tradotto dalla lista di indyitalia per le traduzioni, articolo riassuntivo della situazione sequestro - ben scritto eh.
Devin Theriot-Orr, membro di una coraggiosa realtà di reporter-attivisti chiamata Indymedia, non si aspettava proprio che due agenti FBI si presentassero nel suo ufficio legale a Seattle dicendo di essere in visita su "cortese richiesta" delle autorità svizzere. Theriot-Orr è rimasto ancor più stupito la settimana successiva, quando più di 20 siti Indymedia sono stati messi offline tramite il sequestro dei server britannici che li ospitavano. L'Independent Media Center, più comunemente noto come Indymedia, spiega che questo sequestro ha tutte le caratteristiche dell'atto di censura, e i difensori delle libertà civili concordano. Internet è uno strumento di pubblicazione come lo è la stampa, sostengono, e i governi non hanno alcun diritto di far sparire siti web. Il caso - che ruota intorno a un'azienda internet con sede in Texas, alcune fotografie di poliziotti svizzeri sotto mentite spoglie e la richiesta da parte di un magistrato italiano che indaga su piste anarchiche - solleva alcune domande intorno alle circostanze in cui le autorità possono imporre a un provider internet la consegna dei materiali che ospita. "Le implicazioni sono profonde", ha dichiarato Barry Steinhardt dell'American Civil Liberties Union, il quale definisce gli attivisti di Indymedia come "normali dissenzienti" ed equipara questa faccenda al "sequestro di una tipografia o alla chiusura di una stazione radio". "E' una vicenda che puzza da lontano un miglio", sostiene. I provider internet statunitensi sono abituati a restare in silenzio quando ricevono un ordine di consegna di dati dalle autorità - ed è vero anche che la confisca fisica dei server avviene raramente. Il sequestro del 7 ottobre tocca invece un'area poco propensa al silenzio - gli attivisti di Indymedia lavorano in 140 collettivi sparsi in tutto il mondo, dalla repubblica Ceca all'Uruguay al Massachussets dell'ovest, e i loro siti ricevono circa 18 milioni di contatti al mese - e ha suscitato un vasto interesse in Europa, comprese alcune interpellanze alla Camera dei Comuni britannica. I due computer sono stati prelevati dalla sede londinese della texana Rackspace Managed Hosting; sebbene siano stati restituiti il 12 ottobre e tutti i siti siano ora nuovamente online, all'appello dei materiali di alcuni tra questi - quelli che non avevano backup dei dati - mancano foto e articoli. I governi implicati non hanno fornito una spiegazione chiara di cosa si stesse cercando o di quali fossero i paesi che hanno dato il via all'iniziativa. La settimana scorsa Richard Allan, membro dei Democratici Liberali, ha chiesto al Parlamento Inglese se l'ordine di sequestro fosse partito dall'Home Office, l'ente governativo responsabile della sicurezza interna. Caroline Flinn, portavoce dell'Home Office, ha risposto così: "Posso confermare che nessun ente governativo britannico è coinvolto nel caso". Venerdì scorso è stata presentata presso la corte federale di San Antonio una mozione con la quale si chiede di svelare da chi sia stato emesso l'ordine originario. "La morale della vicenda sembra essere questa: un governo straniero, tramite procedure che rimangono segrete, può ottenere che il governo statunitense riduca al silenzio una fonte di informazione indipendente senza nemmeno dover rendere conto di quest'azione ai cittadini americani", ha dichiarato Keith Bankston, avvocato della Electronic Frontier Foundation e autrice della mozione. "Ora qualsiasi attore nel panorama dell'informazione dovrebbe chiedersi: 'Sarò io il prossimo?'". L'FBI ha rilasciato un comunicato nel quale dichiara che "su richiesta di un ministero di giustizia staniero" ha adempito a far valere su Rackspace una ingiunzione statunitense per la confisca dei materiali di Indymedia. "Rackspace teneva i materiali di Indymedia su server situati nel Regno Unito. Quando Rackspace ha copiato i documenti sotto ordinanza dai server su cui erano ospitati, si è prodotta una breve interruzione nel servizio internet di Indymedia. Non è in corso alcuna indagine FBI, o più genericamente