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Somalia, niente memoria per gli inutili negri.
by mazzetta Friday, Feb. 11, 2005 at 9:25 AM mail:

Il buco nero della storia e delle nostre coscienze che ha inghiottito la Somalia.

Somalia, niente memo...
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Il rappresentante dell'opposizione italiana e candidato premier Romano Prodi, ha richiamato in questi giorni il paese a battersi contro le trasfigurazioni della realtà, operate attraverso il controllo dei mezzi di comunicazione di massa dalla maggioranza, e dal suo padrone. Tutti noi sappiamo di cosa stesse parlando, avendo trascorso gli ultimi anni a contrastare false visioni messe in scena per occultare veri e propri crimini contro la collettività, posti in essere dall'attuale governo.

Un salutare passo all'indietro ci può far rammentare la definizione che Berlinguer diede ai tempi del congresso socialista del Midas, quando affermò che una "banda di briganti" si era impadronita del Psi eleggendone Bettino Craxi segretario. Definizione per nulla campata per aria, certificata poi dagli sviluppi di Tangentopoli e dal veloce riorganizzarsi della "banda" attorno all'erede craxiano, il quale senza neppure l'impedimento di un partito, e grazie al controllo dei media, porterà a nuovi fasti l'arte italiana dell'inganno e della manipolazione popolare.

Affermazione, la mia, contraddetta dallo stesso palco da un altro dei capi dell'opposizione, l'on. Piero Fassino; che è parso riconoscere di nuovo in Craxi un padre nobile della sinistra. Sarebbe però ingiusto attribuire solamente a Berlusconi e ai piduisti suoi complici, il clamoroso successo grazie al quale sono finora riusciti a depredare l'Italia e a devastare le sue leggi.

La radice del male è molto più remota, il cancro era già molto sviluppato prima della discesa in campo dell'unto del Signore, lo ha dimostrato la sua stessa affermazione, inconcepibile in un paese sano. Berlusconi non sarebbe riuscito nell'intento senza la passiva complicità e la paurosa degradazione morale e qualitativa dei dirigenti dell'opposizione.

Le righe che seguono vi introdurranno in una vicenda che ci restituisce l'immagine di un ceto politico privo d'etica e di morale, in questo perfettamente allineato con la percepibile, e parallela, decadenza generale che interessa il nostro paese. Etica e morale, due parole antiche che occorre resuscitare per restituire ad alcuni avvenimenti la loro dimensione reale e trarne alcune conseguenze.

La storia che costituisce il filo conduttore di questo ragionamento è quella del disgraziato intervento umanitario in Somalia, cominciato nel dicembre 1992 e terminato il 21 marzo 1994 e ormai dimenticato da tutti, vedremo poi di capire il perché. La storia dell'operazione Ibis, o Restore Hope nella sua denominazione americana, è una storia che ci racconta di un disastro provocato in primis proprio da noi italiani; in questo senso la sua clamorosa rimozione non deve stupire molto.

All'inizio degli anni '90 la Somalia è in preda alla guerra civile. Diverse fazioni, riunite secondo linee disegnate dall'appartenenza ai clan tribali sono riuscite a rovesciare il dittatore Siad Barre, e si contendono il potere mentre la popolazione è sconvolta da una carestia. L'Onu, presenta una missione umanitaria scortata da caschi blu in gran parte pakistani e sovrintende alla diffusione degli aiuti con sempre maggiori difficoltà, fino ad essere attaccata pesantemente. All'appello di Boutros Ghali risponde un George Bush a fine mandato, promettendo l'invio di 25.000 militari e di mezzi all'occorrenza. Oltre alla motivazione umanitaria Bush indica anche la necessità della caccia al terrorismo islamico, dato in espansione nel Corno d'Africa.

La Somalia è un paese nominalmente musulmano.

L'Onu affiderà alla forza multinazionale costituita su base volontaria il compito di distribuire gli aiuti e di avviare la procedura di nation building "con ogni mezzo necessario", licenza che si rivelerà troppo ampia. Un regalo avvelenato per il successore, Bill Clinton, o un passo dell'espansione coloniale americana in Africa; in ogni caso a Bush Senior nessuno degli analisti del tempo riconosce alcun afflato umanitario. Si costituisce così un forza multinazionale destinata a rilevare la missione UNITAF, che sarà composta da una ventina di paesi al disperato soccorso dei somali che muoiono per fame come mosche.

Il panorama politico italiano è a quel tempo in piena rivoluzione; da un lato la fine del Pci segna la frantumazione del partito attraverso linee di frattura che corrono lungo diversità "politiche" ed "etiche" che rendono impossibile la permanenza sotto la stessa insegna dei vecchi compagni; dall'altro la fine della Democrazia Cristiana ci consegna l'immagine di un paese privo ormai di formazioni politiche di massa, nel quale i funzionari ed i burocrati dei due, ormai ex "partitoni", organizzano piccole formazioni destinate alla contrattazione permanente della loro sopravvivenza politica.

Il governo "tecnico" di Giuliano Amato decide così per la partecipazione del nostro paese all'avventura umanitaria. La decisione passa in cavalleria, contrari solamente Rifondazione Comunista e Rete; tra le motivazioni addotte c'è, infatti, la grave crisi umanitaria del paese, c'è il legame storico con la nostra ex-colonia verso la quale tutti dicono di sentirsi in debito, anche il precedente successo della campagna contro Saddam nel '91 concorre ad ispirare ottimismo; c'è infine il segnale della riabilitazione del passepartout colonialista, finalmente riutilizzabile dopo la caduta dell'impero sovietico: l'intervento civilizzatore. Si parte tra lo sventolio delle bandiere.

A nulla servono le proteste dei somali residenti in Italia, poco o nulla considerati, arrivano ad auto-censurarsi non appena cominceranno a morire i nostri soldati, timorosi di essere indicati come collaborazionisti. Da allora i sempre più numerosi interventi armati, occidentali, in paesi in via di sviluppo o in ogni caso non allineati con i desideri dell'Occidente, tornano ad essere leciti in nome dell'ipocrita altruismo al quale sono di volta in volta intitolati. Un mezzuccio razzista che pareva essersi dissolto dopo la delegittimazione subita negli anni '60, ai tempi della decolonizzazione, ma riesumato alla bisogna e senza opposizione dopo il crollo del blocco sovietico.

Un trucco esclusivamente semantico che, in questi anni, non ha trovato alcuna forza in grado di contrastare la narrazione bugiarda con la quale è imposto dai corporate media. Quali reali motivi, hanno spinto allora il nostro paese ad imbarcarsi nell'avventura somala correndo incontro al disastro? Se da una lato ci fu interesse a non lasciare mano libera ad estranei in Somalia, dall'altro ci fu il crollo totale d'ogni impostazione critica verso questo tipo d'avventure, ben riassunta in frase dell'epoca dell'on. Fassino: "Con le spedizioni militari - rivendicate in quanto tali - l'Italia acquisisce coscienza di sé".

A nulla valgono i pareri contrari di Usa ed Onu sulla partecipazione del nostro paese, la missione è battezzata Ibis ed i nostro valorosi partono dopo che gli americani sono sbarcati, e che è chiaro come non ci siano rischi immediati ed eccessivi. Su questi presupposti i nostri militari costituiscono i loro quartieri per conto loro in una parte diversa della capitale somala ed in alcune località del grande paese africano, la missione internazionale non ha un unico comando, ma solo un coordinamento trai i diversi comandanti sul campo. Mentre la distribuzione degli aiuti prosegue senza intoppi e resistenze, tanto da consegnare all'eterno ridicolo lo sbarco dei marines su una spiaggia affollata solo di telecamere e giornalisti, cova in realtà la tragedia.

I contingenti sul campo diventano, ogni giorno di più, meno neutrali, ed è ben presto chiaro che il previsto dialogo inter-somalo dovrà subire le ingerenze straniere. Al ruolo di arbitro dell'Onu si sostituiscono ben presto i paesi presenti sul campo con i militari, agendo ognuno secondo le rispettive politiche ed interessi nazionali. Dopo pochi mesi diviene evidente che Usa ed Italia supportano, ciascuna per sua parte, due fazioni somale rivali. Anche la Germania e l'Inghilterra coltivano interessi sul campo. Questo rimane il motivo fondamentale del fallimento della missione somala.

Un motivo che per quanto esplicitato dagli alleati non arriverà mai sul tavolo del dibattito politico italiano. I soldati italiani, appena giunti nel paese privi di chiare indicazioni politiche, si affidano alle indicazioni dei pochi italiani rimasti in loco dopo la caduta di Siad Barre. Il vecchio dittatore, complice dei craxiani nella sparizione di qualche migliaio di miliardi destinati dalla cooperazione italiana alla Somalia, era buon amico del pentapartito, e la sua scomparsa aveva lasciato gli interessi italiani nell'area orfani del principale riferimento. A comandare la missione l'ambasciatore Angelucci ed il generale Loi, sicuramente fedelissimi della prima repubblica.

