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perle di mazzetta
by fans di mazzetta Monday, Nov. 14, 2005 at 1:01 PM mail:

ed ecco chi è veramente mazzetta gufa sulla vittoria elettorale e notate la data presagisce gia l'ingovernabilità. Insomma secondo lui il centro sinistra doveva perdere

"Regionali2005". Un pessimo risultato elettorale
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Pomero


7 Apr 11:40 mostra opzioni
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Da: "Pomero" <terzo...@tin.ti.it> - Trova messaggi di questo autore
Data: Thu, 07 Apr 2005 09:40:12 GMT
Locale: Gio 7 Apr 2005 11:40
Oggetto: "Regionali2005". Un pessimo risultato elettorale

"Regionali2005". Un pessimo risultato elettorale
di mazzetta
07 Apr 2005
Il risultato delle elezioni regionali deve essere considerato pessimo per il
paese. Se da un lato sembra significare l'inizio della fine dell'infausto
governo berlusconiano, dall'altra pone le peggiori condizioni per la nascita
del suo successore designato, il prossimo governo Prodi. La vittoria è stata
eccessiva, e questo eccesso è già cavalcato per fraintenderne il senso. E'
solare ed evidente che il risultato sia da attribuire principalmente al
rifiuto verso la politica del governo in carica, e non certo a presunti
meriti di una coalizione avversaria sempre uguale a se stessa. Nonostante
questa evidenza, c'è chi immediatamente si è sentito un geniale stratega e
si è assunto il merito del successo, vantando l'efficacia del progetto (?)
dell'Unione e altre amenità.

Un successo che è pessimo perché apre violentemente a una campagna
elettorale continua fino all'anno prossimo. Un successo che suona la fine
del ciclo di Berlusconi, ma che preclude all'inquinamento della coalizione
alternativa, fino al rischio di consegnarci ad un governo ben poco diverso
da quello morente.

Questa abbondanza di consensi infatti sposta paradossalmente verso destra il
baricentro dell'Unione.

Parecchi hanno immediatamente fatto notare che Rifondazione potrebbe anche
restare esterna al governo, molti di più sono quelli che in queste ore
stanno traslocando, dalle sponde del Polo, ai capaci divani di Udeur e
Margherita, aumentandone peso e consistenza. Tornano i perdenti di sempre,
ora tronfi del disastro di colui al quale loro stessi avevano spianato la
via al potere. Lo fanno sorridendo, nella trasmissione durante la quale lui
stesso li ha legittimati con la sua presenza, il primo atto della sua nuova
strategia elettorale è stato quello di promuovere gli avversari preferiti.

Non è un caso che la definizione del senso del voto, sia blindata ed
affidata ad un consesso di leader falliti, e non è neanche un bello
spettacolo che ad interpretare la volontà degli elettori siano leader che
gli elettori hanno già bocciato più volte. Massimo D'alema e Francesco
Rutelli sono preferiti non solo perché durante la trasmissione Ballarò
indossavano entrambi la sua stessa cravatta a pois, in un salotto che pareva
preso da dieci anni fa, con l'unica differenza che i capelli dei due furboni
sono più bianchi e quelli di Berlusconi sono di più.

Piuttosto perchè pare di immaginare che nessuno dei due abbia fretta di
varare finalmente una legge seria sulle concentrazioni editoriali una volta
al governo; non lo hanno fatto in passato e ancora oggi non ne parlano mai,
non c'è da stupirsi che piacciano tanto a Berlusconi. Il quale ha già
vissuto il loro governo e sa quanto siano inoffensivi per i suoi stessi
interessi, e con quali argomenti allettarli.

Due fenomeni, le migrazioni e il fiorire dell'attivismo centrista, che
segnalano il pericolo rappresentato dal trasformismo dell'eterna melma
democristiana; melma che, per esempio sarà forse capace di assicurare fin da
ora, con la complicità del folle Cacciari, una giunta di affaristi di destra
a quella Venezia che ha assegnato il 60% dei voti ai partiti della sinistra;
quella sinistra che dovrebbe sfidare unita l'attuale premier. Cacciari
potrebbe sconfiggere al secondo turno il candidato di sinistra Casson,
pescando quasi la metà dei suoi consensi tra forzitalioti, leghisti e
pattume vario, fascisti compresi; già da ora in campagna spinti dal terrore
per il magistrato rosso.

Una dinamica perversa che potremo presto trovarci sulle scene nazionali.

Perfettamente in linea con la tradizione politica italiana, Cacciari non
pensa per nulla di ritirarsi per evitare tale eventualità, ma la mena
dicendo che sarà "il sindaco di tutti", guidando un consiglio veneziano con
28 margherite ed un mazzetto di fiori di campo in cerca di vantaggi;
pietosamente esemplare. Una tale ridefinizione del baricentro dell'Unione
verso il blocco centrista ed affarista, è sicuramente una disgrazia
annunciata per i comuni cittadini; prefigurando un governo Prodi impegnato
per anni a riparare i buchi lasciati da Tremonti, e allo stesso tempo
paralizzato dagli astuti sempiterni democristiani e dai loro epigoni
riformisti.

La stessa composizione più volte bocciata in passato, gli stessi uomini
sconfitti, si preparano a raccogliere il frutto del plebiscito contro
Berlusconi. Plebiscito che premierà una coalizione nella quale la sinistra
dei Ds rappresenterà la minoranza della minoranza di sinistra insieme a
qualche verde e a qualche comunista italiano; una coalizione di fatto più a
destra di parecchi governi democristiani del passato, con le stesse
caratteristiche di innovazione e qualità dei peggiori tra quelli.

L'aspetto più positivo delle recenti elezioni è l'evidente fiducia degli
italiani nelle elezioni democratiche; la partecipazione ha dimostrato che i
cittadini piegati da politiche irresponsabili cercano un cambiamento
attraverso gli strumenti democratici; è un vero peccato che l'occupazione
del potere da parte di soggetti troppo simili tra loro, in senso deleterio,
frustri tale esercizio e indebolisca un paese ancora nel quale esiste
evidentemente una grossa fiducia nella democrazia.

Nessuno si alzerà ad impedire il trasformismo, parecchi cercheranno invece
di alimentarlo con il rischio concreto di affogare il prossimo governo nel
sempiterno gattopardismo italico. Tutto cambia perché la cravatta non cambi.
Un governo per un certo verso simile per genesi e composizione al prossimo
governo Blair, non a caso idolo del club dei pois.

Nota contabile: al solito gli sconfitti combatteranno alla morte per
mantenere la loro poltrona, mentre il loro vecchio padrone promette una
guerra termonucleare contro nemici ed alleati, facendo capire di essere
disposto ad alzare il costo della prossima campagna elettorale alle stelle.
Costo che ricadrà inevitabilmente sulla collettività, insieme a quello di un
paese paralizzato, nel quale nessuno si occuperà per oltre un anno del bene
comune, fino a che i cittadini non saranno chiamati per la seconda volta a
certificare che non ne possono più di Berlusconi.

Peccato che tutta questa agitazione, queste energie, possano servire solo
promuovere di nuovo la stessa gente con la stessa passione per il potere e
per gli stessi pois.

mazzetta
mazze...@reporterassociati.org

http://www.reporterassociati.org/index.php?option=news&task=viewartic...

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