Il vecchio Re dell'Agrifoglio (la tuba segno del potere del denaro sostituisce la corona), simbolo di oscurità e di vecchiaia, cavalca la ruspa. L'oscurità che rappresenta, è il capitalismo che nasconde le sue orbite svuotate dietro la finzione di un progresso incontrollato, di una velocità che è paradosso, di una scelta di pochi contro il volere di molti.
Il giovane Re della Quercia che simboleggia la luce del nuovo anno è il bimbo che balla.
Il vecchio sovrano viene simbolicamente ucciso/respinto e il giovane Re prende il suo posto sul trono per governare. Il falò annuncia i nuovi tempi dove l'uomo ritorna al centro della natura, vera e molteplice Divinità.
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Accendendo
il falò di Yule contro la TAV L'Opinione - Mercoledì 28 Dicembre
2005 |
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Da
poco è passato il solstizio del 21 dicembre, quel giorno più corto
dell'anno che la religiosità popolare e naturale di un tempo antico
celebrava con giganteschi falò per far rinascere la speranza di una
ripresa dei cicli primaverili del mondo.
Il solstizio (Alban
Arthuan o Yule) era la chiusura del varco di Farlas con il mondo degli
spiriti, varco apertosi nella notte tra il 31 ottobre ed il 1 novembre,
quello che per noi poi diventò, in una fantasiosa sovrapposizione ed
usurpazione, la notte di ognissanti.
Tra i vari temi legati a Yule il
principale è quello della battaglia tra il vecchio Re dell'Agrifoglio,
simbolo di oscurità e di vecchiaia, e il giovane Re della Quercia che
simboleggia la luce del nuovo anno. Il vecchio sovrano viene
simbolicamente ucciso e il giovane Re prende il suo posto sul trono per
governare. Con il rito del ceppo di Yule, del falò, si perpetuava ogni
anno, oltre alla tradizione di stringersi tutti attorno al fuoco in attesa
della rinascita del mondo dal freddo dell'inverno, anche questa antica e
ripetuta battaglia.
Ed ecco che, poco oltre il 21, esattamente
giovedì 29 dicembre, sarà celebrata un'altra notte dei fuochi "per
fermare - recitano i volantini e gli appelli internet - i
progetti nocivi che devastano le Alpi. Per l'autodeterminazione delle
popolazioni. In solidarietà con la lotta No
Tav". "Dalle ore 18 - invitano i
simpatizzanti per le popolazioni della valle Susa - accendiamo
tutti in falò nel nostro paese o borgata o su un
promontorio montano. Mandate le foto del vostro
falò al sito www.notav.it"
Non ho idea se coloro
i quali hanno ideato l'iniziativa solidale, abbiano pensato alla
coincidenza tra il periodo scelto e la tradizione di Yule connessa al
ceppo propiziatorio. Forse lo hanno fatto inconsapevolmente, in un recesso
di antichi riti legati alla natura, quella natura che verrebbe devastata
dal fatidico "corridoio" del treno ad alta velocità. Forse si è trattato
soltanto di una vibrazione nei loro DNA, una vibrazione in sintonia con lo
spirito del mondo e con quello degli antenati che in quei boschi
vivevano.
O forse, è stata una scelta mirata e
meditata. Lo farebbe pensare il volantino che accompagna l'iniziativa
del 29 dicembre. La battaglia rappresentata è quella combattuta in val di
Susa contro le ruspe e le trivelle: l'imposizione violenta senza dialogo
sta sulla ruspa, il cilindro è il potere dei soldi.
Letta in
filigrana quell'immagine rimanda ad altri significati. Il vecchio Re dell'Agrifoglio (la tuba
segno del potere del denaro sostituisce la corona), simbolo di oscurità e
di vecchiaia, cavalca la ruspa. L'oscurità che rappresenta, è il
capitalismo che nasconde le sue orbite svuotate dietro la finzione di un
progresso incontrollato, di una velocità che è paradosso, di una scelta di
pochi contro il volere di molti.
Il giovane Re della Quercia che
simboleggia la luce del nuovo anno è il bimbo che balla. Il vecchio
sovrano viene simbolicamente ucciso/respinto e il giovane Re prende il suo
posto sul trono per governare. Il falò annuncia i nuovi tempi dove l'uomo
ritorna al centro della natura, vera e molteplice Divinità.
Il 29 accendete un fuoco sulle colline, o
bruciate un ceppo nel camino. E' un segno di speranza. E' un
riconoscimento a quegli uomini e donne che in valle non hanno combattuto
solo per sè stessi ed il loro ambiente (è ciò che ci vuol far credere il
vecchio Re dell'Agrifoglio), ma per la dignità dell'essere
umano.
il direttore
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