Chi non ha memoria del passato e' costretto a ripeterlo.
Alla Diaz
quella notte non ci fu alcuna resistenza e
violenza a pubblico
ufficiale, lesioni personali ai danni dei poliziotti ne' detenzione di
oggetti atti a offendere. La «brutale
e gratuita violenza
della polizia» fu del tutto immotivata. Smentita la
versione dei fatti contenuta nei verbali di polizia il giudice
decidera' l'archiviazione
del procedimento contro i 93 no
global che furono arrestati
durante l'irruzione alla scuola la notte del 21 luglio del 2001
durante il G8.
La decisione verra presa dal Gip (giudice per le indagini
preliminari) Anna Ivaldi (maggio 2003) che nel suo provvedimento
scrive:
"La sola
ricostruzione possibile sulla base degli
atti di questo procedimento di quanto accadde alla Diaz nella notte
21-22.7.01 è quella che di fatto esclude che gli indagati
abbiano posto in essere atti di resistenza", perché "quanto
dagli
stessi dichiarato non ha trovato smentita"
«Un'importante conferma della versione degli indagati
proviene proprio dalle dichiarazioni di molti operatori di polizia. A
tale proposito bisogna premettere che esse, pur non consistendo
in vere e proprie ammissioni, hanno però un particolare valore,
in quanto chi le ha rese ha in sostanza smentito la versione dei
fatti contenuta nei verbali; è quindi arduo ipotizzare che la
scelta di rendere tali dichiarazioni sia stata ispirata da altro che
dal rispetto della verità»
"Dei funzionari di polizia sentiti i soli a
riferire di atti di resistenza sono alcuni appartenenti al reparto
mobile ma, a fronte di tali dichiarazioni, vi sono quelle di altri
poliziotti dello stesso reparto che li negano mentre affermano di
avere, invece, constatato che molti di coloro che poi vennero arrestati
presentavano lesioni"
"i funzionari
interrogati hanno reso versioni discordanti circa
l'ingresso
nella scuola, tutti attribuendo ad altri di esservi entrati
per primi"
Il castello di denunce costruito contro i manifestanti, massacrati
di botte ed arrestati nel corso del famigerato
blitz alla Diaz, crolla in
maniera definitiva e si ritorce su una piccola parte dei
poliziotti che nel
luglio 2001 picchiarono, imprigionarono e sottoscrissero verbali
falsi.
( "le firme sono
illeggibili" - "la circostanza
che siano emersi elementi che hanno
indotto il pm a ipotizzare il reato di falso in relazione ai
verbali...esclude
che da tali verbali possa desumersi alcuna certezza circa l'effettivo
svolgimento
dei fatti" )
Il tredici Dicembre 2004 il gup Daniela faraggi deciderà se
accogliere - e in che termini - la richiesta di rinvio a giudizio della
Procura di Genova, che vuole processare 29 tra superpoliziotti,
funzionari e alcuni dirigenti dell'antiterrorismo, imputati per
reati di falso, calunnia e lesioni gravi in concorso.
Preveggenza
Una comunicazione ( Acquisita agli
atti dalla Procura) partita
quella sera dalla questura al servizio di emergenza medica
«118», dimostra la preveggenza della polizia che
prima ancora di sfondare alla Diaz già chiedeva di inviare in
via Cesare Battisti «diverse» ambulanze.
"Blue sky"
I pm l'hanno ribattezzato "Blue sky". E' un filmato (di Primocanale,
una rete televisiva
genovese) che sbugiarda
in maniera clamorosa i vertici della Polizia di Stato e sottolinea un
dato di fatto: il falso e la calunnia, almeno nella redazione del
verbale di arresto dei 93 no-global e di sequestro delle fantomatiche
armi, ci sono stati.
Nel filmato si
vede un capannello di poliziotti : sulla sinistra si riconosce il
braccio destro di La Barbera, Giovanni Luperi
che regge un sacchetto celeste (da cui fu coniato il termine blue sky
per il filmato) che sta parlando con Spartaco Mortola, l’ex capo della
DIGOS genovese.
Qualcuno che regge un casco con l'altra mano apre il sacchetto, i
presenti guardano all'interno. Luperi parla al cellulare, sembra quasi
chiedere consiglio al suo interlocutore.
Luperi risponde
a una telefonata del suo superiore, il prefetto
Arnaldo La Barbera (terza conversazione tra i due dopo quelle delle
00.33
e 00.38), l'unica contestuale a quella effettuata da un altro
funzionario
ripreso dalla telecamera, ore 00.38, durata dieci minuti.
Il telefonista del film e' Giovanni Luperi ex vice Ucigos
poi dirigente della polizia di prevenzione, oggi alla
guida della task-force antiterrorismo dell’Unione europea", da indagato
( interrogatorio
del 12 giugno del
2002) riferisce:
«Ho visto due molotov conservate in un sacchetto di plastica, non
ricordo chi avesse in mano il sacchetto e non so dove le avessero
trovate». Il 25 luglio si avvale della facoltà di non
rispondere.
