Solo tre anni di carcere per Lynndie England, l'aguzzina di Abu Ghraib.
È stata condannata a tre anni di carcere e radiata dall’esercito con disonore Lynndie England, la soldatessa fotografata con un detenuto iracheno nudo al guinzaglio, divenuta l'emblema delle torture nel carcere di Abu Ghraib. Il suo è stato l’ultimo processo per i riservisti accusati per lo scandalo degli abusi sui detenuti nel carcere iracheno, esploso nell'aprile 2004, con la pubblicazione di una serie di foto-shock, ma sono state solamente due le condanne a pene detentive: quella di England e del suo ex compagno Charles Graner, il capo degli aguzzini, che dovrà scontare 10 anni di carcere e che non si è mai pentito. Si chiude così in maniera alquanto discutibile un altro triste capitolo della guerra irachena.
La corte marziale di Fort Hood, in Texas, lunedì aveva giudicato la ventiduenne colpevole di maltrattamenti e atti osceni ma la sentenza sulla pena è arrivata solo martedì sera. England rischiava fino a nove anni di carcere mentre l’accusa aveva chiesto dai quattro ai sei anni. E invece dovrà scontarne solo tre.
Prima che la giuria si riunisse per stabilire la pena, la soldatessa ha lanciato un ultimo appello affermando che resta una patriota americana e dicendosi dispiaciuta che dal suo comportamento siano conseguiti attacchi contro le forze Usa. «Chiedo scusa alle forze della coalizione e a tutte le famiglie» ha detto rivolgendosi alla giuria composta da cinque ufficiali. E parole di scuse sono venute anche per i detenuti, quelli che ha perseguitato per mesi. Un atto di pentimento che non cancella l’orrore di Abu Ghraib e neanche lo scandalo in cui ha trascinato l’esercito americano.
Lynddie, che ha un bambino di 11 mesi concepito mentre era in servizio nel carcere iracheno, è scoppiata a piangere al momento della lettura della sentenza. Ma un anno e mezzo fa si faceva fotografare mentre puntava la mano, mimando una pistola, contro i genitali di un prigioniero iracheno nudo in una sezione del carcere dove non aveva alcun incarico ufficiale.
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