Il nostro contingente si lega immediatamente ad alcuni elementi poco raccomandabili, mettendo le basi del fallimento fin dall'arrivo nel paese; con il tempo si scoprirà che nel paese africano sono in realtà i nostri servizi segreti a menare la danza, con un folcloristico giro di mafiosi, piduisti, mercanti d'armi e di rifiuti tossici, il peggior pattume del sottobosco monarchico e fascista rimasto legato da nostalgie africane e partner in traffici di ogni tipo con pezzi dello stato, galoppini del pentapartito e faccendieri di ogni risma.

Armi transitano per gli snodi controllati dai nostri militari versi i signori della guerra. Oscuri italiani, noti argentini, notissimi siriani pompano armi nel paese, faranno lo stesso in Yugoslavia, ora in Iraq; nessun intervento coloniale prescinde dalla fornitura di armi ai propri "alleati" in loco, non è un caso che questi personaggi prosperino. Apparentemente privo di guida politica il nostro contingente si assicura i servigi di Giancarlo Marocchino, un cittadino italiano che deve al sua fortuna somala all'essersi impadronito dei mezzi lasciati dalle aziende italiane all'indomani della fuga seguita alla caduta di Siad Barre. Quei mezzi, pagati con fondi pubblici italiani, il contingente li affitta da questo personaggio coinvolto anche in traffici d'armi e rifiuti tossici.

Gli americani scelgono i modi bruschi con chi non collabora, i nostri abbattono le capanne per perquisirle più velocemente, o belgi si impegnano in una battaglia per conquistare una città al Sud; gli stranieri diventano per tutti i somali degli invasori. La situazione degrada velocemente ed esplodono vere e proprie battaglie a Mogadisco come nel Sud. Questo accade, e nel '93 il 14 luglio, Il ghanese Kofi Annan, vice di Boutros Ghali e responsabile delle operazioni di peace-keeping dell'ONU, intima al Governo Italiano di sostituire il Gen. Loi alla testa del contingente.

Annan ottiene che l'Italia cambi sia il comando militare che quello civile. L'Ambasciatore Enrico Augelli rientra a Roma per consultazioni. Viene sostituito temporaneamente da Mario Scialoja; il generale Loi sarà avvicendato dal generale Fiore. Il successivo 30 agosto, prima azione di 400 Rangers del Delta Force fatti giungere in Somalia dal Presidente Usa Bill Clinton allo scopo di catturare Aidid. L'azione finisce in una farsa, anziché catturare il generale prelevano nove membri dell'ONU coprendosi di ridicolo.

A provocare la rivolta somala è la pretesa americana di voler arrestare il generale Aidid, principale "signore della guerra" somalo e la combinata contrarietà italiana al piano. L'ennesimo tentativo americano nella caccia ad Aidid si traduce nel disastro raccontato nel film "Black Hawk down", troppo per Clinton, che decide il ritiro delle truppe Usa, che determina a cascata la fine della missione.

Oggi quello scontro viene raccontato come un agguato subito da terroristi.

Emergono diffusi casi di soprusi e di maltrattamenti sulla popolazione da parte della forza multinazionale. Saranno scoperti casi di tortura ed abusi operati dalle forze italiane, canadesi e del Belgio. Un'inchiesta Onu ne renderà le dimensioni impressionanti. Nel 1994, Governo Ciampi, si conclude la missione nel disonore, il corpo di pace rientra avendo fallito l'obiettivo, a carico dei circa 12.000 avvicendatisi emergono gravi accuse di torture alla popolazione somala e di grave improvvisazione politica; l'emergere, anche in tempi successivi di queste gravi accuse porterà alla nascita della Commissione Gallo.

Oggi, a distanza di anni, siamo in grado di affermare che su tutti gli avvenimenti legati alla Somalia sia stata stesa una pesante coperta di omertà istituzionale e civile, che ha consentito a tutti coloro i quale commisero errori, omissioni o anche gravi delitti di uscirne impuniti e puliti. Tutti la commissioni parlamentari ed i procedimenti giudiziari aperti a fronte dell'evidenza dei crimini italiani commessi nel paese somalo indicano colpevoli che non verranno mai puniti.

Questa colossale opera di rimozione è stata resa possibile dalla conclamata convergenza di maggioranza ed opposizione sul punto che fosse meglio per tutti non parlarne più, agevolata in questo dal precipitare del livello del controllo democratico nel nostro paese e della capacità di conservare memorie condivise di fatti tanto dolosamente occultati.

In tutta questa storia emerge, ad ogni livello, la consapevolezza che le cose sarebbero andate in maniera molto diversa se il nostro paese non fosse intimamente razzista, e la nostra classe dirigente assolutamente compromessa. L'analisi degli avvenimenti non offre altra spiegazione. Alla colossale vergogna per il nostro operato in Somalia, ci troviamo ora ad aggiungere l'incapacità di un paese che si vuole democratico, di punire responsabili di gravi crimini e di far i conti con i propri errori e miserie. L'avventura somala ci ha consegnato un quadro devastante.

L'Italia è responsabile di gravi crimini commessi da suoi cittadini in territorio somalo.

Il più grave di tutti è sicuramente rappresentato dall'aver trasformato la Somalia nella pattumiera dei rifiuti tossici italiani. Nero su bianco, si parte da un contratto firmato dall'allora ministro di Siad Barre, dichiarato illegale dalla comunità internazionale, e si procede attraverso la sparizione di 1/3 dei rifiuti tossici prodotti nel nostro paese. Non sono finiti tutti in Somalia, esistono decine di organizzazioni che si occupano di questo affare, caterve di rifiuti vengono dispersi anche sulle nostre campagne o in altri paesi. Il traffico di rifiuti verso paesi del terzo mondo, viene difeso come legittima opportunità di affari dagli imprenditori che risultano coinvolti, e che hanno spiegato bene che fino a che potranno non avranno alcuna remora a trasformare in pattumiera tutti quegli stati che non si opporranno con le unghie e con i denti.

Faccendieri argentini, italiani, svizzeri, rivendicano il diritto di lucrare sulla inesistente resistenza dei paesi in dissoluzione e continuano a farsi beffe delle leggi. Cosa meglio di paesi come la Somalia, o Haiti, o il Mozambico, nei quali non esiste organizzazione statale e contrasto? Il business si perfeziona utilizzando i mezzi che portano i rifiuti per rifornire di armi i referenti locali, sempre alla ricerca di maggior potenza bellica in questi casi.

Uno dei più clamorosi tra questi accordi prevedeva la trasformazione di un cratere nel Sahara in pattumiera; andò a monte perché il Marocco temette un rafforzamento bellico del fronte di librazione Polisario, e denunciò l'accordo che pure aveva sottoscritto. L'evidente amoralità di questo commercio ha portato all'adozione di diverse convenzioni internazionali; delle quattro principali il nostro paese ne ha recepite solo una. Le convenzioni vincolano i paesi produttori di rifiuti a non esportarli nei paesi non-produttori.

Le quantità ipotizzabili nel caso della Somalia sono imponenti, si parla di navi e mezzi della cooperazione usati per il trasporto, e di tre enormi discariche servite proprio da quella strada che ingoiò tanti dei miliardi della cooperazione. Quello che è sicuro è che il traffico prosegue ininterrotto dagli anni ottanta fino ad oggi, è appena scattato l'allarme perché ci sarebbe un boom della dispersione in mare lungo le coste somale, approfittando dello tsunami si butta tutto.

I somali sono sfigati, dopo lo tsunami a loro non mandano aiuto, ma rumenta radioattiva; lo Yemen, che ha le coste di fronte, registra continui arrivi di fusti poco raccomandabili. Se poi uno volesse andare a fondo, scoprirebbe che quest'anno, i fondi destinati alla cooperazione, e quindi anche alla Somalia, andranno incredibilmente alle vittime dello tsunami, quelle asiatiche però. E' la generosità di Mr. Berlusconi, che finge beneficenza e ancora una volta non indigna quasi nessuno. Altra simpatica angheria ai somali.

Tutto questo in Italia non interessa a nessuno, tranne che a qualche commissario d'opposizione e agli amici della cricca mafiosa che regola il traffico.

I pochi magistrati impegnati sul caso dei rifiuti dicono di combattere "a mani nude contro i carri armati"; il nuovo regime delle prescrizioni consegnerà tutto all'oblio. Un dato che nessuno è ancora riuscito a produrre, e che probabilmente nessuno vorrà mai produrre, è quello del numero di somali che sono morti o moriranno a causa di questa pratica selvaggia. Non è una dimenticanza casuale, anche i morti per mano dei peacekeeper internazionali non li ha contati nessuno. Esiste una stima americana che li valuta, al minimo, intorno ai diecimila. In Italia non ce ne siamo accorti, ma le poche decine di vittime "occidentali" hanno avuto molto più risalto delle centinaia di pakistani, e hanno oscurato del tutto le vittime somale.

Come succede ora per la guerra in Iraq.

