 83-85
24. ONU: La questione palestinese. 41esima Sessione a Ginevra della Commissione ONU per i Diritti Umani, febbraio 1985
25. ONU: La questione palestinese. Commissione ONU per i Diritti Umani, rapporto alla 44esima Sessione, marzo 1988
26. Consiglio di Sicurezza dell'ONU, 21-25 aprile 1988, risol. 611
27. Robert Fisk, "Pity the Nation", Oxford University Press, 1990, p. 441
28. Amnesty International Reports, London. 53rd UN Commission on Human Rights (1997): Statements and press releases by AI
29. B'Tselem, Israel, "Legitimizing Torture", Special Report,January 1997
30. Robert Fisk, "Pity the Nation", Oxford University Press, 1990, p. 403
31. 54th UN Commission on Human Rights (1998): Statements and Press Releases issued by Amnesty International. ISRAEL AND THE OCCUPIED TERRITORIES State assassinations and other unlawful killings 02/2001
32. Israeli Assassination Policy : extra-judicial executions. Written by Yael Stein, B'Tselem, Israel
33. Amnesty International Reports, London. AI 12/1999 ISRAEL AND THE OCCUPIED TERRITORIES "Demolition and Dispossession"
34. Amnesty International Reports, London. AI 1996-2002
35. Amnesty International Reports, London. ISRAEL/OCCUPIED TERRITORIES 03/2002, "Attacks on health personnel and disrupted health care"
36. Amnesty International Reports, London. AI 1996-2002
37. Amnesty International Reports, London. 11/2000 MEDICAL LETTER WRITING ACTION, "Killing and disrupted helth care in the context of the palestinian uprising"
38. Amnesty International Reports, London. MEDICAL LETTER WRITING ACTION, "Update on attacks on health personnel and disrupted health care", ISRAEL/OCCUPIED TERRITORIES/PALESTINIAN AUTHORITY
39. Amnesty International Reports, London. ISRAEL/OCCUPIED TERRITORIES 03/2002, "Attacks on health personnel and disrupted health care"
39 bis. Marton R., Weingarten M. Response from Physicians for Human Rights-Israel
40. Amnesty International Reports, London. ISRAEL AND THE OCCUPIED TERRITORIES, "The heavy price of Israeli incursions", 12/04/2002
41. Alexander Cockburn, "Sharon's wars", American Journal, 09/04/2002
42. Zbigniev Brzezinski, intervistato al Lehrer News Hour, PBS, USA
43. Norman G. Finkelstein, "First the Carrot, Then the Stick: behind the carnage in Palestine", 14/04/2002 & Ha'aretz, 25/01/2002, 01/02/2002

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I protocolli delle riunioni degli Anziani Eruditi di Sion
by proto protocollaro? Sunday April 13, 2003 at 10:01 PM mail:  

Iniziamo con la pubblicazione per esteso del 1° Protocollo e poi successivamente in sequenza tutti e ventiquattro.
Non c'interessa sapere se siano veri o falsi, se è tutta una presa in giro oppure la prova tangibile di un Grande Fratello mondialista, fatto sta che leggendo attentamente tra le righe è possibile scorgere in maniera sconvolgente la situazione geopolitica ed economica attuale. Lasciamo ai lettori le conclusioni!I protocolli delle riunioni degli Anziani Eruditi di Sion
Tratto da Le società Segrete e il loro potere nel Ventesimo secolo - Jan van Helsing

Segue la traduzione "I Britannici" del testo integrale del noto "Protocols of the Wise Men of Zion" di Nilus." (19)

