ed ecco chi è veramente mazzetta gufa sulla vittoria elettorale e notate la data presagisce gia l'ingovernabilità.
Insomma secondo lui il centro sinistra doveva perdere
"Regionali2005". Un pessimo risultato elettorale Solo 1 messaggio nell'argomento - visualizza come struttura
Pomero
7 Apr 11:40 mostra opzioni Newsgroup: it.politica.pds Da: "Pomero" <terzo...@tin.ti.it> - Trova messaggi di questo autore Data: Thu, 07 Apr 2005 09:40:12 GMT Locale: Gio 7 Apr 2005 11:40 Oggetto: "Regionali2005". Un pessimo risultato elettorale
"Regionali2005". Un pessimo risultato elettorale di mazzetta 07 Apr 2005 Il risultato delle elezioni regionali deve essere considerato pessimo per il paese. Se da un lato sembra significare l'inizio della fine dell'infausto governo berlusconiano, dall'altra pone le peggiori condizioni per la nascita del suo successore designato, il prossimo governo Prodi. La vittoria è stata eccessiva, e questo eccesso è già cavalcato per fraintenderne il senso. E' solare ed evidente che il risultato sia da attribuire principalmente al rifiuto verso la politica del governo in carica, e non certo a presunti meriti di una coalizione avversaria sempre uguale a se stessa. Nonostante questa evidenza, c'è chi immediatamente si è sentito un geniale stratega e si è assunto il merito del successo, vantando l'efficacia del progetto (?) dell'Unione e altre amenità.
Un successo che è pessimo perché apre violentemente a una campagna elettorale continua fino all'anno prossimo. Un successo che suona la fine del ciclo di Berlusconi, ma che preclude all'inquinamento della coalizione alternativa, fino al rischio di consegnarci ad un governo ben poco diverso da quello morente.
Questa abbondanza di consensi infatti sposta paradossalmente verso destra il baricentro dell'Unione.
Parecchi hanno immediatamente fatto notare che Rifondazione potrebbe anche restare esterna al governo, molti di più sono quelli che in queste ore stanno traslocando, dalle sponde del Polo, ai capaci divani di Udeur e Margherita, aumentandone peso e consistenza. Tornano i perdenti di sempre, ora tronfi del disastro di colui al quale loro stessi avevano spianato la via al potere. Lo fanno sorridendo, nella trasmissione durante la quale lui stesso li ha legittimati con la sua presenza, il primo atto della sua nuova strategia elettorale è stato quello di promuovere gli avversari preferiti.
Non è un caso che la definizione del senso del voto, sia blindata ed affidata ad un consesso di leader falliti, e non è neanche un bello spettacolo che ad interpretare la volontà degli elettori siano leader che gli elettori hanno già bocciato più volte. Massimo D'alema e Francesco Rutelli sono preferiti non solo perché durante la trasmissione Ballarò indossavano entrambi la sua stessa cravatta a pois, in un salotto che pareva preso da dieci anni fa, con l'unica differenza che i capelli dei due furboni sono più bianchi e quelli di Berlusconi sono di più.
Piuttosto perchè pare di immaginare che nessuno dei due abbia fretta di varare finalmente una legge seria sulle concentrazioni editoriali una volta al governo; non lo hanno fatto in passato e ancora oggi non ne parlano mai, non c'è da stupirsi che piacciano tanto a Berlusconi. Il quale ha già vissuto il loro governo e sa quanto siano inoffensivi per i suoi stessi interessi, e con quali argomenti allettarli.
Due fenomeni, le migrazioni e il fiorire dell'attivismo centrista, che segnalano il pericolo rappresentato dal trasformismo dell'eterna melma democristiana; melma che, per esempio sarà forse capace di assicurare fin da ora, con la complicità del folle Cacciari, una giunta di affaristi di destra a quella Venezia che ha assegnato il 60% dei voti ai partiti della sinistra; quella sinistra che dovrebbe sfidare unita l'attuale premier. Cacciari potrebbe sconfiggere al secondo turno il candidato di sinistra Casson, pescando quasi la metà dei suoi consensi tra forzitalioti, leghisti e pattume vario, fascisti compresi; già da ora in campagna spinti dal terrore per il magistrato rosso.
Una dinamica perversa che potremo presto trovarci sulle scene nazionali.
Perfettamente in linea con la tradizione politica italiana, Cacciari non pensa per nulla di ritirarsi per evitare tale eventualità, ma la mena dicendo che sarà "il sindaco di tutti", guidando un consiglio veneziano con 28 margherite ed un mazzetto di fiori di campo in cerca di vantaggi; pietosamente esemplare. Una tale ridefinizione del baricentro dell'Unione verso il blocco centrista ed affarista, è sicuramente una disgrazia annunciata per i comuni cittadini; prefigurando un governo Prodi impegnato per anni a riparare i buchi lasciati da Tremonti, e allo stesso tempo paralizzato dagli astuti sempiterni democristiani e dai loro epigoni riformisti.
La stessa composizione più volte bocciata in passato, gli stessi uomini sconfitti, si preparano a raccogliere il frutto del plebiscito contro Berlusconi. Plebiscito che premierà una coalizione nella quale la sinistra dei Ds rappresenterà la minoranza della minoranza di sinistra insieme a qualche verde e a qualche comunista italiano; una coalizione di fatto più a destra di parecchi governi democristiani del passato, con le stesse caratteristiche di innovazione e qualità dei peggiori tra quelli.
L'aspetto più positivo delle recenti elezioni è l'evidente fiducia degli italiani nelle elezioni democratiche; la partecipazione ha dimostrato che i cittadini piegati da politiche irresponsabili cercano un cambiamento attraverso gli strumenti democratici; è un vero peccato che l'occupazione del potere da parte di soggetti troppo simili tra loro, in senso deleterio, frustri tale esercizio e indebolisca un paese ancora nel quale esiste evidentemente una grossa fiducia nella democrazia.
Nessuno si alzerà ad impedire il trasformismo, parecchi cercheranno invece di alimentarlo con il rischio concreto di affogare il prossimo governo nel sempiterno gattopardismo italico. Tutto cambia perché la cravatta non cambi. Un governo per un certo verso simile per genesi e composizione al prossimo governo Blair, non a caso idolo del club dei pois.
Nota contabile: al solito gli sconfitti combatteranno alla morte per mantenere la loro poltrona, mentre il loro vecchio padrone promette una guerra termonucleare contro nemici ed alleati, facendo capire di essere disposto ad alzare il costo della prossima campagna elettorale alle stelle. Costo che ricadrà inevitabilmente sulla collettività, insieme a quello di un paese paralizzato, nel quale nessuno si occuperà per oltre un anno del bene comune, fino a che i cittadini non saranno chiamati per la seconda volta a certificare che non ne possono più di Berlusconi.
Peccato che tutta questa agitazione, queste energie, possano servire solo promuovere di nuovo la stessa gente con la stessa passione per il potere e per gli stessi pois.
mazzetta mazze...@reporterassociati.org
http://www.reporterassociati.org/index.php?option=news&task=viewartic...
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