Messico - Comunicato del circulo anarquista en conflictividad permanente
Messico - Comunicato del circulo anarquista en conflictividad permanente (c.a.e.c.p.)
Il 2 ottobre non si dimentica... A mo' di comunicato, rivendicazione e smentita
Città del Messico - Il 2 ottobre non si dimentica, è una giornata di lotta combattiva, oggi vado e dò fuoco agli sbirri della p.f.p., morte allo stato e viva l'anarchia... Quando queste frasi smetteranno di essere solo degli slogan? Così facili da riempire il vuoto degli illusi manifestanti che ogni anni dimostrano il loro repentino "odio" contro il tiranno, sprecando energie in grida che non verrano mai ascoltate dai governanti, e che il giorno dopo tornano alla stanca quotidianità di assurde vite servili al potere, alle istituzioni e allo stato.
Questo 2 ottobre alcune persone, alcune dentro delle organizzazioni, altre a titolo individuale, altre partendo dalla spontaneità hanno deciso di rompere con questo circolo dell'ordine e della rassegnazione, dell'obbedienza e delle manifestazioni controllate dalle regole della costituzione.
Alcuni gridavano "questa non è anarchia" mentre alcuni compagni distruggevano i telefoni di proprietà dello schifosissimo "carlos slim", ma noi abbiamo pensato che l'anarchia non è il solito corteo regolamentato dal sistema che si ripete ogni 2 ottobre. Altri gridavano "pace e nonviolenza" mentre alcune persone facevano scoppiare petardi, lanciavano pietre, catene e calci sui poliziotti, sui guardiani e sui difensori salariati della proprietà dei potenti, sugli assassini del compagno di indymedia di Oaxaca, sugli assassini di pabel, di digna (avvocatessa dei diritti umani) e di molti altri compagni lottatori sociali; ma noi non crediamo in detta pace, quando giorno dopo giorno, la frusta colpisce , o cerca di farlo, la nostra schiena, nemmeno crediamo nel dilemma "violenza nonviolenza". Semplicemente queste azioni sono conseguenti al nostro desiderio di liberarci quanto prima dalle catene che ci opprimono, di cancellare dalla nostra vista e presto il loro mondo, che con la forza e senza chiederci la nostra opinione ci hanno imposto, perché sappiamo che la nostra libertà non ce la prenderemo tra 10, 4 o 5 anni, ma che ce la prenderemo qui ed ora.
Altri gridavano "violenti, provocatori" mentre si stava saccheggiando e sabotando la proprietà del capitale, mentre noi sapevamo che non siamo né provocatori, né infiltrati, siamo solo anarchici, rivoluzionari, femministi e punk che cerchiamo il bene comune e la libera distribuzione dei prodotti. Che triste questa gente che "protesta" contro il saccheggio della terra e il dislocamento dei contadini e degli indigeni, contro i rincari delle abitazioni e l'aumento dei prezzi de beni di prima necessità. Che rabbia questa gente che non riesce a capire la logica dell'esproprio e ci addita durante le manifestazioni.
I sabotaggi di due banche, con banche e banchieri che tutti i giorni conducono alla miseria famiglie intere, costringendole a vendersi a poco in lavori più che forzati, i sabotaggi di due fast-food, multinazionali che sfruttano la terra, ammazzano animali e distruggono la vita del pianeta, i sabotaggi dei telefoni i pubblici, il saccheggio del negozio 7 eleven, gli agenti di polizia picchiati e gli altri sabotaggi che hanno creato il caos in una strada del centro della città "bella e turistica", per noi e per molti altri sono azioni rivoluzionarie, così come realizzare una fanzine, una mensa popolare, un'occupazione o una performance.
Proviamo una profonda pena per quelle persone che, malgrado si mettano il marchio di "libertario o anarchico", hanno fatto ricorso allo stesso linguaggio del sistema chiamando altri attivisti o lottatori sociali anarchici, libertari e punk come "infiltrati e provocatori". In questa maniera hanno rafforzato la campagna mediatica e criminalizzante che lo stato porta avanti da sempre contro qualsiasi gruppo o individuo che osi alzare il pugno, gridare e praticare la sovversione nelle strade.
Non tutti possono essere d'accordo con le azioni di sabotaggio, ma da qui ce ne vuole molto per accusare di tali azioni delle persone che hanno una tensione anarchica per la qualità e l'azione diretta. Comunque, tutti noi che abbiamo preso parte agli scontri abbiamo la responsabilità (individuale o collettiva) di solidarizzare con i nostri compagni detenuti con tutti i mezzi possibili.
Prigionieri politici... libertà!!!
Fuoco alle carceri, assieme ai carcerieri!!!
Contro lo stato ed il capitale... guerra sociale!!!
Lotta di strada e sovversiva!!!
c.a.e.c.p. (circulo anarquista en conflictividad permanente)
Sabotaggio incendiario contro le volanti di polizia a Città del Messico
La notte del 28 ottobre 2008, verso le 23.30, tre ordigni incendiari sono stati collocati sotto altrettante volanti della PGR (procura generale della repubblica) a Città del Messico. Secondo un comunicato emesso dagli autori del fatto, nel momento di andar via è spuntata una pattuglia che ha iniziato ad inseguire i compagni. Gli agenti hanno sparato almeno 5 volte, ma gli attivisti sono riusciti a scappare. L'azione è stata rivendicata in solidarietà con i detenuti del 2 ottobre, proprio perché ad arrestarli sono stati gli agenti della PGR. Due delle tre volanti attaccate sono state totalmente danneggiate dal fuoco, la terza solo lievemente bruciata.
A rivendicare l'azione è stato il "Círculo Anarquista en Conflictividad Permanente" ed è la seconda volta che diffonde un comunicato a partire dal 2 ottobre.
Nota dell'Archivio Severino
Il 2 ottobre 2008 a Città del Messico, durante la manifestazione per ricordare i 40 anni dal massacro degli studenti universitari a Tlatelolco, ci sono stati degli scontri. O meglio un gruppo di compagni anarchici si è staccato dal corteo ed ha dato vita ad un vero e proprio saccheggio di una via in pieno centro. Sabotate e saccheggiate diverse strutture. Alcuni compagni fermati durante gli scontri con la polizia sono tuttora detenuti, anche non è dato sapere quanti sono. Di qui il comunicato di questo nuovo gruppo anarchico messicano e la successiva azione contro la PGR. Anche in Messico, come in Cile, come in molti altri luoghi sta prendendo piede un modo diverso di concepire l'anarchismo, più diretto, più insurrezionale.
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