PROTOCOLLO Nr. 1

" ... Mettendo da parte i bei modi di esprimersi, parleremo del significato di ogni pensiero: con i paragoni e con le deduzioni, getteremo luce sui fatti circostanti.
Quello che sto per esporre, allora, è il nostro sistema dai due punti di vista, quello nostro e quello dei goyim (cioè bestiame umano = non-ebrei).
Si deve notare che gli uomini con dei cattivi istinti sono più numerosi di quelli con dei buoni, e quindi per governarli, si ottengono i migliori risultati con l'uso della violenza e della terrore, piuttosto che con le discussioni accademiche.'Qualunque uomo mira al potere, chiunque vorrebbe diventare un dittatore, se solo potesse, e rari davvero sono gli uomini che non sacrificherebbero volentieri il benessere di tutti per il proprio.
Che cosa ha trattenuto le bestie da preda che sono chiamate uomini? Che cosa ha servito loro da guida finora?
Agli albori della struttura della società, erano soggetti alla forza cieca e brutale; più tardi alla Legge, che è la stessa forza camuffata. Tiro le conclusioni che secondo la legge della natura, il diritto sta nella forza.
La libertà politica è un'idea ma non è un fatto. Si deve sapere come applicarla ogniqualvoLta appaia necessario, utilizzandola come esca per attirare le masse di gente al proprio partito allo scopo di abbattere un altro potere. Questo compito è reso più facile se l'avversario è stato anche lui infettato con l'idea della libertà, il cosiddetto liberalismo, e se, per l'amore di un'idea è disposto a cedere un poco del suo potere.
E’ proprio qui che il trionfo della nostra teoria appare: le redini allentate del governo sono subito afferrate e raccolte da una mano nuova, secondo la legge della vita, perché la forza cieca della nazione non potrebbe esistere per un solo giorno senza guida, e la nuova autorità non ha che da accomodarsi nel posto della vecchia che è già stata indebolita dal Liberalismo.
Ai nostri tempi, il potere che ha sostituito quello dei governanti liberali è il potere dell'Oro. Ci fu un tempo nel quale la Fede comandava. Non è possibile realizzare l'idea della libertà, perché nessuno sa come usarla con moderazione. t sufficiente concedere l'auto-determinazione ad un popolo per un certo periodo per vederlo trasformarsi in una folla disorganizzata. Da quel momento in poi, abbiamo un conflitto micidiale che presto si allarga in battaglie tra le classi, nel mezzo delle quali gli Stati bruciano e la loro importanza si riduce ad un cumulo di ceneri.
Sia che uno Stato si esaurisca nelle sue proprie convulsioni sia che il suo disaccordo interno lo metta sotto l'autorità di nemici esterni, in ogni caso, si può considerarlo una perdita irreparabile: è nel nostro potere. Il dispotismo del Capitale, che è completamente nelle nostre mani, gli stende una cannuccia che lo Stato, volente o nolente, deve afferrare: per non scendere nell'abisso.
Se c'è qualcuno di tendenza liberale che dice che tali considerazioni come quelle qui sopra sono immorali, gli farò le seguenti domande:
Se ogni stato ha due nemici, e se in un conflitto contro il nemico esterno l'uso di ogni mezzo è giustificato e non è considerato immorale, come, per esempio, tenere il nemico all'oscuro dei piani d'attacco e di difesa, o attaccarlo di notte o in numero molto superiore; allora, come si può considerare immorale e non ammissibile lo stesso modo usato di fronte ad un nemico peggiore, un distruttore della società e del bene comune?
E’ possibile che qualunque mente sana e logica abbia la minima speranza di guidare le masse con dei consigli e degli argomenti ragionevoli, quando si può fare qualsiasi obiezione o contraddizione, per quanto possa essere insensata, e quando una tale obiezione può essere maggiormente apprezzata dalla gente, i cui poteri di ragionare sono superficiali? Gli uomini nelle masse e gli uomini delle masse, che sono motivati solo dalle passioni meschine, dalle convinzioni misere, dai costumi e dalle tradizioni, e dal sentimentalismo teorico; cadono in preda al dissenso di parte, che impedisce qualunque forma di accordo, anche in base ad un'argomentazione perfettamente ragionevole.
Ogni decisione presa da una folla dipende o dal caso o da una maggioranza plebiscitaria, la quale, del tutto ignara dei segreti della politica, avanza qualche risoluzione, che semina il seme dell'anarchia nell'amministrazione.
La politica non ha niente in comune con la morale. Il governante che si lascia guidare dalla morale non è un politico abile, e quindi, il suo trono è precario. Colui che desidera governare deve far ricorso all'astuzia ed alla finzione. Le grandi qualità nazionali, come la franchezza e l'onestà, sono dei difetti in politica, perché fanno cadere i governanti dai loro troni con più efficacia e con più certezza del nemico più temibile. Tali qualità devono essere gli attributi dei regni dei goyim, ma non dobbiamo in nessun caso farci guidare da loro.
Il nostro diritto sta nella forza. La parola "diritto" è un pensiero astratto, e non è dimostrata da nulla. La parola vuol dire nient'altro che: Datemi quello che voglio che lo possa dimostrare che sono più forte di voi.
Da dove comincia il diritto? E dove finisce?
In qualunque stato nel quale ci sia una cattiva organizzazione dell'autorità, un'impersonalizzazione delle leggi e dei governanti, che hanno perso la loro personalità tra la marca di diritti che il liberalismo fa moltiplicare di continuo, Io trovo un nuovo diritto - attaccare col diritto dei forti, e gettare ai venti tutte le forze esistenti di ordine e di controllo, per ricostruire tutte le istituzioni e per diventare il capo supremo di quelli che ci hanno lasciato i diritti del loro potere, avendoli, con il loro liberalismo, volontariamente deposti.
Il nostro potere, nelle precarie condizioni del presente di tutte le forme di potere, sarà più invincibile di qualunque altro, perché rimarrà invisibile finché non abbia acquistato una tale forza che nessun'astuzia potrà più indebolirlo.
Dal male temporaneo che, per ora, siamo costretti a fare, emergerà il vantaggio di un dominio saldo, che ristabilirà il corso normale della vita nazionale, azzerato dal liberalismo. Il risultato giustifica il mezzo. Che dirigiamo, comunque, nei nostri progetti, la nostra attenzione, non tanto a quello che è buono e morale, ma piuttosto a quello che è necessario ed utile.
Abbiamo un piano davanti a noi, con una strategia dalla quale non possiamo deviare, senza correre il rischio di vedere fallire il frutto di tanti secoli di lavoro.
Allo scopo di elaborare dei modi di agire soddisfacenti , è necessario prendere in considerazione la birbanteria, la debolezza e l'instabilità della folla tumultuante; la sua incapacità di capire e di rispettare le condizioni della propria esistenza, o del proprio benessere. Si deve capire che la forza della folla è cieca, stupida e irragionevole, sempre alla mercé di un suggerimento da dovunque esso venga. 1 ciechi non possono guidare i ciechi senza portarli nell'abisso; di conseguenza, i membri della folla, i parvenu, che non hanno nessuna comprensione della politica, non possono presentarsi come i leader della folla senza portare l'intera nazione alla rovina.