Il fiasco della missione ha consigliato una diffusa omertà, Usa ed Italia non hanno incontrato critiche fragorose da parte di chi condivide gli stessi peccati. In fin dei conti, sarebbero morti lo stesso per fame senza l'intervento internazionale, no? Si poteva sicuramente far meglio, ma nella nostra epoca nessuno si cura dei dettagli. Quanti somali hanno ucciso gli italiani negli ultimi venti anni con le loro scelte politiche? Il nostro paese ha un altro grosso debito morale con la Somalia. Come per belgi e canadesi i nostri soldati furono oggetto di gravi accuse in merito a torture e a vessazioni sulla popolazione. Mentre il Belgio ha condannato a cinque anni i due soldati colti sul fatto, ed il Canada ha sciolto il corpo dei paracadutisti che abusarono dei somali, il nostro paese non ha punito in alcun modo i clamorosi episodi di tortura, emersi in un articolo di Panorama del 1997. Le foto prese dai nostri paracadutisti mentre attaccavano elettrodi ai genitali di un somalo, o mentre stupravano una somala con un razzo illuminante finirono nel nulla.

La Commissione Gallo, costituita per chiarire le gravi notizie circolate sulla missione, ed i suoi componenti andrebbero in questo senso indicati ad esempio superbo di ipocrisia colonialista di ritorno.

La Commissione - accerta e certifica - che vi furono torture, stupri, abusi diffusi sulla popolazione. Accerta anche il totale fallimento della catena di comando, come il coinvolgimento di alcuni ufficiali nelle vessazioni.

La Commissione lamenta che non esista nel codice italiano il reato di tortura.

La Commissione dice che i soldati erano abbandonati, senza controllo sul morale, e che è difficile procurarsi testimonianze dei somali.

La Commissione dice che la visione della cassetta "Good morning Somalia" allegata a Panorama, ha generato numerose indagini, e diffuso sdegno tra i commissari.

La Commissione lamenta ostruzioni alle sue indagini.

La Commissione accoglie la considerazione che aver mandato un corpo di esaltati giovanotti in un tale pandemonio senza alcuna guida non sia stato un segno di lungimiranza. La commissione prende atto che alcuni procedimenti disciplinari (500 su 12.000 militari che hanno partecipato nel tempo alla missione) e processi sono in corso.

La Commissione segnala come sia stato un errore non aver mandato i carabinieri a tenere a freno soldati non adatti a relazionarsi con la popolazione civile. La commissione riconosce che i nostri soldati fossero sottoposti ad un grave - stress -. E basta.

La Commissione non prende alcun provvedimento, né trasmette atti alla magistratura. I procedimenti a carico dei paracadutisti riconosciuti nelle fotografie finiscono con un solo soldato che gode della prescrizione.

I politici commentano i vari passaggi distrattamente. Non solo. Cala il silenzio totale, i riferimenti alla vicenda vengono dimenticati; negli anni i media dimenticheranno di celebrare l'avventura o di dedicare inchieste a questo incredibile groviglio di orrori. Solo Rai3 e RaiNews, tra tutti i media pubblici e privati, si interesseranno agli avvenimenti. Anche su Internet c'è poco. Tra quel poco che si trova ci sono le voci dei siti riferibili a paracadutisti, nei quali la verità storica viene trasfigurata. Si parla addirittura di "onore recuperato" a seguito di una pseudo-perizia effettuata da un ufficiale, che stabilirebbe, bontà sua, che le foto di Panorama fossero false.

Ipotesi curiosa ripresa anche dalla stampa. Peccato che la "perizia" consista semplicemente nell'osservazione delle foto e nelle agghiaccianti conclusioni dei suddetti ufficiali, secondo i quali il somalo non era torturato, gli avevano attaccato i fila ai genitali per "motivi sconosciuti"; e la somala stava in realtà inserendosi da sola un razzo nella vagina, lo direbbe la sua mano sul razzo. Perizia che, chissà perché, i due valenti caballeros non hanno pensato di produrre in tribunale al tempo del giudizio, strane storie.

Di somali uccisi non parla nessuno.

Nessuno può negare che se a "godere" del razzo fosse stata una ragazza bianca e magari bionda, difficilmente la faccenda sarebbe finita così.

Senza vergogna...

A titolo di esempio: i canadesi hanno riconosciuto le loro responsabilità, hanno sciolto il corpo dei paracadutisti perché, dicono, l'esaltazione con la quale vengono nutriti i corpi speciali crea persone che si ritengono superiori e finiscono per perdere la coscienza dei limiti imposti ad un comportamento civile. Il fatto che il corpo attirasse persone dalla bassa scolarizzazione, da zone remote del paese, per trasformarle in macchine da guerra, portò alla conseguenza logica di farne degli inadatti ai contesti nei quali fossero necessarie relazioni con i civili. Grave anche che gran parte di questi divenga dipendente delle grosse Compagnie Militari Private dopo il congedo, PMC nelle quali si fonde finalmente la potenza economica con il controllo di quella di fuoco con effetti devastanti. Unica scusante, l'essere spesso coinvolti in esercitazioni con i colleghi americani, portatori di una "mentalità da gang".

La decisione dello scioglimento fu logica conseguenza, e riparazione della vergogna. Il Canada non è un paese comunista, è semplicemente dotato di standard morali che da noi sono declamati al vento. Nel nostro paese venne timidamente chiesto lo scioglimento della folgore, ma non se ne fece nulla. Se consideriamo come quegli eventi siano oggi ricordati, viene da pensare che non solo i paracadutisti non abbiano imparato niente dalla loro esperienza in Somalia, ma anche che a nessuno di loro sia mai venuto in mente di esprimere alcun dispiacere per le vittime somale.

Tra le tante efferatezze c'e poi un vezzo; nessuno pensò ad alcun sostegno psicologico o terapia per menti tanto sconvolte; una procedura comune nei paesi civili, da noi non ci ha pensato nessuno. Se a questo aggiungiamo che alcuni degli elementi presenti in Somalia parteciperanno con eguale entusiasmo al festival cileno durante il G8 a Genova, e che ora sono imputati di reati gravissimi, possiamo ben dire che la dimostrazione di civiltà impartita dal Canada fosse non solo etica, ma addirittura economica. Il Canada non si è astenuto nemmeno dal punire i militari che hanno tentato di minimizzare i fatti o resistere alle inchieste.

I militari e gli ufficiali dei servizi presenti in Somalia hanno mentito estesamente e dolosamente, nessuno è stato punito per questo, neppure il medico che pare aver consigliato di applicare gli elettrodi ai genitali del somalo, perché contengono liquidi e conducono meglio l'elettricità.. A oggi possiamo dire per certo che i nostri soldati abusarono diffusamente della popolazione somala, che nessuno di loro è mai stato punito, e che nessun governo italiano, o politico italiano, ha mai chiesto scusa al popolo somalo.

La verità certificata dalla Commissione Gallo, appare oggi sconosciuta, a destra come a sinistra, tanto che si parla da "presunte torture" a destra come a sinistra; mentre le azioni dei somali vengono definite opera di "terroristi". Nel polverone finisce in mezzo anche un ufficiale dei bersaglieri, accusato ingiustamente di aver stuprato un ragazzino somalo, un'altra vittima di una situazione incredibile Le schiere di giornalisti che bivaccarono in quegli anni in Somalia sono ricordate, a parte casi particolari, per la loro assenza, la storia dimostra la loro lungimiranza.

La latitanza dell'intera classe politica è clamorosa quanto imbarazzante.

Sulla Somalia pochissimi hanno speso parole che non fossero esercizio di clamorosa e lampante ipocrisia. La missione venne varata ed abbandonata a se stessa. Nel 2000, per accontentare il presidente Ciampi, che all'epoca dei fatti era al governo e non diede segno di accorgersi di nulla, se non quando venne sollecitato dall'Onu, la missione viene per la prima volta commemorata con una parata militare, causando ulteriore offesa ai somali.

Nessuno dei governi che si sono succeduti si è preoccupato della tortura e solo una delle raccomandazioni della commissione Gallo è stata accolta: quella relativa ai carabinieri, mandati in forze in Bosnia, Albania Afghanistan ed Iraq. Se qualcuno però a questo punto spera che i carabinieri servano "almeno" ad evitare le torture agli iracheni sotto il loro controllo, si sbaglia. I carabinieri servono ad evitare grane ai "nostri"; sovrintendono alle catture e poi si fanno firmare delle ricevute da iracheni ed americani, nelle mani dei quali si firma che i prigionieri sono consegnati integri. Peccato che le prigioni di Nassirya, sotto la loro giurisdizione quando ancora controllavano la città, venissero descritte dagli stessi carabinieri come gironi infernali nei quali i prigionieri subivano ogni atrocità. Circostanza dichiarata tranquillamente al TG, sfuggita alla cappa omertosa mentre si magnificava la nuova prigione, dono generoso di noi civilizzatori.

A nessuno è parso importare che i carabinieri tollerassero le torture fatte dagli iracheni, nemmeno alla coriacea governatrice Contini; è necessario e sufficiente pararsi il culo all'italiana. Va da sé che anche questa volta nessun italiano abbia ancora visto in Tv un solo iracheno ucciso dagli italiani.

