Adesione allo sciopero della fame dei prigionieri rivoluzionari
Abbiamo deciso di aderire allo sciopero della fame dal 20 dicembre al 1 gennaio al quale partecipano a livello internazionale i prigionieri rivoluzionari, perché lo accogliamo, e vogliamo condividerlo come “un gesto di passione”.
Seppur non nelle galere dello Stato, la nostra condizione di arresto domiciliare ci vede comunque rinchiusi e isolati. Il tentativo del dominio è sempre quello di allontanarci dai nostri compagni per frammentare e poi fermare le lotte che portiamo avanti.
Ci rendiamo conto che, nel nostro caso, la protesta non darà fastidi o disagi all'amministrazione penitenziaria, ma la vediamo comunque come un modo per solidarizzare con i prigionieri rivoluzionari, per dare eco a questa protesta e per ricordare tutte le morti nelle carceri, nelle caserme e nelle strade per mano della violenza autoritaria dello Stato.
Ricordiamo Mauricio e tutti i caduti per la libertà, che portiamo sempre con noi, in ogni atto di resistenza, in ogni gesto di lotta.
Salutiamo i nostri compagni rinchiusi ad Alessandria e tutti i prigionieri che in Italia stanno lottando nelle carceri per il sovraffollamento e le condizioni inaccettabili in cui riversano.
Evelin e Mike
TRA URLA E BOATI
SULLO SCIOPERO DELLA FAME DEI PRIGIONIERI RIVOLUZIONARI
Per scardinare un “dei” a
favore di un “con”…
Sento forte il desiderio di ricordare Mauricio, uomo tra altri uomini e donne come lui, e gli slanci del cuore di cui loro hanno palesato l’esistenza. Se c’è un qualcosa per cui lottare, è forse da ricercare proprio dentro quei gesti, gesti che dimostrano l’esistenza di un uomo degno d’essere chiamato tale, capace di vivere libero tra liberi e in grado di mettere sulla bilancia il proprio esistere contro l’esistenza della coercizione e delle sue incarnazioni.
Se è forte il ricordo per tutti i caduti per la libertà, lo è altrettanto quello per chi, nelle galere, nelle caserme e sulla strada, è morto per mano della violenza autoritaria dello Stato, e altrettanto forte è il pensiero a chi nelle carceri lotta ogni giorno e a chi fuori ha ingaggiato la sua sfida all’esistente. Sono questi ricordi e questi pensieri che mi accomunano ai prigionieri rivoluzionari che partecipano allo sciopero della fame, pur definendomi semplicemente un ribelle, trovo in loro compagni di viaggio di statura immensa.
La mia partecipazione, mi rendo conto, sarà poco o per nulla incisiva per il mio nemico, dapprima perché essendo agli arresti domiciliari non tocco l’istituzione carcere e poi perché proprio quell’istituzione in questo periodo è colpita in modo molto più, per usare un eufemismo, tangibile dalle rivolte e dai tentativi di evasione che ormai si susseguono quotidianamente.
Ciò nonostante non ho nessuna intenzione di arrendermi né al potere né ai miei insuccessi, anche questa volta il mio silenzio andrebbe ad infilarsi tra le pieghe di una schiavizzante pace sociale che vuole soltanto concretizzare le catene che ci costringono, non ne ho intenzione e allora urlo, urlo con uno sciopero della fame, urlo e ascolto l’eco delle voci che mi circondano, convinto che le urla stanno diventando i boati di un sistema che và in frantumi.
Mike
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