Il Ministero degli Interni risarcisce la famiglia di Federico Aldrovandi [comunicato di anarchici ferraresi]


Il Ministero degli Interni risarcisce la famiglia di Federico Aldrovandi.


La notizia è rimbalzata sui vari media nazionali: la famiglia di Federico Aldrovandi,  il diciottenne massacrato da quattro poliziotti la notte del 25 settembre 2005, in via Ippodromo a Ferrara, ha accettato il risarcimento di 2 milioni di euro da parte del Ministero degli Interni, a patto che la stessa famiglia non si costituisca più come parte civile ai processi che riguardano la vicenda.

In definitiva, il prossimo processo di Appello, che vede imputati i quattro sbirri, si terrà senza la parte civile, la quale non potrà presenziare come parte in causa, né fare domande o avere suoi avvocati in aula di tribunale.

Un ricatto inaccettabile, che la famiglia ha invece accettato. Una sorta di compravendita del silenzio.

Si è addotta come motivazione la sensibilità del Ministero, che avrebbe, con questo atto e secondo un’interpretazione forzata, ammesso la colpa e gli errori della polizia. Come se di errori dovessimo parlare!

La realtà è sotto gli occhi di tutti e non servirebbe ricordare come gli omicidi da parte degli apparati statali si avvicendino con scadenza regolare. Chi volesse fare una ricerca seria, si accorgerebbe dei tanti ammazzati, dei tanti soprusi, delle tante vigliaccherie poste in essere da questi paladini dell’ordine.

Senza scadere nel giudizio della somma pattuita, poiché pensiamo che la vita di un individuo non abbia prezzo, sentiamo il dovere, come anarchici e ancor prima come persone, di fare una nostra analisi.

Se non stupisce, da parte statale, la volontà di chiudere del tutto con una vicenda che ha creato una frattura tra società ed istituzioni, stupisce, invece, la decisione di chi, fino ad ora, pur con tutte le contraddizioni del caso, si era battuto per riaffermare una verità oltre misura taciuta.

Abbiamo assistito, nei vari anni seguiti all’omicidio, ad insabbiamenti, coperture, intimidazioni agli amici e alla famiglia, prese di posizione di sindacati di categoria e colleghi a favore degli imputati, addirittura a  regolamenti interni alla Questura ferrarese (un ispettore capo della Digos ha persino denunciato pubblicamente l’omertà e le minacce che ha ricevuto dai colleghi per il solo fatto di essere amico della famiglia). Ora sembra giunto il tempo per cui si deve dimenticare, si deve far finta che nulla sia accaduto quella notte del 25 settembre 2005. Bene, noi non dimentichiamo; gli anarchici non archiviano!

La nuova associazione “parenti e amici delle vittime delle forze dell’ordine”, che alcuni famigliari vogliono far nascere, a seguito delle tante morti (non) sospette dei loro cari ad opera dei santi in divisa, dovrebbe partire da questo: una totale consapevolezza del ruolo delle forze di polizia.

Speriamo si vogliano fare i nomi dei responsabili, organizzare una qualche forma di protesta non addomesticata dalle dinamiche istituzionali, predisporre statistiche accurate delle tante vittime (non solo dei morti) di carabinieri, poliziotti, guardie carcerarie, polizia municipale (anche loro hanno le loro vittime!), finanzieri, soldati.

Fornire un quadro d’insieme sulla violenza statale significa andare oltre ai singoli episodi.

Certo, l’associazione non parte benissimo se, al limite della decenza, la sorella di Stefano Cucchi, il ragazzo prima pestato da solerti guardie carcerarie e poi lasciato crepare in una stanza d’ospedale senza nessuna cura, è andata a tenere una conferenza, con tanto di foto in locandina del fratello ucciso, in una sede romana di Casapound Italia, associazione di estrema destra, vicina ai gruppi neo-nazi, che se avessero potuto avrebbero linciato il “tossico” Stefano. 

Come parlare di libertà e giustizia con degli strenui difensori dell’oltranzismo fascista?

E, sempre per restare nell’ambito della costituenda associazione, come vedere di buon occhio le iniziative concertate con le istituzioni, come quella svoltasi al teatro Boldini di Ferrara in Ottobre, in occasione della proiezione del film su Federico “è stato morto un ragazzo”, dove oltre al Sindaco della città, che ha preso la parola per spandere un mare di ovvietà preconfezionate, si è assistito alla vergogna del Questore in prima fila, a rubare la poltrona a chi era interessato veramente? 

Noi siamo disposti sempre ad avere un’apertura mentale su ogni cosa, ma questa, davvero, non la capiamo. 

Anarchici ferraresi.

Ven, 15/10/2010 – 19:23
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