statunitense, su Indymedia". Una fonte dell'FBI protetta da anonimato ha dichiarato che "ci furono due richieste distinte provenienti da due diversi paesi, che non erano in alcun modo connesse eccetto per il fatto che entrambe riguardavano Indymedia". La fonte ha precisato che entrambe le richieste di occuparsi del caso pervennero al dipartimento di giustizia statunitense dalle rispettive ambasciate dei due paesi, e da lì furono girate all'FBI; ha poi aggiunto che "l'FBI non ha nemmeno un cane in quest'arena". Il magistrato di Bologna Marina Plazzi ha dichiarato all'AP [Associated Press] di aver richiesto informazioni su materiali inviati su Indymedia dagli Stati Uniti. Ha sottolineato che la sua richiesta non implicava "il sequestro di server o hard disk". La Plazzi sta investigando sul [sedicente] gruppo anarchico italiano che rivendicò le intimidazioni bombarole al presidente della commissione europea Romano Prodi. I magistrati bolognesi hanno dichiarato in un comunicato congiunto di aver presentato alle autorità statunitensi una richiesta di "informazioni specifiche e circostanziate sul provider [di] Indymedia. La richiesta non riguardava la gestione né i contenuti del sito". Secondo il comunicato "La richiesta non ha ottenuto risposta", e "Qualsiasi altra informazione è riservata". Le autorità giudiziarie svizzere hanno chiesto chiarimenti ad alcuni ufficiali che lavorano a Ginevra a livello governativo, senza ottenere risposta. Al centro del caso svizzero ci sarebbero alcune foto inviate su un sito Indymedia francese. Le foto ritraggono due poliziotti in borghese che si spacciavano per manifestanti nell'ambito di un corteo anti-globalizzazione. Secondo i commenti postati sotto le foto, erano state scattate perché durante le precedenti manifestazioni la polizia aveva fotografato i manifestanti, pubblicando poi le immagini sui propri siti, etichettandoli come "facinorosi" e invitando i visitatori a fornire informazioni sulle persone ritratte. A fine settembre Rackspace girò a Indymedia una comunicazione ricevuta dall'FBI e riguardante le foto, che stavano su un sito Indymedia gestito da Nantes, in Francia. Rackspace inviò la comunicazione a Theriot-Orr, il quale la girò a sua volta al collettivo Indymedia di Nantes. Il collettivo, racconta Theriot-Orr, oscurò i volti dei due ufficiali svizzeri coprendoli con quelli di due personaggi, Mulder e Scully, del telefilm "The X-Files". Theriot-Orr ha dichiarato inoltre che quando in seguito ricevette la visita degli agenti FBI, questi gli fecero domande sull'operazione [su aspetti tecnici inerenti l'operazione] d'invio delle foto degli ufficiali di polizia svizzeri su Indymedia Nantes. Un comunicato apparso su alcuni siti Indymedia e attribuito a Rackspace sostiene che l'azienda si sarebbe attenuta a una "ordinanza rispondente a un Trattato di Mutua Assistenza Legale" che consente alle nazioni firmatarie di aiutarsi vicendevolmente "nell'ambito di attività investigative riguardanti crimini come il terrorismo internazionale, i sequestri di persona e il riciclaggio di denaro sporco". "Rackspace si sta comportando da buon cittadino-azienda", aggiunge il comunicato. "Il tribunale vieta a Rackspace di commentare ulteriormente la questione". L'addetta stampa di Rackspace, Annalie Drusch, ha rifiutato di rilasciare altri commenti. "Se l'intera faccenda riguardava queste foto, qualsiasi cosa abbiano fatto gli si è ritorta contro", sostiene David Meieran, volontario di Indymedia a Pittsburgh, riferendosi alle autorità. "Ora sono pubblicate su 300 siti in tutto il mondo". "E' come cercare di afferrare l'acqua", ha detto Meieran. "Internet è su tutto il territorio. Non puoi entrare e cercare di afferrare una fotografia e aspettarti che nessuno la faccia rispuntare". --- Alla stesura di questo articolo hanno collaborato alcuni reporter di Associated Press: Jonathan Fowler da Ginevra, Marta Falconi da Roma ed Ed Johnson da Londra.
l'originale inglese sta qua >>http://www.newsday.com/technology/business/wire/sns-ap-web-server-seizure,0,3441785.story?coll=sns-ap-technology-headlines
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