Il
sacchetto, che contiene le false bottiglie molotov gira di mano in
mano, tra molti dirigenti presenti sul posto. «Io mi
ricordo:vengo chiamato al telefono e mi rimane in mano questo sacchetto
di bottiglie. Sono rimasto abbastanza inopportunamente con il sacchetto
in mano». A chi consegnarle? «Quando ho finito la
telefonata mi sono reso conto che ero rimasto solo con questo
sacchetto, perché il gruppo che era lì si era dissolto e
allora ho cercato qualcuno».
(La persona cui vengono consegnate le molotov è la dottoressa
Mengoni della Digos di Firenze.)
«Stupidamente forse ho voluto verificare questo sacchetto e
me lo sono trovato in mano».
«Voglio fare una premessa: io sono andato lì e non
volevo andarci, solo perché c'è andato il prefetto La
Barbera». «La Barbera sparisce e io rimango senza
macchina. Beh, dico, mi porteranno indietro quelli della Digos, ma
Mortola (l'ex capo della Digos genovese, ndr) sparisce e io rimango
senza macchina, a quel punto senza nemmeno l'ausilio delle Digos».
«Le ho viste, queste due bottiglie molotov, stese su uno
striscione. Ritengo che fosse un qualche suggerimento ad uso stampa.
Qualcuno aveva intenzione di far riprendere le immagini fotografiche
del materiale sequestrato all'interno della Diaz».
«Se ho commesso un errore è di non essermi reso conto di
quello che era successo lì dentro, se ho una cosa di cui mi devo
rammaricare è proprio questa»
«Mi sono assunto alcune responsabilità che a mio
avviso non mi competevano, cercare di dare un minimo di organizzazione
nel bailamme in cui nessuno capiva più nulla; poi ho raggiunto
il mio referente (La Barbera) e da quel momento ho smesso di
interessarmi a tutta la vicenda»
Il pm Zucca suggerisce: «Lei parla degli "equipaggi misti"( per
rastrellare le strade della città), i cosiddetti
pattuglioni». Luperi: «Furono costituiti la sera del
21». Da chi? Luperi: «Gratteri mi disse che si era messo
d'accordo con la Barbera». Zucca: «La Barbera quale ruolo
avrebbe avuto in questo?». Luperi: «Non lo so, così
mi disse Gratteri ».
Francesco Gratteri, allora dirigente Sco, uno dei dirigenti indagati,(
"Secolo XIX"31 settembre) "La cosa che mi stupì- ha riferito ai
pm - fu, a distanza di brevissimo tempo dal mio arrivo, l' arrivo delle
telecamere e dei fotografi. Tant' è che mi arrabbiai con
qualcuno, non tanto per la presenza delle telecamere, quanto per il
fatto che la loro presenza richiamava i ragazzi che stavano sopra, come
se stimolasse, la presenza delle telecamere, quei ragazzi a protestare
vivacemente".
la scena delle false molotov
Così argomenta
Francesco Gratteri, capo dell'Antiterrorismo, uno dei poliziotti
più noti e potenti, l'uomo che ha arrestato le nuove Brigate
Rosse ma anche quello che rappresentava il Ministero dell'Interno nella
notte della Diaz.
Di fronte ai sospetti di essere in qualche modo coinvolto nei falsi, Gratteri
s'infuria ancora: «La persona che ha sfondato il quadro di
Bagarella contro la parete l'ho m andata a casa, dopo che non dormiva
da tre giorni e da tre notti, perciò io non le faccio queste
cose e non le fanno quelli che stanno con me». «Se
delle persone volutamente e secondo un progetto hanno sistemato delle
bottiglie molotov o degli altri strumenti di reato, o strumenti con cui
sono stati commessi reati, sotto i miei occhi questo non è
accaduto. Però condivido: certe cose dovevano essere sicuramente
fatte meglio. Non riesco a controllare tutto contemporaneamente. Non
riesco a controllare quello della squadra mobile, del reparto mobile o
dello Sco che piglia le bottiglie e le porta là, questo è
il problema »
L'attuale numero uno dell'antiterrorismo osserva il filmato che
riprende la scena: «Non ho assolutamente ricordo». Il pm:
«E' il momento più significativo del rinvenimento di
queste bottiglie». Gratteri: «Guardi, io questo non lo
ricordo ». «Io questa scena non la ricordo,
guardi». «Probabilmente sono passate in mano a tutti,
voglio dire che possono essere passate pure in mano a me, dico
io».
Franco Gratteri, uomo di punta della lotta alla mafia e pupillo di De
Gennaro, fa la figura di quello che c'era ma forse dormiva: tutta colpa
dei celerini, dice Gratteri, perdendo tempo solo a spiegare della
squadretta da lui mandata "per errore" al Media center della scuola di
fronte (computer distrutti, hard disk trafugati...) e a correggersi
come può dopo la visione del filmato che lo inquadra a pochi
metri da Gilberto Caldarozzi (suo vice) che confabula con Luperi con la
busta in mano (manifesto del 7
gennaio 2003)
Gratteri non sa indicare chi abbia ritrovato le molotov. Quando
ammette che nessuno ha cercato, in quel frangente, di capirlo. Il
magistrato: «Non è possibile, non è possibile.