In Somalia è ragionevole pensare a qualche centinaio di somali uccisi dai nostri soldati, stima prudentissima. Di questa enorme vergogna nazionale, amplificata ancora di più dal rifiuto di accollarsi la benché minima responsabilità morale o materiale, di fronte ai somali e al mondo, non rimane ormai più nulla, se non la "Commissione sul ciclo dei rifiuti e sulle attività ad esso connesse", destinata a combattere anni con il segreto istruttorio per scoprire reati prescritti, e l'imbarazzante Commissione Parlamentare sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.

Se la commissione sui rifiuti ci provvederà almeno di qualche conoscenza sul fenomeno, la commissione, presieduta dall'On. Carlo Taormina sembra invece il classico contentino per i puri di cuore, un sofisticato inganno.

Istituita per decenza, pare in realtà una macchina per la frantumazione di ogni possibile traccia e verità sui fatti di quegli anni. Se a rappresentare l'opposizione non ci sono personaggi di primo piano, dall'altra parte abbiamo una folta schiera di deputati vicini agli affari di Taormina, un fanatico dei Paracadutisti, e addirittura il figlio di Bettino Craxi, il Bobo a guardia delle vergogne paterne.

Sull'altro fronte una pattuglia di deputati emiliani raccolti attorno alla famiglia della giornalista, un gruppo di giornalisti-consulenti e altri in ordine sparso. Incolpevoli passeggeri i genitori di Ilaria ed i parenti di Miran, costretti ad essere spettatori di un film senza fine di orrori impuniti. Coerentemente con la sua storia Taormina ha presto preso il sopravvento, e in una sarabanda di irregolarità inaudite guida la commissione all'insabbiamento, non disdegnando l'uso personale dei poteri della stessa per infierire su vecchi avversari e regolare conti aperti in altre vicende.

In particolare, l'uso della secretazione compulsiva di tutto quanto riesca ad acquisire, promette di combinarsi con il nuovo regime delle prescrizioni e di murare per sempre gli armadi della memoria e le pretese di giustizia di decine di casi correlati e non.

Proprio le imprese della commissione, giunta a perquisire giornalisti e poliziotti, mi hanno spinto ad esaminare meglio l'avventura somala, e a mutare anche la mia visione riguardo alla commissione Ilaria Alpi.

Pensando a quanto successo nel paese somalo, penso che l'esistenza stessa della Commissione Alpi sia una ulteriore vergogna nei confronti dei somali. Penso che rappresenti il simbolo di un'opposizione compromessa ed omertosa, ai vertici della quale siede gente che preferisce dimenticare, o accontentarsi di provare a svelare i misteri della morte dei due dipendenti Rai. Paradossalmente la commissione Alpi propone ancora una volta al mondo due vittime occidentali e bianche, esempi per tutti.

Una italiana "buona" che cercava la verità, e che quindi ha trovato la morte per mano di qualche cattivo, preferibilmente negro, magari islamico come tutti i negri laggiù. Nessun italiano è mai stato giudicato dalla nostra giustizia come figura criminale in faccende in relazione alla Somalia, anche i coinvolti nelle indagini sulla cooperazione se la sono cavata, ma sulla bontà e nobiltà di figure come Annalena Tonelli e di Ilaria Alpi sono stati versati fiumi di inchiostro e di indignazione.

L'asimmetria è evidente.

Ancora una volta i martiri animati da buoni propositi diventano strumenti per nascondere il disegno dei cattivi. La commissione Alpi ci propone ancora una volta, nella migliore delle ipotesi, un bianco buono, ed un negro cattivo; visto che l'unico condannato fino ad ora, da un tribunale italiano, è uno dei presunti autori materiali dell'assassinio, un utile negro. Se Taormina riuscirà a trovare un altro negro come mandante, sarà tutto perfetto.

Noi siamo buoni.

Poco importa se il povero negro sia stato servito dai nostri servizi, che da decenni sarebbero da azzerare; poco importa che gli stessi servizi fossero a conoscenza e collaboranti con la cricca mafiosa che potrebbe essere stata disturbata dalla giornalista. Poco importa che il presidente metta in dubbio la testimonianza del negro, sospettato di averla fornita per rimanere in Italia, non rilevando che a scegliere i poveri negri che venivano in erano gli stessi personaggi che erano oggetto di sospetti ed indagini.

Sono i particolari che parlano: per fare un po' di colore, nell'occasione dell'importazione del negro cattivo e di quello buono che testimonierà contro di lui, vennero portati in Italia sullo stesso aereo anche altri poveri negri che vantavano danni. Anche loro selezionati dai nostri plenipotenziari sconosciuti nelle colonie, sono stati ascoltati e poi rimpatriati, non ho trovato traccia di alcun risarcimento. In realtà importa anche poco che gli stessi uomini abbiano giocato per anni in Somalia insieme a mafiosi e piduisti, giungendo a liberare trafficanti d'armi catturati dagli americani e sottraendosi a qualsiasi controllo parlamentare e governativo, costituendosi in un gruppo capace di fare infuriare in parlamento persino Andreotti, che arrivò a denunciare un uso illegittimo e senza autorizzazioni governative di tale struttura.

Poco importa il buco nero che ha inghiottito migliaia di miliardi delle vecchie lire per lasciare ai somali qualche fucile e montagne di rifiuti. Non si tratta solo di scoprire gli assassini di Ilaria Alpi, non si tratta solo di rendere pubblici i traffici degli eterni faccendieri di pura razza craxiana e piduista, non si tratta di mandare a quel paese le stesse persone che hanno approvato e condotto quell'intervento e ora ci promettono "una nuova classe dirigente", non si tratta neanche di difendere la verità in tribunale, o di rivendicare punizioni per questo o per quello, o di cercare una imperfetta giustizia parziale.

Quello che emerge è molto più preoccupante, e ci dice che nel panorama europeo e mondiale siamo e ci comportiamo appena meno peggio di un rogue state, uno stato canaglia. L'ultimo governo, corre sempre più veloce in tal senso, demolendo qualsiasi residua onorabilità che miracolosamente sia rimasta attaccata all'immagine del nostro paese. Faremo bene a tenerlo a mente, a capire quanto disattento egoismo, ignoranza e razzismo animano la nostra classe dirigente, per non trovarsi un giorno sorpresi da accuse inaspettate; perché di questo scempio siamo tutti colpevoli.

Quello che preoccupa è che con la sparizione dei partiti di massa sia svanita anche solo l'illusione che il paese conservi ancora un baricentro di etica elementare condivisa attorno al quale mobilitare una minima resistenza consapevole..

Questo, unito ad istituzioni ogni giorno sempre più dolosamente paralizzate e sabotate, ci lascia colpevoli della barbarie in Somalia; come ci lascia colpevoli, ed esposti alle conseguenze, di tutte le azioni che senza alcun controllo alcuni uomini inadatti, sicuramente guidati da scopi inconfessabili, compiono ogni giorno in nostro nome.

"Italiani, brava gente", ricordiamoci che non e' vero, ci può credere solo un italiano.


mazzetta@reporterassociati.org


L'elenco delle angherie subite dai somali non è completo, in questa bibliografia c'è molto altro, storie vere quanto ignorate.
Bibliografia in link
---------------------Storia

Unosom I e II secondo l’Onu
http://www.un.org/Depts/DPKO/Missions/unosomi.htm
http://www.un.org/Depts/DPKO/Missions/unosom2b.htm

Frazioni somale
http://www.ilcannocchiale.it/blogs/style/bilancia/dettaglio.asp?id_blog=860

La monnezza tra la monnezza
http://italy.indymedia.org/news/2002/11/121957.php
http://italy.indymedia.org/news/2002/08/72869.php
http://italy.indymedia.org/news/2003/12/442043.php

Cronologia
http://bunker.altervista.org/avvenimenti.html

Commissione Gallo
http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer?tipo=BGT&id=83335

Interpellanza
http://digilander.libero.it/nerowolfe/testi%20documenti/
Interpellanza%20sullo%20spiaggiamento%20della%20motonave%20Rosso
%20ad%20Amantea%20e%20sul%20traffico%20di%20rifiuti.htm

Fanno la sfilata che piace a Ciampi
http://www.italosomali.org/Torture%20in%20Somalia.htm

I governi
1991
http://www.governo.it/Governo/Governi/andreotti7.html
1992
http://www.governo.it/Governo/Governi/amato1.html
1993
http://www.governo.it/Governo/Governi/ciampi1.html
2000
http://www.governo.it/Governo/Governi/amato2.html

2002 altre tensioni
http://www.esteri.it/ita/6_38_90_01.asp?id=613&mod=2&min=0
http://english.pravda.ru/main/2002/01/03/24891.html
http://www.sgrtv.it/link/ultimonumero/speciale/apparati%20militari/somalia.htm

Materiale dal Canada
http://archives.cbc.ca/IDD-1-71-723/conflict_war/somalia/
---------------La voce dei Somali

L’unico sito che conserva le foto
http://www.italosomali.org/Orrori.htm

I somali si chiedono
http://www.italosomali.org/ApAt.htm

Ultimo Amnesty
http://www.amnesty.it/pubblicazioni/rapporto2003/152.php3

Frazioni somale
http://www.ilcannocchiale.it/blogs/style/bilancia/dettaglio.asp?id_blog=860

