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Grazie alle corporazioni, invece della democrazia abbiamo Baywatch
by Scattomatto Tuesday, Sep. 27, 2005 at 7:59 PM mail:

Dal Guardian Unlimited, l'ultima riflessione critica di George Monbiot,alla luce del vergognoso comportamento di Yahoo verso le autorità cinesi. Datata 13 settembre, e grazie al cielo tradotta in italiano, un'analisi impietosa e realistica del fallimento dei sogni di democrazia telematica. "Coltivavamo il sogno che internet avrebbe liberato il mondo, che ogni dittatura sarebbe caduta", dice Julien Pain di Reporter Senza Frontiere. "Abbiamo realizzato che si trattava solo di un sogno".

Si era detto che le comunicazioni via internet e
via satellite avrebbero fatto cadere le
dittature. Ma gli interessi commerciali stanno
garantendo che ciò non accada

'Alcuni di questa maledetta covata, cresciuti sui
rami lì dietro, sono balzati sull'albero, da dove
hanno iniziato a scaricare i loro escrementi
sulla mia testa'. Così Gulliver descrive il suo
primo incontro con gli Yahoos [gli "abietti
schiavi degli Houyhnhnms" nel romanzo di Jonathan
Swift, NdT].

Qualcosa di molto simile sta accadendo oggi alla democrazia.

Lo scorso aprile un giornalista di un quotidiano
cinese, Shi Tao, è stato condannato a dieci anni
di carcere per "aver divulgato segreti di Stato
ad alcune istituzioni straniere". Aveva passato i
dettagli di un ordine di censura all'Asia
Democracy Forum e al sito internet Democracy News
[Il "segreto di Stato" che ha rivelato è una
circolare diffusa l'anno scorso dal ministero
dell'Informazione a tutte le redazioni dei
giornali cinesi, per proibire ogni sorta di
commemorazione del 15esimo anniversario del
massacro di Piazza Tienanmen. Shi Tao ha
semplicemente riprodotto quella circolare su un
sito Internet, NdT].

Il gruppo Reporter Senza Frontiere (RSF) era
stato ingannato con la stessa facilità con cui è
stato catturato Shi Tao. Egli inviò il suo
messaggio tramite un anonimo account di Yahoo!,
ma la polizia giunse a prelevarlo direttamente
nel suo ufficio. Come potevano sapere dove si
trovasse?

La settimana scorsa RSF ha ottenuto una versione
del verdetto della giuria, dove si trova la
risposta. Le informazioni sull'account personale
di Tao erano state fornite "da Yahoo Holdings".
Sul documento si legge che Yahoo! aveva
comunicato al Governo il numero di telefono e
l'indirizzo del luogo di lavoro del giornalista.

Non male se ci si ricorda della promessa secondo
la quale internet avrebbe "liberato gli
oppressi". Questa teoria era stata accuratamente
formulata dall'editorialista del New York Times
Thomas Friedman. Nel suo libro 'The Lexus and the
Olive Tree' che due grandi forze
"democratizzanti" - le comunicazioni e la finanza
globali - avrebbero spazzato via ogni regime
dittatoriale. "Grazie alle piattaforme
satellitari, internet e la televisione", sostiene
Friedman, "ora possiamo vedere, sentire e
guardare oltre qualsiasi immaginabile muro. Š
nessuno detiene internet, è un sistema totalmente
decentralizzato, nessuno lo può spegnere Š La
Cina avrà una stampa libera Š I leader cinesi
ancora non lo sanno, ma presto se ne
accorgeranno". La stessa cosa, sosteneva, sarebbe
accaduta in tutto il mondo. Egli vedeva già gli
iraniani godersi Baywatch sui propri illegali
satelliti. Con il risultato, secondo Friedman,
che "entro pochi anni, ogni cittadino della Terra
sarà in grado di confrontare la bottega del
proprio paese con quella del paese confinante".

In parte ha avuto ragione. Internet ha
contribuito alla nascita e allo sviluppo dei
movimenti di trasformazione sociale - dal grado
di autenticità variabile - in Serbia, Ucraina,
Georgia, Kyrgyzistan, Libano, Argentina e
Bolivia. Ma il punto debole della teoria di
Friedman è che essa non considera gli
intermediari. La tecnologia alla base di internet
non nasce dal nulla. È fornita da coloro che
sfruttano la rete per un proprio interesse
commerciale. Questo interesse in alcuni casi
favorisce la libertà, in altri favorisce il
controllo.

Nel 2002 Yahoo! ha sottoscritto un accordo col
Governo cinese per l' "autoregolamentazione":
l'impegno prevedeva che non si dovevano
pubblicare informazioni che potessero
compromettere la "sicurezza di Stato". L'anno
scorso Google pubblicò una dichiarazione in cui
affermava che non avrebbe mostrato nei computer
del territorio cinese link a materiali proibiti
dalle autorità della Repubblica Popolare. E, se
gli utenti cinesi del servizio di Microsoft MSN
avessero cercato di inviare messaggi contenenti i
termini "democrazia", "libertà" o "diritti
umani", sarebbero stati avvertiti con la
seguente: 'Questo messaggio contiene espressioni
proibite. Si prega di eliminare le parole
vietate'.