Solo una persona istruita da giovane per governare in modo indipendente può comprendere le parole del linguaggio politico.
Un popolo lasciato a se stesso, cioè ai parvenu tra loro, è rovinato dai dissensi tra i partiti, eccitati dalla voglia di potere e dagli onori e dai disordini che ne sorgono.
E’ possibile che le masse di persone si facciano un'opinione con calma e senza gelosie meschine, che si occupino degli affari del paese, tenendo fuori i loro interessi personali?
Possono difendersi da un nemico esterno? E’ impensabile, poiché un piano diviso in tante parti quante sono le teste in una folla perde tutta la sua omogeneità, e quindi risulta incomprensibile ed impossibile da attuare.
E’ solamente sotto un governante dispotico che i piani possono essere elaborati in modo esauriente e chiaro, tale da distribuirli bene tra i vari settori della macchina dello stato: l'inevitabile conclusione è che una forma soddisfacente di governo per qualsiasi paese è un governo in cui un'unica persona è responsabile. Senza un dispotismo assoluto la civilizzazione non esisterebbe, poiché non sono le masse che la fanno, ma le loro guide, chiunque esse siano. La folla è un selvaggio e dimostra il suo stato selvaggio ad ogni opportunità. Nel momento in cui la folla afferra la libertà con le sue mani, succede subito l'anarchia, che è il grado più alto dello stato selvaggio.
Guardate le bestie alcolizzate, confuse dal bere, il cui uso eccessivo viene insieme alla libertà. Non è la strada che dobbiamo percorrere - I popoli dei goyim sono confusi dagli alcolici; la loro gioventù, cresciuta col classicismo, è diventata stupida e l'auto-determinazione può avere un'immoralità, che le è stata introdotta dai nostri agenti segreti dai tutori, dalle governanti nelle case dei ricchi, dai lacchè, dagli impiegati e da altri, dalle nostre donne nei luoghi di piacere frequentati dai goyim. Tra queste ultime metto anche le cosiddette "Dame di società", dei seguaci volontari degli altri nella corruzione e nella lussuria.
Il nostro contrassegno è la forza e la finzione. Solamente la forza vince nelle questioni politiche, soprattutto se è nascosta nei talenti indispensabili per gli uomini di stato. La violenza deve essere la norma, e l'astuzia e la finzione la regola per i governi che non vogliono consegnare le loro corone ai piedi degli agenti di qualche nuovo potere. Questo male è l'unico mezzo con il quale si può raggiungere la meta, ossia il bene. Dunque, non dobbiamo fermarci davanti alla corruzione, alle falsità e al tradimento, se possano servire al raggiungimento dello scopo. In politica, si deve sapere come conquistare la proprietà degli altri senza esitazione, se serve per assicurarsi la sottomissione e la sovranità.
Il nostro Stato, proseguendo sulla via della conquista pacifica, ha il diritto di scambiare gli orrori della guerra con delle condanne a morte meno appariscenti e più soddisfacenti, che sono necessarie per il mantenimento del terrore, il quale tende a produrre una cieca sottomissione. Una severità giusta e senza quartiere è il più importante fattore di potere dello stato: è non solo per il profitto, ma anche nel nome del dovere, per la vittoria, che dobbiamo mantenere il programma della violenza e della finzione. La dottrina per il regolamento dei conti è tanto forte quanto i mezzi che adopera. Quindi, non è tanto coi mezzi quanto con la dottrina della severità, che trionferemo e che assoggetteremo tutti i governo al nostro supergoverno. E’ sufficiente per loro sapere che siamo spietati per far cessare la disubbidienza.
Nei tempi degli Antichi, fummo i primi a gridare tra le masse di popolazione le parole "Libertà, Uguaglianza, Fraternità", parole che sono state ripetute molte volte da quei giorni da stupidi sostenitori di votazioni, che da tutte le parti arrivarono e portarono via il benessere del mondo, la vera libertà dell'individuo, così ben custodita in precedenza dall'influenza della folla. I sedicenti saggi dei goyim, gli intellettuali, non capivano nulla delle parole nella loro astrattezza: non notavano la contraddizione del loro significato e della loro interrelazione; non vedevano che nella natura non c'è nessuna uguaglianza, che non ci può essere la libertà: che la natura in sé aveva stabilito una disuguaglianza nelle menti, nei caratteri e nelle capacità, esattamente come, immutabilmente, aveva stabilito una subordinazione alle sue leggi: non si fermavano mai per considerare che la folla è una cosa cieca, che i parvenu eletti tra la marmaglia per governare, in politica, sono ciechi quanto la marmaglia, che gli esperti, anche se sciocchi, possono comunque governare, mentre i non-esperti, anche se fossero dei geni, non capiscono nulla in politica - a tutte queste cose i goyim non prestarono nessuna attenzione. Tuttavia, era in base a queste cose che il regno dinastico funzionava: il padre tramandava al figlio la conoscenza dello svolgimento degli affari politici in modo tale che nessuno, tranne i membri della dinastia, ne era al corrente, e così nessuno poteva confidarla alle masse governate. Nel corso del tempo, il significato del trasferimento dinastico del vero stato di cose in politica fu perso, e questo fatto aiutò la nostra causa.
In tutti gli angoli del mondo le parole "Libertà, Uguaglianza, Fratellanza" portavano, grazie ai nostri agenti, intere legioni nei nostri ranghi, e sventolavano le nostre bandiere con entusiasmo. Per tutto questo tempo, queste parole erano dei tarli al lavoro che foravano il benessere dei goyim, e ponevano fine alla pace, alla tranquillità, alla solidarietà, e distruggevano le basi degli Stati goy. Come vedrete tra poco, furono di grande aiuto per il nostro trionfo, poiché ci davano la possibilità, tra l'altro, di prendere possesso della carta vincente la distruzione dei privilegi, cioè della vera esistenza dell'aristocrazia goyim, quella classe che fu l'unica difesa che i popoli ed i paesi avevano contro di noi. Sulle rovine dell'aristocrazia naturale e genealogica dei goyim abbiamo fondato l'aristocrazia della nostra classe educata, guidata dall'aristocrazia del denaro. Abbiamo stabilito che i requisiti per quest'aristocrazia sono la ricchezza, che dipende da noi, e la conoscenza, per la quale i nostri anziani eruditi provvedono la forza motrice.
Il nostro trionfo è stato reso più facile dal fatto che, nelle relazioni con gli uomini che volevamo, noi abbiamo sempre lavorato sui tasti i più emotivi della mente umana, sull'importanza del denaro, sulla cupidigia, sui bisogni insaziabili dell'uomo; ed ognuna di queste debolezze umane, presa da sola, è sufficiente a paralizzare qualunque iniziativa, poiché mette la volontà degli uomini a disposizione di colui che ha comperato le sue attività.

