Ex Alfa: da “Il Centro” all’Ikea, continua l’assalto degli affaristi al territorio

 

“Città vetrina” e precarizzazione avanzano di pari passo

Oggi viene inaugurato “Il Centro” – conosciuto anche come “Arese Shopping Center” – il nuovo centro commerciale costruito sulle ceneri dello storico stabilimento dell’Alfa Romeo di Arese. Un mega mall di proprietà del gruppo Iper di Marco Brunelli con oltre 200 negozi che occupano un’area di 120mila mq sul territorio comunale di Arese e Lainate, al confine con Rho e Garbagnate Milanese.
Oltre agli squilli di tromba della propaganda consumistica legata all’apertura del “centro commerciale più grande d’Europa”, c’è la storia dell’imposizione al territorio di un modello di “città vetrina” fatta di desertificazione sociale, lavoro precario, spogliazione del diritto alla città, governance autoritaria e antidemocratica.
Il burrascoso iter istituzionale di approvazione dell’Accordo di programma ha negli anni attivato un’opposizione sociale diffusa sul territorio che, in un conflitto ininterrotto con le amministrazioni comunali, ha messo più volte con successo i bastoni tra le ruote agli appetiti speculativi degli affaristi seduti a banchetto sul cadavere dell’Alfa Romeo.
In spregio all’autogoverno dei territori e persino alle regole della democrazia formale, alla fine del 2012 il Piano Alfa è stato definitivamente approvato da un unico organo elettivo dei comuni coinvolti: il consiglio comunale di Lainate, in una seduta a porte chiuse protetta dai manganelli della polizia dopo che l’opposizione sociale aveva occupato l’aula consigliare bloccando il voto. Qualche giorno prima la giunta regionale di Formigoni ormai dimissionaria, travolta dall’ennesima ondata di scandali e arresti, con un colpo di mano aveva chiuso gli affari in sospeso approvando l’Accordo di programma senza discussione. Per Arese il sì definitivo è arrivato da un commissario prefettizio, che ha esercitato funzioni politiche quantomeno improprie. Garbagnate, da sempre critica sul progetto di riqualificazione, era da tempo esclusa dai tavoli. Il consiglio comunale di Rho, benché la città fosse allora governata dal ciellino Zucchetti, ha respinto nel 2010 l’accordo di programma dopo mesi di conflitto in città culminato in un grande corteo in difesa del territorio.
All’approvazione del Piano Alfa non hanno ovviamente fatto mancare il loro appoggio anche forze oscure comunque legate al mondo affaristico – legale o illegale poco importa – che negli anni si sono prodigate, “con le cattive” (roghi di capannoni, intimidazioni ai lavoratori, schedature e spionaggio di delegati sindacali, sgomberi), a piegare il territorio.
Il centro commerciale che si inaugura oggi è – col suo corollario di grandi inutili opere e speculazioni edilizie – il simbolo materiale di una volontà calpestata, quella degli abitanti del territorio che ripetutamente si sono espressi contro questo progetto in manifestazioni, petizioni, dando vita a comitati e votando alle elezioni amministrative candidati contrari al Piano Alfa.
E’ inoltre esempio di una programmazione urbanistica territoriale totalmente asservita al mercato con nessun rispetto per i bisogni del territorio: in un’area già satura di centri commerciali, “il Centro” non porterà altro che un aumento delle nocività come congestionamento del traffico, tracollo della viabilità, inquinamento, case vuote, desertificazione sociale e lavoro precario.
Le solite squillanti promesse occupazionali rispolverate ad ogni occasione per giustificare l’ingiustificabile parlano di un migliaio di posti di lavoro su un’area che occupava, al momento della chiusura definitiva delle attività dell’Alfa Romeo, circa gli stessi lavoratori. In quella che è stata presentata come un’”opportunità occupazionale” ci si dimentica degli ex lavoratori e lavoratrici Alfa, liquidati con una manciata di soldi pur di non ricollocarli nel centro commerciale. Le nuove assunzioni gravano oltretutto sulla collettività tramite sgravi contributivi generosamente concessi alle imprese. L’accordo di programma parlava di circa il 50/60% delle assunzioni a tempo indeterminato, ma col Jobs Act è la precarietà ad esser diventata nel frattempo “a tempo indeterminato”.  Se i posti di lavoro sono pochi, dunque, non sono nemmeno buoni: l’imposizione della “città vetrina” porta necessariamente con sé lavoro precario, paghe basse, disponibilità 24/7, lavoro domenicale. A questo modello, così come in passato, non faremo mancare la nostra opposizione.
A conferma dei mai placati appetiti affaristici di una banda di speculatori impegnati a “spartirsi la torta” ai danni di un territorio escluso da ogni reale meccanismo decisionale, ieri la proprietà del centro commerciale aresino ha annunciato che Ikea aprirà una propria sede nell’area silos dell’ex Alfa Romeo. L’area in questione, che ricade in territorio rhodense, era stata esclusa dal Piano Alfa dopo che nel 2010 il Consiglio comunale di Rho aveva votato contro l’Accordo di programma, atto che aveva portato a traslare il progetto di qualche centinaio di metri per escludere i comuni dissidenti. L’annuncio di Brunelli suona perciò come l’ennesimo sberleffo alla volontà del territorio, già ripetutamente espressa fin nei suoi ambiti più istituzionali come il Consiglio comunale di Rho, al momento nemmeno consultato sulla questione Ikea, la cui apertura – non si capisce a che titolo – è data per certa dal patron di Iper. A questo modello, oggi così come in passato, non faremo mancare la nostra opposizione. Siamo certi che anche Brunelli imparerà a sue spese che il territorio è di chi lo abita, e non di chi ci specula.

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