Una ricerca condotta all'inizio di quest'anno da
un gruppo di studenti chiamato 'OpenNet
Initiative' ha rivelato ciò che nessuno avrebbe
ritenuto possibile: il Governo cinese sta
riuscendo a controllare e a censurare internet.
Lo strumento principale è il controllo degli
instradatori, i dispositivi di base in internet
per l'indirizzamento dei dati tra luoghi diversi.
Tramite appropriati sistemi filtranti, questi
instradatori possono bloccare i messaggi
contenenti le espressioni proibite. Le
organizzazioni che si occupano di diritti umani
hanno affermato che le multinazionali occidentali
- soprattutto Cisco Systems - hanno fornito a tal
fine la tecnologia e l'assistenza degli esperti.
Cisco era stata più volte citata da Friedman come
uno dei promotori della sua "rivoluzione globale".

"Coltivavamo il sogno che internet avrebbe
liberato il mondo, che ogni dittatura sarebbe
caduta", dice Julien Pain di Reporter Senza
Frontiere. "Abbiamo realizzato che si trattava
solo di un sogno".

Friedman non è stato il primo a pubblicizzare
questo sogno. Nel 1993 Rupert Murdoch esclamò che
la TV satellitare sarebbe stata "una decisiva
minaccia per i regimi totalitari di tutto il
mondo". L'Economist ha riprodotto in copertina lo
stesso concetto: "Dittatori attenti!" I Cinesi
sono usciti di testa, e Murdock, a sua volta, ha
assicurato poi che la minaccia non si sarebbe
materializzata. Nel 1994 Murdock decise di
eliminare i notiziari della BBC dal proprio
satellite dopo che la TV britannica trasmise un
ritratto decisamente poco lusinghiero di Mao
Zedong. Nel 1997 ordinò alla propria casa
editrice HarperCollins di silurare un libro di
Chris Patten, l'ex-governatore di Hong Kong.
Criticò apertamente il Dalai Lama e il figlio
James attaccò il movimento religioso della Falun
Gong. La politica strisciante di Murdock ebbe
successo, e nel 2002 era già in grado di
trasmettere da Guandong. "Non trasmetteremo
programmi che in Cina possano essere offensivi",
dichiarò il portavoce di Murdock Wang Yukui. "Se
volete chiamarla autocensura allora,
naturalmente, noi stiamo facendo autocensura".

Se tutti fossero onesti come Wang Yukui, ogni
dipendente di Murdock - e di qualsiasi corporate
media del mondo - riconoscerebbe queste
costrizioni. Per essere proprietario di un
giornale, di una TV o di una radio nazionale
bisogna essere milionari. Quello che i milionari
vogliono è quello che tutti vogliono: un mondo
migliore per le persone come loro. Il compito dei
loro giornalisti è fare sì che ciò accada. Come
ha ammesso l'ex-direttore del Mirror, "Per
entrare nelle grazie dei milionari sono stato
costretto a cambiare la mia vita". Questa gente
manterrà il posto di lavoro fino a quando
continuerà a interpretare correttamente gli
interessi dei propri capi.

A ciò che non riescono a ottenere i proprietari
rimediano i pubblicitari. Nel corso degli ultimi
mesi - ha rivelato AdAge.com - sia Morgan Stanley
che BP hanno imposto ai propri quotidiani e alle
proprie riviste di rimuovere da ogni edizione i
servizi sgradevoli. Le compagnie
automobilistiche, aeree e del tabacco stanno
facendo la stessa cosa. Molte pubblicazioni non
possono permettersi di perdere gli ingenti conti
bancari: possono perdere però gli articoli
biasimevoli. Perché i giornali sono zeppi di
ritratti entusiastici del magnate della
pubblicità Martin Sorrell? Perché ne sono
terrorizzati.

Quindi, invece di avere la democrazia abbiamo
Baywatch. Non sono la stessa cosa. Una TV che
stimola un appetito per il denaro o per la
chirurgia plastica può incoraggiare il pubblico a
desiderare un sistema politico che garantisca
tali effimere necessità. E questo rappresenta il
contrario di ciò che si definisce una democrazia.

Come risultato della pressione dei gruppi
d'interesse pubblicitari, ad esempio, tra il 1993
e il 2003 i programmi sull'ambiiente sono stati
eliminati dai palinsesti della BBC, di ITV e di
Channel 4. Sebbene da allora tre o quattro
documentari siano scomparsi, la scomunica non è
ancora stata del tutto compiuta. Per quelli di
noi che si sono scontrati contro questo muro,
questo suona, a sua volta, come una censura.

Il dibattito politico è tutt'ora dominato dalle
logiche dei media mainstream: una storia che
appare sul web non risulta efficace fino a quando
non viene riportata nei quotidiani o sulle reti
TV. Questo significa che, mentre Friedman celebra
l'avvento della transizione democratica, c'è
qualcuno che la democrazia la controlla. Qualcuno
che possiede gli instradatori.

George Monbiot


Tradotto da Luca Donigaglia per Nuovi Mondi Media

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