Sale il livello degli slogan e il tono degli interventi al microfono aperto nello spezzone che chiude il corteo. Si contesta la chiusura del reparto magnetico individuando le responsabilità: del padronato che segue esclusivamente la logica del profitto cancellando diritti, posti di lavoro, conoscenza operaia ed una produzione di punta come quella del magnetico....
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IL LAVORO RENDE LIBERI - DIE ARBEIT MACHT FREI Camminare oggi per la città di Terni dava un’impressione spettrale: tutti i negozi chiusi, cartelli sulle vetrine in solidarietà con gli operai dell’acciaieria con su scritto “Chiudiamo oggi per non chiudere domani”, le vie vuote ed un silenzio strano, non conosciuto. Come un esodo di massa da una città infetta. Poi ti avvicini a piazza Valnerina, quella che da verso la cascata delle Marmore, da cui parte viale Brin che porta alla fabbrica d’armi e all’acciaieria. E cominci a sentire -anche prima di arrivare- voci, musica. Bandiere rosse che riempiono la piazza, il tricolore con la stella rossa al centro simbolo della brigata partigiana “Gramsci”. Dalla piazza si vede il corteo antagonista con la Brigata Germinal Cimarelli (partigiano comunista ucciso in combattimento dai nazifascisti), Resistenza Ultrà, i Cobas, il coordinamento studentesco con le principali scuole superiori, compagni/e e “cani sciolti”, rivolti verso l’acciaieria, bloccati da sbirri e servizio d’ordine sindacale confederale. Si aspetta per inserirsi nella manifestazione che il corteo operaio, che esce lentamente dalla fabbrica arrivi all’altezza della piazza percorrendo circa un paio di chilometri. Arriva il pullman dei compagni di Marsciano, Perugia e Spoleto, Orvieto, i mediattivisti di Indymedia. C’è anche una rappresentanza degli autoferrotranvieri del SULT e gli universitari. Il corteo procede lentamente, da lontano sembra immobile. L’attesa è lunga poi la testa con i lavoratori che battono su tamburi di metallo, gridano la loro rabbia. Dopo gli operai dell’acciaieria, striscioni di fabbriche della zona, striscioni seri, inkazzati, ironici. Il serpentone è enorme: 30.000 persone per una città di 110.000 abitanti. Tutta la città di fatto si è riversata nelle vie e nelle piazze della manifestazione. Dopo un’attesa che sembra interminabile entriamo in coda come spezzone antagonista e partono gli slogan, ai fianchi vengono distribuiti almeno 7.000 volantini, chi resta ai lati della strada li prende e commenta. La protesta è veramente generalizzata, indica che il cuore, la soggettività cittadina si colloca indubbiamente all’interno della fabbrica, con gli operai. In questi anni un ceto politico leggero come l’aria fatto di ex-“comunisti”, pentiti ecc. apologeta del libero mercato e delle privatizzazioni ha predicato la fine della centralità operaia, ha cantato le lodi dell’immateriale, del postmoderno, del nulla. Ma qui e ora si vede la sua inconsistenza: Terni è operaia, il centro della città, a livello produttivo, economico e sociale e anche nell’immaginario è ancora rappresentato dalla grande fabbrica che ha permesso a Terni di crescere e svilupparsi. Si sono viste già nei giorni scorsi manifestazioni di solidarietà con gli operai che picchettano la fabbrica, bloccando ormai da oltre 10 giorni le merci in uscita. Anziani che si mescolano con gli operai portando una bottiglia di vino, quello buono. Vecchie donne con dolci e crostate. Precari, lavoratori e studenti a passare le notti davanti ai cancelli della fabbrica insieme agli operai. L’altra notte alle 2 un treno ha attraversato il picchetto pieno di acciaio appena laminato e ha scaldato per qualche minuto la notte gelida. Ormai la merce prodotta bloccata dalle lotte operaie viene accumulata dappertutto all’interno della fabbrica. Sale il livello degli slogan e il tono degli interventi al microfono aperto nello spezzone che chiude il corteo. Si contesta la chiusura del reparto magnetico individuando le responsabilità: del padronato che segue esclusivamente la logica del profitto cancellando diritti, posti di lavoro, conoscenza operaia ed una produzione di punta come quella del magnetico. Quella stessa Krupp che oltre 50 anni or sono applicava infamemente il motto “DIE ARBEIT MACHT FREI” (il lavoro rende liberi) scritto all’entrata del lager di Auschwitz sfruttando il lavoro degli internati nei campi di sterminio, come ricordano cartelli e striscioni. Le responsabilità dei sindacati concertativi, CGIL,CISL e UIL che hanno accettato supinamente lo smembramento e la divisione tra magnetico ed inox, passo fondamentale per arrivare all’attuale situazione di chiusura del magnetico ed in prospettiva dell’intera acciaieria. Si contesta la logica del capitale, il neoliberismo appoggiato ed esaltato dalla classe politica locale, sindaco in primis, grande apologeta del libero mercato e sponsor di Agarini, il “Berlusconi” locale che ha comprato ai saldi organi di stampa locali, presiede la Ternana e fa affari con gli inceneritori che impestano l’aria e la salute cittadine. Si contesta il neoliberismo che impone precarizzazione dei lavori e delle esistenze. Si contesta il pacchetto Treu e la legge Biagi, la privatizzazione di sanità, scuola e trasporti. Slogan continui in solidarietà con gli operai e contro il padronato. Il corteo prosegue per via 1° maggio, parallela al corso, che inspiegabilmente non rientra nel percorso del corteo. Prima di arrivare a piazza del Popolo c’è un rallentamento e le macchine con l’amplificazione che aprono lo spezzone antagonista sterzano velocemente e si dirigono verso il corso. Sbirri e servizio d’ordine corrono e non capiscono, ma lo spezzone è numeroso e determinato e prende corso Tacito arrivando centralmente in piazza del popolo. E lì si ferma, dalla parte opposta del parco ufficiale dove si alternano (dando inizio alla campagna elettorale) lorsignori, rappresentanti politici, qualche operaio e i sindacati concertativi. Il controcomizio inizia subito e durerà a lungo, qualche minuto di più di quello ufficiale. Oltre un migliaio di persone ascoltano, applaudono gli interventi di un paio di operai, studenti, insegnanti, pensionati, cittadini e compagni che si alternano a parlare. Radicalizzare le lotte, fare come gli autoferrotranvieri, come a Scansano, bloccare la città, i nodi del trasporto automobilistico e ferroviario. Qualcuno richiama la solidarietà di classe contro il padronato. Qualche intervento critica il capitalismo ed il neoliberismo ricollegando le lotte alle manifestazioni contro il G8, contro la guerra in Iraq. Poi l’assemblea si scioglie e si aggiorna a mercoledì prossimo alle 21.30 al CSA Icaro. Oggi un punto importante è stato segnato. La solidarietà cittadina, provinciale, regionale è totale. La fabbrica, gli operai hanno il supporto collettivo. Dipenderà dalle lotte l’esito di questa battaglia. Per ora l’invito è alla solidarietà e alla presenza ai picchetti fuori dalla fabbrica.
Prigionieri a lavoro forzato che costruisce la fabbrica di Krupp a Auschwitz, 1942-43. Accreditamento della foto: Commissione principale per l'indagine sui crimini di guerra di Nazi, cortesia degli archivi della foto di USHMM
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