[Pi] Contro la società nucleare rilanciamo la lotta e la solidarietà

29/10/2008 - 09:00
29/10/2008 - 14:00

MERCOLEDI’ 29 OTTOBRE

Ore 9 presenza al tribunale di Pisa, via Cavour n°57

Ore 11 presidio presso il dipartimento di Ingegneria Meccanica Nucleare e della Produzione, Via Diotisalvi 2, zona Stazione San Rossore

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CONTRO LA SOCIETA’ NUCLEARE
RILANCIAMO LA LOTTA E LA SOLIDARIETA’

In passato le inchieste per 270 bis dispensate dalle varie procure, hanno dimostrato l’intenzione di rendere ufficiale, duraturo e permanente l’apparato di controllo nei confronti delle realtà radicali; in questi ultimi anni le accuse di “associazione sovversiva” si stanno traducendo in lunghe carcerazioni preventive e anni di misure restrittive, come firme e sorveglianza speciale.
L’interesse dell’azione repressiva sembra concentrarsi su contesti in cui le lotte si fanno riproducibili, solidali, dove nascono lotte e si sviluppano idee, dove anche situazioni specifiche possono diventare parte di qualcosa di più ampio. Con l’evidente volontà di disgregare le realtà conflittuali, rendono di fatto difficoltoso, e talvolta impossibile, portare avanti i propri progetti, soprattutto collettivi e di movimento.
Annichilire, recuperare, gestire, mistificare le lotte, cercare di spezzare in queste ogni radicalità e ogni pratica che voglia partire e rimanere dal basso.
Tramite mirate operazioni di polizia, vengono applicati pesanti provvedimenti repressivi alle e ai militanti, partendo esclusivamente da un giudizio politico sulla loro collocazione e identità, riformulando a proprio piacimento le accuse prima di qualsiasi eventuale seguito processuale.
Tutto ciò che sta avvenendo, e allo stesso tempo si sta sperimentando, non è certo una semplice casualità. E’ il frutto di una riorganizzazione e di un adeguamento, da parte del potere, nel tentativo di consolidare il nuovo ordine mondiale, recuperando o arginando dove possibile, annientando ogni focolaio di conflittualità.

Sono anni che le situazioni ecologiste anarchiche toscane, soprattutto pisane, sono sotto pesante attacco da parte della procura di Firenze che, seguendo le linee del Ministero degli Interni, ha imbastito sei inchieste per associazione sovversiva con finalità di terrorismo. Senza contare le precedenti cadute nel vuoto.
L’ultima in ordine di tempo è l’operazione “Ardesia” che ha colpito i compagni e le compagne della sede anarchica di Via del Cuore: dodici richieste di arresto per associazione sovversiva, quattro accolte, due verso compagni già in carcere con l’accusa di rapina.
L’attività delle componenti ecologiste e anarchiche sul territorio toscano si è concentrata su una serie di iniziative volte a denunciare e contrastare ogni forma di nocività: sia quelle presenti sul territorio, come inceneritori e rigassificatori, sia in opposizione a questioni come la vivisezione e lo sfruttamento animale, la psichiatrizzazione, le biotecnologie; anche attraverso la realizzazione di “Terra Selvaggia”, pagine anticivilizzatrici e di altre pubblicazioni, dando un senso di priorità a determinati argomenti all’interno di una prospettiva di liberazione da ogni logica di dominio, per uno stravolgimento dell’esistente, nella sua totalità.

Le pratiche e i contenuti radicali delle lotte, sono tanto più forti quando (o quanto) sono capaci di tessere rapporti di solidarietà, che in tempi di repressione possono determinarne la continuità; solidarietà indirizzata verso prigionieri rivoluzionari e pratiche di lotta fuori dai canali prefissati dal potere.

Il 29 ottobre comincia il processo per l’inchiesta “Gruppi di Affinità”.
Dopo due anni di carcere, arresti domiciliari e altre misure restrittive, l’accusa principale di associazione sovversiva è caduta in fase preliminare. Otto compagni e compagne di Via del Cuore e del Silvestre sono stati comunque rinviati a giudizio per i due reati specifici: un sabotaggio contro un traliccio di alta tensione della Terna, rivendicato contro la ripresa del nucleare, e un attacco verso un’agenzia interinale, rivendicato in ricordo di Carlo Giuliani, entrambi con l’aggravante di eversione.

