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Report dal processo per Aubonne
by pwd Monday, Jun. 28, 2004 at 4:05 PM mail:

E' in corso il processo ai manifestanti contro il G8 di Evian del 2003. Fra poco la sentenza contro i militanti che bloccarono l'autostrada e sopravvissero per miracolo all'azione della polizia.

Nel tribunale di Nyon (Ginevra) si svolge il processo contro Gesine W., Martin S. e Olivier L., tre dei manifestanti che parteciparono al blocco dell'autostrada Ginevra-Losanna. Su quell'autostrada stava per passare il convoglio dei delegati diretti al Summit, e per impedirne il passaggio una ventina di attivisti di varia nazionalità fermarono il traffico con un'azione spettacolare quanto non violenta sul viadotto autostradale di Aubonne: due di loro si appesero alle due estremità di una corda, e si sospesero sotto il viadotto a circa venti metri di altezza. Gli altri si occuparono di fermare il traffico a distanza di sicurezza (evitando cosi' che qualche automobibile la tagliasse con il suo passaggio) e di spiegare l'azione agli utomobilisti e alle forze dell'ordine.

Nonostante la preparazione accurata, la polizia arrivo' e fece tutto cio' che non andava fatto: un poliziotto taglio' la corda (non si e' mai chiarito se fosse consapevole delle conseguenze del suo gesto) e un attivista, Martin, cadde fratturandosi vertebre, bacino e gambe: non recuperera' mai la mobilita' di prima, ma oggi sta meglio, ed e' un mezzo miracolo. L'altra attivista appesa, Gesine, si salvo' perché chi era sul ponte ebbe il pronto riflesso di afferrare la corda e di tenerla in attesa dei soccorsi.

A Nyon, pero', il processo e' contro gli Gesine, Martin e Olivier (che era sul ponte): sono imputati per aver "bloccato la circolazione" e per aver "messo in pericolo la vita degli automobilisti", e rischiano tre anni di carcere (ma per precedenti casi analoghi le pene non hanno superato i venti giorni di reclusione). Gli attivisti hanno reagito sul piano politico, e nonostante gli imputati fossero loro, in questi mesi hanno fatto di tutto per mettere sotto accusa la repressione politica regolarmente messa in atto durante i vertici, da Seattle in poi. Cosi', hanno scelto di farsi difendere da un collegio difensivo internazionale, composto dagli avvocati Garbade (CH), Pagani (Italia) e Sabata (Spagna), membri del Legal Team Europa e coinvolti personalmente anche nei processi di Genova. Anche Haidi Giuliani è arrivata a Nyon per manifestare la sua solidarietà, visto che a Aubonne si è sfiorata da vicinissimo una seconda p.zza Alimonda, e nella conferenza stampa ha raccontato le sensazioni (rivissute) generate dall'incertezza della sorte di Martin.

Inoltre, il processo di oggi e' stato preparato da un convegno di due giorni al centro sociale L'Usine di Ginevra, in cui si è parlato molto delle conseguenze psicologiche causate dalla repressione e dalla detenzione. Era presente, tra gli altri, Mark Barnsley, anarchico inglese che, dopo una detenzione decennale nelle carceri di massima sicurezza, organizza una rete di mutuo soccorso nelle prigioni.

Per ora, il processo ha preso la direzione desiderata dagli avvocati, che puntano a dimostrare che il blocco non ha messo in pericolo nessuno, e che l'irresponsabilita' va addossata alla polizia. I testimoni ammesssi hanno descritto tutte le misure di sicurezza prese dagli attivisti, che in questo tipo di azioni hanno molta esperienza, mentre le deposizioni dei poliziotti sono state contraddittorie e disordinate, mostrando come un'azione del tutto pacifica si sia trasformata in un dramma per la loro incompetenza.

Per la prima volta, la catena di comando e' stata sotto i riflettori, visto che tra i testimoni è sfilato il sergente Poget, capo delle operazioni sul ponte, che nel faccia a faccia con una testimone non ha potuto negare le sue responsabilita'. Probabilmente, le sue dichiarazioni di oggi peseranno nell'inchiesta contro la polizia, ancora in corso e dall'andamento finora piuttosto pigro e poco confortante.

Ma se lo svolgimento del processo ha raggiunto l'obiettivo politico, non è detto che l'assoluzione sia dietro l'angolo. Come detto, occorre convincere il giudice che l'azione non ha messo in pericolo gli automobilisti. In caso di colpevolezza, pero', gli avvocati hanno fatto appello all'articolo 66 bis del codice penale elvetico, che annulla la condanna se la fattispecie ha provocato di per se' un danno sufficiente ai suoi autori. E i traumi fisici e psicologici di Gesine, Martin e Olivier sembrano davvero sufficienti. Fra un'ora il giudice dovrebbe pronunciare il verdetto.

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