sanità penitenziaria
Il carcere di per sé produce sofferenza fisica. La privazione dell'autonomia nei movimenti, la negazione dell'affettività fisica, la costrizione in ambienti angusti che sono alla base della vita carceraria (anche in quella meglio funzionante) creano come reazione dolore nel corpo. Sintomatologie psicosomatiche di forma più o meno grave sono all'ordine del giorno in ogni carcere. A ciò si aggiunga la precarietà delle condizioni igienico-sanitarie e lo scarso livello di assistenza medica e profilassi per rendersi conto che il problema della malattia in carcere andrebbe affrontato anche nel caso che vi facessero ingresso solo individui sani. Così purtroppo non è: in carcere entrano malati e malate di Aids, persone afflitte da cardiopatie, epatite, tubercolosi e altre malattie gravi; in carcere entrano persone con gravi forme di handicap fisico. Per queste persone e per quelle che contraggono la malattia durante la detenzione il diritto alla salute in carcere subisce violazioni quotidiane.
Fino al 1998 chi era in carcere non aveva lo stesso diritto alla salute al pari degli altri cittadini. Difatti nelle carceri vi era un "corpo" di medici penitenziari alle dipendenze del Ministero di Giustizia che più che "curare" chi ne aveva bisogno controllava che il detenuto o la detenuta non "fingessero" malattie per evitare il carcere. Dopo anni e anni di lotte nelle carceri e da parte di alcuni settori maggiormente consapevoli della società, si è riuscito a far approvare una Legge che afferma un diritto sacrosanto: la parità di trattamento tra chi sta dentro e la cittadinanza in merito alla salute: Questo è stato il prodotto di quella lunga battaglia; leggete le belle parole che vi sono scritte: Decreto legislativo 22 giugno 1999, n. 230 – Riordino della medicina penitenziaria, a norma dell'art. 5, della legge 30 novembre 1998, n. 419: Art. 1 – diritto alla salute dei detenuti e degli internati 1. I detenuti e gli internati hanno diritto, al pari dei cittadini in stato di libertà, alla erogazione delle prestazioni di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione, efficaci ed appropriate, sulla base degli obiettivi generali e speciali di salute e dei livelli essenziali e uniformi di assistenza individuati nel Piano sanitario nazionale, nei piani sanitari regionali e in quelli locali. 2. Il S.S.N.(servizio sanitario nazionale) assicura, in particolare ai detenuti e agli internati: a. livelli di prestazioni analoghi a quelli garantiti ai cittadini liberi b. azioni di protezione, di informazione e di educazione ai fini dello sviluppo della responsabilità individuale e collettiva in materia di salute c. informazioni complete sul proprio stato di salute all'atto dell'ingresso in carcere, durante il periodo di detenzione e all'atto della dimissione in libertà d. interventi di prevenzione, cura e sostegno del disagio psichico e sociale e. l'assistenza sanitaria della gravidanza e della maternità, anche attraverso il potenziamento dei servizi di informazione e dei consultori, nonché appropriate, efficaci ed essenziali prestazioni di prevenzione, diagnosi precoce e cura delle donne detenute o internate f. l'assistenza pediatrica e i servizi di puericultura idonei ad evitare ogni pregiudizio, limite o discriminazione alla equilibrata crescita o allo sviluppo della personalità, in ragione dell'ambiente di vita e di relazione sociale, ai figli delle donne detenute o internate che durante la prima infanzia convivono con le madri negli istituti penitenziari 3.Ogni Azienda USL, nel cui ambito è ubicato un istituto penitenziario, adotta un'apposita Carta dei servizi sanitari per i detenuti e gli internati. 