In questa occasione, dove vengono messi sotto processo le lotte, le compagne e i compagni, vogliamo ribadire che i veri progetti di terrore sono il ritorno di vecchi strumenti di morte e sfruttamento come le centrali nucleari, e le nuove appendici del dominio scientifico-economico-politico: biotecnologie e nanotecnologie.

Dalle scorie stoccate in tutto il territorio, dalle centrali disattivate con annessi centri urbani fantasma, come un’esalazione mortifera risorge lo spettro del nucleare, evocato nei palazzi del potere politico, economico e scientifico.
Con freddezza e avidità, tra la noncuranza di una popolazione rassegnata a subire, governo, aziende e centri di ricerca gettano le basi per il ritorno alla tecnologia nucleare in Italia.
Il bagaglio di nocività con cui bussa alle nostre porte è tristemente noto: parte dalle miniere di uranio per riversarsi nelle discariche, si manifesta con la militarizzazione dei territori interessati e con il segreto di Stato su eventuali “incidenti di percorso”, passando per la complicità dei consumi da cui la nostra società è dipendente.
E sono proprio i consumi (e i costumi) che mantengono in vita questo sistema a necessitare del nucleare: la massiccia produzione industriale, l’onnipotenza della merce, il torpore indotto dalla tecnologia, nutrono la macchina economica-politica di cui siamo tutti ingranaggi, una macchina che per continuare a questo regime, dopo aver fagocitato ogni risorsa naturale, necessita di nuova linfa.
Non sappiamo se il nucleare sarà economicamente più conveniente di gas, carbone o petrolio, e non ci interessa: ci stiamo autodistruggendo e uno sconto sui veleni potrà solo accelerare questo processo.
Provano a convincere la popolazione dicendo che siamo già circondati da centrali nucleari, omettendo che a Tricastin, a pochi chilometri dal confine con la Francia, si sono verificati 4 incidenti nell’arco di un mese.
Ma non vogliamo basare la nostra critica sull’allarmismo, di emergenze e allarmi si nutre già questo sistema, ed è proprio per l’emergenza energetica che si progetta il ritorno al nucleare. Siamo contro il nucleare perché insieme a biotecnologie e nanotecnologie rappresenta l’ennesimo sotterfugio per prolungare l’agonia di un sistema in crisi. Un sistema che si nutre dello sfruttamento di tutto ciò a cui può accedere, che sacrifica forme viventi e la stessa sopravvivenza del pianeta sull’altare del progresso economico, il cui imperativo non sarà mai la terrorizzante armonia ma il feroce dominio.

Complici di questo modello di dominio sono gruppi come Enel, Sogin o Ansaldo, laboratori di ricerca e politecnici come quelli di Milano e Torino, le università di Piacenza, Roma e Pisa, che lavorano congiuntamente riunite in un consorzio interuniversitario per la ricerca scientifica e tecnologica nucleare: il CIRTEN con sede a Pisa.

Non proponiamo alternative al nucleare né guardiamo alle fonti rinnovabili, poiché saranno utili esclusivamente al rinnovo di questo modello di civiltà.
Le soluzioni non vanno cercate all’interno di questo contesto mortifero, ma altrove. In un’opposizione al nucleare che non sia solo contro questa tecnologia, ma che guardi verso un cambiamento sociale, per uno stravolgimento dell’attuale sistema di dominio.

MERCOLEDI’ 29 OTTOBRE

Ore 9 presenza al tribunale di Pisa, via Cavour n°57

Ore 11 presidio presso il dipartimento di Ingegneria Meccanica Nucleare e della Produzione, Via Diotisalvi 2, zona Stazione San Rossore

Anarchiche e Anarchici di Via Del Cuore, Coalizione Contro Ogni Nocività, Il Silvestre, Individualità Ribelli di Pietrasanta

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Resistenza antinucleare

La rivitalizzazione di una vasta mobilitazione contro la mafia dell'atomo, i loro impianti attuali e piani d'ampliamento è ovviamente urgente.

