gli articoli si aggiungono cosi' ;-)
Lecce. Luigi è uno dei collaboratori di “Piano di Fuga”, periodico curato dai carcerati della struttura penitenziaria salentina. Lo poniamo alla vostra attenzione, nella speranza che la sua pubblicazione e diffusione possa sollecitare e sviluppare l’informazione e il dibattito su problemi e tematiche che ci sembrano di particolare urgenza. Cordialmente. Gabriele De Blasi (direttore responsabile di “Piano di Fuga”)
Tante volte basta una virgola o un punto in più o in meno perché un discorso cambi di significato e tonalità… Anche quest’anno il Corpo di polizia penitenziaria ha celebrato la sua festa, con la partecipazione di molti personaggi ‘importanti’: il tutto sotto gli sguardi di molti detenuti che, dalle finestre delle celle, godevano della vista del locale dove si svolgeva il catering. Serpeggiava un po’ di scetticismo riguardo al comportamento di noi detenuti perché, quest’anno, la festa coincideva con la protesta pacifica indetta da molte carceri italiane e, perciò, molti si aspettavano, da parte della popolazione detenuta, qualche azione di disturbo, come la battitura delle sbarre o altro. Cosa che non c’è stata. Infatti, a differenza di ciò che si può pensare, il detenuto, per molti aspetti, è fornito di buon senso e sa come comportarsi nelle varie occasioni, facendo, magari, rimanere male chi si aspettava un po’ di disservizio. Perciò, la festa è andata avanti, concludendosi, come ogni anno, con saluti, baci e arrivederci. Il giorno dopo, sul giornale locale, è apparso un articolo sulla festa, seguito da un intervento dell’on. Mantovano, che accennava allo sciopero dei detenuti, aggiungendo, col suo fare ‘politicante’, che, nel carcere di Lecce, non c’è alcun problema di sovraffollamento; in passato, i detenuti coabitavano in 18 – 20 persone nei cameroni, mentre ora sono al massimo 3 persone per cella: quindi, stiamo meglio. Bontà sua!!! Pronta è stata la risposta del cappellano del carcere, don Raffaele Bruno, che si diceva incredulo per ciò che aveva letto. Se in un carcere, della portata di 500 persone, sono rinchiusi 1300 detenuti, dove c’è mancanza di personale medico e di medicinali, le docce sono fatiscenti, gli agenti sono pochi e il lavoro è tanto… tutto è a posto, allora nessun istituto di pena ha bisogno d’aiuto. Ma, allora, questi detenuti per cosa stanno scioperando? La risposta del giornale a don Raffaele Bruno è stata immediata: le parole dell’on. Mantovano non sono state capite, l’onorevole voleva dire che la situazione nel carcere di Lecce è migliore che in altri carceri d’Italia, che la situazione è problematica, ma non poi così tanto… Insomma, è basta una virgola, un punto, un accorgimento, che il discorso ha cambiato totalmente facciata. Hanno una bravura questi politici…!!! Anni fa, in Parlamento, si discuteva sull’area da dare alle galline perché facessero un uovo a regola d’arte. Si parlava di circa 10 metri quadri. Per una gallina!!! Alcuni detenuti, invece, sono costretti a stare in celle di 2.50 x 3.50, in tre persone, e non parliamo di galline ma di persone; perciò, l’onorevole dovrebbe rivisitare le celle, per vedere dove coabitano tre detenuti e, magari, prima di affermare che oggi le cose sono migliori di quando eravamo in 20 in una cella, riflettere un attimo di più… Spesso e volentieri ci dimentichiamo che il detenuto, prima di tutto, è una persona: anche se ha sbagliato, è sempre una persona, e va aiutata e non abbandonata nel dimenticatoio di una cella. Se non fosse per l’intervento di associazioni di volontariato, per alcuni detenuti sarebbe davvero dura sopravvivere in carcere. Con le manifestazioni pacifiche, che sono in atto, ci aspettiamo dei risultati. La cosa che lascia un po’ perplessi è che la notizia della protesta è stata data il giorno che è partita in tutte le carceri d’Italia, poi più niente, il tutto è rimasto tra le mura delle carceri. Che cosa bisogna fare perché la voce di noi detenuti esca fuori da questo luogo? Luigi Vergine
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