San Paolo D’Argon – Gli stipendi tardano ad arrivare ma la produzione continua. Si è svolto stamattina fuori dai cancelli il presidio organizzato da Cgil, Cisl e dai lavoratori di Agronomia. In cinquanta hanno protestato per i mancati stipendi ed il mancato lavoro (l’azienda ha messo tutti in ferie forzate gia da qualche settimana).
I dipendenti diretti di Agronomia impiegati nella produzione di insalata non percepiscono lo stipendio da gennaio 2016 e ciò nonostante l’azienda continua a produrre e a fare utili (come da relazione obbligatoria, vista la quotazione a Piazza Affari). All’interno dell’azienda opera infatti la Cooperativa Piramide che con i suoi dipendenti svolge le mansioni dei dipendenti di Agronomia in sostituzione degli stessi operai assunti direttamente.
Con la gestione di Guglielmo Alessio l’azienda nel frattempo ha cambiato nome e delocalizzato la maggior parte della produzione tra Grugnano (provincia di Lecce) e la Germania. Così è nata una nuova azienda del gruppo, la Ulivo di Puglia, che immediatamente ha ottenuto il congelamento dei debiti tramite il concordato preventivo, procedura che permette a un privato, che si trovi in uno stato di crisi o d’insolvenza, di tentare il risanamento anche attraverso la continuazione dell’attività.
Il timore dei lavoratori è che la Ulivo di Puglia venga lentamente fatta spegnere, e che questa operazione di maquillage serva in realtà per non subire contraccolpi in Borsa. Da buon volpone Alessio conosce le dinamiche finanziarie, i meccanismi che determinano la fiducia negli investitori; il contraccolpo emotivo ( e quindi economico) qualora a fallire sia un azienda targata Agronomia sarebbe un disastro per il valore del titolo in Borsa. Se a fallire sarà L’ulivo di Puglia, con buona pace dei meno attenti, il contraccolpo sarebbe più leggero. Pesantissimo invece è il clima per i lavoratori che negli anni hanno subito le scelte del “pater familias” Guglielmo Alessio.
LA GOVERNANCE OPACA DI AGRONOMIA
Negli anni Agronomia fa scelte, prende decisioni economiche e finanziarie al limite del surreale.
Mentre si quota in borsa ed annuncia investimenti per 13 milioni di euro compare come socio unico Borsa Italiana SpA; nel frattempo mette in liquidazione le aziende produttive. All’organo di controllo di Borsa Italiana dichiara super annate colme di utili ma i dipendenti non percepiscono nessuno stipendio.
Delocalizza tutta la produzione in Salento e viene indagata per aver sotterrato sotto i campi coltivati rifiuti speciali. (clicca per il link )
Il gruppo gode di ottima stampa, soprattutto da parte de l’Eco di Bergamo che tratta ogni comunicato dell’azienda di Alessio con toni trionfalistici mentre la realtà oggettiva richiederebbe quantomeno prudenza al giornale governato dalla Curia bergamasca.
Ed è infatti dalle pagine de l’Eco di Bergamo che il gruppo dichiara di aver acquisito le competenze per produrre anche in estate le tipiche coltivazioni autunnali, ma l’articolo è l’occasione per il “one man show” di Agronomia. (clicca per il link). Vengono esaltati i risultati di Agronomia, la capacità di fare innovazione quale chiave segreta per il successo. Nessun cenno all’indagine -liquidata in semplice ispezione dei carabienieri- nessuno alla cassa integrazione ed alla delocalizzazione verso l’estero, solo trionfi da parte del ciellino Guglielmo Alessio, nessuna ombra secondo l’Eco. Le accuse sono però gravi, per accorgersene basta leggere l’articolo comparso sul quotidiano pugliese “Lecce Prima”.
A ciò si aggiunge che, mentre le buste paga rimangono ancora vuote per i 46 di Agronomia, quelli della cooperativa a cui sono stati appaltati alcuni servizi fanno i doppi turni in produzione (cosa vietata dalla normativa).
Se tutto questo non è sufficiente per far intervenire la Procura della Repubblica, alcuni lavoratori riferiscono di essere stati invitati a dimettersi per poter ottenere il TFR. Una serie di violazioni così sfacciate ed impunite che non possono lasciare indifferenti.
LE FORZE DELL’ORDINE RIPORTANO LA CALMA
Con queste premesse i dipendenti hanno deciso di scioperare e hanno bloccato l’ingresso di Agronomia nella sua sede a San Paolo d’Argon. Al loro arrivo i carabinieri, chiamati dall’azienda, hanno sciolto il picchetto e permesso ai lavoratori della cooperativa di entrare e svolgere il loro lavoro al posto dei dipendenti diretti e non pagati da gennaio. Deflagra cosi il paradosso del capitalismo, e soprattutto di quello made in Comunione e Liberazione, le forze dell’ordine ristabiliscono l’illegalità interna ad Agronomia permettendo ai lavoratori della Cooperativa Piramide di continuare ad essere sottopagati per svolgere il lavoro che – legalmente (se fossero pagati)- dovrebbero svolgere i lavoratori di Agronomia.
Una situazione limite che sta sfuggendo di mano in primis agli organi preposti: è possibile che dopo anni di denunce, comunicati e dichiarazioni a mezzo stampa l’ispettorato del lavoro non sia ancora intervenuto?
QUALE FUTURO PER I 46 DIPENDENTI DEL POLO DI SAN PAOLO D’ARGON?
Una domanda che si pongono in primis i lavoratori e i loro rappresentanti sindacali di Cgil e Cisl. Da mesi sono stati chiesti tavoli di incontro con l’azienda per poter gestire questa delicata situazione, ma dall’ufficio di Guglielmo Alessio non è arrivata nessuna comunicazione.
In realtà una risposta è già stata data dai diversi fascicoli aperti sulla gestione dell’azienda. Molto più eloquenti sono però le azioni spregiudicate che il gruppo ha messo e continua a mettere in atto in questi anni.