Ma ci vuole un movimento "costante" ed in prospettiva capace di darle il colpo di grazia definitivo. La mia partecipazione solidale ad un tale movimento continua, ovviamente, ad essere scontata.

Per arrivarci però non basta una resistenza che si limiti solo alla tecnologia atomica, al suo ampliamento ed ai suoi contesti politici, sociali ed economici. E' vero che l'eliminazione della tecnologia atomica, per la sua enorme pericolosità e potenza distruttrice, deve diventare uno degli obiettivi più importanti della resistenza sociale. Ma per questo ci vuole la coscienza del contesto e del processo in generale, vale a dire dell'intero orrore tecnologico della nostra civilizzazione metropolitana patriarcale per il dominio e lo sfruttamento da parte di una minuscola minoranza sul resto del mondo e delle relative fondamenta ideologiche, nonché l'allargamento integrale della resistenza in questo senso.

Sappiamo, per esempio, come mai il signor Bush ha promesso i finanziamenti per tante nuove centrali atomiche negli USA? Dopo la "soluzione intermedia" del carburante biologico, l'intera compagine militare e civile della follia della mobilità e di tutte le altre macchine in terra ed in cielo prevede "l'ecologissimo" idrogeno per sostituire il petrolio. Per produrre l'idrogeno in dosi enormi ci vogliono, però, quantità gigantesche d'energia elettrica. E per il centro imperialista Europa l'esportazione delle costruzioni di centrali atomiche verso la sua periferia e nei territori neocoloniali coincide con la stessa politica dell'esportazione d'altri ambiti di produzione industriale e dei costi sociali ed ambientali.

Poi c'è l'idea patriarcale originale "dell'uomo corona della creazione" e la bibbia come una delle basi di "fede" della civilizzazione dello sfruttamento e del dominio patriarcale che, come propaganda politica meramente misogina ed specista che si spaccia per spiritualità, comanda la sfruttamento della donna, della terra, delle piante, degli animali non umani e di tutti gli umani d'altra fede. Ed Ippocrate, "capostipite delle scienze mediche moderne" che afferma: "la donna è una malattia." Oppure l'imbecillità Cartesiana che tutto sarebbe una macchina, come altra base della nostra "visione moderna del mondo"!

E' l'idea e la pratica della scissione dell'animale umano maschile dalla natura e dall'ambiente come premessa per la loro spaccatura, presa di possesso e dominazione ed il loro sfruttamento e, come bellamente è oggi evidente, per la loro distruzione. La tecnologia atomica, poi, si basa proprio sul concetto e sulla prassi della violenza esercitata dall'esterno, della scissione e della distruzione dell'atomo prima strappato dal proprio contesto naturale, liberando una potenza distruttrice incontrollabile ed immensa per durata e qualità.

Ma come, allora, si può continuare ad affermare la pretesa, avanzata da sinistra a destra, dell'imbecillità ideologica della "neutralità" e "libertà dai giudizi di valore" della scienza e della tecnologia, se ambedue sono in modi parecchio ideologico edificate per i meri interessi elitari nettamente patriarcali di potere e di sfruttamento e ne sono garanti, agenti e le loro espressioni o funzionali a questi interessi oppure soppresse?

La tecnologia atomica dovrebbe perciò essere concepita, contrastata ed eliminata sia come incarnazione sia come parte indissolubile di questi interessi ed insieme alla totalità del corrispettivo modo di produzione e consumo industriale e tecnologico della metropoli imperialista progredita e della sua ideologia sottostante. Solo in questo modo, se mai, è pensabile e possibile di fermarla ed eliminarla in modo persistente e aprire nuovi orizzonti di vita veramente durevole, per poi, almeno nel limite del tuttora possibile, risanare i danni smisurati causati da questo indissolubile contesto globale.

La causa ed il processo sono, dunque, la scissione della specie umana dalla natura e l'inerente sviluppo di un dominio di classe tecno-metropolitano patriarcale. Per contrastarli abbiamo bisogno di una resistenza, rottura, di un nuovo risveglio e punto di partenza sociali, che siano causali, integrali, orizzontali ed ampi.

Marco Camenisch, lager di morte Regensdorf, maggio 2008

Sab, 11/10/2008 – 19:31
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