Cile - Ade, anarchica italiana, espulsa
fonte: Hommodolars.org.
Quella che segue è una lettera di Ade rivolta ai compagni cileni. Pare che
l'espulsione sia effettivamente avvenuta il 5 gennaio. - Culmine
Il mio nome è E. F., anche se tutti mi conoscono come Ade. Voglio esporre
il mio caso, come un ulteriore esempio sul quel che vogliamo dire noi
anarchici quando denunciamo, tra le altre cose, l'autoritarismo proprio
dello Stato.
Sono arrivata in Cile nel febbraio del 2009. Sono stata nel sud e di lì
sono anche stata in Argentina. Alla fine sono rimasta a Santiago da aprile
e da allora ho mantenuto la mia situazione legale.
Con il tempo ho iniziato a partecipare alle attività di una organizzazione
chiamata Sociedad de Resistencia – Santiago, una iniziativa sociale che
attraverso il mutuo appoggio e la solidarietà tra gli aderenti, cerca di
creare azione senza intermediari, per ottenere la soluzione sia dei nostri
problemi economici come delle nostre ansie sociali.
Resistere a questo modello di dominio non è qualcosa di nuovo per me. Ho
partecipato a diversi spazi nei quali è d'abitudine la critica attiva di
quel che viviamo oggi.
Condividere lo sguardo dell'anarchismo mi ha condotto a partecipare ad
attività convocate da altri referenti libertari. Ed è in tale contesto che
sono stata fermata: le manifestazioni in solidarietà con lo Sciopero della
fame Internazionalista effettuato da diversi rivoluzionari nel mondo. Una
manifestazione pubblica in cui ho visto il bisogno di partecipare, a
maggior ragione in Cile, dove la persecuzione giudiziaria dei fatti
politici è abbastanza praticata dalle istituzioni ufficiali. Non sono
pochi i prigionieri politici, specie mapuche ed anarchici.
Quel giorno stavo scrivendo uno slogan politico su di un muro, espressione
di protesta di fronte alla macabra ingiustizia che genera l'esercizio
dell'autorità. Frutto di una cattiva manovra, la polizia mi trattiene per
alcune ore nel 3° commissariato e dopo il "tradizionale" pestaggio mi
libera. Pochi giorni dopo la polizia internazionale inizia a cercarmi e
per strani motivi finisce davanti alla Casa Volnitza (una casa di compagni
nel centro di Santiago, in cui la Sociedad de Resistencia ha il suo Spazio
Comunitario) e non davanti al mio domicilio. Mi notificano il decreto
d'espulsione emanato dal ministro degli Interni e firmato dall'Intendente
di Santiago, documento che permette la mia detenzione prima
dell'espulsione, in attesa del prossimo volo per l'Italia. Credo che
chiunque si ponga la domanda: così rilevante e terrificante è una scritta
per lo Stato cileno che attraverso il ministero degli Interni dà l'avvio
ad una deportazione precipitosa? Evidentemente si tratto di un tema
politico, perché il mio caso non è passato nemmeno in un tribunale. Il
fermo diceva "disordine semplice".
L'angoscia nel vedermi espulsa dal paese senza avere il tempo di salutare
i compagni e le compagne e gli amici con i quali ho sviluppato dei legami
cosi fraterni, mi ha depresso ancor più della cella che mi conteneva. Ma,
per fortuna, non hanno trovato un volo per me grazie alle azioni della
Defensoría Popular, le quali mi hanno permesso di non attendere da
detenuta (dopo aver trascorso 3 giorni e 2 notti in una cella), ma con
l'obbligo di 2 firme giornaliere.
Ad ogni modo, la mia espulsione è quasi certa. Lo Stato ha tutto quel che
necessita per imporsi in questo momento. Questa è una denuncia ed un
appello a pensare in questo tipo di fatti che per esser quotidiani
dimentichiamo che sono ingiusti. E' un appello a farci stare zitti e alla
accettazione indegna, in cui vivono la gran parte di coloro che accettano
con complicità. Forse è per una questione di integrità che aderisco alle
lotte, alle resistenze, alle persone che come me cercano la libertà. E'
per questo che rivendico il mio pensiero e il mio modo d'agire assieme a
tutte le persone con le quali ho condiviso in questa città. Deportata o
meno, noi che vogliamo un cambiamento rivoluzionario, insisteremo nella
lotta.
Salud, Revolución Social y Anarquía por siempre !!!
Un caluroso abrazo libertario.
Ade
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