Consultati tutti i funzionari, praticamente li abbiamo interrogati
tutti, nessuno è in grado di dirci chi ha trovato e che
cosa». Gratteri: «Posso essere d'accordo sul fatto che
questo non sia decoroso».
«Ricordo che quella sera ho fatto un paio di telefonate a
Manganelli (vicecapo della polizia), una per riferire su quanto stava
accadendo e sulla presenza dei feriti, una per riferire della presenza
delle molotov (...) Troiani l'ho
riconosciuto sul giornale e davo per scontato il ritrovamento durante
la perquisizione (...) (interrog. 30 luglio 2002)
Qualcosa
di anomalo e' successo
....ci sono episodi già denunciati di comportamenti anomali?
«A me personalmente non risulta. E’ ovvio che qualcosa di anomalo
è successo, ma si sta indagando. Da quel che mi hanno detto anche
la resistenza è stata lunga, organizzata e accanita. Non
credo che sia possibile, come dice qualcuno dei ragazzi, che dentro la
scuola dormissero tutti quando è stata fatta l’irruzione. E’
stato tale il frastuono fatto per superare la resistenza fuori, fra
lanci di bottiglie, pietre e cancelli sbarrati, che la gente si
è svegliata anche nei condomini di fronte».
«L’intervento è stato sicuramente troppo energico. E degli
eccessi probabilmente ci sono stati. Qualcuno, a livello singolo,
può aver fatto delle fesserie o essersi abbandonato a episodi di
esagerazione gratuita. Ma di sicuro non si può parlare di
un’azione di massa né si può dire che è stata
richiesta dal vertice».
Notizie
ne' vere ne' false, verosimili...
<>
Verosimilmente gli antefatti dell' irruzione
<
Nell'occasione, il personale notò la presenza di numerose
persone verosimilmente riconducibili ai cosiddetti black bloc.
Rientrato in questura - ed è stato fatto rientrare da me -, il
funzionario mi riferì l'episodio che in quel momento poteva
connotarsi anche per aspetti di ordine pubblico e, nel rispetto delle
competenze che ho già precisato, provvidi ad accompagnare il
dottor Di Bernardini perché riferisse l'episodio al questore di
Genova.
Nella stanza del questore di Genova si trovavano anche altri dirigenti,
tra i quali il prefetto Andreassi, il prefetto La Barbera, il collega
Luperi, il dottor Murgolo ed altri funzionari. Il questore, sentito il
racconto del dottor Di Bernardini, attivò il dirigente della
DIGOS, dottor Mortola, che, a seguito di un suo personale sopralluogo,
appena rientrato in ufficio riferì di avere constatato la
presenza in via Battisti di persone verosimilmente riconducibili ai
cosiddetti black bloc. Lo stesso dottor Mortola in merito riferì
di aver avuto un contatto telefonico con un rappresentante del Genoa
social forum, che permise di acquisire ulteriore contezza che presso la
scuola era possibile una infiltrazione di elementi non conosciuti al
Genoa social forum, anche per la confusione conseguente alla partenza
di migliaia di manifestanti, dopo la conclusione del corteo del
pomeriggio.
Nella circostanza si decise, con il questore e con gli altri dirigenti
citati, di procedere ad una perquisizione a norma dell'articolo 41 del
testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, per la ricerca di armi
che, com'è noto, furono poi rinvenute: mazze di ferro, coltelli,
bottiglie molotov. Si stabilirono pertanto le modalità di
intervento perché all'operazione prendessero parte il reparto
mobile di Roma, il personale della DIGOS e della squadra mobile di
Genova, nonché del reparto prevenzione e crimine dei
carabinieri. Hanno concorso all'atto di polizia giudiziaria anche 60
dei 482 uomini a mia disposizione, dei quali soltanto sette
appartenenti al Servizio centrale operativo, guidati da sei funzionari.
Con il dottor Caldarozzi e una aliquota del personale del Servizio
centrale operativo che ho già detto, sono giunto in via Battisti
quando già i reparti avevano fatto ingresso nella scuola e non
ho pertanto cognizione diretta delle fasi della irruzione. Il personale
del Servizio centrale operativo e delle squadre mobili ha cooperato
all'attività di perquisizione e di individuazione delle persone
presenti. Il verbale di perquisizione e di arresto è stato
quindi trasmesso, con la sottoscrizione degli operanti,
all'autorità giudiziaria di Genova dalla squadra mobile e dalla
DIGOS di quella questura. >>
Per sbaglio, casualmente....
Da diversi rapporti -trasmessi da Canterini-risulta anche che
già alle 21,30 erano stati tutti allertati per un'operazione da
compiere intorno alle 22,45-23. Lei dice che intorno alle 21,30,
casualmente, si è verificato questo fatto che poi ha dato luogo,
al ritorno del dottor Di Bernardini in questura, ad una serie di
riunioni, e così via. Vi è incongruenza tra questi tempi,
perché se il fatto è avvenuto alle 21,30, non è
possibile che alla stessa ora già fosse stato previsto.
