Due parole sull'autoproduzione, l'autogestione e il sistema

riceviamo e inoltriamo

DUE PAROLE SULL’AUTOPRODUZIONE, L’AUTOGESTIONE E IL SISTEMA.
La questione di fondo che mi porta ad una scelta di vita fondata sull’autoproduzione e
sull’autogestione è questa: perché devo avere bisogno di qualcun altro nella mia vita rinunciando alla mia autonomia?
Allora, ricapitoliamo un attimo come stanno le cose. Di che cosa ha bisogno un uomo/donna nella sua vita? Facile come risposta, di soddisfare i propri bisogni primari, togliendo tutte le altre cose superflue che nella storia delle necessità vengono in un secondo tempo e da principio sempre come comodità che poi mutano il loro stato.
Chi soddisfa questi bisogni primari, che non sono altro che mangiare, bere, dormire, riprodursi?
A regola, ad un individuo, dovrebbero bastare le sue braccia e la sua mente per procurarsi i mezzi per soddisfare tali bisogni.
Eppure, all’interno del sistema attualmente vigente di rapporti sociali ogni singola persona si trova volente o nolente legata a tutte le altre per la soddisfazione di questi suoi propri bisogni.
Perché, ad esempio, devo andare al panificio a comprare il pane quando posso farmelo da solo in casa?
Perché devo pagare le tasse sulla mia casa costruita da altri quando posso costruirmela da solo, la mia casa, su un terreno che non è di nessuno, tanto meno dello “Stato”, e dunque non sentirmi in dovere di pagare alcunché?
Perché devo pagare acqua ed elettricità che mi viene portata direttamente in casa quando oggi posso recuperare materiali che mi consentano di produrre da solo elettricità mentre per quanto riguarda l’acqua posso benissimo recuperare quella piovana, quella delle falde acquifere e quella delle sorgenti?
Perché devo andare a fare la spesa nei grandi supermercati e mangiare proteine e carboidrati sintetizzati in un laboratorio apposito quando la terra da coltivare abbonda? (dove non viene utilizzata a scopo edilizio per costruire agglomerati urbani che per anni e anni resteranno disabitati)
Un giorno, molto tempo fa, l’uomo/donna sapeva organizzarsi da solo per provvedere alle proprie necessità o al massimo sapeva riunirsi in piccoli gruppi per soddisfare un fine comune.
Perché anche oggi l’uomo/donna non si aggrega in gruppi o collettivi con affinità di pensiero ed azione per provvedere alle proprie necessità?
In effetti, è meglio star seduti sul proprio divano trastullandosi con il telecomando e la televisione, alzarsi per farsi una scopata (giusto per passare del tempo) oppure per farsi “scopare” dal proprio dirigente di lavoro per 8-10 ore se non di più al giorno, andare a fare la spesa al venerdì con tutto ciò che comporta (traffico, sovraffollamento, inquinamento di vari tipi grazie alle mille confezioni che inscatolano i vari prodotti).
Il denaro è diventato il mediatore nei nostri rapporti per soddisfare i nostri bisogni; tutto ha un prezzo, da ciò che mangiamo a ciò che produciamo fino alla nostra vita, dato che non siamo altro che merce che produce altra merce. E noi ci adeguiamo a ciò e a tutte le altre conseguenze alienanti.
Preferiamo far fare ad altri cose molto semplici e goderci la nostra squallida esistenza rinchiusi fra quattro mura con tutte le nostre comodità piuttosto che prendere in mano la nostra vita e la nostra volontà e decidere noi cosa farne almeno per una volta.
No grazie, preferisco gestirmela io la mia vita, per questo ho intrapreso il cammino, seppur lento e processuale, non istantaneo, dell’autogestione e dell’autoproduzione per slegarmi da tutte le catene che mi impongono il sistema e lo stato.

individui-punx-anarchici

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Ma che cos’è l’autoproduzione?
(documento stilato dal Coordinamento sulle Autoproduzioni e per l’Autogestione riunito a La
Spezia il 01/04/2007)
L’autoproduzione e, per esteso, l’autogestione è una scelta di vita, è la decisione di lavorare per la
creazione di qualcosa di realmente alternativo, davvero capace di aprire spazi di scambio e libertà.
Molti di noi suonano, hanno un gruppo o una distribuzione. Cerchiamo di riportare la
consapevolezza di ciò che pensiamo e diciamo in ciò che facciamo. Non possiamo costringere
nessuno ad aggiungere significati alla musica, soprattutto partendo dal presupposto che siamo nel
2007 e non nel 1982. Non è inoltre negativo che un gruppo si senta di partecipare ad un benefit
senza essere esclusivamente parte di un collettivo militante. Questo non significa abbandonare
l’importanza della musica come messaggio ancor prima di suono, ma non dimentichiamo qual è la
realtà odierna.
Ad esempio il punk-hardcore ormai corre su due binari paralleli, quello della musica fine a se
stessa e scollegata da qualsiasi ambizione “rivoluzionaria” e quello che si rifà al detto dei Verbal
Assault “HC not only music” e che quindi unisce la durezza della musica ad un messaggio chiaro,
non ambiguo e diretto (spesso politico e di denuncia). Di fronte a questo panorama sta a noi, a chi
suona, a chi ha una distro e coproduce gruppi, a chi organizza eventi, tenere bene a mente questa
divisione e agire di conseguenza. Uno dei problemi principali è rappresentato dall’ormai
abbandonato rapporto personale in favore di altre forme di comunicazione, certamente più
capillari, ma gelide, anonime ed impersonali come può essere internet. Va ricordato che la
peculiarità dei gruppi punk era, ed è, il palco; questo per una serie di motivi, primo fra tutti la
necessità di essere “fisici” nel contatto con le persone con le quali si vuole comunicare.
Autogestione e occupazione hanno un fortissimo rapporto che però non è esclusivo. Non è giusto
escludere a priori altri luoghi dove magari è possibile portare avanti esperienze di scambio e
crescita individuale e iniziative di sostegno alle attuali lotte antiautoritarie e ai prigionieri. Noi,
contrariamente a quello che pensano alcuni, non consideriamo esaurita l’ esperienza delle
occupazioni. Riteniamo che autogestire spazi di libertà sia necessario oggi come vent’anni fa.
Purtroppo negli ultimi 10 anni, un po’ per il naturale cambio generazionale, i contatti, gli scambi o in
altre parole la rete delle relazioni si è allentata provocando l’isolamento di molte realtà soprattutto
di quelle del sud, delle isole e delle realtà di provincia.
Noi siamo interessati a mettere in rete quelle occupazioni, collettivi e realtà di ispirazione libertaria.
È vero che le vicissitudini giudiziarie portano spesso ad avere un bisogno urgente di denaro e
serve un coordinamento che risponda velocemente alle necessità… ma bisogna ribadire che il
raccogliere soldi è importante ma non l’unico fine e che insieme all’informazione c’è quello non
ultimo di farlo in maniera libera, divertente e gioiosa. E per far si che l’iniziativa riesca nel miglior
modo possibile bisogna considerare che anche il posto e i gruppi musicali sono progetti altrettanto
importanti da sostenere nel tempo.
Coordinamento sulle Autoproduzioni e per l’Autogestione

Mer, 31/03/2010 – 22:40
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