Amnesty 1997
http://www.amnesty.it/pubblicazioni/rapporto1997/AFR52.htm

Somaliland puntland
http://www.amnesty.it/pubblicazioni/rapporto2003/152.php3
http://www.newsworld.cbc.ca/archive/html/1997/06/30/belgium.html

Somali
http://www.somalilandnet.com/drweridall.shtml
http://groups.google.it/groups?hl=it&lr=lang_en|
lang_it&newwindow=1&selm=01bc7e9b%2452c4ef80%24b4567ec2%40mukhos&rnum=1
http://utenti.lycos.it/somalia2001/
http://www.banadir.com/index.shtml
http://www.somalitalk.com/

Petizione al governo che non c’è
http://www.somalicenter.com/2005/jan/op/hosh_fiqi.htm
-------------------Rifiuti

Il caso, noto ed analizzato e sanzionato
http://www.militari.org/approfondimenti2001/articolo_accame_uranio.htm
http://italy.indymedia.org/news/2003/05/294652.php

I siti
http://www.somwat.com/dumpsites.html

Inquinamento dell’acqua, peraltro scarsa
http://www.somwat.com/scwe.html

Commissione
http://www.camera.it/_bicamerali/rifiuti/home.htm

Quadro generale
http://www.narcomafie.it/news_archivio/news_2001_2.htm

Bando paesi Oecd
http://www.ban.org/Library/ierarticle.html
http://www.ban.org/Library/AFROPOPs.PDF

Il contratto
http://gurukul.ucc.american.edu/ted/somalia.htm

Ratifiche per paese
http://www.ban.org/country_status/report_card.html

I penetratori
http://www.deputatids.it/Controllo/Atto.asp?Id=11417

Arrivano i nostri
http://www.militari.org/approfondimenti2001/articolo_accame_uranio.htm

Inconvenienti che non interessano nessuno
http://italy.indymedia.org/news/2003/05/294652.php

I siti in mare
http://www.somwat.com/dumpsites.html

Inquinamento dell’acqua, peraltro scarsa
http://www.somwat.com/scwe.html

Produzione italiana: Toxic waste comes from factories like ACNA in Northern Italy
http://www.tve.org/earthreport/archive/20Aug2001.html

Pattume reale
http://www.aicods.org/Organisation.htm

In Francia
http://www.amnistia.net/librairi/amnistia/n31/dechets.htm

Azionisti in Freedomland
http://66.102.9.104/search?q=cache:Pt_Ldwsw_0oJ:http://www.kwfinanza.
kataweb.it/img/gestione/matricole/pdf/
Freedomland.pdf+Nickolas+Bizzio&hl=en%20target=nw

Allarme continuo: 2004
http://www.themercury.co.za/index.php?fSectionId=284&fArticleId=401062

In Yemen, ancora oggi
http://www.hiiraan.com/2005/jan/nuclear_waste.htm

Contaminati?
http://www.corriere.it/primo_piano/liv_primo_a5.20001107153100.shtml
--------------------Torture e parà

Panorama, mai smentito
http://www.panorama.it/italia/archivio/media/ix1-A020001015802/idpag1-36
http://italy.indymedia.org/news/2004/05/543177.php

Amnesty ci accusa
http://web.amnesty.org/library/Index/ENGEUR300021997?open&of=ENG-2U3

Appunti Parà
http://www.whatreallyhappened.com/RANCHO/POLITICS/UN/peace.html
http://bunker.altervista.org/caduti.html
http://www.ecn.org/uenne/archivio/archivio1999/un26/art681.html

Dicono loro
http://www.amicifolgore.com/congedati/opinioni/article_2004_01_29_4651.html
http://www.folgore.com/somalia/messaggero_12_04_2001.html
http://digilander.libero.it/folgore4a/dueluglio.htm

Prescritto
http://www.italosomali.org/Torture%20in%20Somalia.htm
http://notizie.tiscali.it/speciali/missione_pace/somalia.html

Il bersagliere calunniato
http://italy.indymedia.org/news/2003/08/360194.php

Un para' dice nel 2001
http://italy.indymedia.org/news/2002/09/85787_comment.php#85995

Michele Patrono, parà
http://www.ecomancina.com/somalia1.htm

Dicono oggi i Bersaglieri
http://www.fisicamente.net/index-548.htm

Piccoli parà crescono; gita a Genova
http://italy.indymedia.org/news/2002/09/84372.php
http://italy.indymedia.org/news/2002/08/72869.php

Quello che mostrano oggi in Tv, torture e formalismi
http://italy.indymedia.org/news/2004/05/546835.php

Good morning Somalia
http://cgi.ebay.it/ws/eBayISAPI.dll?View
Item&category=17930&item=6333595621&rd=1#ebayphotohosting

“Loro” sono diversi
http://www.ilcircolo.net/lia/000548.php

Caso belga
http://www.cnn.com/WORLD/9704/17/belgium.somalia
http://www.newsworld.cbc.ca/archive/html/1997/06/30/belgium.html

Caso canadese
Faccia da Abu Grahib
http://www.ctv.ca/servlet/ArticleNews/story/CTVNews/1088544828642_26?hub=Canada
http://www.netnomad.com/canada.html
----------------------Caso Ilaria Alpi

http://www.ilariaalpi.it/index.php

Commissione
http://www.camera.it/_bicamerali/leg14/compo/Alpi.htm
http://www.camera.it/_bicamerali/leg14/IlariaAlpi/home.htm
http://www.piazzacarlogiuliani.org/carlo/pernoncarli/esecuzione.htm
http://www.volpin.it/dossier/ilaria-alpi.htm
http://www.reporterassociati.org/index.php?option=articles&task=viewarticle&artid=79&Itemid=3

Il commissario di An innamorato dei parà, e nume del sito “bunkerafricano”
http://www.camera.it/chiosco.asp?position=Deputati/La%20Scheda%
20Personale&cp=1&content=deputati/Composizione/
01.camera/nuovacomposizione/framedeputato.asp?Deputato=0d300640

Ipotesi di lavoro
http://italy.indymedia.org/news/2002/06/56018.php

Comunisti!
http://italy.indymedia.org/news/2002/06/56018.php
----------------------Last but not least

Opposizioni e opinioni
http://www.marxismo.net/fm117/fm117-p05-somalia.htm http://www.tightrope.it/user/chefare/archivcf/cf44/somalia.html
http://www.geocities.com/CapitolHill/8340/gepart01.htm

Repubblica sorvola e minimizza
http://www.repubblica.it/online/fatti/somtort/rapporto/rapporto.html

L’Esercito Italiano non c’era, e se c’era dormiva
http://www.esercito.difesa.it/root/attivita/mix_ibis.asp

Anche a sinistra ci si dimentica, e si apre una parentesi per dire: “mai dimostrate!”. Le torture.
http://www.carmillaonline.com/archives/2003/11/000491print.html

Dice Forza Italia: “L'agguato terroristico di cui rimasero vittime in Somalia decine di militari
americani determinò nel 1994 il fallimento della missione Restore hope”.
http://www.ragionpolitica.it/testo.2202.html

Sciacalli e cialtroni italiani
http://www.ifrance.com/amipalazzi/it/palazzi12_it.htm
http://amislam.com/libero14.htm
http://amislam.com/italian.htm

Un isolato grillo parlante
http://digilander.libero.it/alternativeinfo/nannimoretticarmillagiugno2001.html

Ancora torture
http://www.oz.net/~vvawai/sw/sw35/Somalia.html

Magistratura e politica
http://www.credfed.it/debrasi.htm

Strane storie
http://www.ilariaalpi.it/index.php?id_sezione=2&id_notizia=577
http://www.rekombinant.org/reader2.php?sid=936
http://www.amisnet.org/articolo.php?id=2276

La Difesa intanto progetta
http://www.adnkronos.com/IGNDispacci/20050128/ADN20050128195213.htm

Meccanismi di controllo(enorme, 400 pagine completo)
http://www.humiliationstudies.org/documents/evelin/HumiliationBook2.pdf

Trafficanti
http://www.eldiariodemoron.com.ar/investig.htm
http://www.eldiariodemoron.com.ar/principal.htm



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è tutto vero
by somalo Friday, Feb. 11, 2005 at 1:08 PM mail:



Nel nostro paese non esiste fanatismo islamico.
Nel nostro paese sono armati anche i bambini, da dove vengono le armi?
Nel nostro paese siamo tante etnie diverse, e tutti vorrebbero vivere in pace, ma qualcuno alimenta sempre la guerra.

Anche il nuovo governo(che sta in Kenya!!!), è una creatura di italiani e inglesi, e serve solo a dare l'amnistia ai warlords.


Voi italiani ci avete dimenticati, il nostro sangue per voi è acqua!

