Perito resuscita la presunta aggressione a un agente
Due coltellate dove prima ce n'era una sola. Così Carlo Torre (il perito del proiettile «deviato da un sasso») spiega i segni «incompatibili»
Ci vorranno altre due udienze davanti al gip Lucia Vignale per fare luce sull'ennesimo mistero del G8, quello del tentativo di accoltellamento di un poliziotto che partecipava alla perquisizione alla scuola Diaz la notte del 21 luglio 2001. Sembrava tutto chiaro dal 23 maggio scorso, quando i carabinieri del Reparto investigazioni scientifiche (Ris) di Parma avevano stabilito che i tagli sulla giacca e sul corpetto antiproiettile non erano compatibili con il racconto dell'agente ventenne Massimo Nucera, in forza al reparto mobile (ex celere) di Roma: il giovanotto aveva parlato di una singola coltellata, «una mossa fulminea», ma i segni sul giubbotto erano parecchi e soprattutto «non allineati» - scriveva il Ris - con quelli del paraspalle sottostante. E invece anche stavolta il colpo di scena è venuto da un perito, il medico legale Carlo Torre già autore della stravagante teoria secondo la quale il proiettile del carabiniere Mario Placanica ha raggiunto lo zigomo di Carlo Giuliani solo a causa dell'impatto con un sasso. Ora, secondo Torre, le lacerazioni di giacca e corpetto sono compatibili con l'ultima versione di Nucera, resa da indagato per falso e calunnia. L'affaire G8 entra nella fase decisiva: proprio oggi il gip Elena D'Aloiso terrà udienza per decidere sull'archiviazione delle accuse contro Placanica, chiesta dal pm Silvio Franz. Ieri il professor Torre ha illustrato la sua perizia, il 19 maggio toccherà ai periti delle parti compreso il colonnello Luciano Garofano del Ris. E' una sorta di anticipazione del processo, con i pm Francesco Cardona Albini ed Enrico Zucca e decine di avvocati, quelli delle 93 persone offese (61 feriti) e quelli dei funzionari e degli agenti (un centinaio) indagati per lesioni, falso e calunnia; per Nucera Silvio Romanelli, che difende Vincenzo Canterini e tutto il reparto romano. Ovviamente la vicenda della coltellata influirà sull'intero procedimento Diaz: un così grave episodio di resistenza, se fosse accertato, sarà usato per ridimensionare le responsabilità dei picchiatori in divisa (e in borghese) che fecero 61 feriti.
«Si trattò di due distinte azioni - ha scritto Torre - esplicate dalla lama di un coltello. Esiste quindi compatibilità tra i dati obiettivi e le dichiarazioni dell'agente Nucera». Quali? Quelle del 7 ottobre 2002: «Tendeva il braccio destro verso di me. A quel punto io l'ho affrontato - raccontava il poliziotto - colpendolo al torace (...). Ho avuto però la sensazione di essere stato colpito anch'io. La persona indietreggiando sempre con il braccio teso in avanti stava per perdere l'equilibrio ed ha cercato di aggrapparsi a me, al mio braccio, senza riuscirvi, nel frattempo riuscendo però a sferrare un altro colpo che mi raggiungeva sempre nella parte frontale». Inutile ricordare che si è trovato solo il coltello, l'aggressore si sarebbe dileguato alla faccia dei 170 poliziotti che occupavano la Diaz. Ma la coltellata all'inizio era una sola, non due: «Con una mossa fulminea - scriveva Nucera nella relazione di servizio del 22 luglio 2001 confermata due volte ai pm prima della perizia del Ris - mi colpiva vigorosamente al torace facendo al contempo un rapido salto all'indietro». (Tutti i verbali su italy.indymedia.org).
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