Firenze - Sullo sgombero del Panico e della Riottosa.

Riceviamo e pubblichiamo qualche notizia in più sullo sgombero del Panico e della Riottosa.

ore 16.30 aggiornamento: sia al panico che alla riottosa sono sempre sui tetti,
mentre stanno murando porte e finestre. ci sono ancora due persone in
questura.


ore 13.54 i solidali stanno lanciando cibo sui tetti! se riuscite accorrete anche da
fuori, vogliamo resistere e tenerci i posti


SGOMBERI A FIRENZE
stamattina intorno alle 11 una congrega di carabinieri, poliziotti, digos, vigili del fuoco e affini hanno fatto irruzione contemporaneamente a Villa Panico e alla Riottosa squat, pare con mandato di perquisizione e sgombero, pare l'ennesimo 270.
i compagni sono ancora sul tetto, ci sono presidi di solidali sotto entrambe le occupazioni
chi può vada, villa panico è in fondo al parco di san salvi, la riottosa è al Galluzzo, sotto la certosa.


ore 13.46 5 persone sono state portate in questura dal presidio sotto il panico.
alla riottosa hanno tagliato la corrente ma i compagni sono sul tetto,
così come al panico e hanno intenzione di restarci, raggiungete i presidi!


 

matteo renzi

ore 12.30 I ragazzi continuano a resistere sia sul tetto del Panico che sul tetto della Riottosa, in entrambe le case occupate si è formato un presidio al di sotto in solidarietà, a cui invitiamo tutti a partecipare. Se non siete nei pressi di Firenze ricordate: la gioia e il dolore sono imprevedibili e vanno espresse, ovunque ci si trovi.

Il Panico lo puoi trovare al Parco S.Salvi, La Riottosa al Galluzzo

Lo sgombero sembra sia stato commissionato in seguito ad una nuova indagine per associazione sovversiva.

 

Lun, 13/07/2009 – 12:42

Una testimonianza di rabbia per lo sgombero del panico e della

In questo momento stanno sgomberando Villa Panico Occupata a Firenze e anche il Casolare Occupato La Riottosa. Sono due luoghi dove un anno fa io ero ospite, abitavo, condividevo momenti conviviali intensi, senza voler idealizzare o folkloristicizzare certe realtà e certi stili di vita conviviali. E non voglio neanche dire di cose che ho condiviso, di tipo espressivo, musicale, ancora una volta conviviale. Perché sono cose intime e personali. Solo che, per esempio, insieme agli occupanti e agli abitanti di Villa Panico, ho visto e partecipato, forse come mai mi era capitato fino ad allora, in un impresa tanto semplice fino a qualche decennio fa, quanto “pericolosa” oggi, soprattutto in certe città, soprattutto a Firenze: riprendere uno spazio pubblico della città e raccontare una storia, cantando magari, e contribuendo a creare un momento di scambio popolare diretto (senza preavviso, senza autorizzazione, senza burocrazia). E’ un emozione che non voglio neanche comunicare perché è troppo intima e incomunicabile. Il dolore che provo nel sapere che spazi come questi due siano eliminati, con accuse infondate, pretestuose e vilipendiose (terrorismo o sovversione che di r si voglia), si mescola all’indignazione e alla rabbia per le condizioni di vita sempre più militarizzate di un Europa in cui l’Italia sembra una triste avanguardia. Il dolore che provo si mescola al dolore per la consapevolezza dello scempio che si sta compiendo a l’Aquila, dove, come ho appena letto in una testimonianza del giornale Peggio pubblicata su informa-azione.info, si sta svolgendo una prova di controllo sociale e militarizzazione, repressione e umiliazione che alcuni definiscono “da lager”. Sono parole forti, dure, che, purtroppo, dicono ben poco, e sono poca cosa, rispetto a quello che sentono, provano e vivono centinaia se non migliaia di persone, a l’Aquila e non solo, sui treni di Trenitalia, lungo le strade che, come mi disse un ragazzo che mi diede un passaggio da Tuscania a Viterbo, “somigliano sempre più a delle bare, e le strade a cimiteri”. Solidarietà e senso di impotenza, incapacità di comunicare il sentimento che provo, rabbia e indignazione, e consapevolezza anche di altre più complesse situazioni, mi avvicinano e fanno sentire parte di chi sta lottando per resistere strenuamente a un ennesimo atto di militarizzazione, controllo e repressione, travestiti da normale quotidianità

Angelo, 14 luglio 2009, Genova

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