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Lina Veca ci ha scritto un libro
by il vietnam italiano Saturday, Feb. 12, 2005 at 12:35 AM mail:

http://www.tibereide.it/articoli_dettaglio.asp?articolo_id=134&articolo_categoria=1

http://www.tibereide.it/articoli_dettaglio.asp?articolo_id=77&articolo_categoria=2


Titolo: A VOLTE RITORNANO... ITALIANI IN SOMALIA? (di Maria Lina VECA - da Rinascita del 9 dicembre 2001)
scritto in data 09/12/2001
Le immagini di quel che resta di Mogadiscio, del porto di Bosaso, delle donne e dei bambini stipati come un grappolo umano su vecchi camions che avanzano su piste sterrate, e i soldati, soldati italiani in mimetica con le armi bene in vista, i paracadutisti della Folgore, gli incursori del Col Moschin... le immagini di repertorio scorrono sullo schermo ai TG della sera, proprio in questi giorni, e si pensa di essere entrati nella macchina del tempo.
"A volte ritornano"...è il titolo di un film dell'orrore ma ben si adatta a questo ritorno delle parole "missione italiana" accoppiate alla parola Somalia.
Nelle immagini e nei commenti che il telespettatore medio "ingurgita" all'ora di cena manca, è vero, qualche particolare: manca il volto del Maresciallo Li Causi, uomo dei servizi, ucciso in Somalia; manca il ricordo del Maresciallo Mandolini, ucciso a coltellate sulla scogliera di Livorno, forse perché era la prova vivente che problemi di contaminazione radioattiva in Somalia sono esistiti; mancavano gli innocenti accusati ingiustamente e i colpevoli mai scoperti, mancavano i responsabili della cooperazione a spiegarci dove sono finiti quei soldi, mancavano i responsabili dei comandi italiani e statunitensi a spiegarci come furono scoordinati quei comandi, mancavano, come sempre, le cose essenziali...
Il segretario generale della NATO, Robertson, ha parlato più volte di estensione della campagna per "punire" (...sorvegliare e punire, non è forse questo il ruolo degli USA nel mondo?) altri possibili "Stati canaglia": primo fra tutti l'Iraq, ma anche il Sudan, lo Yemen e la Somalia.
Secondo gli schemi del più classico "déja-vu", si rincorrono le dichiarazioni, contrastanti, di Ruggiero e Martino.
Al "partiam partiamo" di Martino fanno eco le affermazioni del Sottosegretario agli Esteri Mantica, che dice: "Sull'impegno militare italiano in Somalia non risultano né richieste americane né determinazioni italiane. Non mi risulta quanto dichiarato da Martino."
Niente di nuovo, già la missione IBIS, approvata il 10 dicembre 1992dal Parlamento con il voto positivo di tutti gli schieramenti, fatta eccezione per Rifondazione Comunista e Rete, fu caratterizzata da "incomprensioni" fra Farnesina e Difesa, così come fu caratterizzata dai contrasti fra comando italiano e statunitense in Somalia.
Il Generale Fiore, che comandò il contingente italiano nella fase "IBIS 2" disse apertamente, nel suo intervento al convegno su "Le Forze Armate italiane nelle missioni di pace", il 16 giugno scorso 2000 che è esistita, in Somalia, una controversia con l'ONU in merito all'uso della forza. Disse anche, in quell'occasione che si verificò un problema riguardo la direzione dell'operazione, chiedendosi se la gestione di operazioni complesse, come quella in Somalia, possa essere demandata ai soli responsabili delle Nazioni Unite, senza coinvolgere soprattutto i Paesi più direttamente presenti nelle operazioni. E ce lo conferma un altro alto ufficiale che fu in Somalia per un lungo periodo: "Ricordo proprio questo, vere e proprie lotte fratricide all'interno della forza multinazionale, lotte all'interno delle quali qualcuno può aver avuto interesse a screditare le forze armate italiane, anche in vista di future missioni. "
Una missione, la IBIS, conclusa nel marzo del '94, travolta da un mare di fango che mescolava in un unico calderone i buoni e i cattivi, che aveva, alla fine, la funzione di creare la solita cortina fumogena che non permetteva di vedere, al di là delle polemiche sulle presunte violenze commesse dai nostri militari, i veri "orrori" che componevano lo sfondo della missione: quegli orrori che hanno portato alla morte di Ilaria Alpi e di Miran Hrovatin, "giustiziati", secondo lo schema di una vera e propria esecuzione...Ilaria tornava da Bosaso - quello stesso porto di Bosaso mostrato nelle immagini di repertorio, definito "crocevia del traffico d'armi internazionale", in una sorta di "illuminazione" postuma ! -quando fu uccisa, il 20 marzo del '94, mentre gli ultimi soldati italiani lasciavano Mogadiscio e fu portata morta (o morente) sulla Garibaldi, quella stessa portaerei Garibaldi che, secondo alcuni, sarebbe pronta a far di nuovo rotta verso il porto di Mogadiscio, insieme a reparti del S. Marco e del Tuscania. Ma gli interessi che determinarono quasi sicuramente la condanna a morte di Ilaria sono ancora esistenti, ancora si agitano, si muovono, sviluppano reti finanziarie attraverso l'Italia e la Somalia, anzi, forse sono più vivi che mai.
Ci chiediamo, ad esempio...è vero che il colonnello Luca Rajola Pescarini, che fu responsabile del SISMI durante IBIS, poi collaboratore della Presidenza del Consiglio, si trovi attualmente in Somalia? si è ricostituito un gruppo di "affari" che comprende imprenditori e "faccendieri" italiani, ex-militari che ebbero posti di spicco nella missione, avvocati italiani? ci sono da tempo movimenti fra Italia e Somalia, magari legati alla creazione di un nuovo porto, all'acquisto di navi con società che si muovono fra Malta, la Lituania, l'Italia...? Insomma, cosa fanno uomini del SISMI ed ex-uomini dell'Esercito, da mesi, in Somalia? probabilmente sono le solite nostre domande senza risposta...
Quegli interessi, che hanno portato alla morte di Ilaria, si chiamano, quasi certamente, traffico di rifiuti e scorie, si chiamano traffico d'armi e stoccaggio clandestino... nella passata legislatura la Commissione di inchiesta sulle ecomafie, presieduta da Massimo Scalia, si parlò, a proposito di Somalia, di una vera e propria "Weapon's connection", dove si inquadrano le concessioni del suolo e le forniture di armi, l'uso dei porti di sbarco per l'arrivo di navi con rifiuti speciali, la possibile contaminazione di soldati impegnati nella missione IBIS (fatto questo sempre negato dalle istituzioni politiche e militari, tanto che non sono stati presi in esame i soldati di IBIS dalla commissione Mandelli, eppure ci sono stati morti da contaminazione, come l'elicotterista Pizzamiglio, e ci sono degli ammalati, come Giambattista Marica...)
Ma cosa accadde in Somalia, fra il '92 e il'94?
Cerchiamo di ricordare...
La Somalia è una terra arida, non ha neanche una sorgente d'acqua sul suo territorio.
I suoi ritmi sono scanditi da cicliche devastanti siccità.
Una cultura segnata dalla ferocia della guerra fra bande, vicende politiche e militari fatte di sangue e di conflitti.
"Nessun periodo della storia somala è altrettanto buio del biennio 1991-92.
Le lotte tra Aidid e Ali Mahdi, il flusso e il riflusso delle tribù guerriere riducono il paese ad un osso spolpato. Ai disastri umani si aggiunge la siccità... E' in questo frangente che l'ONU decide di avviare un'operazione destinata a stabilire molti primati: è il primo tentativo di sperimentare quel nuovo ordine mondiale di cui si parla fin dai tempi della caduta del muro di Berlino; diventerà il più costoso e fallimentare piano di salvataggio nella storia delle Nazioni Unite."(1 ) Mauro Merosi -Somalia) Le Nazioni Unite applicano per la prima volta il "teorema" dell'ingerenza umanitaria e confermano la tendenza "ad usare le stesse Nazioni Unite come uno strumento prestigioso della politica estera americana". "Quando, il 9 dicembre 1992, i primi marines della Unified Task Force sbarcarono a Mogadiscio, i bollettini dell'ONU assicurarono che i militari erano lì con lo scopo principale di garantire un ambiente sicuro per gli aiuti umanitari più urgenti. E' in quelle dure parole "ambiente sicuro" che si cela il nucleo del contrasto che, da subito, oppose Boutros Ghali a Bush. Il primo riteneva che la sicurezza dipendesse solo dal disarmo delle fazioni in guerra. Il secondo - che negò persino l'esistenza di quelle due parole nei concordati con l'ONU- ci tenne invece a chiarire che l'azione dei marines era limitata alla protezione dei convogli umanitari." A questa ambiguità di interpretazione della missione, si aggiunge la volontà dell'Italia di partecipare a tutti i costi alla missione, alla ricerca di un'operazione di immagine, anche nel quadro di un allargamento dei paesi membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'ONU, tesa anche a riscattare definitivamente Roma dall'ombra della passata complicità con Siad Barre. Gli italiani si trovano dapprima a rincorrere gli americani per acquistare "con versamenti in dollari" la benevolenza del capo degli habr gedir Aidid, poi - con la fase UNOSOM II e il passaggio del comando americano dal filo-Aidid Oakley all'Ammiraglio Howe, sono ancora una volta spiazzati dal nuovo corso della missione che si apre "appunto con l'intimazione alle bande tribali di consegnare i fucili".
