Alcune decine di lavoratrici e lavoratori si sono visti negare i pass per lavorare all’Esposizione Universale EXPO di Milano dopo essere stati assunti regolarmente con contratti precari, a seguito di segnalazioni della questura di Milano.
Invitiamo tutte e tutti a sottoscrivere questo appello e comunicato per denunciare tale violazione che può costituire un grave precedente al pari dell’adozione del lavoro non pagato.
La notizia di questi giorni, riportata dalle più importanti testate giornalistiche del paese, è che alcuni lavoratori, circa un centinaio, sono stati licenziati e/o allontanati da EXPO, perché la Questura di Milano avrebbe dato parere negativo circa l’accesso di queste persone all’interno degli spazi dedicati ad EXPO.
Dalle notizie circolate, è emerso che le società presenti all’interno della zona dedicata a EXPO avrebbero consegnato alla società EXPO s.p.a. i nominativi delle persone che avrebbero poi lavorato all’interno di questo spazio durante la manifestazione espositiva. Alla metà di aprile Expo s.p.a. avrebbe poi girato questi nominativi (circa settemila) alla Questura di Milano per verificare la pericolosità sociale di tali persone.
Ad esito di tale verifica, la Questura avrebbe emesso un parere negativo (a detta della stessa non vincolate) relativamente alla possibilità di talune di queste persone di poter accedere e quindi lavorare all’interno dello spazio dedicato alla manifestazione espositiva.
Allo stato non è dato sapere le motivazioni su cui si fonda il parere della Questura di Milano.
Tuttavia, posto che alcune di queste persone non hanno carichi pendenti né processi in corso, è presumibile che tali pareri si fondino su una inammissibile valutazione dell’appartenenza politica, ovvero del diritto di critica e di espressione dei singoli.
Il fatto che tale vicenda sia avvenuta durante EXPO non ne riduce la gravità.
Ciò che è invece inaccettabile è che, specie in un periodo di rilevante compressione dei diritti del lavoro ed al lavoro, l’eventuale incontro tra domanda e offerta di lavoro e di reddito debba addirittura essere demandato ad un organo di polizia ed al giudizio che lo stesso organo possa dare sull’opinione politica del lavoratore interessato, così da aversi in sostanza, un mercato del lavoro non atto ad includere, con la dovuta stabilità, tutti coloro i quali hanno diritto a garantirsi reddito, ma atto ad escludere tutti coloro i quali siano ritenuti non congrui alla partecipazione alla vita sociale del paese.
Quanto accaduto determina la sospensione dello stato di diritto e viola i principi cardine della carta costituzionale.
Ed è per questo motivo che San Precario chiede di sottoscrive questo appello perché quanto accaduto non solo non passi inosservato ma non debba più verificarsi.
La petizione
Prime adesioni:
San Precario
Cremaschi Giorgio, sindacalista portavoce di Ross@
Di Stefano Andrea, economista, direttore della rivista “Valori”
Domenici Viviano, giornalista e scrittore
Fumagalli Andrea, docente di economia dell’Università di Pavia
Giovannelli Giovanni, avvocato del lavoro
Giudici Roberto, sindacalista FIOM
Morini Cristina, giornalista saggista
Romano Roberto, ricercatore
Deputati Movimento 5 Stelle:
Capo gruppo Commissione Lavoro Cominardi Claudio
Chimienti Silvia
Ciprini Tiziana
Dall’Osso Matteo
Tripiedi Davide
Commissione Lavoro Senato
senatrice Capo gruppo Commissione Catalfo Nunzia
Paglini Silvia
Parlamentari di SEL:
Airaudo Giorgio
Bordo Franco
Duranti Donatella
Farina Daniele
Marcon Guilio
Melilla Generoso
Paglia Giovanni
Pellegrino Serena
Ricciatti Lara
Sannicandro Arcangelo
Zaratti Filiberto
contatti:
info@sanprecario.info
Il Fatto Quotidiano 4 guigno 2015
Il Manifesto 4 giugno 2015
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