Il fabbro anarchico

È da poco uscita la ristampa dell’autobiografia dell’anarchico Umberto Tom­ma­sini, curata da Clau­dio Venza, edita negli anni Ottanta dalle edi­zioni Anti­stato e poi sca­ri­ca­bile dal sito del gior­nale anar­chico del tri­ve­neto Ger­mi­nal. È un gran libro, uno di quelli che sono in grado di “for­mare”, dando il senso vivo dell’orgoglio di essere anar­chici, sin­goli indi­vi­dui coscienti al fianco uno dell’altro in maniera anti­au­to­ri­ta­ria (“oriz­zon­tale” si direbbe ora) e soli­dale. Il libro nasce da diverse inter­vi­ste dell’inizio degli anni Set­tanta, in cui Tom­ma­sini rac­conta la sua vita: dall’Austria asbur­gica di ini­zio Nove­cento fino al ‘68, pas­sando per la tra­ge­dia della prima guerra mon­diale, l’ascesa di Mus­so­lini e l’antifascismo mili­tante in Ita­lia e in Fran­cia, la clan­de­sti­nità e il con­fino; poi la rivo­lu­zione spa­gnola e la guerra civile vis­suta in prima linea, l’irriducibile avver­sione nei con­fronti dello sta­li­ni­smo e degli sgherri del Comin­tern, la lotta, da quella città di con­fine che è Trie­ste, al nazio­na­li­smo ita­liano e jugo­slavo. Una vicenda unica, ma rac­con­tata con estrema sem­pli­cità: una vita avvin­cente che lega mate­rial­mente la gene­ra­zione di Tom­ma­sini a quella “ses­san­tot­tina” di Venza, che a sua volta si cura di pas­sare il testi­mone alle nuove gene­ra­zioni di anar­chici. Quelli nati negli anni Ottanta e Novanta, “quelli di Genova”, quelli dei movi­menti di que­sto secondo decen­nio del 2000.Che ter­ranno a mente l’integrità di mili­tanti come Tom­ma­sini, la loro con­creta dignità nelle lotte quo­ti­diane e la deter­mi­nata rin­corsa all’utopia. Umberto Tom­ma­sini, Il fab­bro anar­chico. Auto­bio­gra­fia fra Trie­ste e Bar­cel­lona, intro­du­zione e cura di Clau­dio Venza, con un’intervista a Clau­dio Magris, Odra­dek, Roma, 2011, pp. 237 con foto, 16 euro.

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