Addirittura, i giornalisti affermano di essere stati preavvisati alcune
ore prima che sarebbe successo qualcosa del genere. (componente
commissione parlamentare sul G8)
<
Gratteri ha poi ribadito che la polizia è entrata per sbaglio
nel Media Center del Genoa Social Forum (dentro la scuola Pascoli, di
fronte alla Diaz) … e appena Gratteri saputo dell' irruzione lì,
aveva ordinato ai suoi uomini di ritirarsi. Non ha spiegato,
però, come mai nello 'sbaglio di irruzione' i solerti agenti
hanno provveduto a distruggere gli hard disk dei computer del Genoa
Legal Forum, dove guarda caso cominciavano ad essere registrate le
denuncie e i racconti delle violenze subite dai manifestanti in quei
giorni.
Se dovessi impostare un'indagine su quanto accaduto alla Diaz partirei
dal dato che a provocare il caos dentro la scuola potrebbe essere stato
qualcuno del reparto mobile o di altri reparti, così come
l'episodio dell'accoltellamento simulato (...) Penso anche che
l'episodio delle bottiglie sia stato montato per giustificare quanto
accaduto dentro la
Diaz. (...) sarebbe importante determinare chi abbia comandato a
Troiani di venire alla Diaz».( Gratteri interrog. 30 luglio 2002)
"Oggi forse non ripeterei quello che ora forse ritengo un errore, e
cioè essermi recato là"
Qualcuno ha esagerato
«Io penso che l'episodio dell'accoltellamento simulato sia
stato determinato dal fatto che qualcuno ha esagerato... Che l'episodio
dell'accoltellamento potesse in qualche maniera parare, giustificare,
coprire l'eccesso di violenza usato»
"Ma
chi c'era alla
scuola?" "Chi c'era?",
risponde il poliziotto con un sorriso
ironico, "c'erano Minnie, Pippo e Topolino"
e anche Gilberto Calderozzi, capo e vice capo dello Sco, insieme
con
una dozzina dei loro uomini, si trovavano nel bel mezzo
dell'azione...
"Verso le 22 una macchina della polizia viene bersagliata da un lancio
di oggetti provenienti dalla scuola. Uno degli agenti a bordo chiama
subito un suo amico che si trova in via Trento, la via cioè che
passa
proprio dietro alla sede del Gsf. L'amico in questione è
Gilberto
Caldarozzi che, in quel momento, sta effettuando dei "controlli"
insieme a sette/otto agenti dello Sco. Questo fatto viene confermato da
Lalla. Ma che ci faccia Caldarozzi in via Trento resta ancora un
mistero: lo Sco, secondo il piano di sicurezza, doveva occuparsi della
zona rossa e non del pattugliamento
delle strade" (da il manifesto del 3 agosto 2001)
Mezza
ammissione
"Devo anche ammettere, per onor di verità, una cosa che è
stata detta in quest'aula. Dal momento che allo SCO era stato demandato
di verificare all'interno della zona rossa eventuali disservizi, come
mai lo SCO stava al di fuori di essa? Una delle domande che mi ha fatto
l'ispettore Micalizio è stata la seguente: tu sapevi che lo SCO
stava al di fuori? Io ho risposto di no; egli ha detto che il questore
avrebbe dovuto saperlo ed io ho accettato il rilievo " (Francesco
Colucci questore - Audizione
)
Alle ore 22.20 circa del 21 luglio venivo informato che
Parla
il questore Francesco Colucci
"Alle ore 22.20 circa del 21 luglio venivo informato che, mentre
transitavano in via Cesare Battisti al comando di un funzionario della
squadra mobile di Roma, alcune pattuglie miste della
«mobile» e DIGOS (Divisione investigazioni generali e
operazioni speciali) erano state oggetto di una aggressione con lanci
di pietre e bottiglie nonché a mezzo di calci inferti alle auto,
un'aggressione messa in atto da più di cento persone, molte
delle quali vestite di nero. Nella circostanza nel mio ufficio erano
presenti, tra gli altri, il vicecapo vicario della polizia, prefetto
Andreassi, il direttore centrale della polizia di prevenzione, prefetto
La Barbera, il dirigente superiore Luperi, il dirigente superiore
Gratteri, direttore del servizio centrale operativo.
Il dirigente della DIGOS fece subito presente che in via Cesare
Battisti vi erano degli studi scolastici concessi al Genoa social forum
da comune e provincia per insediarvi il centro stampa: nella
circostanza si ritenne utile incaricarlo di compiere un attento
sopralluogo.(...)
come di consueto, la raccomandazione impartita a pagina 179
"Alle ore 23 circa, all'interno della sala riunioni della questura, si
svolse una riunione operativa cui presenziai insieme al prefetto La
Barbera e nella quale ebbi modo di ribadire a tutti, come di consueto,
la raccomandazione impartita a pagina 179 della mia ordinanza del 12
luglio di improntare l'attività alla massima moderazione,
cautela e prudenza. Preciso di aver lasciato la riunione prima che
fosse terminata la discussione sulle modalità operative
dell'attività. Alle ore 23,30 l'operazione aveva inizio secondo
modalità sulle quali ritengo non poter al momento fornire
valutazione alcuna, trattandosi, come già sostenuto, di materia
oggetto di approfondita indagine giudiziaria. "
Aggiungo che circa un'ora dopo - a fronte delle notizie che si
ricevevano dai funzionari sul posto tramite comunicazioni telefoniche e
che riferivano di una situazione assai delicata per l'ordine e la
sicurezza pubblica all'esterno dell'edificio scolastico - disponevo
l'invio di ulteriori contingenti dell'Arma dei carabinieri, sotto la
direzione del vicequestore vicario dottor Calesini, allo scopo di
fronteggiare eventuali intemperanze verso il personale impegnato
nell'operazione di polizia giudiziaria da parte di una folla di persone
che si andava radunando sulla strada. "
Credo che vi fosse
una linea di comando....
