Domenica vado in trasferta

QUI STADIO A VOI STUDIO: gli stadi italiani sono pieni di problemi?
Certo, ma diametralmente opposti a quelli che sembra vedere chi osserva
lo sport solo attraverso i giornali, decidendone però le sorti politiche

"Huligani dangereux Hippi realisti Bucuresti Capelli
corti niente cresti Fuma tzigarra disonesti Leggere poco Manifesti".
Leggi, decreti, divieti, biglietti nominali, tornelli, divieti di
trasferte, diffide, daspo, repressione, osservatorio, acab, sigle,
destri, sinistri, fascisti, steward, stadi di proprietà, calcio
moderno, marketing, pay tv, spalti, deserti. Tante parole, tanta
retorica e tante disposizioni.
Il decreto Amato, dopo la morte dell’ispettore Raciti a Catania. Una
morte attribuita al fenomeno ultras. Nessuno che dica che è più
probabile che Raciti sia morto per un tragico incidente, la famosa
sportellata dell’auto "dei colleghi". Ma dire "Raciti" è come dire "la
legge Biagi". Un nome, un manifesto ideologico, per porre le distanze.
Come se dire Raciti equivalesse ormai a segnare un terreno oltre il
quale non si può andare. Tutte le discussioni possono stare solo
all’interno dell’ambito del post Raciti. Il resto è chiacchiere da
delinquenti, estremisti, teppisti. E il nome di un morto, funziona.

La mentalità ultras non è che non abbia limiti, anzi.
Nei gruppi ultras vive uno strato sociale dedito alla malavita e alla
ricerca di fare soldi con il calcio e di fare scontri contro le forze
dell’ordine perché altrimenti non sei un ultras. Lasciando da parte il
dilagare di fenomeni fascisti e malavitosi, sul quale la sinistra tutta
o quello che resta farebbe bene a indagare, si può concludere quindi
che – così come vanno respinte le misure repressive ideologiche – non
può essere assunto tutto il mondo ultras con le sue componenti più
becere. Ma le battaglie ideologiche non si fanno con la realtà, ma con
la sua trasfigurazione.
Un caso su tutto: proibire le trasferte. Senza essere considerato un
estremista, un dirigente di polizia tempo fa metteva in guardia da tale
misura, con argomentazioni tanto semplici quanto banali: “nelle
trasferte organizzate si può controllare meglio che non accada nulla;
proibendo le trasferte i tifosi si mischiano e il rischio è ancora più
alto”.

Qualche sabato fa: Inter- Napoli. Poco è mancato alla
tragedia. Colpa sicuramente dei teppisti napoletani, così delinquenti e
cattivi, si chiederanno i più? No, perché il settore ospiti era
straordinariamente vuoto, lo ha deciso l’Osservatorio del Viminale. E
allora centinaia di focolai di risse in giro per lo stadio. Fiorentina
Juventus, uguale.
Tutto contro senso, apparentemente: i rimedi infatti sembrano ottimi
per assicurare un calcio a disposizione solo di chi ha i soldi per la
pay tv o di chi avrà i soldi per stadi lussuosissimi, dove mangiare,
comprare, bere e guardare la partita, di cui magari si conoscerà in
anticipo il risultato. Lo stadio come supermercato, il calcio, da
sempre, come avamposto ideologico.
E domenica tutti in trasferta: dalla cucina al divano.

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San Precario partecipa allo sciopero generalizzato del 9 novembre.

santo_front.jpgChiama a
raccolta i devoti (laici), insieme al sindacalismo di base, per ribadire ancora
una volta la necessità di superare la condizione di precarietà, forma
generalizzata del lavoro contemporaneo. Lo sciopero del 9 novembre non sarà uno
sciopero “normale” ma piuttosto manifestazione concreta e immaginifica di un
nuovo modo di comunicare e creare conflitto.




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A Ruota Libera: quarto episodio

Nell’ambito del ciclo di incontri “A ruota libera”, Intelligence Precaria e Chainworkers sono lieti di presentare: "Affinità e divergenze fra il compagno Sergio Bologna e noi", lunedì 5 novembre 2007 dalle ore 20.00 alle 23.00.

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Industriale vive da operaio

La precarietà sta veramente cambiando il nostro modo d’intendere il presente?

Più di due secoli or sono nel Regno Unito con l’introduzione della fabbrica si apri una crisi sociale e culturale senza precedenti. Da una parte il grande latifondo agricolo che si opponeva all’affermazione di un nuovo ceto politico rappresentante la borghesia cittadina. Dalla stessa parte la Chiesa Anglicana critica verso la dissoluzione di un modello di vita, idealizzato, del contadino tutto campi e chiesa. Infine, sempre dal medesimo lato il Luddismo, un movimento di operai che si opponeva alla fabbrica distruggendo le macchine che la componevano. Si può dire che gli interessi convergenti di queste forze costituisse un movimento "contro il proletariato".

Dall’altra parte, come forza opposta, c’era la rivoluzione industriale, i vantaggi della produzione di massa, lo sviluppo delle forze produttive ecc. ecc.
Si sa come proseguì la storia. Ben presto la lotta contro il capitalismo sancì la necessità di una presa di coscienza e l’organizzazione del proletariato. Le Unions, prima illlegali, considerate alla stregua di entità mafiose, si affermarono.
Gli operai, prodotto neutro del capitalismo, nè di destra nè di sinistra, ma antagonisti al padrone per definizione, incontrarono sulla propria strada il socialismo, derivato scientifico dell’intelletto.

L’unione di questi fattori produsse la Storia che conosciamo.
Ma ci fu un periodo in cui i padroni stessi si spaventarono di fronte alle proprie Macchianazione e tentarono di lavarsi la coscienza umanizzando la vita degli operai. Costruirono villaggi, chiese, parrocchie a cui spettava l’istruzione dei proletari, riproducendo quegli equilibri ideali e morali che le trasformazioni del modo di produzione avevano rotto strappando dal mondo bucolico milioni di persone e trapiantandole nelle città. Nacque l’illusione di una visione umana e paternalistica del capitalismo. E durò poco.

Ancora nella seconda metà dell’ottocento il prodotto interno lordo della nazione più industrializzata del mondo era nella maggior parte dovuto al lavoro agricolo e le persone, in gran parte, occupate come contadini e braccianti. Però nessuno si sognò di affermare che quella minoranza di operai non costituisse il luogo strategico del ragionamento e dell’investimento politico.
Pietismo del capitale e profezia della politica. Meditate gente.


 

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City of Gods vuole te!

Non buttare via un pensiero stupendo, un gossip dal cuore delle aziende
o dei sindacati, una notizia originale: scrivi un articolo per City of gods

logocity_small.pngIn questa stagione colma di promesse della natura e della legge che
andranno a maturare, City of Gods (http://city.precaria.org), la free&free press precaria, mette in
programmazione, per la felicità dei fan e dei puri di cuore e la
disperazione degli ipocriti, dei bugiardi e dei precarizzatori, l’uscita
dell’atteso numero 4, che verrà distribuito il 9 novembre 07, in
occasione dello sciopero generale e generalizzato.
In quest’occasione, per la prima volta, sperimentiamo una formula nuova:
apriamo le collaborazioni per la stesura degli articoli a chi abbia
qualcosa da raccontare e da svelare. Come nei numeri precedenti, la
Città degli dei si prefigge di mettere a nudo gli aspetti che il
tradizionale circo dell’informazione nega, non è in grado di presentare,
e non arriva neppure a immaginare.

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