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Gaza: comunicato stampa PCHR Gaza - 27 aprile 2003
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gap / operazione colomba Monday April 28, 2003 at 05:36 PM |
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traduzione: Operazione Colomba
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27 aprile 2003
In risposta a una petizione presentata dal PCHR e da Medici per i Diritti Umani, la Corte Suprema israeliana decide di permettere all'esercito israeliano l'utilizzo di proiettili 'flechette'.
Come ulteriore prova del supporto apparentemente incondizionato della magistratura israeliana all'esercito israeliano e alle sue azioni, la Corte Suprema israeliana questa mattina ha emesso un'ordinanza che permette all'esercito israeliano l'effettivo utilizzo di proiettili antiuomo da carro flechette contro i civili palestinesi.(1)
Nella loro delibera, i giudici hanno respinto una petizione sottoposta dal PCHR e da Medici per i Diritti Umani - Israele, dove si richiede l'assoluta proibizione dell'uso di proiettili da carro 'flechette' che vengono utilizzati sempre più frequentemente dalle forze d'occupazione israeliane nei territori occupati palestinesi, in particolare nella Striscia di Gaza. La legge umanitaria internazionale proibisce l'uso di armi che sono indiscriminanti e classifica come crimini di guerra gli attacchi indiscriminati che provocano eccessiva sofferenza tra i civili. I proiettili da carro 'flechette' sono studiati specificatamente per ferire o uccidere il maggior numero di persone in un'area quanto più ampia è possibile. Non possono essere diretti verso un preciso obiettivo e quindi non permettono di fare una distinzione tra bersagli militari e civili. Sono armi intenzionalmente indiscriminanti e, come tali, il loro utilizzo è vietato in aree popolate da civili. I proiettili 'flechette' vengono lanciati da un carro armato e sono progettati perché esplodano prima dell'impatto. Nell'esplosione diffondono migliaia di piccole freccette di metallo in un'area grande approssimativamente 300x100 metri. Secondo la documentazione raccolta dal PCHR, dal 2 marzo 2000, quando il PCHR documentò per la prima volta l'utilizzo da parte delle forze di occupazione israeliane di questi proiettili, fino alla fine di marzo 2003, almeno 33 civili palestinesi sono stati uccisi da 'flechette'. 29 delle vittime, tra cui 8 bambini, sono state uccise nella Striscia di Gaza.
Il PCHR esprime il suo profondo disappunto verso la Corte Suprema israeliana che non è stata in grado di proibire l'utilizzo di tali armi indiscriminanti. Il PCHR sostiene che questa sentenza è la continuazione della pratica attuata dal sistema giudiziario israeliano per legalizzare i crimini di guerra israeliani contro i civili palestinesi. Il PCHR sostiene inoltre che questa pratica insieme alle linee di condotta dell'esercito israeliano necessitino di un immediato intervento internazionale che assicuri la protezione dei civili palestinesi e la conformità di Israele alla legge internazionale.
(1) Per maggiori dettagli sull'uso di proiettili 'flechette', fare riferimento ai comunicati stampa rilasciati dal PCHR il 19 febbraio 2002, il 21 ottobre 2002 e il 15 aprile 2003.
http://www.pchrgaza.org/files/PressR/English/2003/52-2003.htm
link: http://www.btselem.org/English/Open_Fire_Regulations/Flechette.asp
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non azzardatevi
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xxx Monday April 28, 2003 at 06:28 PM |
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a criticare l'eroico esercito israeliano, quello dell'unico paese democratico di quell'area.
non provate nemmeno a parlare di nazisti: è un'offesa intollerabile.
loro sono dei benefattori; potrebbero usare armi ben più micidiali per difendersi dai terroristi dodicenni, dai terroristi cameramen, dai terroristi pacifisti, dai terroristi travestiti da partoriente, dai terroristi travestiti da nonnetto che insidiano il loro sacrosanto diritto di popolo eletto a farsi i cazzacci loro dove, come e quando vogliono.
E se non bastasse, potrebbero anche chiamare loro cuggino, come hanno fatto con quei rompicoglioni di irakeni, che erano anche amici dei terroristi palestinesi.
Ma non lo fanno, perchè loro, nonostante tutto, sono pacifici, democratici e amici dei palestinesi buoni (quelli morti e quelli che si comportano come tali).