"FRANCESCO COLUCCI, Questore. Si sono recati diversi funzionari alla
scuola Diaz, circa venti, venticinque. Io sto parlando dei due
funzionari della questura di Genova, il dirigente della squadra mobile
ed il dirigente della DIGOS. Per quanto riguarda la squadra mobile sono
andati il dottor Gratteri, direttore dello SCO, il dottor Caldarozzi ed
altri funzionari che erano a Genova aggregati alla squadra mobile. Io
volevo mandare anche il dottor Lapi come funzionario mio referente
diretto, ma in quella riunione mi venne ricordato che il dottor Lapi
era stato ferito durante la manifestazione; va a suo merito che egli,
nonostante fosse ferito, sia tornato nuovamente in servizio. È
stato allora inviato il dottor Murgolo - ciò risulta anche nella
mia ordinanza - che mi doveva affiancare per tutto quanto riguardava
l'ordine pubblico. Lui si è offerto, e si è recato sul
posto. A questo punto vi erano sia la linea di comando sia
l'organizzazione. Successivamente si sono recati sul posto altri due
funzionari che dirigevano i
due reparti della polizia e dei carabinieri e che dovevano essere di
riserva in questura; li ho mandati lì per fronteggiare una
minaccia all'ordine pubblico.
Io non sto dicendo la mia verità ma la verità oggettiva,
con la coscienza tranquilla e serena. Ripeto che questo servizio
è stato condiviso da me per primo, non mi sto tirando fuori.
Credo che vi fosse una linea di comando anche se poi, durante
l'esecuzione, quella confusione per la quale il magistrato sta
svolgendo la sua attività giudiziaria; vi è stata ben
venga quest'ultima se ciò servirà a fare maggiore
chiarezza. D'altra parte anche alcuni funzionari, come il dirigente
della DIGOS ed il dirigente della squadra mobile, trovandosi alla
presenza di altri referenti ministeriali, chiaramente hanno avuto un
minimo di perplessità su come si doveva svolgere l'intera
operazione.
Una decisione contestuale
"Con riferimento alla perquisizione della Diaz in base all'articolo 4
del Testo unico, ricordo che l'attività prevista da tale
articolo è di polizia giudiziaria. Con riferimento alla firma
degli atti, ricordo altresì che sono stati firmati dal dirigente
della mobile e dal dirigente della DIGOS di Genova. Ripeto ancora che
si è trattato di una decisione contestuale, condivisa da tutti.
(Commenti del senatore Bobbio), anche da ufficiali di polizia
giudiziaria dello SCO presenti. "
FRANCESCO COLUCCI, Questore. Ho affermato nella mia relazione che nel
mio ufficio la sera famosa perquisizione erano presenti oltre al
questore - il dirigente della DIGOS mi fa un appunto -il vicecapo
vicario della Polizia, prefetto Andreassi, e il suo segretario dottor
Costantino, il direttore della direzione centrale polizia di
prevenzione, il prefetto La Barbera, il primo dirigente Giovanni
Fiorentino, il dirigente superiore Giovanni Luperi, il dottor Gratteri,
direttore dello SCO, il dottor Gilberto Caldarozzi, dirigente dello
SCO, il dottor di Bernardini e il dottor Murgolo, vicequestore vicario
di Bologna. Il dottor di Bernardini è il funzionario che ha
subito un'aggressione. Quando il dottor di Bernardino e il dottor
Caldarozzi ci raccontano dell'aggressione subita, dopo esserci tutti
consultati, si decide di procedere all'intervento ai sensi
dell'articolo 41. Dico «si decide» perché sarebbe
stato minimale affermare che l'intervento era stato deciso dal
questore, vista la presenza nella stanza di altri esponenti qualificati
del dipartimento."
E' stata un' idea condivisa....
"È stata una idea condivisa. Ripeto pertanto che si è
trattato di un'idea condivisa da tutti, me compreso. Devo inoltre dire
- la mia coscienza mi impone di farlo - che il prefetto La Barbera mi
ha sollecitato - io non vi avevo nemmeno pensato, data la situazione di
grande stanchezza - per fare intervenire sia l'elicottero sia i Vigili
del fuoco con le fotocellule ed il gruppo elettrogeno.
Con questo voglio dire che mi assumo le mie responsabilità
decisionali e non mi nascondo dietro un dito: la linea è stata
condivisa. Non ricordo che ci sia stata qualche indicazione diversa, ma
se il prefetto La Barbera, il direttore dello SCO o il vicecapo della
Polizia mi avessero chiesto cosa fare avremmo riflettuto ancora di
più.