In realtà, UNOSOM II ha ereditato tutti i problemi non risolti dalla prima fase, "Restore Hope": non sono stati intaccati gli interessi economici dei "signori della guerra" , non è stato bloccato il traffico delle armi né il sistema delle estorsioni, né la conflittualità fra bande: la situazione degenera il 5 giugno 93 un reparto di caschi blu pakistani cade in un'imboscata dei miliziani di Aidid nei pressi di Radio Mogadiscio.
"Accerchiati -scrive Mauro Merosi- chiedono aiuto alla base UNOSOM . Questa incarica il contingente italiano di gettarsi nel combattimento. E' a questo punto che avviene il disastro e che si consuma la frattura- che poi diverrà insanabile- tra l'ONU e la missione italiana. Cosa accade? che i due capi missione italiani , l'Ambasciatore Augelli e il comandante Loi, prima di intervenire, mentre i soldati pakistani vengono massacrati, invocano, via radio, un parere, o un ordine, da Roma. Quando, dopo molte ore, ottengono finalmente l'autorizzazione a muoversi e riescono, senza sparare a placare gli habr gedir, si accorgono che sul terreno sono rimasti venticinque pakistani ".
Un numero non definito di somali resta ucciso. La rappresaglia americana arriva il 12 giugno con aerei Spectre ed elicotteri Cobra che colpiscono depositi di armi e di veicoli; ma il 13 giugno i pakistani aprono il fuoco sulla folla uccidendo decine di civili.
Diventa così più profondo il solco dell'odio che divide la popolazione dai caschi blu dell'ONU, mentre aumenta il contrasto fra comando italiano ed americano sulle finalità delle operazioni in Somalia e le modalità di intervento.
Si arriva così a venerdì 2 luglio, "il venerdì nero dell'Ibis" come scrivono Giovanni Porzio e Gabriella Simoni in "Inferno Somalia": "una normale operazione di rastrellamento che coinvolge 800 soldati si trasforma, all'improvviso, in un'azione di guerra. Si combatte nelle strade sterrate intorno al pastificio: gli uomini armati si riparano dietro donne e bambini. Un'imboscata in piena regola. Allo stupore seguono momenti di sbandamento. Dal comando arrivano ordini contraddittori: avanzate, ritiratevi. I paracadutisti sparano i lacrimogeni, ma i miliziano usano armi pesanti e kalashnikov. La notizia arriva in Italia come una bomba": tre soldati sono rimasti uccisi negli scontri, gli italiani hanno perso due posti di blocco, il Pasta e il Ferro, che recupereranno solo dopo alcuni giorni di trattative.
Abbiamo parlato molte volte della missione con il Gen. Fiore, che ebbe il comando dopo Loi, e che ha molte volte ribadito la sua amarezza per l'atteggiamento persecutorio della stampa nei confronti della missione Ibis 2 e per il velo di dimenticanza e di silenzio che aveva avvolto l'operato del contingente italiano in Somalia, ricordando spesso " i contrasti e la non omogeneità dei comandi italiano e statunitense, così come la discutibile gestione del settore cooperazione." In quella missione -ha detto - sono stati impegnati oltre 12.000 uomini e donne. Sono passati solo alcuni anni, dal termine del nostro impegno e tutto sembra così lontano nel tempo e nella memoria. Ma non è solo la patina del tempo che sembra annebbiare il ricordo. E' anche un alone negativo che si è voluto attribuire a questa missione dopo una campagna di stampa di difficile comprensione ed ancora più incomprensibile conclusione."
E, a caldo, così commenta la notizia di una possibile nuova missione a Mogadiscio, il Tenente Colonnello Carlini , che fu comandante del Distaccamento ex-ambasciata d'Italia a Mogadiscio, e che, come i nostri lettori ricorderanno, dalla Somalia riportò un'accusa infondata e infamante, che ha rovinato la sua vita e la sua carriera. Dice il colonnello:" Ora gli americani si fidano di nuovo degli italiani, ci vogliono in Somalia...ma IBIS non fu travolta dalla vergogna? Non fu disonore...? Io voglio la verità su quello che accadde in Somalia in quegli anni, voglio sapere chi ha costruito falsi casi come il mio, per depistare e nascondere altre cose. Parlano di tornare in Somalia, indaghino prima sul passato..."
E un paracadutista della Folgore ricorda:”Sono stato a Mogadiscio per sei mesi, nel 1993 nel corso della Ibis 2... L'esercito si è trovato coinvolto in vere e proprie azioni di guerriglia urbana, a Mogadiscio. Il 2 luglio mi trovai coinvolto in una delle tante operazioni denominate "Canguro", presso il Check-point "Pasta": come tutti sanno, in quell'occasione subimmo la perdita di tre soldati italiani ed avemmo molti feriti. La situazione fu particolare, anche perché per la prima volta le nostre forze si trovarono operativamente impegnate: fino ad allora, mai si erano verificati episodi reali di quel tipo, al di là delle esercitazioni. Noi, con due mezzi di paracadutisti, affiancavamo due mezzi di incursori, che erano di supporto al Gen. Loi, che aveva una sua scorta personale. Eravamo muniti di sfollagente e scudi antisommossa, perché era ricorrente, in queste operazioni, il lancio di pietre da parte di bambini somali. Fino alle prime ore della mattinata, tutto era tranquillo, di routine, poi, all’interno dell'area chiamata "Pasta", scoppiò il finimondo: noi, in un primo tempo, tornammo dentro l'Ambasciata per accompagnare il generale, quindi tornammo sul luogo dell'operazione per recuperare i feriti ed aiutare i nostri uomini ancora impegnati nei combattimenti. Fu un'esperienza veramente drammatica sotto ogni profilo.Non ci fu accordo fra comando italiano e statunitense... non c'era un collegamento diretto, non ci fu tempestività di reazione, quello che è accaduto era imprevedibile ed i comandi erano impreparati, sia il comando UNOSOM che il nostro.La missione ha avuto sicuramente due fasi, una prima puramente umanitaria; successivamente al 2 luglio, la situazione è radicalmente cambiata, la missione è diventata di guerra, una missione militare a tutti gli effetti.
"Bisogna anche cercare di capire Mogadiscio, perché tutto è concentrato in questa città: una città senza regole, dove succedeva di tutto, dove non c'era autorità, non c'era controllo, non c'era un censimento, non si sapeva chi viveva e chi moriva, quindi una città allo sbando, senza regole, dove la ricostruzione dei fatti è di per sé difficile."
E poi, l'esercito è stato irriconoscente riguardo a tutta la vicenda Somalia, e, in particolare, irriconoscente verso tutti gli uomini che hanno partecipato alla missione. C'è stato nei nostri confronti un vero e proprio abbandono...Un imbarazzo, proprio perché c'era un'impreparazione dei vertici ad affrontare una situazione così rischiosa. Ed è anche strano che ci siano alcuni elementi della missione in Somalia che non sono mai stati menzionati, come ad esempio l'avvicendamento fra italiani e nigeriani, che ha causato sette morti nigeriani, mai nominati da nessuna stampa...
Ora si vuole tornare in Somalia, proprio nel periodo di "stravolgimento" che sta vivendo il nostro esercito: il fantomatico riordino delle nostre Forze Armate, il nuovo modello di difesa, il riordino dei quadri, quest'esercito, che è un esercito, secondo me, ridicolo, che non ha più tradizioni, non è legato al rispetto gerarchico , stritolato da questa volontà "buonista".
E un Maresciallo dei Bersaglieri ricorda:"La missione è fallita a livello politico, non militare, ed ha subito, ingiustamente, una indegna campagna denigratoria da parte della stampa. Se qualcosa ha fatto schifo, quello è la politica dei comandanti e di chi ha deciso, a tavolino, il fallimento della missione. Quello schifo non riguarda chi si è comportato con onore, per questo non sono riusciti a togliermi la fierezza della divisa."
Prima di gridare "partiam partiamo" sulla scia del diktat atlantico, sarà bene ripensare alla missione IBIS e cercare di sollevare il velo di vergogne, di reticenze, di sangue che ancora ne copre la memoria... sarà bene capire dove cercare e cosa cercare per trovare la verità sulla Somalia. Forse sarà bene rileggere le dichiarazione rese dal Generale Rajola alla Commissione Parlamentare di inchiesta (riportate né "L'esecuzione" di Torrealta):"I misteri della cooperazione non si trovano né a Bosaso né a Mogadiscio. Stanno a Roma, o in qualche Paese vicino, dove ci sono le banche..."
Maria Lina Veca

