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'The Economist': la mafia è viva e vegeta!!
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ectopolese Friday March 05, 2004 at 05:50 AM |
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da kataweb.it
Londra, 04 mar 2004 - 22:02
Il settimanale britannico The Economist ha utilizzato una lettera immaginaria scritta dal numero uno di Cosa Nostra, Bernardo Provenzano, per illustrare i progressi dall'organizzazione mafiosa attraverso una strategia basata sull'adozione di un "profilo più basso nei confronti dei media" e una rinnovata enfasi sulle "attività prioritarie".
In un 'rapporto annuale', pubblicato nell'edizione in edicola domani, l'Economist fa il punto della situazione come lo farebbe Provenzano se dovesse scrivere ai suoi 'soci' sull'andamento delle attività.
A distanza di dieci anni dall'arresto di Salvatore Riina, il rapporto sottolinea che la domanda per le "offerte non rifiutabili" della Mafia "non è mai stata così forte" così come per la "consulenza nel settore dei lavori pubblici, che incassa profitti a tutti i livelli". Le entrate realizzate dalla vendita di droga e di armi hanno "tenuto bene". ___________________________________________
...ma Nania e Schifani che dicono?? (Bondi dirà che sono tutte maldicenze frutto dell'odio della Sinistra nei confronti del Premier, un complotto)
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la fonte della verità
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antinglese Friday March 05, 2004 at 09:28 AM |
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Perchè l'Inghilterra, la cui dinastia è a capo della Grande Mafia di tutto il mondo -armi & droga - è la fonte della verità, no? Soprattutto sulla Sicilia, in cui la massoneria inglese la fa da padrona a Trapani e a Messina, in cui il mafioso Filippo possiede innumerevoli propretà, terreni, immmobili, etc, sotto prestanome - criminali ovviamente, cioè facilmente ricattabili -
Il vero paese della mafia è l'Inghilterra, al'origine di tutti gli intrighi di tutto il mondo, eminenza grigia dell'America, e il Grande Capomafia è la Regina. Attraverso la massoneria e i legami massoneria/mafia, tutti emersi, anche a livello di inchieste giudiziarie, manovra la criminalità organizzata, qui chiamata mafia -altrove diversamente.
Non credete troppo alle notizie di fonte inglese. Poi l'Economist!
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ma è la verità
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antiinglese Friday March 05, 2004 at 01:17 PM |
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Leggere LaRouche ed Ettore Bernabei sugli inglesi. E ricordare il principe palermitano Vanni Calvello, affliato alla mafia, che - orrore! - aveva ospitato persino la regina d'Inghilterra! Solo che bisogna leggere il percorso all'inverso. La regina coopta il principe e il principe coopta gli utili mafiosi. Anche la storia di Cirio e Parmalata e camorra va letta così: Ciro e Parmalat assoldano camorristi per imporre i loro interessi in Campania.
L' ENI ha fatto lo stesso a Gela e sono stati incriminati anche manager a livello di direzione centrale a Milano. Anche il famoso boss Madonia risulta da un processo prestanome della Ansaldo. Per essere informati è meglio leggere le notizie delle Procure che la propaganda dei giornali, che serve solo per i gonzi
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E ti stupisci delle bugie sulla mafia?
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antinglese Friday March 05, 2004 at 02:43 PM |
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dal Manifesto
Dovere mentire ROBERTO ZANINI
Che gnocchi, noialtri pacifici imbelli di sinistra, tutti impegnati a lavorare perché quanti più deputati possibile votino no al finanziamento della missione italiana in Iraq. Invece la missione era già approvata. Lo ha detto Berlusconi a Tony Blair, ieri a Roma, durante un colloquio assai amplificato. Ha detto proprio «ieri la camera ha dato in larga maggioranza la sua approvazione» eccetera. Una bugia, naturalmente. Seguita da «l'Iraq è un paese dove le scuole, gli ospedali, l'amministrazione pubblica e il governo provvisorio funzionano». Difficile che Blair ci sia cascato. E', come il suo omologo italiano, un mentitore professionista che nessun caso Kelly piegherebbe mai. E a Roma era venuto per assicurare a Berlusconi che «non esiste un direttorio europeo», un'intesa a tre Germania-Francia-Gran Bretagna che ha intenzione di esercitare un'egemonia politica sull'Europa. Altra bugia, naturalmente, ma fra amici non si fa caso a certi dettagli.
Il fatto è che la menzogna è diventata pratica politica corrente, persino obbligatoria. Il fenomeno ha a che vedere con il fatto che guerra ed elezioni (Bismarck ci aggiungeva anche le battute di caccia, ma era fuori moda) sono il teatro preferenziale della bugia. E da qualche tempo noi siamo permanentemente sia in guerra che in campagna elettorale, anzi guerra e campagna elettorale si tallonano talmente da vicino che diventa difficile stabilire dove finisca l'una e cominci l'altra. E' anzi probabile che siano la stessa cosa. Dopo aver detto cataste di bugie sulla stagista Monica, Clinton ne aggiunse un'altra sul Sudan che ospitava armi chimiche e fece bombardare una fabbrica di latte in polvere vicino a Khartum. Per un po' non si parlò più di Monica. Clinton era un grande statista.
Le imprese mentono alle banche e fanno i bilanci con i trasferelli, le banche mentono ai risparmiatori e spacciano bond andati a male, tutto ciò è chiamato mercato. Perché un presidente del consiglio non dovrebbe avere gli stessi diritti di imprenditori e banchieri (il nostro, incidentalmente, ha le mani nelle imprese e nel credito)? Fare i bilanci dello stato con analogo sistema, come denunciato ieri da un presidente di corte dei conti che ci ha affidato alla provvidenza? Assicurare e garantire certezze contabili truffaldine e certezze politiche fondate sul nulla?
Di epiche balle è piena la storia recente. Sempre meno servono a giustificare scelte politiche e sempre più costituiscono la politica. La verità è indicibile in quanto contrasta con tutte, ma proprio tutte le premesse da cui traggono sostentamento le gerarchie politiche dominanti dell'occidente, cioè le sole con cui valga la pena di prendersela. E' un'ovvietà sconcertante, almeno quanto quella che il primato del profitto sugli esseri umani produce di questi mostri. Il problema è che è ineludibile.
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