L’astrazione della libertà ci ha permesso di persuadere la marmaglia di tutti i paesi che il suo governo non è altro che il maggiordomo delle persone alle quali appartiene il paese, e che si può sostituire il maggiordomo come un guanto consumato.
Questa possibilità di sostituire i rappresentanti dei popoli è quella che li ha messi a nostra disposizione, e, come dire, dato la possibilità di fare delle nomine.

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Protocollo Nr. 2
by cucú se mouá Sunday April 13, 2003 at 10:02 PM mail:  

E' indispensabile per il nostro scopo che le guerre, nei limiti del possibile, non debbano concludersi con degli aumenti territoriali: così la guerra si svolgerà nel campo dell'economia, dove le nazioni non mancheranno di percepire nella nostra assistenza data, la potenza del nostro predominio. Questo stato di cose metterà ambedue le parti alla mercé del nostro agentur internazionale, che possiede milioni di occhi sempre all'erta e liberi da qualsiasi limitazione. In seguito, i nostri diritti internazionali cancellerà i diritti nazionali, nel senso corretto del diritto, e governerà le nazioni esattamente come il codice civile degli stati governa le relazioni dei loro sudditi tra di loro.
Gli amministratori, che sceglieremo tra il pubblico con una severa attenzione per le loro capacità di ubbidire con animo servile, non saranno delle persone addestrate nelle arti del governare, e quindi diventeranno facilmente delle pedine nel nostro gioco, nelle mani degli uomini colti e geniali che saranno i loro consiglieri, degli specialisti tirati su dall'infanzia per tenere in pugno gli affari del mondo intero. Come sapete bene, questi nostri specialisti stavano prendendo le informazioni di cui avevano bisogno per prepararsi a regnare dai nostri progetti politici, dalle lezioni della storia, dalle osservazioni fatte sugli avvenimenti di tutti i momenti mentre succedono. I goyim non sono guidati dall'uso pratico delle osservazioni storiche senza pregiudizi, ma da una routine teorica senza nessuna attenzione critica per i risultati conseguenti. Allora, non dobbiamo prenderli in considerazione. Lasciamoli divertire finché non suoni la loro ora, o vivere con la speranza di nuovi passatempi intraprendenti, o con i ricordi di tutto quello di cui hanno goduto. Che giochi, per loro, la parte principale, il fatto che li abbiamo convinti ad accettare i dettami della scienza (teoria). E’ con quest'idea in testa che stiamo costantemente stimolando una fiducia cieca in queste teorie attraverso la nostra stampa. Gli intellettuali dei goyim si gonfieranno con la sua conoscenza, e senza una qualunque verifica logica, renderanno operative tutte le informazioni disponibili dalla scienza, che i nostri specialisti agentur hanno minuziosamente messo insieme, allo scopo di educare le loro menti nel modo in cui vogliamo.

Non immaginate neanche per un momento che queste affermazioni siano prive di sostanza, pensate attentamente ai successi che noi abbiamo raggiunto con il darwinismo, il marxismo, il nietzscheismo. In ogni caso, per noi ebrei dovrebbe essere chiara l'importanza della disintegrazione che queste direttive hanno avuto sulle menti dei goyim.

E’ essenziale per noi prendere in considerazione i pensieri, i caratteri e le tendenze delle nazioni per evitare gli errori in politica e nella direzione degli affari amministrativi. Il trionfo del nostro sistema, i cui componenti della macchina possono essere disposti diversamente in funzione al temperamento dei popoli che incontriamo sulla nostra via, mancherà di aver successo se non si basa la sua applicazione pratica sulle conclusioni delle lezioni del passato alla luce del presente.

C'è una grande forza che crea gli spostamenti di opinione della gente, a disposizione degli stati odierni - la Stampa. La Stampa svolge la funzione di indicatore dei bisogni che sembrano essenziali, di dare voce alle rimostranze della gente, di esprimere e di creare lo scontento. t- nella Stampa che la libertà di parola trova la sua incarnazione. Ma gli stati goyim non hanno saputo come utilizzare questa potenza, ed è caduta nelle nostre mani. Attraverso la Stampa, abbiamo guadagnato il potere di influenzare, mentre noi rimaniamo nell'ombra; grazie alla Stampa abbiamo l'oro nelle nostre mani nonostante il fatto che abbiamo dovuto raccoglierlo da una marea di lacrime e sangue. Ma siamo stati ripagati, sebbene abbiamo sacrificato molta della nostra gente. Ogni nostra vittima vale un migliaio di goyim agli occhi di Dio.