Per quanto riguarda le scuole Pertini-Diaz lei parla di scelte
operative. È vero: ho assistito, nella sala delle riunioni, al
briefing tenutosi sul modo in cui intervenire, dato che il luogo non
era facilmente raggiungibile. Dopo essermi preoccupato di fornire il
supporto di un reparto inquadrato e di ribadire, così come ho
detto nella mia relazione, la necessità di procedere con massima
cautela e prudenza (e mentre dicevo questo era vicino a me - e l'ha
sentito benissimo - anche il prefetto La Barbera), ho lasciato la
riunione (anzi, se vogliamo essere più precisi, sono sceso
giù per vedere il momento della partenza). Del resto, essendo
questore di Genova, ho anche altri compiti ed altri incarichi.
Dal momento che si trattava esclusivamente di un'azione di polizia
giudiziaria, una volta curato un certo aspetto con i miei referenti sul
posto qualunque altra mia parola sarebbe stata di confusione in quel
contesto.
Infine, non è esatto - mi consenta - quello che lei ha detto in
riferimento al cancello, che è stato aperto con un mezzo nostro
e non con quello di un privato (Commenti del senatore Tomassini)... Non
è vero, è stato un mezzo del reparto mobile a sfondare il
cancello.
FRANCESCO COLUCCI, Questore. Occorrerebbe fare una disquisizione
giuridica in merito ai poteri del capo della Polizia sul questore di
Genova: la legge parla chiaro e si riferisce all'autorità
nazionale di pubblica sicurezza, che è il ministro, il quale
dà gli input politici al prefetto ed altri input tecnici al
direttore generale del dipartimento, il quale li trasferisce in capo al
questore. Forse, ci si dimentica che il direttore generale del
dipartimento è anche capo della Polizia. Quindi c'è una
sorta di rapporto gerarchico tra capo della Polizia e questore.
È un discorso un po' complesso che andrebbe, a mio giudizio,
approfondito in altra sede; qui io mi permetto solamente di socchiudere
una finestra. Non sta a me dare altri giudizi ed altre giustificazioni.
Il capo della Polizia mi è sempre stato molto vicino per quanto
riguarda questa attività. Non poteva fare altrimenti, è
giusto così e lo ringrazio anche per questo. Sarebbe da sciocchi
pensare che un evento straordinario possa essere delegato al questore
senza alcuna preoccupazione: oltre al supporto logistico, materiale,
affettuoso ed umano, vi è qualcosa di più. Ecco
perché ribadisco il mio ringraziamento al capo della Polizia ed
al dipartimento, perché mi sono stati veramente molto vicini. "
si pente il prefetto
Arnaldo La Barbera, l'uomo della stagione d'oro dell'antimafia, il
poliziotto tutto d'un pezzo caduto in disgrazia dopo il G8 di Genova
muore a Verona dopo una lunga malattia ( il 12 settembre
2002). Allora
capo dell'antiterrorismo (Ucigos), quando viene sentito
dai magistrati nel giugno del 2002 dichiara:
"L'errore che è stato fatto è stato quello di passare
là...come versare benzina sul fuoco"
Ma quel sabato 21 luglio 2001 il Di Bernardini riparla con
Gratteri e Caldarozzi dei fatti (la finta sassaiola di via Battisti) e
quindi c'è la prima riunione, poco dopo le 22, nell'ufficio del
Questore a cui partecipano anche il prefetto Ansoino Andreassi allora
numero due della polizia, il prefetto La Barbera, Gratteri, Caldarozzi,
Nando Dominici (ex capo della Mobile di Genova), Spartaco Mortola (ex
capo della Digos di Genova) insomma i vertici della polizia italiana
presenti a Genova. Nasce l'operazione Diaz in base all'articolo 41 del
Tulps (la ricerca di armi):
"L'idea forse partì da La Barbera, ma tutti furono d'accordo,
senza eccezione", dice Lorenzo Murgolo, vice questore vicario della
Questura di Bologna, il 22 giugno dell'anno scorso in Procura.
Qualche forzatura giuridica
Spartaco Mortola, ex capo della Digos di Genova, oggi
responsabile dell’ufficio tecnico-logistico della questura di genova,
al terzo interrogatorio, il primo da indagato, riferisce: «Ho
visto per la prima volta le bottiglie dentro la scuola, a piano terra,
dove mi trovavo (...) Ho dato disposizione di metterle con gli altri
reperti sul telone»
Sulle modalità del ritrovamento Mortola dice :
«Effettivamente ho fatto un po' di confusione, sono emotivamente
scosso (...) Prendo atto che gli elementi evidenziati nell'arresto e
perquisizione non sono stati sufficienti per attribuire i reati ai
singoli arrestati (...) A posteriori posso dire che c'è stata
qualche forzatura giuridica, ma abbiamo pensato che contestando il
reato associativo fosse superabile il problema dell'attribuzione dei
singoli fatti (...)». Il 30
luglio(2002) ancora Mortola: «Ricordo che le bottiglie mi vennero
portate in sacchetto chiaro, sgualcito, all'interno della scuola, da
due agenti del reparto mobile».
Spartaco Mortola riconosce che quella notte arrestare i manifestanti fu
probabilmente "una forzatura giuridica".
