La rottura. La vicesindaco Scaramuzzino, non informata dell’operazione, ha fatto trapelare
la sua rabbia. Duro Zamboni: «Se il sindaco non si fida della giunta risolva il problema alla
radice». Cofferati replica: «Chi non è d’accordo lo dica, non è questione di collegialità»
Sgombero sul Lungoreno
maggioranza ai ferri corti
DA IL DOMANI
Silvestro Ramunno Non è la solita polemica interna alla maggioranza di centrosinistra sugli sgomberi. La rottura ieri è stata un’ipotesi presa davvero in considerazione e per qualche ora la parola “crisi” è circolata nel Palazzo mentre arrivavano le notizie dello sgombero dei rumeni sul Lungoreno e del lavoro che le ruspe stavano portando a compimento ancora nella tarda mattinata. In serata solo critiche dure, scambi polemici e sganciamenti dal programma di mandato, ma lo scricchiolio continuo della maggioranza potrebbe portare ad una rottura. A mettere Cofferati contro una buona parte delle forze che lo sostengono - praticamente tutte, tranne i Ds - sono state le modalità dell’intervento congiunto tra carabinieri, polizia e vigili urbani scattato nella mattinata. Le modalità, perché nessuno ha difeso la vita nelle baracche ai margini di un fiume che può ingrossarsi in qualunque momento. La sinistra alternativa (Verdi, Pdci, Cantiere e Rifondazione) fa sapere che da ora in poi avrà le mani libere, senza vincoli di maggioranza, sulle politiche per l’immigrazione per contrastare «le azioni da prefetto o da questore del sindaco»; la Margherita vuole «rispetto per la dignità delle persone» e Tommaso Petrella, vicepresidente Dl di Borgo Panigale, si chiede «cosa ci stiamo a fare in giunta?». Ed è proprio fra i componenti della squadra del sindaco che la tensione è palpabile. C’è una contrapposizione forte tra Cofferati e gli assessori Scaramuzzino, che è anche vicesindaco, e Zamboni. Alla fine delle operazioni, il sindaco ha spiegato il motivo per cui ha scelto di non informare la giunta e la sua vice: la delega sulla sicurezza è nelle sue mani e quello di ieri era un intervento di ordine pubblico e non di carattere sociale. Ma nella rete lanciata dalle forze di polizia sono rimasti anche alcuni neonati. Al Comune di Bologna risultava, fino al tardo pomeriggio, che in quelle baracche ci fossero solo una ventina di persone adulte senza minori, ma in situazioni del genere, con 300 persone che vanno e vengono, è difficile sapere chi realmente viva nelle baracche. Adriana Scaramuzzino, vicesindaco e assessore alle politiche sociali, ieri ha fatto trapelare la sua rabbia per quello che era successo in mattinata e a chi l’ha sentita ha detto di essere molto “provata”. Nei giorni scorsi aveva marcato le distanze dal sindaco anche sui lavavetri, ribadendo che nel 2006 deciderà se lasciare o continuare. La reazione più esplicita è stata quella dell’assessore Zamboni. Se in politica valgono ancora i simboli, la riunione di Rifondazione Comunista ospitata negli uffici del suo assessorato, non lasciava presagire nessuna distensione. Nel pomeriggio l’assessore ha diffuso una nota nella quale contesta in maniera radicale “i tempi e le modalità” dello sgombero. E riferendosi direttamente al sindaco, puntualizza: «Una piccola parte (degli sgomberati, ndr) finirà al Cpt e già questo non può essere motivo di soddisfazione per chi ha scritto nel proprio programma di volere operare per il superamento di quelle strutture». Zamboni, che si è detto molto preoccupato per le considerazioni del sindaco sulla necessità di non avvisare i servizi sociali, pone anche una questione politica. «Rilevo che in questa ed altre occasioni sembra venir meno quella collegialità della giunta - scrive - che dovrebbe essere una risorsa per tutti e non un ostacolo all’esercizio delle competenze di ognuno». L’invito al sindaco è quello di risolvere «il problema alla radice»: «Se vi sono dubbi sull’affidabilità della giunta vi sono tutti gli strumenti e i poteri per risolvere il problema». Non lo dice esplicitamente ma anche il suo è una sorta di ultimatum con il mandato da assessore messo sul tavolo. La risposta del sindaco non smussa gli angoli. Cofferati ricorda a Zamboni che la questione Lungoreno è stata già discussa in giunta e che appellarsi alla collegialità è un modo per aggirare la vera questione. «Capisco le difficoltà dell’assessore Zamboni con il suo partito - ha detto il sindaco - e come sempre me ne farò carico. Ma il tema della collegialità è privo di fondamento. L'idea di ridiscutere sempre tutto è contraria all’efficacia dell’azione amministrativa. È legittimo non essere d’accordo, ma allora lo si dica esplicitamente. Il metodo non c’entra nulla». Zamboni, infatti, aveva criticato proprio il metodo dello sgombero, ma convenuto sulla necessità di eliminare le baracche («intollerabili o pericolose») mettendo però in campo anche interventi di carattere sociale, «tant’è vero che da qualche tempo gli uffici comunali stavano lavorando attivamente per attrezzare un’area di accoglienza temporanea». Un progetto che stava coinvolgendo proprio Zamboni e la Scaramuzzino. Le reazioni allo sgombero di questa mattina sono state numerose. La parlamentare del Prc Titti De Simone andrà oggi al Cpt per incontrare i rumeni. I deputati Cento (Verdi) e Giordano (Prc) hanno criticato le scelte del sindaco e oggi pomeriggio, alle 17, ci sarà una manifestazione sotto il comune. A difesa del primo cittadino i Democratici di Sinistra. Il capogruppo Claudio Merighi parla di «intervento mirato e circoscritto» in un’area pericolosa, ma ammette che «resta aperto» il problema di una presenza più ampia che «va affrontata, come previsto, da un piano di accoglienza di cui si sta occupando con determina-zione, intelligenza e sensibilità il vicesindaco Scaramuzzino ». Merighi ha anche ricordato che chi governa ha il dovere di assumersi resposabilità «e non nascondere i problemi come faceva la precedente amministrazione di centrodestra».
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