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Protocollo Nr. 3
by articolista Sunday April 13, 2003 at 10:03 PM mail:  

Oggi posso dirvi che mancano solo pochi passi alla nostra meta. Ci rimane una piccola distanza da percorrere, e la nostra lunga marcia sarà ora pronta a chiudere il suo Ciclo del Serpente Simbolico, con il quale noi diamo un carattere simbolico al nostro popolo. Quando questo anello si chiuderà, tutti gli stati d'Europa saranno imprigionati nella sua spirale come in una morsa potente.
La bilancia della costituzione di questi giorni si romperà presto, poiché abbiamo fatto in modo che resti fuori equilibrio, oscillando di continuo finché consumi il perno sul quale gira. I goyim hanno l'impressione di averlo saldato bene e da sempre aspettano che la bilancia trovi il suo equilibrio. Ma i perni - i re sui loro troni - sono circondati dai loro rappresentanti, che fanno gli stupidi, sconvolti dal loro incontrollabile e irresponsabile potere. Debbono questo potere al terrore che è stato emanato dentro palazzi. Siccome non hanno nessun mezzo per comunicare coi loro popoli, i re sui troni non sono più in grado di venire a patti con loro, e quindi si rafforzano contro chi cerca di poterlo fare. Abbiamo creato un divario tra Il Potere Supremo e la forza cieca dei popoli cosicché tutti i due hanno perso qualsiasi significato, poiché come il cieco senza il suo bastone, separati, tutti i due sono impotenti.
Per incitare chi cerca il potere ad un abuso di potere, abbiamo messo tutte le forze in opposizione l'una contro l'altra, rompendo le loro tendenze liberali per l'indipendenza. A questo scopo, abbiamo mobilitato ogni genere d'impresa, abbiamo armato tutte le parti in questione, abbiamo costituito l'autorità come un bersaglio per ogni ambizione. Abbiamo fatto degli Stati delle arene di gladiatori dove una miriade di problemi confusi si contendono ... ancora un po', e i disordini e la bancarotta saranno universale.
I chiacchieroni, instancabili, hanno trasformato le sedute del Parlamento e dei Consigli d'Amministrazione in gare dell'arte oratoria. Giornalisti audaci e scrittori di opuscoli senza scrupoli assalgono tutti i giorni gli ufficiali esecutivi. Gli abusi di potere daranno l'ultimo tocco alle istituzioni in preparazione del loro rovesciamento e tutto volerà in alto sotto i colpi della marmaglia inferocita.
La povertà condanna saldamente i popoli ai lavori forzati più di quanto lo fossero stati dalla schiavitù. Da essa potevano anche liberarsi, ma non dalla miseria. Abbiamo incluso nella costituzione dei diritti che alle masse sembrano fittizi e non dei diritti reali. Tutti questi cosiddetti "Diritti dei Popoli" possono esistere solo come idee, che non si realizzano nella vita pratica. Che importa al lavoratore del proletariato, piegato in due dal suo duro lavoro, e schiacciato dal suo destino, se i chiacchieroni hanno il diritto di parlare a vanvera, se i giornalisti hanno il diritto di scarabocchiare qualsiasi sciocchezza fianco a fianco con le cose sensate, dal momento che il proletariato non ottiene nessun vantaggio dalla costituzione tranne qualche briciola che gli gettiamo dalla nostra tavola in cambio di un suo voto in favore di quello che noi dettiamo, in favore degli uomini che mettiamo al potere, i servi del nostro agentur ... i diritti repubblicani per un uomo povero non sono altro che un boccone amaro di ironia, poiché la sua necessità di lavorare duramente quasi tutto il giorno ne toglie qualsiasi bisogno attuale, ma d'altra parte lo deruba di tutte le garanzie di un guadagno certo e regolare, rendendolo dipendente dagli scioperi dei suoi compagni o dalle serrate dei suoi padroni.
I popoli, sotto la nostra guida, hanno annientato l'aristocrazia, che era la loro unica difesa e balia a loro vantaggio, inesorabilmente collegata con il benessere del popolo. Oggi giorno, con la distruzione dell'aristocrazia, i popoli sono caduti nella morsa dei farabutti spietati avidi di denaro che hanno creato un dominio alle spese dei lavoratori.
Noi appaiamo sulla scena da presunti salvatori del lavoratore da questa oppressione, quando gli proponiamo di entrare nei ranghi delle nostre forze combattenti - i socialisti, gli anarchici, i comunisti - che sosteniamo secondo la presunta regola di fratellanza (della solidarietà di tutta l'umanità) della nostra massoneria sociale. L’aristocrazia, che per legge disponeva della manodopera dei lavoratori, s'interessava di provvedere che i lavoratori fossero ben nutriti, sani e forti. Al contrario, noi siamo interessati a ridurre l'approvvigionamento, a far sparire i GOYIM. Il nostro potere sta nella mancanza cronica di cibo e nella debolezza fisica del lavoratore, perché ne deriva la sua assoggettazione alla nostra volontà, e non troverà dalla parte delle sue autorità né il potere, né la forza, per contrastare la nostra volontà. La fame dà al capitale il diritto di comandare il lavoratore, sicuramente di più di quanto non fosse dato dall'autorità legittima dei re all'aristocrazia.
Dal bisogna, dall'invidia e dall'odio che genera, mobiliteremo le folle tumultuanti, e con le loro mani cancelleremo tutti quelli che ci ostacolano la via.
Quando suona l'ora per l'incoronazione del nostro Signore Supremo di tutto il Mondo, saranno queste stesse mani che spazzeranno via qualunque cosa che possa esserne un ostacolo.