4. I detenuti e gli internati conservano l'iscrizione al servizio sanitario nazionale per tutte le forme di assistenza, ivi compresa quella medico-generica 5. Sono iscritti al Servizio sanitario nazionale gli stranieri, limitatamente al periodo in cui sono detenuti o internati negli istituti penitenziari. Tali soggetti hanno parità di trattamento e piena uguaglianza di diritti rispetto ai cittadini liberi, a prescindere dal regolare titolo di permesso di soggiorno in Italia 6. I detenuti e gli internati sono esclusi dal sistema di compartecipazione alla spesa delle prestazioni sanitarie erogate dal servizio sanitario nazionale Art. 2 – Principi 1. Lo Stato, le regione, i comuni, le aziende USL e gli istituti penitenziari uniformano le proprie azioni e concorrono responsabilmente alla realizzazione di condizioni di protezione della salute dei detenuti e degli internati, attraverso sistemi di informazione e educazione sanitaria per l'attuazione di misure di prevenzione e lo svolgimento delle prestazioni di diagnosi, cura e riabilitazione contenute nel P.S.N., nei P.S.R. e in quelli locali 2. L'assistenza sanitaria ai detenuti e agli internati è organizzata secondo principi di globalità dell'intervento sulle cause di pregiudizio della salute, di unitarietà dei servizi e delle prestazioni, di integrazione della assistenza sociale e sanitaria e di garanzia della continuità terapeutica 3. Alla erogazione delle prestazioni sanitarie provvede l'Azienda Sanitaria. L'amministrazione penitenziaria provvede alla sicurezza dei detenuti e a quella degli internati ivi assistiti. ………….. Bellissime parole che il mondo intero ci invidia: prova di civiltà e maturità…. PECCATO CHE QUESTA BELLA LEGGE E' RIMASTA CARTA STRACCIA; DAL 1999 I GOVERNI CHE SI SONO SUCCEDUTI SI SONO BEN GUARDATI DALL'APPLICARLA ….PECCATO CHE IL MINISTRO DELL'ECONOMIA TREMONTI, INCURANTE DELLA GIA' TRAGICA CONDIZIONE ATTUALE, ABBIA RECENTEMENTE (IN OCCASIONE DELLA FINANZIARIA) ABBASSATO I FONDI EROGATI ALLA MEDICIMA PENITENZIARIA,SOTTRAENDO 20 MILIONI DI EURO DAI 92 DESTINATI ALL'ANNO ALL'ASSISTENZA SANITARIA IN CARCERE. UN TAGLIO DI UN QUINTO DELLA SOMMA TOTALE A DANNO PROPRIO DI QUELLE STRUTTURE,CHE RAPPRESENTANO LUOGHI PATOGENI PER ECCELLENZA. L'INTERDIZIONE NEI CONFRONTI DELLA TORTURA E DELLA MENOMAZIONE FISICA DEL DETENUTO,IN FAVORE DI ALTRE FORME DI DISTRUZIONE PROGRESSIVA ED INVISIBILE (L'ERGASTOLO),CARATTERIZZATE DA UN'APPARENZA NON VENDICATIVA E NON CRUENTA,NON DEVE FAR DIMENTICARE QUANTO IL CARCERE POSSA ESSERE ANCORA SOFFERENZA, MALATTIA,TORTURA FISICA E PSICHICA,MENOMAZIONE,HANDICAP
Al di la delle astratte teorie umanitarie, esaminiamo da vicino, in modo scientifico, quelle che sono le primissime ripercussioni del corpo incarcerato. LA VERTIGINE,LA PERDITA DI SE': L'uomo che entra nella cinta sconosciuta e sbarrata della prigione è colpito immediatamente dalle vertigini. Deportato in un mondo in cui più nulla lo rassicura, egli si perde nel proprio smarrimento; i riferimenti dello spazio e del tempo si dissolvono. Ciascuno di noi può occupare il suo posto nel mondo solo appoggiandosi agli oggetti investiti di se. Ed è allora che l'ingresso in prigione segna la rivoluzione dei parametri di percezione della realtà esterna. La vertigine rappresenta dunque il vuoto