Messico - Nuovo comunicato di Mario Lopez [20 agosto 2012]
riceviamo e diffondiamo:
Comunicato di Mario López, “Tripa”
Compagn@:
Fra qualche giorno comincerà il circo giuridico. Mi troverò faccia a faccia con chi mi accusa e vuole condannarmi: con i testimoni inventati dal Ministero Pubblico, con quei e quelle buone cittadine morali che mi accusano “preoccupat@” per il benessere dei loro quartieri agghindati, gente che si vende senza scrupoli al miglior acquirente. Nulla più che uno spettacolo montato dagli apparati repressivi dello Stato-capitale.
Io resto nella posizione di rivendicazione, però ciò non ho mai rivendicato, né rivendico è il delitto di per sé, strumentalizzato dalla parte accusatrice: la società. Io rivendico le mie idee e di avere agito di conseguenza col mio pensiero, con quello che sono, con il mio modo di vivere e la forma di concepire la vita, l'esistenza, il mondo che ci circonda in tutta la sua complessità, insomma come anarchico ho una visione universale e non settaria. L'anarchismo è una filosofia cosmopolita, la quale non comprende solo economia e politica, ma anche sentimenti come la ragione. In definitiva comprende qualsiasi aspetto della vita, del mondo, comprende la maniera in cui ci relazioniamo agli altri, con la flora e la fauna, con il nemico comune, la cultura, l'arte, la geografia, etc. tutto basato su una idea e pratica di libertà.
Accettare o rivendicare il delitto significherebbe entrare nel dilemma legalista della supposta “colpevolezza e innocenza”, allo stesso modo che il dialogo su “non-violenza VS violenza”. Tali discorsi hanno creato una serie di problematiche e discussioni innecesarie tra gruppi, collettivi ed individualità dell'ambiente anarchico e/o antiautoritario, dove i e le più pur@ e indignad@ ci “accusano”, a chi agisce di conseguenza, attacchi che partono dai valori del sistema e dai suoi standard legaloidi. La questione della “colpevolezza e innocenza”, ugualmente che quella della “violenza e non-violenza”, sono frutto della ala socialdemocratica e borghese, allo scopo di spegnere la necessità di ribellione o di insurrezione, per mettere fine alla oppressione e lo sfruttamento. Queste posizioni, chiaramente pacificatrici, per una questione di logica, già avremmo dovuto assimilarle e rifiutarle, infatti come anarchici abbiamo (o dovremmo avere) chiaro il nostro concetto di violenza e violenza liberatrice e rivoluzionaria, che è necessaria per liberarci dalle catene imposte dal potere. Il problema è capire come e quando metterla in atto.
Il fatto di essere antimperialisti e manifestarci contrari alle guerre imperialiste, attacchi nucleari, etc., non ci definisce e non è sinonimo di “pacifismo” o “pacificazione”, così come il fatto che alcun@ anarchic@ parlino di armi ed esplosivi come forma di attaccare gli interessi del potere, non significa che la nostra lotta si identifichi col terrorismo.
¡Terrorista è lo stato!
Cosicché, accettare o rivendicare un “delitto”, cioè “danni o attentati alla pace pubblica” significherebbe legittimare l'autorità dei giudici, - che non riconosco- e la loro volontà di mandarmi in galera. Non pretendo in questo momento prolungarmi su questo aspetto, lo farò in futuro, con la calma appropriata.
Altra questione, è l'intenzione fallita del Governo del Distretto Federale di vincolare me, e lo spettro anarchico messicano, con gruppi del narcotraffico, una cosa preoccupante, nel senso che forma parte di una chiara strategia per accusarmi con aspetti legali alieni alla mia persona e soprattutto per criminalizzare una lotta onesta e giusta, che vogliamo o no, sta arrivando alle orecchie di molta gente. Come anarchico, le mie idee e posizioni sono lontane anni luce da quelle di questi gruppi di potere e, come amante della libertà, la nostra forma di organizzarci, è ugualmente lontana anni luce da quella della delinquenza organizzata o da qualsiasi gruppo di potere immischiato con lo Stato.