I goyim hanno perso l'abitudine di pensare a meno che siano spinti dai suggerimenti dei nostri specialisti. Quindi, non vedono l'urgente necessità di quello che noi adotteremo subito, quando il nostro Regno ci sarà, e cioè, che è indispensabile insegnare nelle scuole delle nazioni un singolo e semplice concetto vero, la base della conoscenza la conoscenza della struttura della vita umana, dell'esistenza sociale, che richiede una divisione del lavoro, e quindi, la divisione degli uomini in classi e condizioni. t essenziale che tutti sappiano che, noti ci può essere l'uguaglianza data le diversità delle cose dell'attività umana, che colui che, con un suo atto, compromette un'intera classe non può essere ugualmente responsabile davanti alla legge, rispetto a uno che ha messo in dubbio solo il suo onore. La reale conoscenza della struttura della società, ai cui segreti i goyim non sono ammessi, dimostrerebbe a tutti gli uomini che le condizioni sociali ed il lavoro devono essere circoscritti, che non diventano così una fonte di sofferenza umana, che nasce da un'educazione che non corrisponde al lavoro che gli individui sono chiamati a fare.
Dopo uno studio esauriente di questa conoscenza, i popoli si sottometteranno volentieri all'autorità, e accetteranno la condizione sociale che lo stato decide per loro. Allo stato attuale di conoscenza e del suo sviluppo nella direzione voluta da noi, i popoli, che ciecamente credono nelle cose stampate, nutrono un odio cieco per le condizioni sociali superiori a loro, grazie ai suggerimenti appositamente fatti per deviare e grazie alla loro propria ignoranza, poiché non hanno nessuna comprensione del significato di classe e di condizione sociale.
Quest'odio crescerà ancora per gli effetti della crisi economica, che fermerà le transazioni in Borsa e ridurrà le industrie all'inazione. Creeremo, con tutti i metodi sotterranei a nostra disposizione e con l'oro, che è completamente nelle nostre mani, una crisi economica universale con cui getteremo sulle strade delle orde di lavoratori in tutti i paesi europei allo stesso tempo. Queste marmaglie si getteranno con piacere a far scorrere il sangue di quelli che hanno invidiato dalla loro nascita, con la loro ignoranza ingenua, e la cui proprietà potranno saccheggiare.
Non toccheranno "le Nostre", perché conosceremo il momento d'attacco, per cui prenderemo le misure necessarie per proteggerle.
Abbiamo dimostrato che il progresso porterà tutti i goyim al potere supremo della ragione. Il nostro dispotismo lo sarà proprio, poiché saprà come, con la severità dei saggi, pacificare tutti i disordini, cauterizzare il liberalismo da tutte le istituzioni.
Quando la plebe avrà visto che le sono concesse tutte le forme di concessioni e di indulgenze nel nome della libertà, considererà se stessa come il re sovrano che abbia lanciato un assalto per prendere il potere ma, naturalmente, come tutti i ciechi s'inciamperà, ha rincorso una guida, non ha mai avuto il buon senso di ritornare al suo stato precedente e ha consegnato i suoi poteri plenipotenziari ai nostri piedi. Ricordatevi la rivoluzione francese, alla quale noi abbiamo aggiunto il nome di "grande": i segreti della sua preparazione ci sono ben conosciuti, poiché fu un lavoro tutto nostro.
Da allora in poi, conduciamo i popoli da una disillusione all'altra, cosicché, alla fine, ci abbonderà in favore di quel Re-Despota del sangue di Sion, per il quale stiamo preparando il mondo.
Al giorno d'oggi, siamo una forza internazionale invincibile, perché se siamo attaccati da alcuni stati, siamo appoggiati da altri. IL la birbanteria senza fine dei popoli goyim, che strisciano sulle loro pance per prendere con la forza, ma sono spietati con la debolezza, e spietati con chi sbaglia ma indulgenti coi crimini, non disposti a sopportare le contraddizioni di un sistema sociale libero, ma pazienti fino al martirio sotto la violenza di un dispotismo severo - sono queste qualità che ci aiutano per l'indipendenza. I popoli goyim soffrono pazientemente sotto i dittatori-premier di oggi, e sopportano abusi tali che per il più piccolo avrebbero tagliata la testa a venti re.
Come si può spiegare un tale fenomeno, questa curiosa incoerenza delle masse nella loro reazione verso avvenimenti che sembrano essere dello stesso genere?
Si spiega con il fatto che questi dittatori sussurrano ai popoli per via dei loro agenti, che attraverso gli abusi, infliggono dei danni agli Stati col nobile intento di assicurare il benessere dei popoli, la fratellanza internazionale di tutti, la solidarietà e l'uguaglianza dei diritti. Naturalmente, non dicono ai popoli che questa unificazione deve realizzarsi solamente sotto il nostro regno supremo.
E così, la gente condanna i giusti ed assolve i colpevoli, persuasa più che mai che può fare quel che desidera. Grazie a questo stato di cose, la gente distrugge qualunque stabilità e crea dei disordini ad ogni passo.
La parola "libertà" fa sì che le comunità di uomini combattano contro ogni genere di farsa, contro ogni genere di autorità, anche contro Dio e le leggi della natura. Per questa ragione noi, quando arriviamo al nostro regno, dovremo sradicare questa parola dal lessico della vita che implica un principio di forza bruta che trasforma la folla in un'orda di bestie assetate di sangue.
Quest'orda di bestie, è vero, si addormenta ogniqualvolta fa il pieno di sangue, e in queste occasioni può essere facilmente incatenata. Ma se non gli si dà del sangue, non si addormenta e continua a lottare.