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scherzo e realtà
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ricercatore Monday April 28, 2003 at 07:31 PM |
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l'obiettivo era proprio quello di evitare il riacutizzarsi del virus e non quello di stimolarlo. E poi il fatto che quelle armi sono realmente usate, e che recentemente, proprio quelle armi, hanno fatto schizzare in diversi pezzi il cranio del giornalista palestinese a Nablus, mi fa passare la voglia di scherzare. Scusa...
!!!!!!!! PALESTINA LIBERA !!!!!!!!!
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Two people two states
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M. Monday April 28, 2003 at 07:55 PM |
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il fatto che la magistratura abbia autorizzato l'uso di tali proiettili, non vuole dire che debbano essere usati necessariamente, ma solo in caso di estrema necessità....vi ricordo che i Palestinesi hanno Kalashnikov, lancia razzi, lancia granate, bombe a mano e mortai....
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Cameraman under the streetlamp
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By Amira Hass Monday April 28, 2003 at 09:50 PM |
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http://www.haaretz.com/hasen/pages/ShArt.j...sID=0&listSrc=Y Cameraman under the streetlamp
By Amira Hass
One of the answers often used by the army when its soldiers kill someone who clearly had nothing to do with the fighting or even stone-throwing (which nobody questions is a crime punishable by death), is that the situation is dangerous, there's combat going on, and the risks about being in the area are known. That's what was said Sunday when Palestinian cameraman Nazeh Darwazeh, 45, a father of five - the youngest, four months old - was killed.
Anyone who lives, works or learns in the territories knows very well it is dangerous. Every foreign correspondent or solidarity activist who has chosen to be there is well aware of the dangers; so are quite a few Israelis who, despite the ban, choose to meet with Palestinians in their besieged communities - for example, the Ta'ayush activists who were attacked. Most Palestinians choose to stay away from dangerous places, because in any case, they live in constant danger. But it was Darwazeh's choice, like other cameramen and reporters, Palestinian and foreign, to run around documenting slices of life in hours of danger. Thus, Darwazeh, as a Palestinian and a journalist, lived with a double jeopardy.
For civilians, and not only reporters, there is always the danger of becoming a dead or wounded casualty from a piece of shrapnel fired from a rocket aimed at a Fatah or Hamas activist or a Palestinian Authority building or from a stray bullet fired by a careless Palestinian gunman or a bullet fired by frightened, angry or careless soldiers at a checkpoint. That's why the shepherds are afraid to move between the hills and stay in the fields closest to their homes. It is dangerous to be alone in a field, because a soldier can always claim he suspected you were a terrorist. There's constant danger lurking for Palestinian civilians and their visitors in Gaza's refugee camps, since every IDF raid there is accompanied by deadly fire. Nonetheless, the civilians who do take the risk figure that being close to the focal point of the danger provides a measure of protection: it enables certain identification of the reporter, medic, doctor, International Solidarity activist, and schoolgirl in uniform. The IDF is supposed to be able to distinguish them from armed men or stone-throwers from a distance. The army's spokesmen, after all, take pride in their sophisticated equipment, which can spot armed men at night from a distance. If the equipment is so advanced, why can't it identify a woman at a window during a curfew or reporters and cameramen or medical evacuation crews? The fact that these people have been wounded and killed doesn't prove that the army doesn't have the vision enhancement equipment, but that it doesn't always bother to use it.
That's why the professionals who move in the dangerous areas always wear flak jackets plastered with day-glo writing with various identifications. It presumably helps the soldier using the sophisticated equipment to spot them. Darwazeh was very close to the soldiers who were stuck Saturday in a tank at the western entrance to the old city of Nablus' Yasmina neighborhood, near the girls' schools Abed Nasser and Fatima just as the girls were on their way to class. True, Darwazeh went there. People say that in the last two-and-a-half years, he showed courage as someone who would be among the first to reach dangerous places. In other words, he had "battle" experience. As a freelancer, he naturally learned the rules of safety and how to get around. Like his colleagues, he learned to stay away from armed Palestinians, even from children throwing rocks. Grab a distant corner, be enough in the open not to be mistaken by the soldiers for an armed man, and stay put in one place, that's better for documentation (and safer) than running like the gunmen who are constantly on the move from cover to cover in the alleyways and on the roofs.