Il sopralluogo
Mortola, il capo della Digos genovese, viene mandato a fare un
sopralluogo in piazza Merani, sopra la Diaz.
Al termine della ricognizione che precede l'assalto - dopo che
quattro auto, dichiara il vicequestore Di Bernardini sono state prese a
pietrate - «A seguito dell'episodio,ipotizzando la presenza dei
responsabili degli incidenti di piazza, lo scrivente si recava sul
luogo al fine di svolgere una opportuna ricognizione. Giunto in piazza
Merani avevo modo di accertare che sulla stessa, con funzioni di
;vedette', intenti a bere birra sostavano alcuni giovani. La stessa
situazione veniva rilevata nelle strade circostanti l'edificio
scolastico Diaz. Davanti a questo, inoltre, sostavano circa 150
persone, nella quasi totalità vestite di nero, che erano in
possesso di un consistente numero di bottiglie di vetro contenente
birra».
Mortola poi telefona a un referente del Gsf , Stefano Kovac, che
lo avrebbe informato che la situazione non era del tutto sotto
controllo. Secondo Mortola avrebbe anche detto che potevano esserci
soggetti non graditi, degli
infiltrati, probabilmenteanche dei black bloc, ma
Stefano Kovac, responsabile logistica del Genoa Social Forum durante i
giorni del G8, sentito come teste dal pm Enrico Zucca, smentisce
tutto e ribadisce che il giorno del blitz notturno della polizia alla
scuola Diaz, aveva pregato Spartaco Mortola, dirigente della Digos, di
non alzare la tensione perchè la situazione era sotto controllo.
Mortola aveva avvistato «un centinaio di tute nere».
Nessuno dei tanti capi, critica Micalizio (superispettore del governo),
«ebbe dubbi su quella segnalazione».
Mortola il 27 ottobre 2001, ‘’Era comunque stato previste e altamente
probabile che ci sarebbe stata una reazione di resistenza da parte
degli occupanti dell’edificio scolastico, come era desumibile dagli
episodi ai danni delle pattuglie’’.
Belinate
Nell' interrogatorio di fronte al pm Enrico Zucca il 23 luglio
2002 l'ex capo della
digos di
Genova dichiara a
proposito delle false Molotov, che un altro poliziotto, il capo della
Mobile di La Spezia, Filippo Ferri, non sapendo dove
«collocarle», avrebbe chiesto consigli al pm di turno:
Pinto. E Pinto, avrebbe consigliato di collocarle nell'atrio: un luogo
accessibile a tutti e tale da permettere di accollare il possesso dei
due ordigni a tutti e 93 gli ospiti della Diaz.
Mortola incalzato da Zucca smentisce poco
dopo le sue affermazioni che in seguito liquiderà come
«belinate»; Ferri, interrogato sull'argomento, ha
smentito di avere mai parlato con Pinto la notte del blitz.
«La
Diaz è ancora una pagina oscura di questa seconda Repubblica -
ha dichiarato Pinto - in cui sono rimasto coinvolto in maniera
oggettiva. La stranezza è che io risulto coinvolto da parte di
soggetti che si dicono all'oscuro di tutto».
Turlupinato
Gli avvocati di Mortola insistono: «II nostro cliente ribadisce
con veemenza, nel caso in cui qualche falsità sia stata
perpetrata, di essere stato turlupinato». Spartaco Mortola le
molotov: le vede per la prima volta al piano terra della scuola, gliele
mostrano due agenti del reparto mobile ("Guardate cosa abbiamo
trovato"). Con lui ci sono due colleghi che non ricorda bene: forse La
Barbera, Gratteri. Dice di aver visto dentro la Diaz "circa 50 persone
a piano terra, tranquille e apparentemente non ferite", spiega gli
errori nell'attribuzione delle prove a carico dei manifestanti
sostenendo che "si era creata confusione". E quando gli si chiede del
perché dell'arresto dei 93, risponde: "Posso solo dire, a
posteriori, che c'è stata
Piu' o meno verso le 23.00 o giu' di li'...
Sono più o meno le 23.00 e dalla questura partono due colonne di
mezzi capeggiate da Spartaco Mortola che arrivano alla scuola,
trovano il cancello chiuso, lo sfondano con una camionetta ed entrano.
Silvio Romanelli, legale del capo del reparto mobile di Roma
Vincenzo Canterini, ha presentato al procuratore aggiunto Francesco
Lalla, coordinatore del pool di pm che conducono le inchieste sui fatti
del G8, una memoria in cui si riassumono i compiti e le
responsabilità di un dirigente come Canterini.In sostanza,
secondo il documento, il capo di un reparto mobile mette a disposizione
i suoi uomini per i diversi servizi in vari posti. Ma gli
agenti sono sotto la direzione dei comandi provinciali, quindi della
questura e dei funzionari della questura stessa. Secondo Romanelli,
durante la perquisizione alla scuola Diaz c'erano due battaglioni di 40
uomini l'uno, uno dei quali era sotto la dirigenza della questura e
l'altro delcapo della Digos Spartaco Mortola. Canterini, sempre secondo
l'avvocato, era stato convocato in questura a Genova alle 22:30 dove
gli era stato detto che i suoi uomini sarebbero
dovuti intervenire alla scuola Diaz alle 23:30. All'istituto
scolastico, Canterini è stato presente in quanto c'erano i suoi
uomini ma non in veste di dirigente.