La mia idea è l'organizzazione informale, basata sulle affinità, la mutua conoscenza, l'autogestione e l'autonomia totale.
Questa supposta guerra ai cartelli del narcotraffico (narco-governo) risulta una strategia ben strumentata di “intervento” o “invasione” orchestrata dall'imperialismo statunitense e il governo messicano. Appoggiato anche da organizzazioni capitaliste come la FMI, OMC, BM, così come organizzazioni militari come la NATO, per citarne una, e la necessità dell'impero di ottenere più controllo e dominio sul Centro e Sud America. Tutto con il pretesto di una supposta lotta al “terrorismo internazionale”. Strategie militari come il Plan Colombia o il Plan Mérida, assieme alla costruzione di basi militari USA, non a caso su giacimenti di acqua, minerali e petrolio in Sudamerica, ci mostrano un panorama di guerra mondiale che si avvicina e, che non andrebbe neanche detto, già è in atto come “guerra di bassa intensità”. Aggiunta a questa strategia, c'è anche il controllo e l'annichilimento di qualsiasi tentativo di protesta; gruppi sovversivi e di protesta, movimenti sociali e qualsiasi dissidenza contro i piani di dominio del capitalismo stanno venendo colpiti dagli apparati protettori del potere: militari, paramilitari e polizia. La cosiddetta guerra al narcotraffico, si traduce anche in una guerra di “basso profilo” diretta agli ed alle sfruttat@ e oppress@ che si organizzano e lottano.
Quanto detto è solo il panorama che vedo, è solo una parte della mia prospettiva contro il capitalismo mondiale, giacché per me sono capitalisti tutti i governi e tutti gli Stati, siano Messico, Venezuela, Ecuador, Finlandia, Italia, Cuba o Bolivia. In tutti c'è gente che lotta e con la quale mi solidarizzo, con i popoli autonomi -non idealizzati- che ugualmente sono colpiti dalla repressione dei governi locali che reprimono, arrestano chi non crede alle leggi e dice quello che pensa contro lo Stato.
Il tentativo di relazione con gruppi di potere del narcotraffico, è stato palese da subito dopo il mio incidente, quando la stampa cominciò a diffondere la notizia di una mia detenzione precedente- anni fa- a causa di droga. Io non uso droghe e non sono d'accordo col loro consumo e tanto meno con il legame fittizio che alcune persone cercano di tessere tra droghe e lotta, perché dal mio punto di vista, le droghe sono solo un modo di evadere la realtà, istigando a non resistere, e se si fa si lotta di forma fittizia, senza che incida direttamente riguardo la distruzione dello Stato-capitale.
Come anarchico chiudo gli occhi e sogno un mondo libero, di eguali, di mutuo appoggio e di reale solidarietà – non quella basata sulla pena- che siano i nostri valori. Un mondo libero in tutti i sensi, dove non esiste sfruttamento sugli individui, e tanto meno sulla flora e fauna, dove si viva liberi in un ambiente di rispetto con la natura circostante e contro il suo sterminio. Un mondo libero dai vizi capitalisti, dal sessismo, l'omofobia, il patriarcato, lo specismo, etc.
Apro gli occhi e mi rendo conto che la realtà in cui vivo giorno dopo giorno e per il momento, nel presente, non ci lascia altra opportunità che organizzarci e lottare: guardando questo mondo dove regna la distruzione e la morte: che ci resta? ¡Solo la guerra sociale contro la Stato. Nulla più! Senza mediazioni né alleanze strategiche; organizziamoci liberamente, senza gerarchie, ne leader, in maniera libera e autonoma. Organizzazione informale anarchica.
¡¡¡Contro lo Stato-capitale: Guerra sociale!!!
¡¡¡¡A conformare 1, 10, 100, 1000 Gruppi di affinità!!!
¡Giù i muri delle prigioni!
Solidarietà ai ed alle prigionier@ anarchic@.
Mario Antonio López Hernández
Anarchico prigioniero del Distretto federale
Reclusorio Sur, Città del Messico
20 de agosto de 2012.
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