Bergamo – FIOM-CGIL, FIM-CISL e UILM-UIL hanno proclamato unitariamente uno sciopero di 4 ore nella giornata di mercoledì 20 Aprile, le prime quattro ore per chi lavora a giornata e le ultime quattro per chi lavora sui turni. A dare il via alle mobilitazioni, in tutto il paese, è stata la necessità di riaffermare il valore dei contratti dei metalmeccanici, tanto quello nazionale quanto quello aziendale. Federmeccanica ha proposto ad ora un aumento salariale di 37,31 euro ai meccanici al di sotto del salario minimo di garanzia, cioè il 5%, mentre il restante 95% resta escluso. La FIOM denuncia un chiaro tentativo di cancellazione definitiva del contratto nazionale di lavoro; assieme a FIM e UILM richiede un contratto nazionale che garantisca il reale potere d’acquisto del salario per tutti i metalmeccanici. Era da otto anni che le tre sigle non si riunivano in una piattaforma comune, nonostante questa coalizione resti ancora da definire quanto a progettualità politica e a percorsi condivisi.
A Bergamo il concentramento è iniziato alle 9:30 nel piazzale della stazione per poi spostarsi in corteo verso la sede di Confindustria, attraversando via Papa Giovanni e Via Roma e deviando poi verso via Petrarca e Largo Belotti. Circa 400 gli scioperanti presenti, organizzati in spezzoni, tra cui diverse RSU di aziende del territorio bergamasco: BREMBO, SIAD M.I., ABB Dalmine, FBM Hudson, TESMEC, CMS, OMB. A chiudere il corteo la massiccia presenza di circa 120 operai della SAME, roccaforte della FIOM. Una giornata di mobilitazione che, seppur non numericamente elevata , si è distinta per la la visibilità dei lavoratori, che hanno mantenuto un’ottima compattezza e una certa estetica in grado di attirare l’attenzione dei passanti. Tra i vari cori e slogan alcuni spiccano sia in quanto classici sia per la loro attualità: “vogliamo la settimana lavorativa di 35 ore” e “lavorare meno, lavorare tutti”, questo ripreso ora in Francia nel corso di quella che è a tutti gli effetti una delle più partecipate e massicce campagne di mobilitazione degli ultimi anni, taciuta dalla quasi totalità dei media.
Quanto questo scenario, scatenato dalla Loi Travail, possa riprodursi in Italia dipende dalle capacità organizzative ed aggregative dell’intera galassia conflittuale. Nonostante oggi si siano viste le tre sigle confederali riunirsi per una causa comune non possiamo non segnalare, come ci hanno fatto presente alcuni scioperanti, i recenti avvenimenti in seno alla FIOM riguardanti il licenziamento politico di Sergio Bellavita, il mancato sostegno agli “incompatibili” degli stabilimenti FIAT di Melfi e di Termoli e la decisione della FIOM Bergamo di non garantire i pullman per partecipare al corteo, obbligando così gli scioperanti a muoversi con mezzi propri. Come riportato da Il Sindacato è un’altra cosa è forse la presenza di Bentivogli, segretario generale della FIM, ad aver indotto questa scelta, nella non troppo velata volontà di lasciare la piazza alle altre organizzazioni. Qualunque sarà il livello di conflittualità che si vorrà portare avanti nel settore metalmeccanico (ma non solo) sarà necessario fare i conti anche con apparati confederali che mettono troppo spesso un tappo alle reali esigenze dei lavoratori.