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leggete
by che schifo Monday, Jan. 23, 2006 at 10:21 AM mail:

In questa pagina la Folgore si assolve con una "peerizia" che parla della foto della donna con il razzo.
Per il sito il risultato della Commissione Parlamentare sarebbe un falso, e l'ONORE del corpo intatto

http://www.folgore.com





Somalia la verità si fa faticosamente strada

12 IV 2001
Paracadutisti, come potrete leggere nell'articolo del "Messaggero" del 12.04 c.a. le foto che sono servite ad infangare l'onore militare di tutti i paracadutisti militari della Brigata "Folgore" impegnati nella missione "Ibis" in terra somala erano solo delle foto fasulle, scattate da quattro sconsiderati, evidentemente con il consenso degli "attori", solo per poi millantare, in Patria, un credito di stupido e truce guerriero.
Se in altri tempi a tutto questo si fosse dato il giusto peso e il giusto approfondimento come per esempio si fa ora con la questione dell'uranio impoverito (si nominano le commissioni d'inchiesta e non si lincia nessuno anticipatamente) per esempio, i Sigg. Generali B. Loi e C. Fiore non avrebbero subito l'onta della sospensione della valutazione al grado superiore ecc. ecc.
Quello che risulta più scandaloso è che già dal 1997 si conoscevano i risultati di queste perizie e nessuno ne ha dato conto. Se il settimanale Panorama (e tutta la stampa di sinistra che si accodò al linciaggio morale della ns. Specialità) fosse stato più corretto avrebbe dovuto, con lo stesso risalto dato alla pubblicazione delle foto, pubblicare con la stessa enfasi il risultato della perizia. Non solo, lo Stato Maggiore Esercito allora comandato dal Gen. Cervoni perché non ne diede risalto tramite i solerti Ufficiali addetti alle pubbliche relazioni. (un nome per tutti l'attuale addetto stampa della Bri.par). Perché tutti i giornalisti radiotelevisivi di questo regime non mettono ora in "onda" trasmissioni di scusa?
Purtroppo di quella che rimane il fiore all'occhiello dei Paracadutisti militari italiani, nel dopo-guerra: l'operazione "Ibis", rimarrà solo l'eco delle calunnie.

Folgore!
per: Tradizione Paracadutista e http://www.folgore.com, Il caporale di giornata

Il "MESSAGGERO" giovedì 12 aprile 2001

Il Generale Torre, che ordinò gli accertamenti sul servizio di Panorama: "il referto risale a quattro anni fa".
TORTURE IN SOMALIA, FOTO MANIPOLATE
La perizia assolve la Folgore: quelle non furono violenze né stupri



di CARLO MERCURI

ROMA - Le foto delle torture dei nostri soldati ai somali, pubblicate da "Panorama" nel 1997, furono manipolate. Questa la conclusione cui è arrivata una commissione di periti, nominata dallo Stato maggiore dell'Esercito. Il referto dei periti fu stilato il 1 luglio 1997 ma se ne è avuta notizia soltanto in questi giorni. La "manipolazione" consisterebbe, secondo il generale Antonino Torre, "in una presentazione del servizio fatta in modo da ingannare il lettore".
Il generale Antonino Torre ora è il coordinatore dei musei militari dell'Esercito ma all'epoca dei fatti era il Capo del centro di produzione cine-foto tv dello Stato maggiore. Fu lui, in prima persona, a nominare la commissione di periti: "Scelsi - racconta - il fotoreporter Rino Barillari. il regista cinematografico Antonio Bido e il maggiore Alfonso Viscito, responsabile del settore Cine-tv dell'Esercito. La conclusione è stata che quelle foto furono manipolate". Chiediamo al generale perché i risultati di quella perizia si sono conosciuti soltanto ora: "La perizia - risponde - fu consegnata al procuratore militare, alla commissione Vannucchi (la commissione d'indagine .dell'Esercito, n.d.r.} e alla commissione Gallo. Non so perché non ne fu data notizia alla stampa". Un settimanale. "Famiglia cristiana", scrive che perfino il generale Carmine Fiore, comandante del contingente italiano in Somalia. ne è venuto a conoscenza "solo in via ufficiosa". Anche qui il generale Torre non sa spiegare perché. Fa garbatamente capire che non era compito suo informare il generale Fiore. E storna l'attenzione dell'interlocutore sul punto che più gli sta a cuore, il ridimensionamento delle "storture" che quelle immagini dettero della Forza armata. "Prendiamo la foto delle presunte torture al somalo - dice - I periti non hanno trascurato nessun particolare: c'è una chiazza d'acqua accanto alla testa del somalo disteso a terra. Nella sequenza delle foto quella macchia d'acqua alla fine s'asciuga. Ci vuole un tot di minuti perché, con quel terreno e a quelle temperature, una macchia d'acqua' s'asciughi Diciamo parecchi minuti Nelle sequenze fotografìche il somalo ha avuto sempre la stessa posizione. Com'è possibile che un torturato, sottoposto a scariche elettriche. non abbia avuto convulsioni, non si sia spostato durante tutto quel tempo?". Il generale poi passa a parlare del presunto stupro della somala: "C'è una foto in cui lei si alza la veste e ha la mano appoggiata sul razzo illuminante. Anche qui. mi domando come sia possibile che una donna che sta per subire violenza non si ribelli, non tiri calci". Il risultato è, secondo il generale, che non di violenze e stupri si trattò, ma di "uno squallido e stupido gioco di pochi sciagurati che venne strumentalizzato ad arte contro l'Esercito".
Il fotoreporter pino Barillari, uno dei periti, è dello stesso parere: "Quelle non sono foto di violenze - afferma - Sono solo stupide messinscene fatte da un manipolo di soldati che giocavano a fare i "Rambo" per poi, tornati in Italia, fare vedere agli amici,quanto erano stati bravi"."D' altronde -continua il generale Torre - nel clima di "caccia all'untore" di quei giorni entrava qualunque cosa che avesse a che fare con la "Folgore". Ricordo, perché io c'ero in Somalia. che il "IX Col Moschin" trovò due enormi tartarughe vicino all'ambasciata italiana. Le adottò, divennero le loro mascotte, guai a chi gliele toccava a quelli del "Col Moschin". Invece si lesse pure, in quei giorni, che gli italiani si divertivano a seviziare anche gli animali, passando loro sopra per gioco con i camion. Io, nel mio piccolo, mi sono preso una rivincita - dice ancora il generale - All'epoca delle foto dissi che non mi convinceva la loro staticità, troppo "ferme" per essere vere. "Panorama" mise le mie affermazioni nello "stupidario". Ora anche i periti hanno usato il mio stesso termine: staticità". Soddisfatto il generale, rimane un dubbio: perché l'Esercito non ha manifestato subito la stessa "soddisfazione"?

I VERBALI:

"LA DONNA NON FECE NESSUNA RESISTENZA, TUTTO E' SEMBRATO SOLO UNO SQUALLIDO GIOCO" ROMA - Nel verbale di valutazione delle fotografie, ad opera dei periti, si legge questa conclusione, a proposito delle foto della violenza al somalo: "Le foto colgono tre momenti diversi di una stessa sequenza. -In nessuna risulta oggettivamente evidente che il corpo del somalo stia subendo un passaggio di corrente elettrica. Il contesto è caratterizzato da un clima di generalizzata staticità che poco si attaglia alla drammaticità del momento che dovrebbe essere rappresentato. Molti elementi indurrebbero a pensare che tutta la sequenza fotografica possa essere una sorta di "messa in scena", finalizzata a scopi non noti". Nella valutazione conclusiva della foto dello stupro della somala si legge: "Le foto farebbero pensare ad una sua accettazione consenziente a quello che. tutto sommato, potrebbe sembrare solo uno squallido "gioco". La foto chiarifìcatrice è l'ultima della sequenza pubblicata in forma censurata nel numero precedente di "Panorama". La foto dovrebbe essere quella conclusiva della violenza: in realtà questa volta è stata pubblicata "senza veli" e si può leggere per quello che si vede e non per quello che si può immaginare. Il razzo illuminante è appoggiato sul pube. La mano della donna non stringe con il pugno il razzo, come sarebbe naturale se si volesse allontanarlo, ma è appoggiata sopra di esso, quasi a volerlo guidare".

http://folgore.com/somalia/messaggero_12_04_2001.html

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la veca è una fascista
by occhio Monday, Jan. 23, 2006 at 10:23 AM mail:

è nella redazione di italiasociale.org insieme a Mutti, e si capisce da quello che ha scritto

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good morning somalia
by ricercatore Sunday, Apr. 16, 2006 at 4:46 PM mail:

good morning somalia...
somalgood.jpg, image/jpeg, 400x300

ecco la copertina della cassetta di Panorama, se qualcuno l'avesse a casa sarebbe bene diffonderla

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fonti?
by kartoni Monday, May. 15, 2006 at 1:53 PM mail: kartoccifan@libero.it

...veramente una bella figura!
sto facendo un reporto sul caso somalia per un modulo di emergenze complesse in un master di cooperazione internazionale e mi hanno affibbiato la patata bollente somala...così sono in cerca di materiale e di documenti attendibili, fatemi dire che fino ad ora e straordinariamente il sito di indy mi sembra il più aggiornato e il più pieno di cose interessanti, per cui se quacuno di voi potesse postarmi qualcosa di davvero interessante, lo faccia, e anche presto!!!!

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correlati
by >>>>> Wednesday, Sep. 20, 2006 at 10:07 PM mail:

Storie pesanti
http://italy.indymedia.org/news/2005/02/732649.php
Malattie professionali
http://italy.indymedia.org/news/2005/02/736233.php

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