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Domani, 29.12: Accendendo il falò di Yule contro la TAV
by info No TAV Wednesday, Dec. 28, 2005 at 4:23 PM mail:

Il vecchio Re dell'Agrifoglio (la tuba segno del potere del denaro sostituisce la corona), simbolo di oscurità e di vecchiaia, cavalca la ruspa. L'oscurità che rappresenta, è il capitalismo che nasconde le sue orbite svuotate dietro la finzione di un progresso incontrollato, di una velocità che è paradosso, di una scelta di pochi contro il volere di molti. Il giovane Re della Quercia che simboleggia la luce del nuovo anno è il bimbo che balla. Il vecchio sovrano viene simbolicamente ucciso/respinto e il giovane Re prende il suo posto sul trono per governare. Il falò annuncia i nuovi tempi dove l'uomo ritorna al centro della natura, vera e molteplice Divinità.

Domani, 29.12:  Acce...
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Accendendo il falò di Yule contro la TAV
L'Opinione - Mercoledì 28 Dicembre 2005

Da poco è passato il solstizio del 21 dicembre, quel giorno più corto dell'anno che la religiosità popolare e naturale di un tempo antico celebrava con giganteschi falò per far rinascere la speranza di una ripresa dei cicli primaverili del mondo.

Il solstizio (Alban Arthuan o Yule) era la chiusura del varco di Farlas con il mondo degli spiriti, varco apertosi nella notte tra il 31 ottobre ed il 1 novembre, quello che per noi poi diventò, in una fantasiosa sovrapposizione ed usurpazione, la notte di ognissanti.

Tra i vari temi legati a Yule il principale è quello della battaglia tra il vecchio Re dell'Agrifoglio, simbolo di oscurità e di vecchiaia, e il giovane Re della Quercia che simboleggia la luce del nuovo anno.
Il vecchio sovrano viene simbolicamente ucciso e il giovane Re prende il suo posto sul trono per governare.
Con il rito del ceppo di Yule, del falò, si perpetuava ogni anno, oltre alla tradizione di stringersi tutti attorno al fuoco in attesa della rinascita del mondo dal freddo dell'inverno, anche questa antica e ripetuta battaglia.

Ed ecco che, poco oltre il 21, esattamente giovedì 29 dicembre, sarà celebrata un'altra notte dei fuochi "per fermare - recitano i volantini e gli appelli internet - i progetti nocivi che devastano le Alpi. Per l'autodeterminazione delle popolazioni. In solidarietà con la lotta No Tav".
"Dalle ore 18 - invitano i simpatizzanti per le popolazioni della valle Susa - accendiamo tutti in falò nel nostro paese o borgata o su un promontorio montano. Mandate le foto del vostro falò al sito www.notav.it"

Non ho idea se coloro i quali hanno ideato l'iniziativa solidale, abbiano pensato alla coincidenza tra il periodo scelto e la tradizione di Yule connessa al ceppo propiziatorio. Forse lo hanno fatto inconsapevolmente, in un recesso di antichi riti legati alla natura, quella natura che verrebbe devastata dal fatidico "corridoio" del treno ad alta velocità. Forse si è trattato soltanto di una vibrazione nei loro DNA, una vibrazione in sintonia con lo spirito del mondo e con quello degli antenati che in quei boschi vivevano.

O forse, è stata una scelta mirata e meditata.
Lo farebbe pensare il volantino che accompagna l'iniziativa del 29 dicembre. La battaglia rappresentata è quella combattuta in val di Susa contro le ruspe e le trivelle: l'imposizione violenta senza dialogo sta sulla ruspa, il cilindro è il potere dei soldi.

Letta in filigrana quell'immagine rimanda ad altri significati.
Il vecchio Re dell'Agrifoglio (la tuba segno del potere del denaro sostituisce la corona), simbolo di oscurità e di vecchiaia, cavalca la ruspa. L'oscurità che rappresenta, è il capitalismo che nasconde le sue orbite svuotate dietro la finzione di un progresso incontrollato, di una velocità che è paradosso, di una scelta di pochi contro il volere di molti.

Il giovane Re della Quercia che simboleggia la luce del nuovo anno è il bimbo che balla.
Il vecchio sovrano viene simbolicamente ucciso/respinto e il giovane Re prende il suo posto sul trono per governare. Il falò annuncia i nuovi tempi dove l'uomo ritorna al centro della natura, vera e molteplice Divinità.

Il 29 accendete un fuoco sulle colline, o bruciate un ceppo nel camino. E' un segno di speranza. E' un riconoscimento a quegli uomini e donne che in valle non hanno combattuto solo per sè stessi ed il loro ambiente (è ciò che ci vuol far credere il vecchio Re dell'Agrifoglio), ma per la dignità dell'essere umano.

il direttore


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