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Protocollo Nr. 4
by rabbin THE rabbit Sunday April 13, 2003 at 10:04 PM mail:  

Ogni repubblica passa attraverso vari periodi. Il primo è il periodo delle cieca furia della folla, che si agita a destra e a sinistra; il secondo è quello della democrazia dalla quale nasce l'anarchia, che conduce inevitabilmente al dispotismo, non più legittimo e evidente, e quindi responsabile; ma a quello invisibile e segretamente nascosto, ma nondimeno un dispotismo nelle mani di una qualche organizzazione segreta, gli atti del quale sono ancoro più privi di scrupoli, giacché lavora dietro uno schermo, dietro le spalle di vari tipi di agenti, il cambio dei quali non solo non incide in modo dannoso, ma in verità, grazie ai cambiamenti continui, aiuta il potere segreto, risparmiandolo la necessità di usare le sue risorse per premiare i lunghi servizi datigli.
Chi e che cosa è nella posizione di rovesciare una forza invisibile? La nostra è precisamente tra quelle. La massoneria gentile serve ciecamente come uno schermo per noi e per i nostri oggetti, ma il piano d'azione della nostra forza, e addirittura il suo luogo di dimora rimane per tutti un mistero sconosciuto.
Però, anche la libertà potrebbe essere innocua e avere il suo posto nell'economia di stato senza mettere in pericolo il benessere dei popoli, se si basava sul fondamento della fede in Dio, sulla fratellanza dell'umanità, senza legame col concetto di uguaglianza, negata dalle stesse leggi della creazione, poiché hanno stabilito la sottomissione. Con una tale fede un popolo potrebbe essere sotto tutela delle parrocchie, e camminerebbe contento e umile sotto la mano sicura del suo pastore spirituale, sottomettendosi alle disposizione di Dio sulla terra. Questa è la ragione per cui è indispensabile per noi di minare ogni fede, di strappare dalle menti dei goyim lo stesso principio di dio e dello spirito, per sostituirlo con dei calcoli e con dei bisogni materiali.
Per dare tempo ai goyim di riflettere e prendere nota, le loro menti devono essere dirottate verso l'industria ed il commercio. Così, tutte le nazioni saranno inghiottite dalla ricerca del profitto e nella corsa verso di essa, non si accorgeranno del loro nemico comune. Ma ancora, per fare sì che la libertà possa una volta per tutte disintegrare e rovinare le comunità dei goyim, dobbiamo rendere l'industria speculativa. Il risultato sarà che quello che si prende dalla terra per l'industria passerà per le mani nella speculazione, e cioè alle nostre classi.
La lotta intensificata per la superiorità e gli choc dati alla vita economica hanno creato, anzi, hanno già creato delle comunità senza speranze, fredde ed insensibili. Tali comunità nutriranno una forte avversione verso la politica e la religione. La loro sola guida è il profitto, cioè l'Oro, con il quale costruiranno un vero culto, per il gusto de quelle delizie materiali che può dare. E poi suonerà l'ora in cui, non per raggiungere il bene, e neanche per guadagnare la ricchezza, ma solamente per l'odio verso i privilegiati, le classi basse dei goyim seguiranno la nostra guida contro i nostri rivali, gli intellettuali dei goyim.

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Protocollo Nr. 5
by pasqualetto salito sul tetto Sunday April 13, 2003 at 10:04 PM mail:  

