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Intervista ad una attivista dei collettivi universitari E.A.A.K. (Grecia)
1. La situazione in Grecia è arrivata a un punto estremo: come si è arrivati a questo? È possibile individuare le origini della crisi? E il suo rapporto con il debito pubblico?
Per rispondere bene a questa domanda ci vorrebbe un dibattito di ore ma proverò a fare una sintesi. L’attuale crisi del capitalismo è una crisi strutturale e non una crisi del debito dei Paesi. L’enorme accumulazione di profitto degli ultimi anni è all’origine di questo crollo. La gente accendeva mutui per le vacanze, per le scarpe, per la casa, per la macchina,… per tutto, insomma; i mutui erano facilmente accessibili, la circolazione dei soldi “virtuali” era enorme, le borse in crescita. Era la Grecia dei giochi olimpici (che vedeva la costruzione di opere imponenti e inutili), la Grecia dell’Unione Europea.
La crisi comunque non significa la fine del sistema. Per rinascere, per andare avanti, rigenerarsi ancora una volta, il capitalismo, oltre a “bruciare” capitale, deve trovare altre via di uscita: i tagli alla spesa pubblica, l’annullamento di diritti conquistati in anni di lotte, le guerre. È emblematico il fatto che l’unico settore in cui la Grecia non ha dovuto/voluto fare dei tagli sia stato quello militare.
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Per uno spezzone metropolitano della ri/generazione precaria
La crisi ha un merito: fa comprendere che il mondo del lavoro e del non lavoro stanno sulla stessa barca, e che rischia di affondare. Operai, migranti, atipiche, partite Iva mono-committenti, studenti, disoccupate, tutte e tutti precari. E la precarietà è allo stesso tempo unificante e frammentata. Unificante perché è il modo attuale dello sfruttamento insito nel rapporto di lavoro, fatto di subalternità e ricattabilità. Frammentata, perché ognuno la percepisce in modo diverso. Come reagire? Le forme sindacali non sono adeguate e le proposte dei partiti politici “amici” (si fa per dire) fanno acqua da ogni parte. La cassaintegrazione è scambismo politico e sperequazione.
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Milano – Lunedì 26 Marzo al Liceo Carducci, Via Beroldo 9 (MM1 2 Loreto) ore 21
Assemblea metropolitana sugli obiettivi della manifestazione del 31 marzo: debito, lavoro, reddito, lotta alla precarietà, opposizione al governo Monti, difesa dei diritti, dei territori e dei beni comuni.
La contro-riforma del lavoro avanza a passo spedito, dietro la maschera di provvedimenti pseudo-tecnici. Ad esclusione del movimento No-Tav e dello sciopero della Fiom, non sembra ci sia qualcuno che alzi e provi ad opporsi ai velenosi frutti del governo Monti.
I dettagli allarmanti che trapelano dai mezzi di informazione prefigurano un peggioramento delle già precarie condizioni di tutte le lavoratrici e i lavoratori del nostro Paese. E ciò dopo che già era stato ridotto il livello delle pensioni e allungata l’età lavorativa. E’ la conferma finale che la precarietà e l’incertezza di reddito sono oggi le caratteristiche salienti del rapporto di lavoro, a prescindere da qualsiasi contratto o condizione professionale.
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Contestato il convegno sulla crisi di Comunione e Liberazione e Fondazione Fiera Milano.
Rho, 13 febbraio 2012. Oggi 50 attivisti del Centro Sociale Sos Fornace hanno contestato, interrompendola con striscioni, volantini e una speakerata al megafono, la passerella organizzata a Rho da Comunione e Liberazione e Fondazione Fiera Milano “LA CRISI COME OPPORTUNITA’” per parlare della crisi che non li colpisce, dal momento che hanno capito come scaricarla sul territorio nel quale portano avanti l’enorme speculazione di Expo 2015.
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Il diritto del lavoro soffre di tre importanti contraddizioni e lacune, che da sempre si ripercuotono sulla classe produttiva più debole, ovvero con meno capacità reddituale, oltre che sulla collettività cui è affidato il compito di provvedere al sostentamento di quest’ultima in ipotesi di perdita del posto di lavoro.
Da un lato, vi è che il personale dirigente (preposto alla conduzione della azienda in cui operano) ed il personale operaio/impiegatizio, sebbene appartenenti alla stessa categoria contrattuale (quella dei lavoratori, spesso subordinati), sono assoggettati a parametri retributivi sproporzionati non solo in riferimento alla comparazione tra i valori da ciascuna categoria apportata alla vita e produttività dell’azienda (dirigente = operaio/impiegato), ma anche in riferimento all’effettivo valore di mercato in sé del dirigente apicale. Prosegui la lettura »
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