avvolgente, il nulla minaccioso, il baratro aspirante della morte. Quando questi malesseri si manifestano in forme più gravi, per poco non arrivano a far cadere per terra coloro il cui equilibrio è più precario. Tuttavia, anche se in forme meno gravi, condizionano ogni detenuto, costituendo una sorta di mordenzatura, sulla quale si fissano progressivamente tutte le modificazioni sensoriali del recluso. L'OLFATTO:CONTAMINAZIONE E ANESTESIA Lo sconvolgimento dell'olfatto è sottile quanto l'interpretazione degli effluvi sensoriali. La prigione è innanzitutto un odore. E' questo odore che urta le narici di chi entra, un odore composto, greve, che ristagna e impregna. Un odore che rende tutto uniforme, talmente invadente da diventare irrespirabile, per cui l'unica soluzione per tollerarlo è amputarsi l'olfatto. Tale perdita dell'odorato è individuabile sin dai primi mesi di detenzione. Il 31% dei detenuti, segnalano il fatto di non essere più in grado di sentire i profumi, gli odori, nei primi quattro mesi di detenzione. Nei quattro mesi successivi, la mancanza di olfatto è condivisa da circa il 40% dei detenuti. LA VISTA La reclusione firma il decreto di morte degli sguardi scambiati, complementari alla parola. L'occhio non si articola più alla bocca, non è più al servizio dell'espressività del discorso. Per questo forse gli occhi erranti del detenuto sono spesso sfasati e non fissano quasi mai il viso dell'interlocutore. Il detenuto inoltre è condannato ad avere la vista corta. Lo sguardo infatti impossibilitato a raggiungere l'orizzonte si abbassa, arenandosi sulle brevi distanze. Il fatto di munirsi di lenti quindi, spesso non è che una soluzione alla vista corta, poichè ad indebolirsi non è l'occhio ma lo sguardo. Peggio ,la vista non smette mai di abbassarsi, il processo marcia lentamente ed inesorabilmente.
L'UDITO Circa il 60% della popolazione detenuta segnala nel periodo cruciale dell'incarcerazione,che va daiquattro agli otto mesi,uno stato di iperacutezza dell'udito non certo priva di fastidi.Dopo un anno il 50% dei detenuti dichiara di aver acquisito un'anomala sensibilità uditiva,che sembra accompagnarli poi per tutta la durata della pena. Questa iper-sensibilità senza dubbio permane a lungo,anche dopo la scarcerazione,poichè il 34% dei probazionari dichiara di mantenerla. L'esasperazione dell'udito provoca tuttavia disturbi al 23% dei detenuti,dopo sei mesi di prigione,e al 28% dopo un anno. IL TATTO In prigione la superficie del corpo non ha più ne tatto ne contatto.La vera superficie cutanea del detenuto e' diventata la pelle del"dentro",che delimita l'estensione interna dell'io,e lo rassicura. La superficie cutanea esterna non serve che come segnale di allarme. Anche la percezione termica viene stravolta.Il freddo penitenziario come l'odore della prigione,è una sensazione che provano tutti i detenuti,qualunque sia la stagione o la temperatura esterna. Il freddo permane aggressivo,e spesso proviene dall'interno dell'uomo.
L'IPOTESI CHE IL CARCERE IN SE SIA,O POSSA RISULTARE, UN'ISTITUZIONE TOTALE PATOGENA,CAPACE DI INDURRE TURBE PSICO-FISICHE CHE DETERMINANO NEL RECLUSO,SOTTO FORMA DI SOFFERENZA LEGALE,UN SURPLUS DI AFFLIZIONE,E QUINDI DI CONDANNA,COSTRINGE UNA VOLTA DI PIU' A DOMANDARSI CON FORZA QUALI ALTERNATIVE ESISTANO ALLA PENA DETENTIVA,CHE E' ANCORA E SOPRATTUTTO UNA PENA CORPORALE,QUALCHE COSA CHE DA DOLORE FISICO E CHE, AL DI LA DELLE ENORMI RIPERCUSSIONI PSICOLOGICHE, PRODUCE MALATTIA E MORTE.
|