The soldiers stuck in a tank that didn't want to move had every reason in the world to panic in the middle of a neighborhood that is known as a terrorists' den. Less than a week earlier, a soldier was killed there. Perhaps he was a friend of theirs. Was it panic motivating the shooting soldier, who was documented by another camera firing one shot, which apparently was the one that hit Darwazeh? Was it panic that made him shoot straight at a man who was standing 15-50 meters away from him? Maybe it was the flash of sunlight that made him think the camera was a weapon? In other words, a regrettable human error, as the IDF inquiry will say.
In any case, it wasn't panicky fire in every direction. That happened elsewhere that day, wounding 18 people, mostly schoolgirls, some distance from the cameramen.
The shot that killed Darwazeh was intentional, precise, on target. One shot that was aimed at the upper torso. Israeli soldiers have been heard saying what the Palestinians have felt: a shot to the upper torso is meant to kill. The difference between shooting an armed man and shooting a cameraman is that the former is hiding while the latter is the coin you find under the streetlamp.
Did the soldier decide on his own - or with his buddies and commander - that a direct hit of one man will scatter the crowd, make them concentrate on the wounded person, and enable a quicker escape for the stuck tank? The Palestinians were quick to deduce that the shooting of the cameraman was deliberate; so nobody would document the tank's failure, the children running under whistling bullets, and the panic of the soldiers from the strongest army in the Middle East (except the Americans) in the face of some poorly trained armed men and schoolgirls.
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LA MIOPIA
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FRANCESCO Friday May 02, 2003 at 02:21 PM |
mail:
fra-di@libero.it |
io questo è da ammettere non so molto sulla questione israele-palestina, sono solo sempre più indignato da come la cosa stia diventando una specie di partita di pallone ( milan - inter ) c'è chi grida canzoni e slogan pro-palestina, e c'è chi inneggia a quel (a loro dire) brav'uomo di Sharon, chi manifesta vestito da kamikazee e chi con bandiere israeliane. Tutto questo mi fa schifo, soprattutto se penso che c'è gente che muore e soffre, spero che ci si accorga che schierandosi da una o l'altra parte a priori sia solo controproducente per la stessa gente che muore e soffre; credo più utile piuttosto che gridare slogan anti-israeliani e pro intifada informare la gente che non sa di cosa veramente succede in palestina, di come l'esercito israeliano agisce nei territori (degli attentati ci informa già bene la tv), di come distrugge case di povera gente, spara a casaccio tra i civili etc... Con questo sottolineo non voglio dire che i civili israeliani uccisi siano di secondaria importanza ne tantomeno che la classe dirigente palestinese come del resto l'israeliana voglia il bene della propria gente. NON CADIAMO ANCHE NOI NEL LORO TRANELLO DELL'ODIO. ONE LOVE (EMPATY(
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2 Popoli 2 Stati
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Kano Monday May 26, 2003 at 01:01 AM |
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Mi sembra che sia l'unica possibilità di una reale convivenza soprattutto dopo che gli stati uniti gran bretagna hanno deciso di creare uno stato che fosse la testa di ponte per il capitalismo occidentale nei paesi arabi, tracciando con un righello i suoi confini, tra l'altro non trovate che ci sia una strana analogia, tra come è stato creato lo stato israeliano e quello irakeno, come non trovate strano che in una fase di estrema crisi in medio oriente, vedi Afganistan, vedi Iraq, Israele acutizza la crisi con la palestina espandendo ultriormente il proprio dominio e controllo nei territori Palestinesi, come non trovate strano che i primi posti a saltare in quell'embrione di tentativo di stato siano stati i luoghi istituzionali sedi di polizia ecc..
Insomma non credo che tutti gli israeliani siano dei criminali, ma il suo governo si, criminali di guerra alla pari dei nazisti ne +, ne - dei suoi cugini AmeriKANI (Il governo), e se qualcuno si offende peggio per lui che non capisce, o meglio che non vuol capire, anche Hitler faceva discorsi sulla pace e amava i KANI tent'è che praticava la stessa politica espansionista e colonialista sempre per i diktat di alcuni bastardi capitalisti che godono nel massacrare.
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