Quale forma di governo amministrativo può essere dato alle comunità in cui la corruzione è diffusa, alle comunità dove la ricchezza si ottiene solo con delle tattiche di furbizia e d'inganno; dove regna il lassismo: dove la moralità si mantiene con misure penali e leggi severe e non con principi accettati volontariamente dove le opinioni sulla fede e sulla nazione sono cancellate dalle convinzioni cosmopolite? Quale forma di governo si può dare a queste comunità, se non quel dispotismo che vi descriverò più avanti?
Creeremo un governo centrale ancora più forte per tenere strette nelle nostre mani tutte le forze della comunità. Regoleremo la vita politica dei nostri sudditi in modo automatico con delle nuove leggi. Queste leggi toglieranno una per una tutte le libertà e tutte le concessioni che i goyim hanno per­ messo, e il nostro regno si distinguerà per un dispotismo di una entità tale che, in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, sarà in grado di eliminare qualunque goyim che ci si opponga di nome e di fatto.
Ci diranno che un dispotismo del genere non è compatibile con il progresso di questi tempi, ma io vi proverò che lo è.
Nei tempi in cui i popoli guardavano ai re sui loro troni come ad una manifestazione pura della volontà di Dio, si sottoposero senza fiatare al potere dispotico dei re: ma dal giorno che insinuammo il concetto dei loro diritti nel loro animo, cominciarono a considerare gli occupanti dei troni dei comuni mortali. L'unzione sacra dell'unto del Signore cadde dalle teste dei re negli occhi della gente, e quando e noi li privammo anche della fede in Dio, la forza del potere fu gettata nelle strade in luogo pubblico e ce ne impadronimmo.
Inoltre, l'arte di dirigere le masse e gli individui coi mezzi della teoria abilmente confezionata e della prolissità, della regolazione della vita in comune e di tante altre stranezze, delle quali i goyim non capiscono nulla, appartiene ugualmente ai nostri specialisti del pensiero amministrativo. Tirati su con l'analisi, con l'osservare, con le finezze dei calcoli, non abbiamo rivali in questo genere di mestiere, come non l'abbiamo nel progettare dei piani d'azione politici e di solidarietà. Riguardo a ciò, solo i Gesuiti avrebbero potuto essere paragonati a noi, ma abbiamo trovato il modo di screditarli agli occhi della marmaglia spensierata come un'organizzazione aperta a tutti, mentre, per tutto il tempo, noi abbiamo mantenuto la segretezza sulla nostra. Tuttavia, è probabile che sia uguale per il mondo chi è il suo sovrano supremo, se è il capo della Chiesa cattolica o il nostro despota del sangue di Sion! Ma, per noi, il Popolo Scelto, è lontano dalla essere una questione di poco conto.
Forse, per un po' di tempo una coalizione dei goyim di tutto il mondo potrebbe affrontarci con successo: ma siamo al sicuro da questo pericolo a causa del disaccordo che esiste tre loro, le cui radici sono talmente ben radicate che non possono ora essere strappate. Abbiamo messo i calcoli personali e nazionali dei goyim gli uni contro gli altri, e abbiamo fatto crescere gli odi religiosi e razziali durante gli ultimi venti secoli. E questa la ragione per cui non c'è uno Stato che riceverebbe del sostegno se dovesse prendere le armi, poiché ognuno di loro deve tenere presente che qualsiasi alleanza contro di noi sarebbe per sé senza profitto. Siamo troppo forti ‑ non c'è limite al nostro potere. Le nazioni non possono nemmeno accordarsi su questioni di poco conto senza che noi abbiamo una parte segreta in essa.
Per Me reges regnant. “I re regnano attraverso Me." E fu detto dai profeti che fummo scelti da Dio in persona per governare su tutta la Terra. Dio ci ha dotato di genio per poter essere all'altezza del nostro compito. Se ci fosse del genio dalla parte opposta, si batterebbe ugualmente contro di noi, ma comunque, un nuovo arrivato non tiene testa ad un colono stabilitosi da molto tempo: la lotta contro di noi sarebbe spietata, una lotta tale che il mondo la deve ancora vedere. Sì, il genio dalla loro parte sarebbe arrivato troppo in ritardo. Tutte le ruote delle macchine degli Stati vanno con la forza del motore, che è nelle nostre mani, e quel motore della macchina dello Stato è ‑ Oro. E’ da molto tempo che la scienza dell'economia politica inventata dai nostri anziani eruditi accorda un'autorità reale al capitale.
Il capitale, per operare senza impacci, deve essere libero di instaurare il monopolio dell'industria e del commercio. Una mano segreta sta già lavorando in questo senso in tutti gli angoli del mondo. Questa libertà darà influenza politica a quelli che si occupano dell'industria, ed aiuterà nell'oppressione del popolo. Oggigiorno, è più importante disarmare i popoli che condurli alla guerra. t più importante utilizzare a nostro vantaggio le passioni che sono scoppiate in fiamme che spegnere il fuoco. E’ più importante raggiungere ed interpretare le idee degli altri a modo nostro che sradicarle. L'obiettivo principale della nostra direzione è il seguente: debilitare l'animo pubblico con la critica; allontanarlo da serie considerazioni calcolate a stimolare la resistenza; distrarre le forze dell'animo verso una battaglia simulata da un'eloquenza vuota.
In tutte le epoche, i popoli del mondo, come gli individui, hanno accettato parole per fatti, poiché si accontentano delle apparenze e si sofferma‑ raramente per notare se le promesse sono seguite dai fatti. Quindi, stabiliremo delle istituzioni di facciata che daranno una prova eloquente del loro beneficio per il progresso.
Assumeremo, noi stessi, la fisionomia liberale di tutti i partiti, di tutte le correnti, e daremo a quella fisionomia una voce: oratori che parleranno tanto da portare all'impazienza i loro ascoltatori, e produrranno un'avversione per l'arte oratoria.
Per consegnare l'opinione pubblica nelle nostre mani, dobbiamo ridurla ad uno stato di perplessità, dando la parola a tutte le parti con delle opinioni contraddittorie, e per tutto il tempo necessario per far perdere la testa nel labirinto ai goyim, e si vedrà che la cosa migliore è di non aver nessun opinione di alcun genere sulle questioni politiche, cosa che non è dato a capire al pubblico, perché solo colui che guida il pubblico lo capisce. Questo è il primo segreto.
Il secondo requisito segreto per il successo del nostro governo è il seguente: moltiplicare i fallimenti nazionali, le abitudini, le passioni, le condizioni della vita civile, al punto che sarà impossibile per chiunque sapere dove sta nel caos che ne risulta, sicché la gente, di conseguenza, non possa comprendersi. Questa misura ci sarà utile anche in un altro modo, e cioè, per seminare il disaccordo da tutte le parti, per ostacolare tutte le forze collettive che non sono ancora disposte a sottomettersi a noi, e per scoraggiare qualunque tipo d'iniziativa personale, che potrebbe a qualsiasi livello intralciare il nostro lavoro. Non c'è nulla di più pericolosa dell'iniziativa personale. Se dietro di essa c'è del genio, tale iniziativa può creare più danni di quelli che possono fare i milioni di persone tra le quali abbiamo seminato il disaccordo. Noi dobbiamo indirizzare l'educazione delle comunità goyim in modo che, quando capita una questione che richiede un'iniziativa, le cadano le braccia nell'impotenza disperata. La tensione che risulta dalla libertà di azione indebolisce le sue forze quando incontra la libertà di un altro. Da questa collisione escono dei gravi choc morali, delle disillusioni, dei fallimenti. Con tutti questi mezzi stancheremo in modo tale i goyim che saranno obbligati ad offrirci il potere internazionale in modo che, dalla sua posizione, ci permetterà senza violenza di assorbire gradualmente tutti gli Stati del mondo e di formare un super‑Governo. Al posto dei governanti odierni, metteremo un fantasma che chiameremo l'Amministrazione del super‑Governo. Le sue mani si stenderanno in tutte le direzioni, e la sua organizzazione sarà di una dimensione talmente colossale che non potrà che assoggettare tutte le nazioni del mondo.

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Siete Nazisti !!!
by mtm Monday April 14, 2003 at 12:30 AM mail:  

Ora e sempre resistenza

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A proposito
by mtm Monday April 14, 2003 at 12:43 AM mail:  

Credo che questa cosa sarà denunciata all'autorità competente. Non perchè simili fandonie (Il libro fu copiato per chi non lo sapesse ... integralmente e riferito agli ebrei) alla base di ideologie perdenti e assassine siano censurate (Per carità...non vorrei distogliere l'attenzione) quanto piuttosto perchè penso che il fatto integri gli estremi di un reato secondo la legge italiana.

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