IL CASO ALDROVANDI
Mamma Patrizia apre un blog
La donna: 'Adesso sono molti di più quelli che conoscono la storia di Federico'. Il 18enne morì vicino all'Ippodromo il 25 settembre scorso
Ferrara, 11 gennaio 2006 - La triste storia di Federico Aldrovandi non ha più confini. Dal 2 gennaio la mamma del diciottenne — morto vicino all’Ippodromo nelle prime ore del 25 settembre in seguito a un malore durante l’intervento del personale della polizia — ha scritto una lunga lettera su uno spazio blog, per chi non se n’intende troppo su Internet, e da allora assiste quasi meravigliata ai vari ‘commenti’, così si chiamano gli altri scritti che ogni giorno arricchiscono il blog. Ieri sera, attorno alle 19, erano 72, ma il loro numero aumenta di ora in ora. «Sono stata io ad aggiungere il link nei giorni scorsi — spiega mamma Patrizia. Ho visto un intervento che mi ha incuriosito e allora ho aggiunto il mio con l’indirizzo del blog. Sono stati degli amici a suggerirmi l’idea e devo dire che avevano ragione. Adesso sono molti di più quelli che conoscono la storia di Federico».
Già, la storia di Federico. Tutto inizia una domenica di fine estate, dopo la notte trascorsa a Bologna con gli amici. Al rientro la tragedia. Così ricostruiva i fatti una nota della Questura: «Alle ore 6 del 25 settembre 2005 personale della polizia di Stato interveniva in via Ippodromo su segnalazione di alcuni cittadini che avevano riferito del comportamento ‘strano’ di un giovane. Durante l’intervento del personale di polizia, il giovane è stato colto da malore. Poco dopo giungeva il personale medico del 118 che constatava il decesso del giovane». Poi si diceva che il ragazzo era incensurato e che erano in corso «accertamenti medico-legali da parte della Medicina legale per stabilire le cause del decesso e indagini per accertare le circostanze del fatto».
Da quel giorno nella vita dei genitori, Patrizia e Lino, è entrato il dolore. Un dolore lacerante, come solo le mamme e i papà che perdono i loro figli sanno bene. Già prima di approdare su Internet, per la precisione il 27 settembre, la coppia, per evitare qualsiasi polemica, aveva scritto una lettera ai giornali in cui, tra l’altro diceva, di avere «massima fiducia da parte nostra, anche in questo momento così drammatico, nelle forze dell’ordine e nell’operato della magistratura inquirente».
Toccanti le parole pronunciate da don Domenico Bedin durante l’omelia funebre: «Non possiamo nascondere che la morte di Federico è una sconfitta per tutti noi. Occorre cambiare. Dialogare». E sempre don Domenico ha proposto ai genitori di organizzare, nelle strade del quartiere in cui abitava Federico, una fiaccolata per ricordarlo. Sì, perché nell'attesa dei risultati dell’autopsia — finora è stata depositata soltanto la perizia tossicologica da cui emerge che le sostanze assunte da Federico non erano in quantità elevata — mamma e papà chiedono che sulla vicenda non scenda il silenzio e che ci si ricordi del loro figlio.
«Non era un tossicodipendente — ripete mamma Patrizia — e se avesse avuto seri problemi noi ce ne saremmo accorti. Quella domenica mi sono svegliata alle 8 e quando ho visto che Federico non era in casa ho capito subito che gli era successo qualcosa. Se fosse stato solamente un ritardo mi avrebbe mandato un messaggio sul cellulare».
Adesso è il momento di leggere altri interventi su Internet. «Alcuni li condivido, altri no. I testimoni non sono venuti allo scoperto — ammette la mamma — però hanno scritto tanti amici e persone sconosciute da tutt’Italia».
Fonte: http://ilrestodelcarlino.quotidiano.net/chan/ferrara:5398198:/2006/01/11:
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