A Roma, sabato, circa 500mila persone hanno sfilato, in un silenzio assordante, quasi fosse un funerale!
Ma era logico, visto che alla manifestazione avevano aderito anche forze di centro e di destra, tutte unite da uno slogan ambiguo: "Liberiamo la pace".
Peccato che esista anche una pace imperiale, precisamente quella che gli Usa-Gb stanno imponendo all'Irak e all'Afghanistan. E che, invocare la pace possa voler dire anche che i resistenti irakeni la devono smettere di combattere, dato che la guerra ufficialmente č stata dichiarata finita gią da tempo. E, infine, che invocare la pace possa voler dire lasciar lavorare in pace l' italo-imperialismo, per quel che ci concerne, a Nassiriya e d'intorni (Eni, Telecom, Enel, ecc.).
Per fortuna che, nella massa silente e passiva, a movimentare la manifestazione c'erano alcune decine di operai metalmeccanici di Verona e Padova, un operaio di colore ed ex-musulmano di Brescia, i quali, con alla testa una donna combattiva con fazzoletto rosso al collo, scandivano ad alta voce gli slogan:
Giuliana, Florence, libere, subito!
Olč, olą: liberiamo-le, liberiamo-lą.
Ritiro immediato delle truppe italiane dall'Irak e dall'Afghanistan!
Libertą, per tutte le donne del mondo sfruttate, oppresse, sequestrate, schiacciate, violentate, umiliate!
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