Bergamo – Questa mattina si è svolta una partecipata assemblea dei lavoratori tecnico-amministrativi dell’Università di Bergamo. I lavoratori si sono poi spostati nel cortile della sede di via Caniana dove la protesta ha potuto avere maggiore visibilità. La mobilitazione è la conseguenza dell’indizione dello stato di agitazione, indetto dalle rappresentanze sindacali il 4 luglio. Il motivo della protesta? Dopo quattro mesi di trattative, il 19 giugno scorso, i rappresentanti dei lavoratori avevano raggiunto un accordo sul contratto integrativo con Giovanelli, direttore generale, e Maccarini, delegato del rettore Paleari ai rapporti col personale. Tutti avevano siglato l’intesa e tra i lavoratori c’era soddisfazione per il pur minimo aumento (circa 25 euro mensili), strappato dopo un blocco degli stipendi che dura dal 2008. Ma il risultato più importante, oltre al ripristino dell’indennità accessoria mensile, era quello di aver ottenuto una ridistribuzione uniforme della stessa tra tutti i lavoratori, arginando la volontà dell’amministrazione di elargirla con modalità discrezionale sulla base dei pagellini stilati dai superiori.
D’altra parte il contenzioso ha sempre riguardato le modalità distributive del fondo e non la sua entità, anche perché l’ateneo bergamasco ha i conti in ordine, e in Italia è secondo solo a Chieti per quanto riguarda il rapporto tra numero di lavoratori tecnici amministrativi e personale docente. La carenza di organico emerge con evidenza dai dati.
I dipendenti dell’ateneo però non hanno fatto in tempo a cantar vittoria, a causa della cancellazione dell’accordo nella riunione del consiglio di amministrazione del 25 giugno. Il lavoro di Maccarini e Giovanelli viene sconfessato, nonostante il Collegio dei revisori dei conti approvi l’intesa. Il CDA sconfessa la propria delegazione e invita a riaprire le trattative. Ci si immagina che il colpo di mano del rettore Paleari provochi le dimissioni dei protagonisti della trattativa e invece non succede assolutamente nulla.
E’ a larghissima maggioranza che i dipendenti si sono oggi dichiarati disponibili ad adottare lo sciopero come forma di lotta, nel caso il rettore, convocato giovedì 11 luglio alle 12 in Prefettura, non rispetti l’accordo firmato il 19 giugno. Rimane da chiarire quali motivazioni possono essere sopraggiunte, nell’arco di sei giorni, per trasformare un’intesa faticosamente raggiunta in carta straccia.