Per sentito dire
Massimiliano Di Bernardini uomini della Digos di Genova,
del reparto prevenzione crimine e del reparto mobile sono in azione di
perlustrazione. «Alle ore 22,30 circa - relaziona Di Bernardini
-, con l’unità operativa mi avvicinavo in via Trento transitando
per via Battisti, ove nei pressi dell’Istituto scolastico "Diaz"
eravamo costretti a rallentare notevolmente la marcia poiché la
strada era impegnata da diverse autovetture che procedevano a passo
d’uomo. Nella circostanza notavo che l’Istituto e i marciapiedi
adiacenti erano occupati da un nutrito gruppo, circa 200 persone, molti
dei quali indossanti capi di abbigliamento di color nero, simile a
quello tipicamente usato dai gruppi definiti "Black bloc"».
Sempre secondo Di Bernardini: «A causa della ridotta ampiezza
della carreggiata, le quattro vetture in dotazione, di cui le ultime
due recanti i colori d’Istituto, si trovavano a stretto contatto con
gli astanti che, accortisi del ridotto numero dei mezzi, iniziavano un
folto lancio di oggetti e pietre contro il contingente, cercando di
assaltare le autovetture. Nella circostanza si udiva chiaramente
gridare: "Sono solo quattro, sono solo quattro". A tal punto, per altro
inseguiti dalla folla, riuscivamo, azionando anche i segnali di
emergenza, a guadagnare una via di fuga, sempre sotto il tiro di
oggetti contundenti». (la Stampa, 30
luglio 2001)
«Nel corso delle indagini, ha spiegato il magistrato(Zucca)
- e` emerso che nessun poliziotto ha scritto esattamente cosa era
successo davanti alla Diaz, anzi tutti hanno dato versioni contrapposte
o per sentito dire».
Questo
episodio pero` non risulta dai verbali dei superiori, tra cui il
funzionario romano Massimiliano Di Bernardini, che scrisse solo di una
fitta sassaiola, specificando in seguito, davanti ai pm, che gli era
stata riferita, come anche il lancio di un bullone. Di Bernardini
scrisse pero` di aver visto di persona lanciare una bottiglia di birra
sopra una delle quattro auto civetta della polizia e un manifestante
che si aggrappava allo specchietto retrovisore di una vettura.
Di Bernardini poi sosterra' di aver riportato «fatti riferiti da
altri».
"Eravamo in grande tensione per il pericolo scampato", dirà Di
Bernardini ai pm del suo arrivo al bar, "Circa il lancio di oggetti che
io non posso testimoniare direttamente, ho sentito che un agente del
Reparto Mobile di Roma che era a bordo del Magnum che chiudeva la fila
della nostra pattuglia, appena sceso dalla vettura mi ha detto le
testuali parole : "dottore, ci hanno tirato addosso di tutto,
bottiglie, pietre". E' l'unica fonte da cui ho tratto l'informazione su
quanto è successo." (17 giugno 2002).
Il pm Zucca rivela che tre nuovi agenti sono stati indagati
perche', in una relazione tardiva, hanno riferito di un grosso sasso
che aveva sfondato un vetro blindato del loro furgone, tanto che il
mezzo venne poi portato in una officina della polizia.
Il difensore di Di Bernardini, Massimo Lauro, ha commentato: «Il
mio assistito riferi` ai magistrati di aver saputo da un agente del
reparto mobile di un sasso che aveva sfondato la camionetta. Mi pare
dunque che non ci sia niente di nuovo sotto il sole».
(La
Repubblica maggio 2003)
Un folto lancio di oggetti e colleghi scomparsi
«Alle ore 2 Iniziava un folto lancio di oggetti e pietre
contro il contingente. Gridavano: "Sono solo quattro". Inseguiti dalla
folla, azionando i segnali di emergenza, guadagnavamo la via di
fuga». Secondo il verbale sono le 22.30. Un’ora dopo inizia la
perquisizione alla Diaz.
L’ispettore Massimiliano Di Bernardini stende in prima persona il
rapporto sulla fitta sassaiola, poi ammette di non essere stato
presente e di aver raccolto testimonianze di colleghi. Colleghi
non si riescono a individuare, né si trova traccia di auto
danneggiate.
E' vero ma io non c'entro
Il commissario Massimiliano Di Bernardini, disse di avere
visto Piero Troiani alla Diaz con le due bottiglie molotov in mano
mentre si dirigeva verso il vice capo del Servizio centrale operativo,
Gilberto Caldarozzi
I pm gli contestano i ricordi di almeno due funzionari presenti
quella notte in via Battisti: "Le due molotov erano nelle mani del
vicequestore che per primo aveva segnalato la sassaiola alla Diaz, Di
Bernardini".
Se dunque lui conferma, il cerchio è chiuso. Ma Di Bernardini fa
qualcosa di diverso, che reingarbuglia la matassa: "E' vero - dice - le
molotov le avevo in mano io, ma mi vennero consegnate da Troiani".
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