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Bello e possibile. A Roma | |
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by dal manifesto Saturday, Jun. 05, 2004 at 2:28 PM | mail: |
In 200 mila per dire a Bush che non siamo il 51° stato Usa. Che la sua ideologia di guerra non ci rappresenta. Che la sua visita occupa e non libera Roma. E a Berlusconi: via le truppe dall'Iraq. Riformisti assenti.
«Bush dishonors us all», Bush «ci sputtani tutti, noialtri americani», traduce in stentato ma efficace italiano una signora americana di mezza età a un ragazzotto curioso che tenta di decifrare il cartello, uno che non ha seguito la regola delle «tre i» suggerita da Berlusconi. Di cittadini d'oltreatlantico in piazza ce n'erano molti, ieri a Roma. Dietro lo striscione «Not in our name/ Statunitensi contro la guerra», in gruppetti, a coppie, ognuno con un cartello contro Bush. E c'erano tanti italiani con l'adesivo «No a Bush, con i pacifisti americani» appiccicato sullo zainetto, sul petto, sulla schiena. Restano delusi i giornalisti che cercano le prove dell'antiamericanismo che come un cancro distruggerebbe le cellule di uno dei più straordinari movimenti pacifisti del mondo. Ci sono i ciclisti di «critical mass» ma non ci sono triciclisti. Una suora irriverente che sfila con Emergency sostiene di aver sentito arrivare dal «botteghino» dei Ds in via Nazionale un'aria dei Nomadi sparata a tutto volume: «Ma noi non ci saremo...». Effettivamente non se ne vede una di Quercia. Onore invece all'associazione Aprile, e bentornati agli amici di Legambiente. La presenza dell'Arci (o dello striscione del manifesto) non fa notizia, come quella della Fiom nonostante il congresso di Livorno. Fa invece notizia che la Cgil non abbia mandato soltanto una delegazione al corteo, come s'era ventilato, è arrivata in forze. Un corteo pacifico, colorato, convinto, incazzato ha reso inagibile per il presidente Bush l'intero centro di Roma per tutto il pomeriggio. Talmente pacifico che quando per due volte un gruppo di riesumati black bloc tenta lo scontro con la polizia e i carabinieri, prima a piazza Venezia e poi al Circo Massimo, sono gli stessi manifestanti a isolare e cacciarli dal corteo. Come dice una signorina arcobalenata, «estranei, siete estranei». Onore al merito, al corteo, a quell'altra ragazza con la striscia bianca di Emergency al braccio, che si fa avanti e affronta un gruppo di mascherati e alza un cartello con una semplicissima parola d'ordine: «No war». Ma onore anche alle forze dell'ordine che, tranne casi sporadico che segnaliamo nella pagina accanto, hanno dimostrato che la piazza si può tenere senza terrore, senza provocazioni, senza sangue. Non è poco, se è vero che alla vigilia del B-Day si spargeva a macchia d'olio la sindrome di Genova. |
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