Pacifismo è repressione
Chi denunciava come fascisti provocatori e infiltrati i manifestanti che attaccavano la polizia o i simboli del potere, appellandosi alla magistratura per un’indagine in merito ai saccheggi e alle devastazioni di Genova, è stato “finalmente” accontentato. Dobbiamo ovviamente ringraziare i figurini pacifisti, che hanno criminalizzato in modo continuo le aree e i comportamenti rivoluzionari. Chi è che parlava a Firenze, o nella recente manifestazione di Torino, di isolare i violenti, di dimostrare al potere di essere buoni e giudiziosi? Aree di movimento che si lamentavano del differente trattamento a livello di inchieste e condanne tra polizia e manifestanti, che si richiamavano alla democrazia come certezza della pena, sono state ascoltate. Chi si genuflette ai principi della giustizia borghese accetta questo sistema, accetta la divisione in classi.
Sono “fatti specifici” che vengono contestati ai compagni inquisiti e arrestati. Espropriare un supermercato, lanciare pietre contro la polizia, distruggere banche, costruire barricate non possono essere definiti atti pacifici. Non abbiamo paura di dire che questi atti sono palesemente antilegali, solo l’ottusità del movimento pacifista si può permettere di conciliare i limiti legali imposti dalla legislazione borghese con forme di lotta efficaci. Non tentiamo di ridurre il dibattito a una sterile opposizione ideologica tra i riformisti e i rivoluzionari, tra forme legali o extralegali, ma di riportare l’attenzione dei compagni ai comportamenti dei proletari in lotta di cui oggi abbiamo vari esempi. Qualche giorno fa sono stati inquisiti circa 130 lavoratori per aver bloccato la primavera scorsa i binari della stazione di Milano; sono pulitori delle ferrovie che lottavano e continuano a lottare contro la ristrutturazione. Questa forma di lotta che vene condannata da molti sindacati e dalla cosiddetta “società civile”, è stata riproposta oggi più volte dagli operai FIAT. Solo la generalizzazione delle occupazioni di ferrovie, autostrade, aeroporti renderà difficilmente attaccabile questo genere di pratiche. Quando si combatte contro i padroni e i loro servi si utilizzano tutti i mezzi che si hanno a disposizione: Nelle strade di Genova anonimi manifestanti si sono ritrovati a combattere contro la polizia, creando in quei giorni una comunità di lotta, scavalcando leader, porta voce e tutta la merda della Politica mettendo in discussione il principio del monopolio della violenza da parte dello Stato. Oggi assistiamo al formarsi di una nuova comunità di lotta, solo parzialmente gestibile dal sindacato o dalle organizzazioni ufficiali. Gli operai di Termini Imprese si ritrovano davanti agli stabilimenti di Melfi per organizzare picchetti contro i crumiri. Un’azione di questo genere, che è supportata-subita dai sindacati, fino a poco tempo fa sarebbe stata definita estremistica e teppista.
La generalizzazione delle azioni, la diffusione delle pratiche di lotta sono il miglior mezzo per evitare che si isolino compagni o proletari in lotta.
Le lotte contro le ristrutturazioni, le mobilitazioni per il permesso di soggiorno, le rivolte nelle carceri e nei CPT, le occupazioni di case si trovano davanti un muro prodotto da un processo di crisi che offre sempre meno spazi di mediazione.
Non ci importa se i manifestanti hanno commesso gli atti a loro contestati, ogni proletario, ogni rivoluzionario che si batte contro il capitale è un nostro compagno.
Solidarietà ai compagni arrestati e inquisiti Contro la dissociazione e il pacifismo Aboliamo il 41/bis Per la generalizzazione della lotta degli operai FIAT
SENZA FRENI http://www.autprol.org
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